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Autore: Emmy_Cr_    19/10/2014    3 recensioni
Ogni lunedì, mercoledì e venerdì, Arthur Kirkland usciva dall'ufficio alle due, andava a prendere suo figlio Alfred a scuola e lo accompagnava alla lezione di hockey sul ghiaccio, al palazzetto vicino casa loro.
Si sedeva sugli spalti e aspettava, congelandosi fin nelle ossa, che le due ore e mezza di allenamenti finissero.
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Ogni lunedì, mercoledì e venerdì, Francis Bonnefoy usciva dall'ufficio alle due, andava a prendere suo figlio Matthew a scuola e lo accompagnava alla lezione di hockey sul ghiaccio, al palazzetto vicino casa loro.
Si sedeva sugli spalti e aspettava, congelandosi fin nelle ossa, che le due ore e mezza di allenamenti finissero.
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FRUK. FRUK EVERYWERE.
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ATTENZIONE: Il rating diventa rosso nel capitolo 6!!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie ''cause FACE family is the rule'
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Arthur quella mattina si era alzato, come tutte le mattine negli ultimi sei mesi, con il braccio di Francis che gli cingeva la vita, l'odore di Parigi nel naso, le risate dei bambini nella stanza accanto. 

Erano passati nove mesi da quella notte. 
Notte alla quale erano succedute molte altre notti. 
A volte anche pomeriggi. 
Francis aveva cominciato con un altro appuntamento, e la cena, quella volta, era stata consumata al ristorante. 
Poi erano andati, con i bambini, al cinema per vedere il nuovo film della Disney appena uscito. 
E ancora, al luna park, al museo, in pausa pranzo insieme, avevano iniziato a fare i turni per andare a prendere i bambini a scuola e accompagnarli ad hockey. 
Matthew si fidava ciecamente di Arthur ormai, tanto da salirgli in braccio di sua spontanea volontà, seguito da Alfred, e da addormentarglisi addosso mentre guardavano un film. 
Francis e suo figlio avevano iniziato a fermarsi la notte da Arthur, quando era troppo tardi per tornare a casa dopo una cena. 

Era diventata la consuetudine svegliarsi insieme la mattina lavorativa, fare colazione insieme, andare a scuola e a lavorare insieme. 
E poi, due mesi dopo quell'appuntamento, aveva proposto ad Arthur di andare a vivere insieme. Tutti e quattro. 

Inizialmente Arthur era contrario, non era pronto, aveva paura, sacrosanta paura. 
Aveva rotto bottiglie, gridato e si era arrabbiato con Francis. Gli aveva chiuso tutte le porte in faccia e non aveva voluto vederlo per un mese intero. 
Un mese in cui non aveva sofferto solo lui. Vedeva il viso di Alfred illuminarsi quando lo andava a prendere a scuola, sperando che ci fosse anche il francese, e si spegneva una volta visto che Francis saliva sulla sua auto, senza rivolgere che uno sguardo tristissimo a suo padre. 
Piano piano, tra le insistenze di Alfred su dove fosse Fran, tra i consigli di Elizaveta e tra le insistenze del suo stesso cuore, aveva chiamato Francis e, oltre a chiedergli scusa in ginocchio, aveva accettato la proposta. 
In meno di un giorno, complice la buona volontà di Francis che aveva ordinato a Gilbert Beilshmidt e ad Antonio Fernandez Carriedo, lo schifoso spagnolo che non sarebbe venuto se non sotto la minaccia della sua ragazza di non trombare più per dodici anni, di aiutarli, avevano completato la manovra di trasloco, divertendosi anche. 

E adesso, mentre aspettava che Francis riportasse a casa i due marmocchi dall'hockey, pensò che, e non lo avrebbe mai ammesso, aveva raggiunto il picco massimo di felicità che una persona normale può raggiungere, e lo aveva anche superato. 
Mentre beveva il suo tea delle cinque, rito che per nessun motivo al mondo avrebbe mai interrotto, neanche se Francis si fosse presentato alla porta con Alfred in fin di vita tra le mani confessando l'omicidio di Matthew, suonò il campanello. 

