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Autore: GirlWithChakram    19/10/2014    3 recensioni
In una scuola in cui l'originalità ti può rendere popolare, due ragazze, per via di un malinteso, si troveranno a fingere di essere chi non sono... E se tutto ciò portasse alla luce una verità nascosta?
"Santana, se glielo avessero chiesto, avrebbe definito quella giornata come un venerdì uguale a tutti gli altri che aveva vissuto da diciassette anni a quella parte, nella noiosa e monotona città di Lima. Ma avrebbe presto scoperto di sbagliarsi..."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Brittany Pierce, Quinn Fabray, Sam Evans, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO III: Dancing Queen(s)
 
Qualcosa giunse all’improvviso a disturbare il sonno di Santana e, stranamente, non le parve fosse la quotidiana chiamata delle sette e ventotto. La latina si mosse tra le coperte, infastidita, cercando di sistemarsi per tornare riposare.
«San…»
Aprì un occhio e si trovò davanti il viso sorridente di Brittany.
«Quando sei arrivata?» le domandò, cercando di ricordare cosa fosse successo e per quale motivo la bionda fosse lì con lei.
«Mi hai invitata tu, non ricordi?» rispose semplicemente l’amica, scivolandole più vicina. L’ispanica sentì un brivido correrle lungo la schiena. Il profumo di Brittany, un profumo dolce, come quello di biscotti appena sfornati, la investì, annebbiandole ancora di più la mente.
Provò a rammentare se avesse bevuto, ma il suo ultimo documento falso era stato rubato da Quinn, quindi non poteva essere stata in un locale.
«Che hai?» chiese Britt, sfiorandole il viso con le dita affusolate «Sembri distratta.»
«Non riesco a ricordare cosa sia successo» borbottò, allontanando delicatamente la mano dell’altra «Che c’è?» aggiunse, notando la disapprovazione dipinta sul volto della bionda.
«Perché non ti lasci coccolare un po’?» sbuffò la Pierce, mettendo il broncio.
Il cuore di Santana prese a battere più forte, mentre l’amica tornava ad accarezzarla dolcemente. «Britt» ebbe la forza di sussurrare, nonostante l’improvvisa secchezza che le stava torturando la gola «Perché sei qui?»
L’interpellata sorrise e lasciò che i propri occhi celesti incontrassero quelli scuri della latina. «Sono qui perché tu lo vuoi. Non stai avendo ripensamenti, vero?»
«Io… Non capisco…»
«Forse questo ti schiarirà le idee…» Brittany non finì neppure di pronunciare la frase che già la sua bocca si stava fondendo con le labbra di Santana.
L’ispanica si trovò incapace di opporre resistenza, totalmente in balia del volere dell’altra. Si limitava a respirare, quel tanto che bastava per non soffocare, pur di non interrompere quei baci. Le mani si trovarono e iniziarono ad intrecciarsi, impigliandosi tra le coperte. I cuori di entrambe accelerarono in una frazione di secondo, sorpresi ed emozionati.
Santana si sarebbe volentieri abbandonata alle fantastiche sensazioni che stava provando, eppure persisteva in lei uno strano presentimento. Era troppo bello per essere vero, troppo perfetto. C’era qualcosa di sbagliato in tutto ciò, qualcosa di irreale.
Ebbe un tuffo al cuore nel realizzare di stare sognando e, appena la consapevolezza la investì, fu catapultata, suo malgrado, nella realtà.
Il sole filtrava dalla finestra, la casa era già in fermento e un’indesiderata ospite stava veramente occupando parte del letto della ragazza.
«Ben svegliata, Vostra Maestà» sogghignò Quinn «Un assaggio di colazione?» continuò porgendole un biscotto, ancora caldo.
«Fabray!» strillò sconvolta la latina «Che diavolo ci fai qui?»
«Voglio dare il buongiorno alla reginetta del ballo di questa sera» rispose, con una punta di stizza «E voglio discutere dei termini del nostro accordo.»
