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Autore: cin75    19/10/2014    9 recensioni
In un punto della storia tra "Ti prego, salvami!" e "Il legame"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Sam aveva in volto un misto di furia e determinazione. E tutto sarebbe andato bene se quella sorta di furia controllata non fosse stata rivolta nei confronti di suo fratello Dean, intrappolato sotto di lui, dopo che il minore lo aveva messo ko con un destro messo a segno in pieno viso.
“Per favore….Sammy….non farlo…non…non sei tu…sei sotto l’effetto di un incantesimo…”, cercò di farlo rinsavire.
“Sapevo che l’avresti detto….che ci avresti provato…” rispose spingendolo ancora più duramente contro il pavimento.
“NO!! Ascoltami…non sono un demone…non più…..tu…tu mi hai salvato…..”
“Sapevo che avresti detto anche questo. Mi aveva avvisato!!”
“E’ lo stregone….Sam…noi lo stavamo cercando…..lui…vuole farti credere che sono ancora un demone…ma …ma quella che hai tra le mani non è acqua santa….Sammy….ti prego…vuole che tu mi uccida ….non  farlo…ammazzeranno me e poi si godranno quello che rimarrà di te…ascoltami!!”, continuava a cercare di spiegargli, Dean, mentre provava a respirare il più possibile dato che quel gigante di suo fratello gli stava praticamente schiacciando lo sterno con il suo peso.
“Ti salverò, Dean…niente potrà fermarmi!” e non attese oltre, ma infilò l’ago nel collo del fratello.

Il giovane guardò il viso di Dean contrarsi per la puntura, ma poi quello che doveva accadere non avvenne.
Niente fumo, niente vapore, niente movimenti scattosi del corpo invaso dal liquido benedetto.
Sam alzò lo sguardo verso il cosiddetto benefattore.
“C’è qualcosa che non va!” esclamò riportando gli occhi su Dean.
“Aspetta, cacciatore. Pazienza!” e non appena finì di chiedere fiducia, Dean cominciò a gemere e contrarre dolorosamente il corpo.
“Sam…..Sammy…” gemeva tra uno spasmo e l’altro. “Aiut….aiutami!!” cercava di dire con quella poca forza che gli rimaneva e che, qualsiasi cosa gli stesse avvelenando il corpo, gli stava portando via.
“Vedi, cacciatore. L’acqua santa comincia a fare il suo effetto.”
“Perché così in ritardo!” chiese stranamente freddo Sam, mentre vedeva suo fratello gemere sul pavimento.
“E’ un acqua benedetta da un alto prelato, quindi più potente! Come dire….ha i suoi tempi!!” sembrò spiegare con uno strano ghigno sul viso che non sfuggì al minore dei Winchester.
“Togliti quel sorriso dalla faccia. E’ mio fratello quello e se non lo salvi come hai promesso, se lui muore, tu muori subito dopo. E’ chiaro?!”
“Cristallino!” fece mentre gli passava un'altra siringa piena dello stesso liquido. “Fra un ora devi somministrargli un'altra dose e poi tutto sarà finito!” disse soddisfatto. “Riavrai il tuo fratellone!”

Dean si contraeva spasmodicamente sul pavimento di cemento, si teneva lo stomaco, spingendo le braccia contro di esso per cercare di attutire il dolore che sembrava spaccargli le viscere. Quando ci riusciva, provava a guardare Sam, a richiamarlo a lui, a fargli capire che era un errore quello che stava facendo. Vedeva in qualche modo la frustrazione sul volto del giovane, ma sottomesso dal dolore che provava in quel momento, non riusciva a pensare lucidamente e a scuotere il fratellino dal magico soggiogamento.
L’ora di attesa passò e Sam prese la siringa il cui contenuto avrebbe dovuto salvare suo fratello, di nuovo perso tra le spire demoniache. Dean aveva smesso da circa dieci minuti di lamentarsi e gemere per il dolore e quando vide Sam avvicinarsi di nuovo, cercò, con le poche forze che gli erano rimaste di allontanarsi, trascinandosi il più lontano possibile da lui. Ma a Sam bastarono poche falcate per sovrastarlo e bloccarlo ancora. Il giovane gli fu sopra , si accovacciò su di lui, con un ginocchio gli bloccò contro il pavimento, un braccio. L’altro braccio di Dean, lo fermò con la sua mano, mentre con quella libera che impugnava la siringa, si accingeva ad infilzarlo di nuovo.
“Sam…Sammy…no!….cerca di combattere….so che non sei tu…non completamente almeno…ma….se …se lo fai….mi ucciderai….quello….” disse indicando la siringa che Sam aveva tra le mani: “…quello è un veleno e tu….loro stanno facendo in modo che tu mi …avveleni….Sammy…..non sono un demone…Sammy….” ma non riuscì a dire altro poichè la mano di Sam si abbassò e l’ago lo trafisse ancora nella vena del collo.
“Non diventerai di nuovo il compagno di giochi di Crowley!!” ringhiò il giovane, mentre svuotava la siringa nel collo di Dean.