Trattenendosi dal bestemmiare sonoramente come uno scaricatore di porto si avviò verso la porta d'ingresso aprendola, quasi scardinandola, e notando un inquietante scricchiolio. 

Mh, avrebbe dovuto smetterla di sbatterla. 

Davanti alla sua porta, c'era un ragazzo con i capelli castani, gli occhiali e le mani da pianista. 
Gli occhi viola, inondati di lacrime, erano parzialmente velati da una coltre di capelli scarmigliati. 
Dietro Roderich, apparve Francis come una visione divina, che mozzò il fiato in petto all'inglese. 
I bambini salutarono Arthur e l'altro ragazzo e filarono in casa.

- Roderich? Che cosa è successo? Tutto bene? 

L'austriaco scosse la testa e alcune lacrime lasciarono i loro loculi. 

- Sono stato licenziato. 

L'inglese ed il francese si guardarono poi, simultaneamente, lo spinsero in casa loro. 



Gilbert Beilshmidt rientrò sbattendo la porta con furia. 
Aveva appena accompagnato il piccolo Ludwig ad hockey lo lasciava li per due ore e mezza quando doveva lavorare o quando doveva incontrare... lui. 
La stessa persona che, l'ultima volta gli aveva rubato le chiavi di casa e se n'era fatto una copia. 
La stessa persona che gli si infiltrava in casa, quando il suo fratellino non c'era. 
La stessa persona che, adesso, era tranquillamente sdraiato sul suo letto, gloriosamente nudo, con un ghigno ironico e cattivo indirizzato solo a lui. 

Mirato a sbeffeggiarlo. 
Ivan Braginski.
Un nome, un insulto. 

- Cosa vuoi? 

Il russo rise sommessamente, con la sua voce roca e profonda che gli fece correre mille brividi sulla schiena. 

- Te. 

E Gilbert cedeva. 

Nonostante tutto. 

Nonostante si fosse ripromesso migliaia di volte di no, cedeva. 

Si lasciava prendere, spogliare, baciare, mordere e rigirare come voleva Ivan. 

Solo da lui, come voleva lui, solo per lui.
Si faceva mettere come voleva il russo, in qualsiasi posizione volesse il russo, apriva le gambe e godeva per lui. 

Gemeva inarcando la schiena e gettando la testa all'indietro, graffiandogli le spalle e mordendogli il collo. 

- I-Ivan! 

Il russo rise bastardo e aumentò la velocità, facendo spegnere ogni protesta nei gemiti prepotenti. 

Quando finivano, Ivan beveva un sorso di vodka e si rivestiva, andandosene senza salutare. 

Gilbert non aveva la forza di opporsi, non aveva la forza di fare nulla se non coprirsi con il lenzuolo umido e girarsi dall'altra parte. 

Per questo non capiva come mai Ivan non accennasse a muoversi dalla sua schiena. 
Cercò di muoversi ma le braccia candide lo serravano impedendogli il movimento.

- Ivan? 
- Lasciami fare. Cinque minuti. 

Gilbert lanciò un'occhiata all'orologio e constatò che mancavano solo venti minuti alla fine della lezione e che quindi doveva vestirsi. 

- Ivan, devo andare da Ludwig. 

Si potevano dire tante cose del russo: era uno stronzo, un bastardo, un cinico calcolatore, manipolatore e psicologicamente deviato. 

Ma capiva Gilbert e il suo affetto per Ludwig, non era un amante egoista, capiva quando era ora di finirla. 

- Va bene, vi aspetto qui. 

Il tedesco si girò di colpo. 

- Cosa? 

Ivan sorrise posando la fiaschetta sul comodino vicino al letto e gli sorrise dolcemente. 

- Si, va bene? 

Gilbert rimase in silenzio per alcuni secondi poi sentì la rabbia montare. 

- No! No che non va bene! Credi di poter venire 
qui e fare quello che ti pare? 