«Quale accordo?»
«Quello che mi farà tenere la bocca chiusa sulla tua preferenza, o presunta tale, per il gentil sesso. Non pensi che Maribel ti negherebbe i pigiama party se sapesse che voci girano?»
Santana contrasse il viso in una smorfia di disprezzo. La sorellastra aveva il coltello dalla parte del manico e lei avrebbe dovuto soddisfare ogni suo capriccio per proteggere Brittany. «Cosa vuoi?» sibilò.
«Hm» meditò la bionda «Vediamo… Non posso prendermi nulla dal tuo guardaroba, che è stato aggiornato per l’ultima volta nell’800… Potrei estorcerti del denaro, ma non mi divertirei…» La ragazza prese a passeggiare per la camera. «Non avevo mai notato che questa stanza fosse così ampia…»
«Puoi prenderti quello che vuoi: il mio onore, il mio primogenito, la mia anima, ma, giuro su Chuck Norris, non avrai mai questa camera!» si infervorò la mora, pronta a difendere il proprio territorio con le unghie e con i denti.
«Maribel» chiamò allora Quinn «Puoi venire un attimo? C’è una cosa che San…» ma il resto della frase non riuscì a pronunciarlo perché l’ispanica le tappò la bocca con la prima cosa che trovò: una pantofola.
«Avrai quello che chiedi, razza di vipera che non sei altro» scandì, assicurandosi che l’altra non potesse riprendere a parlare «Adesso ti lascerò andare e non riparleremo di questa cosa fino a domani. Poi potrai avere la stanza, tutto chiaro?»
La Fabray annuì.
«Benissimo. Ora fuori di qui e non osare portarti via il biscotto.»
 
«E quindi, visto che non voglio perdere la mia camera, dobbiamo lasciarci» concluse Santana dopo aver riferito a Brittany quanto accaduto con la Fabray poco prima. Appena era tornata sola, si era preparata in un lampo, era scesa in garage, aveva inforcato la vecchia bicicletta, che era rimasta inutilizzata per anni, e si era fiondata a casa della bionda per risolvere la faccenda.
«Ma siamo uscite allo scoperto solo ieri!» polemizzò l’altra «Quel bacio ha cementato la nostra credibilità di lesbiche, non puoi buttare tutto alle ortiche!»
La latina nascose la faccia nel cuscino di Britt per soffocare una lamentela e per celare il rossore che le aveva invaso il volto al ricordo del pomeriggio precedente. Al pensiero di quelle labbra dolcissime la sua mente deviò automaticamente, portando l’attenzione sul sogno e su ciò che tale visione poteva significare.
«Che ti prende?» domandò la bionda, strappandole il cuscino di mano. Le prese delicatamente il mento e lo sollevò portando i loro sguardi ad incontrarsi.
«Dios…» bisbigliò l’ispanica, cercando di reprimere l’impulso di attirare a sé l’altra per riprendere quanto cominciato nel sogno.
«Santana!» Una voce interruppe quel momento di confusione.
«Buongiorno signori Pierce» salutò educatamente lei, indossando il più sincero dei sorrisi possibili.
I genitori abbracciarono amorevolmente la figlia e la sua presunta ragazza.
«Sapevo che era solo questione di tempo» gongolò James Pierce «L’ho sospettato nel momento in cui hai messo piede qui per la prima volta.»
«Non esagerare, caro» intervenne la moglie «Avevano cinque anni!»
«Però erano già così carine! Oh, adesso è come se avessimo acquisito una figlia in più. Sappi, cara, che per qualsiasi cosa puoi contare su di noi.»
«Bene, è molto bello da parte vostra dimostrare tutto questo interesse per San» disse Brittany, cominciando a sbracciare per allontanare i due «Adesso però fuori da camera mia. Appena finiamo qui, prendo la macchina e andiamo a scuola, voi andate pure a fare altro.»