Questa volta ci volle meno perché il corpo reagisse al liquido e Sam dovette quasi alzarsi in fretta per non essere sbilanciato dalle convulsioni che sempre più forti tormentavano il corpo del fratello. Gemiti di dolore, a tratti grida di pura sofferenza, spezzavano il silenzio di quella stanza sconosciuta.
“Sam….Sammy….a-aiutami!” erano le uniche parole che Dean riusciva ancora a scandire di tanto in tanto e ogni volta che le sentiva, Sam, contraeva le mascelle. A volte sembrava stesse soffrendo con il fratello disteso a terra.

“Signore?!” fu il richiamo  di un estraneo verso i due che assistevano alla cosiddetta guarigione.
“Cosa c’è?!” fece lo stregone allontanandosi da Sam, per non essere sentito.
“Maestro, l’effetto sul giovane cacciatore durerà ancora per poco. Se qualcosa dovesse scuotere la sua volontà, potrebbe riacquistare la sua lucidità e saremmo tutti in pericolo.” fu l’avvertimento dato con la più cauta forma di rispetto e timore.
“Lo so, ma il più è fatto. Dean Winchester è ormai quasi morto, e quando lo sarà del tutto, sparirà anche l’effetto del mio incantesimo sul più giovane e credimi, quando Sam capirà quello che ha fatto, avrà ben altro a cui pensare …”
“Ma ci darà la caccia!” fece timoroso di sembrare troppo timoroso.
“Forse. Ma, uno: noi saremo già lontani anni luce da lui. Due: il senso di colpa che avrà per aver ucciso il suo adorato fratello, lo ucciderà prima che trovi e uccida noi!” fece decisamente sicuro, portando di nuovo lo sguardo verso il fratello in piedi, torturato dai sensi di colpa e quello a terra, torturato da un dolore più fisico.

E mentre i due complici aspettavano solo il momento giusto per abbandonare il campo, qualcosa, di imprevisto accadde tra i due fratelli.
“Andiamo, Dean. Combatti!!” gridò quasi esasperato Sam. Disperato della sofferenza del maggiore e in quello stesso momento Dean, oramai allo stremo, biascicò un accorato : “Fallo anche tu… fratellino!!”
Un istante. Una parola. Un semplice appellativo fraterno.
Qualcosa nella mente di Sam si illuminò come abbagliato da mille fari alogeni:
lui e Dean nell’Impala;
lui che leggeva di uno stregone che soggiogava le sue vittime annullandone la volontà, inducendole a fare ciò che voleva;
lui e Dean che intercettavano lo stregone e decidevano di mettere fine alla sua malvagità;
Dean che gli urlava di stare attento alle spalle mentre veniva bloccato da due complici del mago;
lui che finiva spalle al muro con lo stregone che gli soffiava sul viso una qualche polvere magica;
Dean che impossibilitato a muoversi continuava a gridare “Giù le mani da mio fratello!!”;
lui, che all’improvviso non provava più niente;
lui che infilava una siringa nella gola di Dean.
 
