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Autore: WrongHysteria    15/10/2008    4 recensioni
Il tempo prima di Kira, le riflessioni di L, i suoi pensieri... e i suoi ricordi.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Watari
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Me ne stavo, come al solito, seduto sul pavimento di una camera d'albergo. Avevo preso l'abitudine di vivere negli hotel: ogni settimana lo cambiavo, per paura di essere scoperto.
Ormai ero abituato a dare nomi falsi e alla solitudine che mi attendeva in quelle camere: l'unica persona con cui avevo contatti veri e propri era Watari, e ciò avveniva solo se strettamente necessario.
Mi mancava un amico. Mi mancava qualcuno con cui parlare, ridere e sfogarmi; mi mancava qualcuno da chiamare, e qualcuno che potesse aiutarmi. Ma non c'era nessuno per me.
Fin da quando ero piccolo, quando rimasi orfano, ero solo. Quando mi portarono alla Whammy's House la situazione non migliorò. Nessuno voleva parlarmi: chiuso com'ero, tutti mi evitavano. Non me ne stupisco. Schivavo tutti, passavo le mie giornate mangiando dolci. Torta alle fragole: già, quella che mia madre, da viva, mi preparava sempre. Me la serviva su un piattino colorato, e si arrabbiava se la mangiavo con le mani. Mi ricordo la sua risata, quando si accorgeva che usavo le dita di nascosto.
Ero davanti al computer, anch'esso sul pavimento. Per un investigatore, un apparecchio del genere era fondamentale. Era buio, molto buio. L'unica luce proveniva da quel piccolo schermo, sul quale stavo leggendo le ultime notizie del mondo. Quel tizio aveva colpito ancora.
Kira. Così lo chiamavano, anche se il nome giusto sarebbe stato "assassino". Mi affascinava, in qualche modo. Chiunque fosse, era molto intelligente. Ragionava come me, era furbo e intraprendente, sarebbe stato capace di qualsiasi cosa pur di arrivare al suo scopo... anche uccidere.
Questo mi faceva riflettere: se quel ragazzo, dall'arguzia così simile alla mia, aveva ucciso... allora, ne sarei stato capace anche io?
Mi avevano insegnato a non mostrare i sentimenti, alla Whammy's House. Per nessun motivo, proprio come, avevano detto, non dovevo mai far conoscere il mio nome. Ed io avevo imparato: complice la mia durezza di carattere, complice la mia introversione; avevo smesso di piangere da anni ormai, e stavo smettendo anche di sorridere. Non volevo nessun contatto con il mondo esterno, con nulla. Non provavo dolore, né pietà. Non ero più Lawliet, quel bimbo allegro e giocherellone, anche se un po' timido. Ero L.
Quindi, ne sarei stato capace? Se avessi avuto uno scopo, avrei potuto uccidere centinaia di persone, come questo Kira?
Che lui credesse di essere nel giusto?
Una cosa era certa: quella persona, ragazzo o donna che fosse, mi affascinava. Volevo sapere cosa lo stava spingendo a ciò, volevo conoscere il suo modo di ragionare. Ma, per la prima volta, mi accorsi che da solo non potevo farcela.
Afferrai con la punta delle dita il cellulare, e composi il numero. Qualche minuto dopo Watari mi diede la conferma: era pronto.
A quel punto, cominciai a parlare. << Signori dell'Interpol... abbiamo un problema. E non riguarda solo noi >>.


   
 
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