«Oh, non è certo nostra intenzione interferire con i vostri rituali amorosi» si congedarono, chiudendosi la porta alle spalle.
«Lo hai detto ai tuoi!? E quando pensavi di dirmelo!?» sbottò la mora «È già abbastanza difficile far sì che la notizia rimanga circoscritta a scuola e tu vai a vantartene con mamma e papà? Cos’hai in quella zucca?»
«Calmati!» le rispose Britt «Lo hanno scoperto da soli… Blaine e Tina mi hanno riempito di mail con informazioni per il ballo e loro le hanno spiate quando ho lasciato il pc incustodito…»
«E cosa succederebbe se lo riferissero a mia madre, ci hai pensato?»
«Ho spiegato che Maribel non è ancora pronta ad una notizia del genere, quindi terranno la bocca chiusa» la tranquillizzò «Adesso vogliamo andare a lezione? Questo pomeriggio dobbiamo anche andare a cercare i vestiti per il ballo.»
Santana scosse la testa, sconsolata. «Ma non ti sembra strano tutto questo? Doverci atteggiare in un certo modo con gli altri, andare al ballo insieme… Insomma, fingere di stare insieme.»
«Bacio davvero così male?» ironizzò Brittany.
«È stato come baciare mia sorella» improvvisò l’altra, presa alla sprovvista «E comunque non mi sembra che la cosa ti abbia entusiasmata…»
«A me è piaciuto» rispose, prendendola per mano.
«Sul… Sul serio?» balbettò San.
La bionda annuì e le diede un bacio sulla guancia. «Ma adesso muoviamoci, o faremo tardi.»
Quando abbandonarono la vettura nel parcheggio del McKinley, vennero subito assalite da uno stuolo di ammiratori. Un gruppo di matricole offrì loro una scatola di ciambelle della miglior pasticceria della zona; una ragazza del secondo anno, armata di foto dell’elezione, voleva assolutamente un autografo. A fatica, riuscirono a raggiungere Blaine, che si sbracciava dal banco per l’iscrizione al ballo.
«“Homecoming Out”?» chiese Santana, leggendo i fogli di registrazione.
«Sì, il tema del ballo sarà in vostro onore! Dedicato al coraggio di mostrare al mondo ciò che sì è veramente» spiegò Tina, allungando due biglietti ad un giovanotto in attesa.
«Volete darvi una mossa?» commentò Quinn, che era la prossima in fila.
«Nome del tuo accompagnatore?» domandò Anderson, seguendo la routine.
«Matt Boomer» rispose sarcastica.
«Lo sai che è gay, vero?» le fece notare lui.
La Fabray boccheggiò, poi si decise a parlare: «Ovviamente… Era solo per fare una battuta. Sarà Finn il mio accompagnatore.»
«Perfetto. Venti dollari per i biglietti.»
«Ma come!? Fino ad adesso non vi hanno sborsato un centesimo!» obiettò la bionda.
«Chi si presenta con un partner dello stesso sesso entra gratis» si intromise la Cohen-Chang «Per gli altri, l’iscrizione è di venti verdoni.»
«Ma questa è una tassa sull’eterosessualità!» contestò «Aspettate che Figgins lo venga a sapere!»
«Il preside ci ha dato il suo appoggio» sogghignò Blaine «Lo ha trovato un giusto modo per incentivare l’integrazione dei gay. E comunque il ricavato verrà devoluto ad un programma di consulenza per giovani sessualmente confusi, quindi, alla fine, ci guadagniamo tutti. Vedilo come un atto di beneficenza.»
Quinn sbuffò un’ultima volta, poi abbandonò una banconota sul banchetto e girò i tacchi.
Santana aveva osservato tutta la scena ridacchiando e masticando donut, ma quando si voltò per condividere la propria soddisfazione con Brittany, fu delusa di non trovarla lì. «Che fine ha fatto Britt?» domandò agli altri, disseminando briciole a destra e manca.