Ora, in quella stanza fredda, come un tuono, quella parola era risuonata fragorosa di nuovo nella sua mente: Sam…Sammy…fratellino.
Si portò le mani alla testa, cercando di fare chiarezza nei suoi pensieri frenetici e solo quando vide Dean a terra, privo di sensi, capì quello che aveva fatto.
“No, no, no, no….” ringhiò disperato mentre si abbassava verso il corpo del fratello, scuotendolo per farlo rinsavire e facendosi prendere dal panico perchè Dean non gli rispondeva. “Che avete fatto…che mi avete fatto fare!!?” urlò rabbioso mentre si armava del pugnale tirato fuori dalla giacca e si avventava contro i suoi nemici. I due, presi completamente alla sprovvista da un “rinvenimento” così veloce da parte di Sam, cercarono la via di fuga più vicina. Lo stregone vedendo che Sam si avvicinava velocemente, gli gettò praticamente, tra le braccia, il suo aiutante, che non ebbe via di scampo e finì direttamente sulla lama affilata che il cacciatore gli puntò contro.
Quello però che lo stregone non immaginava, è, che la rabbia di Sam lo avrebbe portato a seguirlo invece di fermarsi accanto al corpo di Dean. Il giovane cacciatore lo inseguì lungo il corridoio dell’edificio in cui si trovavano e in cui non ricordava  nemmeno come esserci arrivato.

Vide l’angolo in cui girò lo stregone e aumentò la velocità per raggiungerlo e gli fu subito addosso non appena voltò nell’ennesimo corridoio. Lottarono, ma la furia che Sam sentiva dentro, per quello che era stato costretto  a fare, era talmente forte che il mago non ebbe scampo e nulla potè contro i colpi messi a segno dal giovane cacciatore.
Quando ormai la lotta sembrò aver decretato il suo vincitore, il mago recitò tra i denti una formula magica e un secondo dopo Sam veniva scagliato violentemente lontano da lui. Il mago sorrise credendo di averlo sopraffatto  e godendo dei lamenti di dolore provenienti dal giovane subito dopo che aveva impattato contro il muro. Ma si sbagliò. Sam facendo ricorso a tutte le sue forze, strinse tra le mani il coltello e lo lanciò, puntando giusto al centro del petto del suo nemico. La lama andò a segno e spaccò di netto il cuore dello stregone che con ancora sul viso il suo sorriso beffardo, stramazzò al suolo, privo di vita.

Sam sospirò e provò a tirarsi su, ma non ci riuscì. “No…Dean….no..” sussurrò tra le labbra. Il colpo accusato era stato troppo forte, più forte di quello che pensava e l’incoscienza prese il sopravvento su di lui, lasciandolo tramortito sul pavimento.
 
Quando Castiel, che durante quella caccia era rimasto per lo più in disparte, relegato a fare ricerche al bunker, rintracciò Sam, lo trovò svenuto in uno dei corridoi principali dell’edificio abbandonato. Accanto a lui, il corpo senza vita dello stregone, con ancora nel petto il pugnale che lo aveva ucciso.
“Sam??...Sam???” lo richiamò l’angelo. Sam strinse un po’ gli occhi a quella voce che lo richiamava alla realtà. Poi si costrinse ad aprirli e li puntò sull’amico accorso in suo aiuto.
“Castiel?!...che …cosa…” fece confuso.
“Dov’è?” chiese impensierito Castiel ignorando la confusione del giovane.
“Sam..dov’è lui?” fece ancora.
“Ma chi…”
“Dov’è Dean?!” chiese con preoccupata enfasi.
A quel punto Sam si riprese del tutto e un terrore puro lo invase. Un terrore che gli ricordò tutto quello che era successo e che aveva fatto sotto l’effetto dell’incantesimo di soggiogamento dello stregone.
“Oh mio Dio!!....oh mio Dio!!” disse in panico mentre si alzava  velocemente e si dirigeva correndo verso la stanza in cui, ancora a terra, giaceva il corpo del fratello maggiore.
“Dean!!” quasi gridò andandogli vicino e tirandogli su la testa per farlo respirare meglio. Il maggiore tremava e gemeva sommessamente e non riusciva a reagire ai richiami di Sam. “Cas..io….io credo di averlo…avvelenato…io..”
“Lo so, Sam. So tutto. Siete stati irrintracciabili per ore. Così sono venuto qui e ho scovato uno dei seguaci dello stregone che non si è fatto pregare per dire tutto ed è per questo che sono riuscito a trovarvi in tempo.” spiegò l’angelo.
“In tempo?!”
“Il veleno…il composto è fatto di giusquiamo e belladonna. Letale se non viene somministrato l’antidoto in tempo.”
“E noi…siamo….siamo in tempo?!” chiese temendo la risposta.
“Si, Sam!” fece Cas. “Lo siamo. Sono ritornato al bunker prima di venire qui e ho con me l’antidoto.” rispose con una certa soddisfazione, mentre tirava fuori dal trench una fialetta con un liquido rosa. “Tienilo su, dobbiamo farglielo bere tutto.”
Sam tirò su Dean e gli piegò la testa leggermente all’indietro per costringerlo ad aprire la bocca mentre Castiel gli faceva scivolare in gola il contenuto della fiala. Quando anche l’ultima goccia fu fatta scendere nella bocca di Dean, Castiel tirò un sospiro di sollievo, mentre vedeva lo sguardo ancora terribilmente teso di Sam. Provò a risollevarlo, in qualche maniera, anche se poteva solo immaginare che cosa passasse nella mente del giovane. In che stato di colpa si trovasse adesso.
“Starà bene, Sam. Ora, ha solo bisogno di una bella nottata di riposo. Dai, su! Portiamolo al bunker, anche perché, non mi sembra l’unico ad aver bisogno di riposo!” provò a scherzare. Sam cercò di sorridergli, ma quello che gli venne fuori fu solo una timida contrazione delle labbra.
 
