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Autore: Ehris    19/10/2014    8 recensioni
Dopo aver miseramente fallito nella conquista del potere assoluto, le Trix, troveranno nuovi potenti e temibili alleati. Amici e nemici, non ci si potrà fidare di nessuno...
Tratto dal capitolo 18:
-Vogliamo il potere; vi chiediamo aiuto a conquistare una delle scuole più prestigiose ed importanti dell’intera Dimensione Magica ed in cambio vi ridaremo la libertà che tanto agognate e che vi è stata strappata molti anni fa- spiegò Icy con molta calma e con fare suadente.
-Impossibile!- urlò lo spettro furente -La nostra libertà è andata persa per sempre! Il nostro destino ci impone queste condizioni per l’eternità. Una vita insulsa, fra le pareti di queste montagne. Una vita che non può essere vissuta ma allo stesso tempo che non ci dà pace. Una vita da non morti!-
Una storia che racconta di come il desiderio di vendetta dia sfogo alla malvagità più oscura; di come a volte occorri tirare fuori coraggio e grinta. Una storia incentrata sulla forza dell'amore e dell'amicizia.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Musa, Riven, Specialisti, Trix, Winx
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve popolo di EFP. Prima che iniziate la lettura di questo capitolo vorrei consigliarvi l’ascolto di una canzone: Falling dei Gotthard. Spero che vi piaccia. Io la trovo meravigliosa J https://www.youtube.com/watch?v=ssrlRzgKqdk
 

Capitolo 14 – Incontro nel limbo

 
 I sogni non svaniscono, finché le persone non li abbandonano
Phantom F. Harlock

 
 
Riven correva. Le sue gambe si muovevano da sole, un passo dopo l’altro, nessun controllo, un gesto estremo per raggiungere la riva, le acque… Musa.
 
Aveva visto il trucco di Icy e l’espressione sconvolta della fata quando si era resa conto di ciò che le sarebbe accaduto di lì a pochi secondi. Non avrebbe mai scordato la paura e la consapevolezza di non poter più far nulla nello sguardo della giovane. Uno sguardo che per lui era diventato assolutamente trasparente e leggibile. Uno sguardo dolce e delicato che aveva catturato ed imprigionato il suo cuore.
 
Riven arrivò al lago e si tuffò immediatamente. Sapeva dell’importanza di ogni secondo e di ogni minuto. Cominciò a nuotare verso il fondo di quelle gelide acque. Non c’era né paura né esitazione nei suoi occhi; anzi, quelle iridi viola mostravano la forza, la determinazione, la decisione e il coraggio. Qualità insediate per natura nell’animo dello specialista, che in quelle ultime ore aveva finalmente compreso per cosa valesse realmente la pena lottare.
 
In poco tempo il ragazzo riuscì a raggiungere Musa. Il suo corpo era freddo, disteso sul fondale e immobile mentre i suoi occhi erano chiusi.
 
Non c’era tempo da perdere così Riven estrasse un’affilatissima lama dall’interno del suo stivale e tagliò la fune che intrappolava la caviglia della fata. Subito lasciò cadere il coltello dalla mano per prendere e stringere a sé la ragazza e poi, con i piedi ben saldi al suolo, si diede una spinta e iniziò la risalita.
 
Guardando verso l’alto vedeva la luce. Il traguardo si avvicinava ma era comunque ancora troppo lontano e il giovane scendendo non si era reso conto della lunghezza che aveva percorso.
 
Riven cominciava a sentire la stanchezza. Braccia e gambe non remavano più così veloci. Anche la mancanza d’aria iniziava a diventare un problema ma sapeva bene che doveva resistere. Lui doveva a tutti i costi riportare la giovane a galla e non poteva né mollare né fallire perché in passato era stata proprio lei a farlo riemergere da una sgradevole e difficile situazione.
 