«Ha detto qualcosa sul prendere un caffè» rispose Anderson «Ed è sparita due minuti fa. Non te ne sei accorta?»
La latina si guardò intorno, come spaesata. Non ci aveva fatto caso e non sapeva dove potesse essere finita. O meglio, sospettava di saperlo, ma preferiva illudersi dicendosi che non ne aveva idea.
«Comunque» riprese lui «Devo segnare anche le loro Maestà su questa lista, per cui: Santana Lopez, chi hai intenzione di portare al ballo?»
 
«Brittany…» mugugnò Sam tra un bacio e l’altro «L’aula del Glee non è il luogo migliore per le tresche. La tua ragazza potrebbe scoprirci…»
Lei lo ignorò. Le ci erano voluti anni per riuscire a rivolgergli la parola ed era bastata una sola settimana, in cui aveva messo in piedi la più grande bugia della propria vita, per portarlo lì, a distanza zero. Non se lo sarebbe fatto scappare.
Dal corridoio provenivano dei rumori, ormai l’orario di inizio delle lezioni era vicino e loro avrebbero dovuto interrompere il loro fugace incontro romantico.
«…Come le stavo dicendo, Mr Figgins…»
Will Schuester, insegnante responsabile del Glee Club, aprì la porta, seguito dal preside.
La bionda fece un balzo indietro, atterrando contro il pianoforte. Evans, anche lui sorpreso, agguantò al volo la chitarra, fingendo di aver appena concluso un pezzo.
«Ragazzi!» esclamò il professore «Che cosa ci fate qui?»
«Stavamo provando un pezzo» replicò Britt «Mi piacerebbe fare un’audizione per entrare nel Glee e ho chiesto a Sam di aiutarmi.»
Il giovane sorrise in assenso.
«Oh, mi fa molto piacere, ma al momento non abbiamo bisogno di nuovi membri per il Club, signorina Pierce. Prometto di prendere in considerazione la tua richiesta, ma non ora. Forza, dovete andare in classe.»
I due, contenti di aver schivato un proiettile, uscirono, con la promessa di ritrovarsi durante la pausa pranzo.
Quando Brittany comparì in aula di matematica, prese posto, come sempre, al fianco di Santana, che non appena ne ebbe la possibilità, la assalì: «Che fine avevi fatto? Mi hai piantata in asso!»
«Avevo un incontro segreto con Sam» bisbigliò, assicurandosi che nessun altro potesse sentire quella conversazione «Io credo di piacergli veramente.»
«Britt, io non voglio suonare ripetitiva, ma…» tentò di parlare l’altra.
«No, non voglio che mi ripeti la solita solfa. Sono certa che questa volta per lui sia diverso! Mi tratta come una vera principessa!»
«Che trattamento… Pomiciare di nascosto in un vecchio sgabuzzino polveroso.»
«L’aula del Glee non è vecchia e polverosa» puntualizzò la bionda «E comunque è tutto ciò che ci possiamo concedere. La nostra è un passione proibita, per “colpa” tua.»
«Appunto, non ti sembra un po’ strano parlare con la tua “fidanzata” della storia che stai avendo alle sue spalle col belloccio di turno?» commentò l’ispanica.
«Ma non ti rendi conto? Lui è davvero preso da me! Sono convinta che, giocando le mie carte nel modo giusto, riuscirei persino ad arrivare al tu-sai-cosa.»
«Ti riesce proprio difficile dire “sesso”, vero?»
«Basta voi due» tuonò la signora Hagberg, puntandole con il gessetto che teneva ben stretto le dita «Testa sul quaderno e risolvete l’esercizio alla lavagna. Non faccio sconti neppure alle reginette.»
 
Sdraiate sul letto di Santana, quel pomeriggio, le due ripresero il discorso che era stato bruscamente interrotto e che non avevano avuto modo di recuperare perché costantemente pedinate da Blaine che voleva discutere gli ultimi aggiustamenti per la serata.