Quando arrivarono al bunker, Sam si mise sulle spalle il corpo ancora incosciente del fratello e lo portò fino alla sua stanza. Lo adagiò sul letto e gli sistemò piano, la testa sul cuscino. Spense la luce a neon appesa al soffitto e accese solo la piccola lampada che era sul comodino. Non voleva che una luce troppo forte disturbasse la “guarigione” del fratello.
Castiel disse a Sam di seguirlo, cercò di convincerlo per fargli mangiare qualcosa o almeno bere un buon caffè, ma Sam rifiutò ogni tentativo di conforto da parte dell’amico angelo.
“Grazie , ma resto qui. Sto bene, non mi serve niente per il momento. Quello che mi serve adesso è essere qui quando si sveglia e assicurarmi che stia bene.” fu l’ultima replica all’ennesimo invito di Castiel.
Qualche ora dopo, in piena notte, l’angelo si affacciò di nuovo alla stanza del maggiore dei Winchester. Dean riposava ancora, il suo colorito era migliore e anche il suo respiro era decisamente normale. Sembrava stesse semplicemente dormendo.
Poi, spostò lo sguardo apprensivo, verso il minore. Sam aveva lo sguardo ancora teso, ma più che stanchezza, la sua, sembrava…colpa. Rimorso. Tormento. L’angelo entrò nella stanza e si appoggiò alla scrivania coprendo appena la fievole luce della lampada. Fu solo quella più accennata penombra a far capire a Sam che l’amico era con lui nella camera. Ma non lo guardò. Continuava a tenere gli occhi fissi su suo fratello. Continuava a vegliarlo.
Fu Castiel a parlare.
“Tranquillo, Sam. La febbre sta scendendo. Sta bene, ora. Sta solo riposando.” lo rassicurò. “E dovresti farlo anche tu.”, provò di nuovo ma come al solito, Sam si rifiutò e questa volta nemmeno gli rispose, ma mosse solo il capo facendo un leggero cenno di “no”. Castiel sapeva che cosa in realtà affliggeva l’amico. Lo intuiva e poteva perfino capirlo,  giustificarlo ma comunque doveva e voleva aiutarlo.
“Sam non è stata colpa tua!!” disse finalmente e finalmente Sam alzò lo sguardo su di lui. Sul suo viso uno strano ghigno ironico prese il posto della preoccupazione e del senso di colpa che fino a quel momento dipingevano dei loro colori il volto del giovane cacciatore. Il ragazzo si allontanò dal fratello, senza però alzarsi dalla poltrona accanto al letto.
“Andiamo, Cass!!, quante altre volte questa frase deve essere una giustificazione ai casini che combino e in cui ….lui…continua rimetterci sempre!!?” disse quasi con rabbia.
“Sam!”
“Non è colpa mia se è finito all’Inferno. Non è colpa mia se mi sono fatto fregare da Ruby, non è colpa mia se ho deciso di bere sangue di demone, non è stata colpa mia.. Lucifero, non è stata colpa mia… l’Apocalisse…” elencava con esasperazione. E ancora quel suo sfogo non era finito. “…Se me ne sono andato in giro senz’anima uccidendo chiunque mi intralciasse la strada e se l’ho mandato a fare da esca in un covo di vampiri. Non è colpa mia se è dovuto diventare un demone pur di salvarmi e vendicare quello che mi avevano fatto o…non è colpa mia se lui adesso è in questo stato!!” continuava a ricordare con rancore sapendo che quelle erano solo alcuni dei sacrifici a cui il fratello maggiore si era sottoposto per il suo bene.
Sconfitto dalla sue stesse parole e da quelle che credeva essere reali consapevolezze, crollò con le spalle contro la poltrona in cui era seduto. Sorrise amaramente e guardò di nuovo Dean. Si passò le mani sulla faccia come se volesse riprendere il controllo del suo corpo e dei suoi pensieri. “Quando è colpa mia, Cas. Quando?!” fece esausto, alla fine.