L’animo dello specialista si riempì di tutte quelle orribili sensazioni che lo avevano torturato dopo essersi reso conto che la sua relazione con Darcy era stata puramente una menzogna. Il sangue nelle sue vene si raggelò al pensiero di ciò che aveva provato: umiliazione, debolezza, vergogna. Riven pensava di aver toccato il fondo ma proprio quando aveva creduto di non potersi più rialzare Musa gli era rimasta accanto. La fata aveva continuato a volergli bene e ad accettarlo malgrado i suoi errori e i suoi difetti. Non si era mai nemmeno permessa di giudicarlo.
 
Lei, spinta dai suoi timidi sentimenti, lo aveva aiutato a riemergere e ora lui doveva far altrettanto con lei perché proteggerla e portarla in salvo era l’unico modo che conosceva per mostrarle gratitudine e… amore.
 
“Non ancora, non è questo il momento di mollare!” Pensò Riven fra sé e sé e con una spinta delle gambe e qualche bracciata, dettata dal desiderio di salvare la vita alla ragazza che teneva stretta al suo corpo, riuscì finalmente a tornare in superficie e ad avvicinarsi alla riva, dove c’era Tecna già pronta a recuperare l’amica.
 
Lo specialista spinse Musa verso la fata della tecnologia, che a sua volta si sporse ulteriormente per cercare di afferrarla. Quando la ragazza riuscì a prenderla e a tirarla fuori dall’acqua, Riven, esausto e a pezzi, si lasciò andare.
 
-Riven no!- gridò Tecna che teneva ora fra le braccia una Musa priva di conoscenza. Tentò di allungare una mano ma non fu sufficiente: il giovane stava già sprofondando.
 
***
 
Non appena Icy vide Musa cadere a picco in acqua si precipitò da Darcy, seguita a ruota da Stormy.
 
Le due streghe si inginocchiarono al fianco della sorella che tuttavia si stava già riprendendo.
 
-Quella maledetta sputerà sangue per ciò che mi ha fatto!- esclamò Darcy con cattiveria. Non riusciva a crederci: la fata aveva vinto quel faccia a faccia. Non se lo sarebbe mai perdonata ma soprattutto non glielo avrebbe mai perdonato.
 
Icy e Stormy aiutarono la sorella a rimettersi in piedi e ne verificarono in modo accurato le condizioni. Fortunatamente constatarono che l’unica cosa ferita era il suo orgoglio.
 
-Rincominciamo- disse ancora Darcy, riprendendo il volo e le sorelle la seguirono. Non appena erano nuovamente attorno al talismano ripresero a recitare la formula del libro.
 
Tutto ripartì da dove si era interrotto e il mostro a tre teste che stava nascendo da quell’incantesimo spaventoso non solo cominciò ad ingrandirsi a dismisura ma anche a prendere vita.
 
***
 
Aisha, Stella, Brandon e Sky continuavano a lottare contro le formiche giganti. Erano ancora molte ma per loro la situazione era gestibile così Flora, Timmy ed Helia si affrettarono a raggiungere le rive del lago.
 
Helia, grazie al suo guanto speciale, riuscì appena in tempo ad afferrare il corpo di Riven. Lo riportò in superficie e poi con l’aiuto di Timmy lo estrasse dall’acqua. Non respirava perciò lo specialista iniziò il massaggio cardiaco.
 
Flora, invece, era inginocchiata accanto a Tecna e insieme osservavano le condizioni dell’amica: era pallida, il suo corpo era freddo e le sue labbra avevano assunto una tinta bluastra. Nemmeno lei respirava e le due fate non poterono che iniziare a temere il peggio.
 
-Musa, apri gli occhi!- diceva Flora preoccupata picchiettando la mano sulla guancia della ragazza per tentare di farla rinvenire mentre Tecna cercava di scaldarla in qualche modo.
 
-…13, 14, 15,… 1,2,3…- Helia continuava a premere sul petto di Riven ma la situazione non pareva per nulla migliorare.
 