Il russo lo guardò in confusione poi, sospirando si vestì. 

- Che cosa c'è Gilbert? Pensavo che ti andasse 
bene questa cosa tra noi. 

Spalancando gli occhi il tedesco aggirò il letto e gli puntò un dito sul petto, puntellando ad ogni parola. 

- Mi va bene? Mi va bene secondo te farmi trattare da puttana? Mi va bene secondo te aprirti porta e 
gambe quando ti aggrada? Eh? 

Gli occhi viola di Ivan si spalancarono e le mani scattarono a prendere il dito che ancora lo accusava. 

- Sei tu che non ti ribelli! Sei tu che non mi dici mai di no o basta! Cazzo, se tu mi dicessi di no, che non vuoi che... che vorresti qualcos'altro io...

Beilshmidt scosse forte la testa e si allontanò da lui, mettendosi le scarpe rabbiosamente. 

- No! T.. tu non capisci quello che voglio dire! No! 

Il biondo lo prese per le spalle e lo sbattè, con violenza, contro il muro di fianco alla porta.

- Io non capisco? Davvero? E allora spiegamelo dato che sono così ottuso da non comprendere affondo i tuoi mugugni! 

Vide delle prime lacrime imprigionate tre le ciglia. 

Lacrime che iniziarono a sgorgare copiose non appena gli occhi rossi incontrarono quelli d'ametista davanti a loro. 

- Non capisci - soffiò in un sussurro tremante di pianto - che mi sono innamorato di te? Non capisci... che sei tutto per me? Sei la stessa aria che respiro... senza te, senza poterti vedere io muoio. Ogni volta che non ti vedo, sento di morire. 

In una pausa ingoiò la saliva e il nodo di lacrime che si era formato nel petto.

- Ogni volta che te ne vai, che appari, che... fai qualsiasi cosa sento il mio cuore che sanguina, è gonfio, troppo gonfio d'amore. Un amore inutile, che mi farà soffrire e basta. Un sentimento non ricambiato perchè tu non mi ami, sono solo la tua marionetta, pronto a fare tutto ad un tuo cenno. 
Sono... sono...

Le lacrime gli impedirono di andare aventi, facendolo accasciare sul petto marmoreo del suo scioccatissimo amante. 
Amante, che aveva ascoltato tutto con il fiatone e il cuore in gola, che si chinò, lentamente, verso di lui avvolgendolo con le sue calde braccia solide.

- Beilshmidt, sei un idiota. Uno stupido idiota. Uno che non fa le pulizie se non costretto. - un sopracciglio di Gilbert si alzò sconcertato e la bocca si aprì a protesta - Lasciami finire. Uno che arriva sempre in ritardo agli appuntamenti, che non sa cucinare niente di diverso da wurstel, patate e crauti. 

- Vacci piano. 

- Uno che è convinto di essere magnifico, e che lo è, uno che... un idiota di cui mi sono innamorato. 

Gilbert alzò la testa di scatto e incrociò gli occhi con i suoi. 

- Mi stai sfottendo Braginski? 

Il russo scosse la testa e sorrise dolcemente, per la prima volta. 
Si chinò ancora, lo strinse ancora e gli diede un bacio sul naso, poi uno sulle guance, per portare via le lacrime, e uno sulla fronte. 

- Ti amo Beilshmidt. 
- Ti amo anche io Braginski. Se mi tradisci ti ammazzo lo sai si? 

Ivan rise poi, con nonchalance, guardò l'orologio. 

- Dovresti andare a prendere Ludwig... 

.......

- Cazzo Ludwig! 





BENVENUTI!! O meglio bentornati! Questa sarà la seconda parte, il sequel se si può dire così, di A new beginning! 
La FrUk rimarrà la coppia portante, ma analizzeremo anche altre coppie come la AusHun, la RusPrus, la SpaBel e appariranno nuovi personaggi! 
Spero che anche questa storia vi possa piacere! Commentate in tanti mi raccomando!!
Bacionissimi Emmy!
  
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