Castiel capì quello sfogo e capì che qualsiasi cosa avesse detto in quel momento, per Sam, non avrebbe avuto alcun tipo di effetto consolatorio. Fece per andare via, quando Sam parlò di nuovo.
“Sai che gli ho ucciso una figlia!?” disse fissando Dean.
Castiel si girò di scatto verso di lui. Non poteva aver capito bene, anche se lo sguardo perso che leggeva ancora sul volto del giovane , non lasciava spazio ad alcun dubbio.
“Cosa stai dicendo, Sam?...una figlia?...Dean non ha… non ha mai avuto figli!” fece riconquistando la sua posizione, di fronte al minore dei Winchester.
Sam scosse la testa amaramente, forse voleva confessarsi o forse si era già pentito di aver dato voce a quella sua colpa segreta. Guardò per un attimo Castiel e si rese conto che, ora come ora, l’angelo non sarebbe andato da nessuna parte.
“Sam?!” lo richiamò , infatti.
“E’ successo durante il casino con i Leviatani, qualche tempo dopo che Dean uccise la mia amica Amy e…”
“La kitsune ?!..il mostro…” e immediatamente si corresse vedendo il modo in cui Sam si accigliò. “…quella per la quale litigaste e tu te ne andasti per quasi tre settimane ?” fece Castiel , interrompendolo.
“Vedo che te ne ha parlato.”  rispose sorridendogli.
“Sì. Ma questo cosa c’entra con quello che hai appena detto?” continuò l’amico.
“Eravamo tornati a lavorare insieme da poco e ci trovammo invischiati in un caso di amazzoni. Dean, senza saperlo, ne conobbe una in una bar e …insomma…ci passò la notte insieme!”
“Un classico per Dean!” si ritrovò ad affermare Castiel.
“Quello che ancora non sapevamo sulle Amazzoni era che in età fertile potevano portare a termine una gravidanza in meno di due giorni, che le “nuove nate” si ritrovavano adolescenti in poche ore e che per portare a termine il loro rito di iniziazione per entrare a pieno titolo nel clan, dovevano uccidere i loro padri.” cercò di riassumere alla meglio tutta quella storia, guardando un punto vuoto nella stanza come se in quel punto rivedesse quello che era successo in quei pochi giorni.
“Che cosa è successo?!” fece a questo punto, Castiel, decisamente curioso, anche se spaventato da quello stesso racconto.
“Quando scoprii tutto, arrivai appena in tempo al nostro albergo e lì, trovai Dean e la ragazza che si fronteggiavano. Lei aveva un pugnale e Dean le puntava la pistola contro.” ricordò ancora.
“Allora perché tu…”
“Le ho sparato?!” e Castiel annuì semplicemente. “In quel momento mi sembrò la cosa giusta da fare, perché ebbi l’impressione che lui…” fece guardando verso il fratello incosciente: “…non lo avrebbe fatto!”
“Perchè sentirti in colpa allora? Gli hai salvato la vita, no?!” fece allora stupendosi del modo e delle parole con cui Sam aveva introdotto quei ricordi.
“Ne sei convinto ?!” lo sorprese ancora, il giovane.
“Non capisco!” ammise sinceramente l’angelo.
“Eravamo due contro una. Due pistole contro un pugnale. Perché ho dovuto sparare, Cass?!”
“Sam, ma…”
“Perché non costringerla a riflettere su quello che sarebbe potuta essere la sua nuova vita contro quello che le aspettava in quella vecchia? Perché non darle una possibilità? Perché non cercare di aiutarla invece di farla fuori e basta? Perché mi è venuta in mente Amy, mentre premevo il grilletto?” continuava a chiedersi e a chiedere, anche se sapeva che nessuna risposta gli avrebbe dato pace.
“Sam, lei era un mostro!”
“Come lo era Amy?!”
“Sì!”
“Quindi è con questa idea che devo consolarmi?!” fece retoricamente. “Dean uccide i miei mostri , io uccido i suoi. E al diavolo se hanno il nostro stesso sangue?!” disse con una punta di rabbia
“Sam, ascoltami!” fece risoluto Castiel, cercando lo sguardo del cacciatore.
“Cass….”
“Ascoltami!” insistette con tono duro. “Molte volte vi ho sentito dire una cosa che all’inizio del mio viaggio con voi non capivo. Non comprendevo. E che solo le azioni che vi ho visto compiere mi hanno mostrato il suo vero significato.” continuò costringendo Sam ad alzarsi.
“Cosa…”
Far parte di una famiglia non significa avere lo stesso sangue. Devi meritartelo!” gli ricordò e sorrise appena quando vide gli occhi di Sam farsi lucidi a quella sorta di comandamento dei Winchester. Il giovane lo guardò e poi posò lo sguardo sul fratello.