Tecna cercò con gli occhi lo sguardo di Timmy. Non era una sciocca, sapeva molto bene ciò che stava accadendo ma non voleva crederci. Per la prima volta nella sua vita il suo cuore stava rifiutando la sua parte razionale, quella parte che le diceva che tutto era finito e stavolta per davvero.
 
Lo specialista la guardò un breve istante, poi chiuse gli occhi, abbassò la testa e scosse il capo, in modo quasi impercettibile.
 
Gli occhi di Tecna si riempirono di lacrime; lacrime amare che presero silenziosamente a solcarle il viso.
 
Quando Flora distolse lo sguardo dal corpo di Musa si accorse che l’amica stava piangendo. Si voltò verso Helia che intanto aveva cessato di fare il massaggio cardiaco: era chino su Riven e si nascondeva il volto con il braccio. Gli occhi di Flora si spostarono allora su Timmy che se ne stava in religioso silenzio accompagnato unicamente dal suo dolore.
 
La fata della natura tornò quindi guardare Musa; le accarezzò delicatamente il volto e dopo pochi secondi si aprì in un rumoroso pianto che avrebbe spezzato il cuore di chiunque. Singhiozzava ed emetteva lamenti disperati.
 
Tecna sentiva crescere la rabbia nel suo cuore per un destino tanto ingiusto. Ancora non si arrendeva; non voleva arrendersi. Non poteva e non voleva credere che tutto fosse ormai finito.
 
-Musa! Musa!- iniziò a gridare la fata della tecnologia, presa dall’incredulità di quella situazione tanto assurda, dando poi un colpo secco in pieno petto all’amica priva di vita.
 
***
 
Quando Musa aprì gli occhi era in piedi sulle rive del lago di Selvaoscura e il suo sguardo era rivolto verso la foresta dove fino a qualche istante prima regnava il caos. Ora, invece, tutto era tranquillo e attorno a lei non c’era nessuno: infatti Winx, specialisti, formiche giganti e Trix erano spariti. La fata era rimasta completamente sola.
 
Lentamente si voltò e ciò che vide le tolse letteralmente il respiro. Stava assistendo ad uno dei tanti spettacoli della natura: il sole stava sorgendo e si rifletteva sulla superficie dell’acqua facendola brillare come tanti diamanti uno vicino all’altro. Quella palla infuocata emetteva una luce calda, una luce rassicurante che le trasmetteva un senso di pace e di benessere.
 
Da quella prospettiva il lago che l’aveva fatta prigioniera e trascinata egoisticamente a fondo non le pareva più così terribile.
 
Musa cominciò a chiedersi cosa stava accadendo. Era forse morta? Non lo sapeva; non ne aveva la certezza ma le sembrava una risposta plausibile dopo quello che aveva passato.
 
-Musa- una voce alle sue spalle la chiamò. Era una voce che lei conosceva bene. La stessa voce che la notte prima l’aveva portata in salvo.
 
-Riven- senza esitare la fata si voltò nuovamente in direzione della foresta. Lo specialista era lì, a qualche passo da lei, che la guardava con sguardo triste. Con lo sguardo di uno che sentiva di aver fallito.
 
-Mi dispiace Musa!- esclamò il ragazzo con voce tremante.
 
-Cosa ci fai tu qui?- Musa stava ragionando sulla possibilità di essere morta ma perché mai lui era lì con lei allora?
 
-Ho cercato di fare tutto il possibile. Ti ho riportata in superficie e ho visto Tecna tirarti fuori dall’acqua. Credevo davvero di averti salvata- Il volto del ragazzo era distrutto e Musa sentendo quelle parole sentì gli occhi inumidirsi dalle lacrime. Lei era morta, ora ne aveva la certezza assoluta, ma ciò che la faceva stare peggio era che anche Riven era morto! Lui aveva sacrificato la sua vita per salvare quella di lei! Musa non sopportava l’idea di vederlo così abbattuto. Lui non doveva sentirsi così… dopo tanto coraggio, dopo quel gesto estremo lui non ne aveva il diritto.
 