Erano passate, subito terminate le lezioni, in un negozio consigliato dall’amico per acquistare gli abiti adatti per l’occasione, benché San non ne fosse entusiasta. Odiava mettersi in tiro e fosse stato per lei i balli scolastici si sarebbero potuti tranquillamente abolire.
«Saremo la coppia più carina mai vista, avremo tutti gli occhi puntati addosso» squittiva Brittany, stringendosi tra le braccia dell’amica, che teneva lo sguardo fisso verso il soffitto.
«A proposito di coppia… Non dovevi dirmi qualcosa a proposito di Sam? Gli hai parlato a pranzo?»
Gli occhi azzurri si illuminarono di gioia, prima che la ragazza cominciasse a parlare: «Sì! Gli ho detto che quella tra noi è una relazione aperta, quindi ora si sente liberissimo di poter venire a letto con me! Sono così esaltata, San! Finalmente potrò chiudere il capitolo dell’innocenza e diventare una vera donna.»
La latina si rabbuiò e l’altra non potè fare a meno di notarlo. «Non sei contenta per me?»
«No, certo…» rispose la mora «Ma io pensavo che questa pagliacciata servisse a farci diventare popolari, punto. Non si era mai parlato di fare sesso con gente della levatura morale di Evans.»
«Ma le persone popolari si mischiano con altre persone popolari, ergo: è normale che vadano a letto insieme!» spiegò «Perché non ci abbiamo pensato anni fa?»
«All’epoca eri ancora una paperotta innocente» commentò Santana «La mia paperotta nerd che preferiva guardare “Fear Factor” invece di andare al ballo di inizio anno.»
«L’ho capito che lui non ti va a genio, sai? Si vede che sei turbata.»
L’ispanica spalancò gli occhi, ma si difese con: «Ma no, è solo che mi preoccupo per te… È questo che fanno gli amici.»
Britt la strinse a sé in un dolce abbraccio e in quel momento, con un enorme cesto di biancheria sottobraccio, entrò Maribel.
«Cosa state combinando, signorine?» domandò la donna.
«Oh, niente… Stavamo discutendo dei nostri accompagnatori per questa sera… Due virili, mascolini, machissimi, guapissimi ragazzi, rigorosamente maschi» improvvisò Santana.
La madre esultò, poi, con fare cospiratorio domandò: «E chi sarebbero i fortunati?»
Le due si fissarono impaurite.
Brittany, però, ebbe la prontezza di rispondere disinvolta: «Peter Parker, del Club di Fotografia.»
La signora Lopez annuì soddisfatta. «E tu, mija
«Ehm…» mormorò Santana «Clark Kent, del Club del Fumetto.»
«Ah ah, molto spiritosa. Lo so benissimo che quello è l’alias di Superman! Su, dimmi chi è il tuo cavaliere.»
La ragazza fu costretta a dire il primo nome che le venne in mente: «Blaine Anderson.»
«Che bella notizia! Ho sentito molto parlare di lui, è un giovanotto popolare e scommetto che è anche bellissimo ed educatissimo. Devi assolutamente dirgli di venire a prenderti un po’ in anticipo, così potrò chiacchierare con lui! Allora lo aspetto per le otto e mezza, ok?» disse senza prendere fiato «Vado a preparare una torta! Buona serata Brittany, divertiti, mi raccomando.» E con quelle parole uscì, abbandonando la pila di abiti stirati davanti all’armadio della figlia.
«Uccidimi subito. Sono nella merda fino al collo…» singhiozzò San, sull’orlo di un pianto disperato.
«Beh, anche tu… Potevi inventare qualcosa di meglio… Superman era una scelta scontatissima.»
«Stai zitta, signora Spiderman.»