Si passò una mano sul viso e si avviò verso la porta. Castiel credette di aver convinto l’amico ad avere più comprensione per se stesso, ma quello che il giovane gli disse prima di andare via , gli tolse ogni entusiasmo di successo.
“Chiedeva aiuto.”, fece e Castiel si girò verso di lui con lo sguardo di chi chiede di sapere di più. “Mentre era a terra, piegato e torturato dai dolori che gli procurava quel veleno che io gli ho somministrato, Dean, chiedeva aiuto. Mi pregava di aiutarlo.”
“Lui…lui soffriva…lui…” cercando di dare una giustificazione plausibile.
“Ora, dimmi, Castiel. In tutti questi anni, quante volte hai visto mio fratello chiedere aiuto se era ferito o malconcio o in qualsiasi altra situazione assurda?!”
“Io…io…” fece imbarazzato nel non saper rispondere.
“Mai, Cass. Mai!” fu la risposta che diede all’amico angelo che lo guardava spaesato. “Dean Winchester non ha mai chiesto aiuto. Nemmeno a me!”
“Sam, tu non puoi…”
“Ora, sai quello che ho fatto. Quello che gli ho fatto. L’ho spezzato!” fece definitivamente sconfitto da quel suo ennesimo errore. Da quella che era l’ennesima delusione data al suo amato fratello maggiore. “Sangue o non sangue, non credo di meritare questa famiglia.” concluse amaramente e andò via dalla stanza.

Castiel per un attimo si sentì confuso e in colpa per non essere riuscito a trovare le parole giuste da dire in quel momento, poi come preso da illuminazione le trovò: la mano dell’amore fraterno. Che stupido a non averci pensato prima. Quale prova migliore di ciò che erano i due fratelli,  l’uno per l’altro!!?
Stava per raggiungere Sam, quando sentì Dean lamentarsi nel sonno. Mormorava qualcosa. Parole sconnesse, sussurrate a fior di labbra. L’angelo si avvicinò, gli toccò la fronte e notò che aveva ancora un po’ di febbre. Cercò una pezza da bagnare e mettergli sulla fronte come aveva visto fare in tv. Frugò su una piccola mensola e quando trovò uno straccio, andò al lavandino, la impregnò d’acqua, la ripiegò e la poggiò sulla fronte dell’amico. Dean sembrò calmarsi anche se continuava a bisbigliare. Incuriosito, Castiel gli si fece vicino, avvicinando l’orecchio alle labbra del cacciatore. Quello che sentì, non lo stupì affatto.
“Sammy….Sammy….”
L’angelo sapeva cosa fare.

