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Autore: Little Redbird    19/10/2014    9 recensioni
Riadattamento moderno di Alice nel paese delle meraviglie.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AN: Questa storia nasce da un compito assegnato a mia cugina che, culopeso com'è, mi ha chiesto di scriverla per lei.



A quattordici anni, Alice non è mai stata in discoteca. Sua madre le dice che nemmeno lei, alla sua età, era mai andata a ballare. Figuriamoci!, pensa Alice, ai suoi tempi non esistevano le discoteche!
Ad Alice non importa se sua madre glielo ha vietato: lei andrà lo stesso con le sue amiche, altrimenti non la inviteranno più e le parleranno dietro per sempre. Non vuole che la prendano in giro perché è l’unica della classe a non andarci. Lei vuole piacere ai ragazzi, vuole che la guardino come guardano le altre.
È deciso: andrà alla festa e sua madre non verrà mai a saperlo, dirà che dorme da un’amica.
Quando però prende il pullman, vestita e truccata per farsi notare, non è più tanto sicura di sé. Non sa ancora se qualcuno potrà riaccompagnarla a casa, l’indomani; nessuno dei suoi amici glielo ha promesso, e non sa se c’è posto per lei nelle auto dei ragazzi più grandi o sui motorini, e di certo non potrà chiamare sua madre. Pazienza, si dice, chiederò un passaggio.
Ma intanto Alice lancia occhiate furtive all’autista del bus. Lei è l’unico passeggero a quell’ora di sera. Non le importa, presto sarà con i suoi amici, si divertirà e sarà finalmente accettata dagli altri.
Il Bianconiglio” legge Alice, quando - dopo vari minuti di cammino - arriva finalmente a destinazione. Sorride, è un nome buffo per una discoteca.
Paga il biglietto con i soldi che aveva conservato per comprare il DVD del suo film preferito e sorride al ragazzo che le lascia un timbro sul dorso della mano, squadrandola con una strana espressione. Alice è contenta di aver già fatto colpo su qualcuno e si avvia all’entrata contenta come non mai.
Nonostante sia presto, per i canoni di una discoteca, c’è già un sacco di gente. I ragazzi, di ogni età e cultura, si spingono l’un l’altro da un lato all’altro del locale. Fa caldo e Alice è troppo bassa e magra per porsi fare spazio tra la folla. Le toccherà aspettare che qualcuno dei suoi amici passi per il bar, e lei sarà seduta lì, come se vi fosse arrivata per caso.
“Il tuo primo drink è gratis, dolcezza.”
La voce del ragazzo che le sorride dall’altra parte del bancone è amichevole, ma ha un cappello davvero buffo.
Alice annuisce, ma non sa cosa ordinare. Le luci al neon la stanno accecando un po’, quindi si gira verso la folla, ancora in cerca dei suoi amici.
“Lo vuoi il drink che fa sembrare tutto più grande?”
La voce del barista è più vicina. Alice annuisce, è strano che stia seduta lì senza bere niente.
Quando la bevanda le viene servita, Alice la assaggia felice. È il suo primo drink, ed ha un sapore davvero buono. La beve tutta d’un sorso, sperando che più tardi non le venga sete, perché non ha più soldi con sé.
Le sta venendo sonno, e anche un gran mal di testa.
Va in bagno, Alice, sperando che rinfrescarsi le mani la aiuti a rilassarsi un po’. Non si sta divertendo come aveva pensato; non si sta divertendo affatto.
La lunga fila per i bagni sembra piuttosto movimentata. Le ragazze parlano a voce alta per farsi sentire al di sopra del volume della musica incessante. Qualcuna mangia degli snack portati all’interno di nascosto ed Alice le invidia per la loro furbizia. Si lava le mani, rinfrescando i polsi, e guardandosi allo specchio è confusa: chi è quella ragazza che la guarda di rimando, con il trucco sciolto sotto gli occhi ed i capelli in disordine?
“Prendi un biscotto” suggerisce una delle ragazze. “Ti sentirai meglio.”
È bella ed Alice si fida di lei, perché una ragazza così bella e gentile dev’essere per forza una brava ragazza. Accetta volentieri e prende un grosso biscotto che ha uno strano profumo, ma che fa gorgogliare il suo stomaco per la fame.
È l’ultima cosa che Alice mangia con la propria bocca. Qualche mese dopo, è ancora in ospedale, apparentemente addormentata, tenuta in vita da macchine che la nutrono, la dissetano e respirano per lei.
Alice aveva creduto di aver scoperto il paese delle meraviglie, quella sera, ma non le sembrava tanto meraviglioso sentire piangere sua madre e non poterla consolare.
   
 
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