Quando Britt tornò a casa propria, per darsi gli ultimi ritocchi prima del grande evento, Santana si gettò con foga sul cellulare ed iniziò a tempestare Blaine di telefonate.
«Che cosa vuoi?» si sentì rispondere dopo il dodicesimo tentativo «Stavo scegliendo che papillon abbinare alle mie magnifiche scarpe.»
«Devi venire a casa mia. Ora.»
«E perché mai?» chiese sospettoso.
«C’è bisogno del tuo gay-intervento» disse sbrigativa.
«Un makeover?» domandò speranzoso.
«No, mi serve una “copertura”, all’istante.»
Anderson si precipitò a casa Fabray-Lopez e trovò l’amica ad attenderlo sul vialetto.
«Adesso vuoi spiegarmi che succede?»
Ma Santana aveva già cominciato a blaterare: «Mia madre non sa che sto con Brittany e le ho detto che avrei portato un ragazzo al ballo. Vuole conoscerti, fare quattro chiacchiere, una foto e via.»
«O-M-G! È il sogno della mia vita poter interpretare un ruolo simile! Se mi avessi avvisato per tempo mi sarei preparato a dovere!»
«Ma no» disse lei squadrandolo «Così va più che bene. Già mi aspettavo di vederti con una cravatta con arcobaleni e unicorni.»
«Santana, chi c’è lì con te?» si intromise Maribel, sporgendosi per spiare il misterioso ospite.
«Blaine Anderson» si presentò galantemente, esibendosi in un baciamano «Dove posso trovare la signora Lopez?»
La donna ridacchiò, arrossendo.
«Lei è l’affascinantissima sorella maggiore di Santana, giusto?» continuò ad adularla «Anzi, forse potreste essere gemelle, la differenza è proprio minima.»
«Oh, ma quanto sei carino!» squittì lei, strepitando come una ragazzina «Corro a prendere la macchina fotografica, dobbiamo assolutamente immortalare questo momento!»
La “coppia” riuscì a lasciare la casa solo dopo mezz’ora, durante la quale Maribel parve più innamorata di Blaine di quanto non fosse del proprio futuro marito, che, dal canto suo, aveva trovato Anderson “valido quanto Finn”, il che era un gran complimento.
Nel frattempo, al ballo, Britt era passata da una parte all’altra della sala, ininterrottamente per ricevere mille complimenti, poi era stata tirata da parte da un biondo di sua conoscenza.
«La mia auto è qui dietro» le aveva comunicato «Facciamo in fretta.»
L’aveva trascinata nel parcheggio praticamente in trance e senza tanti complimenti l’aveva scaraventata sul sedile posteriore, per gettarvisi anche lui subito dopo.
Brittany faticava a riconoscerlo. Non era il Sam dolce e gentile delle volte precedenti, era più passionale, quasi animalesco. La stava trascinando in una spirale senza possibilità di uscita.
Le mani del ragazzo corsero alla lampo del vestito, che cominciò a scivolarle via dalle spalle della bionda. In quel momento si sentì a disagio, voleva sentire parole rassicuranti, non il semplice ansimare del compagno e il cigolio della vettura.
«Dimmi qualcosa, Sam…» mormorò, mentre lui cominciava a sbottonarsi la camicia.
«Era da tanto che aspettavo questo momento» rispose, riprendendo poi a svestirsi.
«Davvero? Anche io»
Lui tornò a baciarla con forza, ma Britt lo fermò. «Tanto quanto?»
«Tanto cosa?»
«Aspettavi.»
«Di fare sesso con una lesbica? Più o meno da tutta la vita» replicò, riuscendo a levarsi la cintura con cui stava litigando.
A quelle parole Brittany si tirò indietro. Si risistemò l’abito e cominciò a balbettare.
«Cosa ti prende?»
«Ehm, prima mi andava, adesso non più… Sbalzi ormonali da agitazione, forse una forma precoce di bipolarismo… Non importa, devo tornare sulla pista ad accogliere la mia ragazza. Scusa.»