Andò verso la stanza di Sam e non trovandolo si recò alla grande sala del bunker. Sam era in piedi, controllava delle carte e aveva ai piedi un borsone da viaggio e la sua solita sacca. Castiel gli andò incontro.
“Non sapevo che avessi intenzione di seguire già un altro caso?!” chiese. “Aspetta qualche altra ora, vedrai che Dean sarà in grado di accompagnarti, anzi gli farà bene. Altrimenti verrò io con te!”, si offrì sinceramente.
“Castiel, non sto seguendo un caso!” ammise con aria colpevole.
“Lo so, Sam!” e questa risposta sorprese il giovane cacciatore. “Ma non puoi andartene. Non così. Farà più male questo a tuo fratello di quello che è successo in quell’edificio!”
“Non posso continuare così, Cass. Lui non può. Quante altre volte dovrà spezzarsi, prima di capire che sono io quello da lasciare andare in mille pezzi!?” fece mentre tirava su il borsone.

“Fin quando avrò la forza di rimettere insieme i miei e tuoi pezzi!” fu la risposta che però non venne da Castiel.

“Dean….” si sorprese Sam, vedendo il fratello in piedi e più o meno stabile sulle gambe. “Stai bene?!” chiese anche se non ebbe risposta.
Dean si avvicinò ai due e dopo aver guardato il borsone tra le mani del fratello, guardò l’angelo al suo fianco.
“Castiel, ti dispiace darmi cinque minuti con mio fratello ?!”
“Dean…non..” lo fermò Sam.
“Cinque minuti, Sam. Ti chiedo solo cinque minuti!” fu la richiesta accorata e sentita. E Dean sospirò di sollievo quando vide Sam mettere giù la sacca.
“Vado di là. Devo preparare il portare per il Paradiso!” usò come scusa.
“Vedi di non fare casini, Cass!!” scherzò Dean mettendogli una mano sulla spalla quando l’angelo gli passò accanto prima di lasciarli soli. In quel tocco, Castiel, riconobbe tutta la riconoscenza che l’amico cacciatore poteva dimostrargli per avergli salvato di nuovo la vita.
“Dean, io…” iniziò Sam, ma Dean lo fermò.
“Ascoltami, so che cosa ti sta passando per quella testa dura che ti ritrovi, ma voglio essere onesto e sincero con te , come forse non lo sono mai stato in vita mia.” fu il prologo della sua richiesta. “Non voglio costringerti a restare. Non voglio e non lo farò.” e Sam lo guardò sinceramente stranito da quel suo preambolo.
“Davvero tu non…”
“Se…” precisò a quel punto il maggiore. “Se il motivo per cui vuoi andartene è perché sei stanco di questa vita di merda che facciamo. Se sei stanco di vivere in un bunker anti mostri soprannaturali. Se sei stanco di tuo fratello rompicoglioni e delle sue assurde manie alla “facciamo il culo a tutti!”
Sam sorrise , non ne potè fare a meno, ma poi quando vide la serietà che ritornò sul volto del maggiore, tornò serio anche lui.
“Se è questo il motivo per cui vuoi andartene, ok! Così sia. Non sarò io a fermarti, anzi , ti aprirò quella porta e ti augurerò il meglio che tu possa meritare in questa vita.” fece sincero. “Ma se il motivo è quello che penso che sia. Se il motivo per cui vuoi andare via è che ti senti in colpa per quello che è successo in quell’edificio, beh!, col cavolo Sam, che ti farò andare via di qui. Ti legherò ad una sedia , rinchiuso nella tua stanza, fin quando non ti sarai convinto che per nessuna ragione ti ritengo responsabile di quello che è successo con quello stregone.” disse tutto di un fiato per non permettere al fratellino di interromperlo.
“Dean , io ti ho quasi ucciso in quella stanza!” fece avvilito e colpevole.
“Non credo di esserci andato leggero, nemmeno io con te , quando ero un demone. Eppure sono ancora qui. Con te!” ammise semplicemente.
“Non è la stessa cosa. Tu non eri in te!”
“Oooh!! Perché tu eri pienamente consapevole di quello che facevi, vero?!” lo provocò, il maggiore. “Ascolta, se la metti su questo piano, sono io quello a non avere scusanti per come mi sono comportato.”
“ Ma cosa stai dicendo?!”
“Io sapevo di fare del male. Di farne a te o a chiunque mi attraversava solo la strada e ci godevo anche. Tu, in quella stanza, nonostante fossi sotto l’influsso di quell’incantesimo, eri convinto di aiutarmi, di salvarmi. Non volevi uccidermi, non volevi farmi del male. Riesci a capirlo ?!” disse mettendogli le mani sulle spalle per dare forza a quello che gli stava dicendo. “Tu volevi salvarmi, Sammy!” e sorrise appena quando vide Sam rendersi conto pian piano che quello che il maggiore gli aveva detto…forse…forse era vero. Voleva salvarlo, nonostante tutto, ogni sua azione era mossa dal fatto di voler salvare Dean.
“Non ho mai voluto fare altro che….” ma lasciò la frase a metà perchè Dean, senza abbandonare la presa da lui, se lo tirò addosso e lo abbracciò. Lo abbracciò forte perché sapeva che Sam aveva bisogno di sentire che non c’era rabbia o rancore nei suoi confronti. E sorrise soddisfatto quando sentì il giovane ricambiare con la stessa forza quell’abbraccio.
“Andrà bene!!” sussurrò Dean in quell’abbraccio, mentre Sam, commosso, rispondeva con un silenzioso “Mi dispiace!”
“Andiamo, fratellino! Beviamoci una birra. Vedrai andrà tutto bene!” disse il maggiore tirandoselo verso la cucina, dopo aver gettato il borsone su una delle poltrone della grande sala del rifugio.
 