-Musa, apri gli occhi!- La fata cominciò a guardarsi attorno spasmodicamente per cercare di capire da dove provenisse la voce preoccupata di Flora.
 
Anche Riven sentì quel richiamo e i suoi occhi ricominciarono a brillare, accesi di nuovo di speranza.
 
-Devi andare Musa- esclamò lo specialista avvicinandosi alla ragazza.
 
-Cosa?- domandò incredula lei, tornando a guardare il giovane che le stava davanti in tutto il suo splendore.
 
-Devi andare- ripeté semplicemente Riven, stavolta sorridendo dolcemente.
 
-Va bene, ma tu vieni con me!- gli disse lei, sentendo pian piano svanire quella sensazione di pace che aveva provato guardando il sorgere del sole.
 
-Io non posso però tu non ti devi preoccupare per me!- continuò Riven avvicinandosi ancora di un passo alla fata. La guardava negli occhi e la vedeva persa: lei non riusciva a comprendere tutta quella situazione, tuttavia  lui riteneva che non fosse importante perché c’era già lui che capiva per entrambi.
 
-Come sarebbe che tu non puoi?- esclamò Musa con un tono di voce spezzato dall’ansia e dal tormento. Si sentiva sull’orlo di un collasso. Il suo cuore stava perdendo un battito dopo l’altro.
 
-Musa- disse lui in modo comprensivo. Un fare che non gli si addiceva.
 
-No, basta! Smettila di pronunciare il mio nome in quella maniera! Perché Riven? Perché lo hai fatto? Perché diavolo mi sei venuto dietro? Perché hai voluto salvare la mia vita mettendo così a rischio la tua?- sbottò Musa che pian piano stava iniziando a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle.
 
-Perché mi sembrava che questa fosse la cosa giusta da fare- rispose lui con una semplicità disarmante.
 
-No invece! Tu dovevi lasciarmi lì Riven!- gridò ancora la fata.
 
-Musa adesso calmati, va tutto bene!- Lo specialista non voleva vederla soffrire. Aveva sofferto abbastanza ma ora era finita. Ora sapeva che lei era salva.
 
-No che non va bene! Possibile che non riesci a capire?- disse lei sempre con tono arrabbiato dando un forte spintone al giovane, che, sorpreso dal gesto, barcollò all’indietro.
 
-No Musa, sei tu che non capisci!- replicò allora Riven che iniziava a spazientirsi.
 
-E che cosa dovrei capire scusa?- domandò lei incrociando le braccia al petto.
 
-Che per la prima volta nella mia vita sento di aver fatto la scelta giusta! Sono sempre stato un disastro in tutte le questioni che comprendono i sentimenti. Tu mi sei stata vicina in ogni momento, mi hai voluto bene e mi hai saputo apprezzare per ciò che sono e io cosa ho fatto? Ti ho trattata male, ferita, delusa. Credi che non me ne sia mai accorto? Credi che non abbia mai notato quanto in realtà soffrivi a causa mia, a causa del mio orgoglio, delle mie insicurezze e del mio essere scostante?- Musa osservava il volto del ragazzo. I suoi lineamenti erano duri ma allo stesso tempo delicati e le sue parole erano come un fulmine a ciel sereno.
 
-Riven- sussurrò la fata, che era rimasta senza parole. Era vero: molte volte si era sentita ferita dagli atteggiamenti dello specialista. Molte volte aveva sofferto a causa delle sue azioni ma mai si sarebbe aspettata una dichiarazione del genere da parte sua.
 
-Per la prima volta Musa sento di aver compiuto un’azione degna di merito. Un’azione di cui andar fieri. Questo pianeta senza di te sarebbe un posto diverso: un posto più buio, più triste, più solo. Dammi retta: vai!- la fata si avvicinò allo specialista per poterlo guardare negli occhi. Per potersi perdere ancora fra quelle iridi viola che tanto l’avevano fatta sognare e al contempo piangere.
 