Uscì dalla macchina e scappò verso l’unica persona che in quel momento volesse davvero avere vicino.
«Eccoti, paperotta» la salutò Santana, schioccandole un bacio sulle labbra «La signorina Pillsbury mi stava chiedendo se volessi la tiara o la corona. Ho scelto bene?» continuò, mettendole sulla testa una sottile tiara argentata.
«Come sempre, cucciola» ribattè in un soffio.
«Allora la corona la prendi tu?» volle avere conferma Emma.
«Sì, la prenderò tra un momento» rispose la latina, distratta da qualcosa «Scusatemi…»
Cercò di sgusciare via dal centro dell’attenzione, ma la bionda le si aggrappò al braccio, immobilizzandola. «Non puoi scappare adesso! Tra un minuto ci sarà il nostro ballo!»
«Guarda là» bisbigliò, indicando l’entrata.
Maribel, accompagnata da Russell, avanzava contenta verso Quinn e Finn che erano a chiacchierare accanto alla ciotola del punch.
«Che ci fa qui tua madre!?»
«Credi che io lo sappia!? È l’ultima persona che avrei voluto qui! Vedrà sua figlia incoronata reginetta del ballo, insieme ad un’altra ragazza! Le prenderà un colpo.»
Non ebbe tempo di aggiungere altro, perché la donna, esaltata, si avvicinò loro, trascinando con sé il signor Fabray.
«Cosa ci fate qui?»
«Erano a corto di supervisori» spiegò l’uomo «Ci hanno chiamato venti minuti fa e siamo arrivati il prima possibile.»
«Santana, cara…» disse Maribel, prendendola in disparte «Non mi avevi detto che Brittany fosse stata incoronata reginetta. Dov’è il suo re? È quel tipo, Peter?»
«Ahm…» temporeggiò San, in cerca di una buona scusa. Caso volle, però, che in quel momento comparisse la Pillsbury con la corona.
A malincuore e andando contro ogni proprio istinto razionale, la ragazza afferrò il gioiello e se lo piazzò sul capo con un sospiro. «Sono io il suo re, mamma. Io e Brittany siamo una coppia.»
La donna sbiancò e Russell dovette sorreggerla per non farla cadere sotto i piedi dei giovani ballerini che stavano lì intorno.
«Sono gay e non c’è nulla che tu possa fare.»
I due adulti furono soccorsi da un manipolo di professori che li calmarono e li allontanarono dal centro della sala.
«E adesso balliamo» disse Santana, afferrando i fianchi di Britt, sulle prime note di Dancing Queen.
«San, ti rendi conto di quello che hai fatto?»
«Sì, credo si chiami coming out» replicò tranquilla.
«Ma perché? Potevi inventarti un’altra scusa…»
«No, stiamo già vivendo un’enorme bugia, non mi sembrava il caso di peggiorare le cose… Ma piuttosto, dimmi com’è andata con Sam. Avete…?»
La bionda scosse la testa. «Avevi ragione. Non mi voleva in quanto me, ma in quanto lesbica…»
«Non ti preoccupare, io ti voglio bene perché sei tu.»
«Grazie» mormorò Brittany, stringendosi ancora di più a lei.
«Di cosa?»
«Di essere la miglior amica del mondo.»

NdA: Mea culpa, mea culpa, mea culpa... O meglio, questo ritardo un po' è colpa mia, un po' è colpa dell'influenza che mi ha martoriata. Ma dato che è stupido stare a cercare scuse, passo ai ringraziamenti: a wislava e WankyHastings per le recensioni e a tutti coloro che abbiano letto e aggiunto la storia tra le preferite/ricordate/seguite. Inutile dire che non so quando arriverà il prossimo aggiornamento, ma cercherò di essere celere, promesso. Scusate ancora per l'attesa, spero di ritrovarvi in futuro. Un saluto.
   
 
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