Poco lontani da loro, due angeli avevano assistito, in silenzio, a quella sorta di riappacificazione. Uno di loro li guardava quasi intenerito e sollevato, l’altra, invece, aveva uno sguardo pressoché confuso e poco convinto.
“Ci sono ancora tante difficoltà da affrontare, che dovranno affrontare anche loro. Perché Dean ha detto che andrà tutto bene. Lui…lui ha mentito!” fece  Hanna convinta di ciò che diceva.
“Vedi, a volte gli uomini quando vogliono qualcosa disperatamente, mentono!” cercò di spiegarle Castiel.
“Perché?!” chiese ingenuamente Hanna.
Castiel sorrise, ricordando che alcuni anni prima lui fece la stessa domanda a Dean. Mise una mano sulla spalla della sorella angelica e decise di rispondere nella stessa maniera in cui l’amico rispose a lui.
“Perché è così che si diventa presidenti!”
Hanna lo guardò non del tutto convinta di aver compreso quella risposta così strana e soprattutto lo sguardo di quel suo fratello sempre più stanco. Annuì lo stesso, solo per fargli piacere.
“Devi venire con me, Castiel. Abbiamo scoperto come puoi riavere la tua grazia!” gli disse poco dopo, invitandolo a seguirla.
“Come?!”
“E’ un antico rito enochiano. Anche se non credo ti piacerà.”
Castiel guardò un ultima volta verso quel posto in cui fino a qualche minuto prima c’erano i suoi due migliori amici, sorrise all’immagine di loro di nuovo insieme e si apprestò a seguire Hanna.

 
N.d.A.: Lo so!! Storia un po’ strana però mi andava di scriverla come intermezzo per  le due già scritte!
Lo so! E’ strano anche questo. 
Però, per chi ha letto sia “Ti prego, salvami!” che “Il legame” sa di che cosa parlo e di come questa shot sia legata a queste due storie. Per chi non le ha lette, beh!, se vi va, potete farlo e farmi sapere che cosa ne pensate.
Nel bene o nel male!!
Tanto lo sapete: in SPN “Everything is possible!!”
Ciao!!
C.
   
 
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