-Musa! Musa!- la giovane sentì nuovamente una voce chiamarla, questa volta era quella di Tecna e sembrava arrabbiata. Successivamente provò un forte dolore al petto, come se qualcuno le avesse dato un pugno. Istintivamente si portò una mano dove sentiva il male, nella speranza di riuscire a placarlo.
 
Riven la osservò ancora un istante, cosciente che il tempo a loro disposizione era quasi terminato, e poi annullò la breve distanza che ancora lo separava dalla fata. Le posò delicatamente le mani sulle spalle e se la portò più vicina. Voleva stringerla a sé per un’ultima volta.
 
-Ti… Ti amo- le sussurrò poi, con una dolcezza che lui stesso si stupì di possedere.
 
A quelle parole il cuore di Musa si sciolse completamente e il suo animo si riversò in un pianto disperato. Non riuscì a dire nulla anche se le cose che avrebbe voluto esternare erano davvero molte in quel momento. Non le sarebbe bastata una vita intera per aprire il suo cuore e in quell’istante sentiva di non avere nemmeno un battito d’ali.
 
Riven posò le sue morbide labbra sulla fronte di Musa. Quel contatto le fece venire i brividi e una serie di farfalle iniziarono a svolazzare nel suo stomaco. Si ritrovò a pensare a quanto avrebbe voluto che il tempo si fermasse lì, per sempre.
 
-Perdonami- sussurrò ancora lui, spingendo poi la fata indietro e con forza. La ragazza cadde nuovamente in acqua e ancora una volta provò la terribile sensazione di essere privati dell’aria. Le acque di quel lago la stavano di nuovo risucchiando.
 
La fata gridò ma dalla sua bocca non uscì alcun suono allora chiuse gli occhi. Li chiuse un solo attimo, il tempo necessario per cercare la forza di lottare ancora, e quando lì riaprì gridò con tutta la forza di cui era capace
 
-Riven!-
 
***
 
-Riven!- Musa aprì gli occhi e si ritrovò seduta sulle stesse rive dove poco prima c’erano soltanto lei e lo specialsita. Il suo respiro era affannato, come dopo una lunga corsa; come dopo essere stati privati dell’aria per lungo tempo. Tecna e Flora erano al suo fianco e avevano un’aria palesemente sconvolta e gli occhi pieni di lacrime.
 
 


 
Note dell’autrice: Salve popolo di EFP! È domenica, è tempo di aggiornamenti! Che ve ne pare? So che probabilmente molti di voi vorranno la mia testa dato che il capitolo scorso vi ho lasciato col dubbio sulla sorte di Musa mentre stavolta è in gioco la vita di Riven. Aihmè, abbiate pazienza… cercate di capirmi! Ahahah
Spero comunque che abbiate apprezzato e che siate rimasti col fiato sospeso fino all’ultimo punto. Spero di essere riuscita a farvi versare lacrime di coccodrillo. Spero di avervi lasciato con l’atroce desiderio di sapere come andrà avanti ora!
“Comunque sia credo che per Musa sia tutto finito e l'unica cosa che potrà fare Riven sarà recuperare il suo corpo e piangere la sua amata e giurare vendetta contro le Trix!” (cit. ShessomaruJunior). Ecco caro, spero di non aver deluso le tue aspettative! Eheheheh… ma cerca di capirmi: come avrei mai potuto far morire così la mia fata preferita?
Ringraziamenti: bhè naturalmente a tutti coloro che leggono e che hanno messo la storia fra le seguite, le preferite o le ricordate. Un ringraziamento speciale però va a Tressa, a Daphne09, a MartiAntares e ad Arii_oreste7 .
Ora vi saluto!
Un bacione, Ehris
 
  
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