C&N Cafè
“Un nome, un programma”
_Sbagliato!_
_Cosa?_
_Ti elenco
tutti i sinonimi di sbaglio: errore, abbaglio, cantonata, fallo, equivoco,
svista, inesattezza, svarione, granchio, sproposito, quiproquò, passo falso,
mancanza, peccato..._
_Ho capito!_
_E di
sbagliato: errato, erroneo, imperfetto, inesatto..._
_Basta! Metti
giù quel vocabolario e chiudi quelle fauci per una buona volta!_
Si alzò in
piedi sulla sedia scricchiolante con in mano un grosso
tomo dorato e verdastro in atto nel darlo sulla testa del suo compagno di
banco.
I jeans scuri
a vita bassa gli avvolgevano le gambe ferme mentre scendevano dalla loro
posizione di rivalsa. Si risedette con compostezza tirando su le maniche della
maglietta grigia a maniche lunghe fino ai gomiti
mostrando i muscoli atletici mentre gli occhi, grigi anch'essi, dardeggiavano
verso l'amico che sorrise comprensivo.
_Che vuoi, Ed? Io non ci posso fare niente. Lei è... Ha un modo di fare, di trattare con gli altri, di trattare
con me. Possiede quell’insolenza, la forza e la rabbia. Quella rabbia che pochi
coraggiosi utilizzano quando si rivolgono a chi porta il mio cognome. O il tuo.
So che non dovrebbe essere così ma..._ Una mano dietro
al collo e lo sguardo plumbeo perso verso la finestra. Per pochi secondi
quell'espressione cambiò, le iridi di un intenso verde smeraldo per poi
riprendere il loro chiaro colore naturale. Lo strepitio dell'aula cessò di
esistere improvvisamente quando una "ragazza" sulla cinquantina fece
la sua entrata teatrale in scena apparendo leggera come una
piuma accanto al vetro sporco bussando delicatamente ad una ragazza per
farsi aprire. Quella ritrasse la mano per un attimo per poi mormorare un _Mi
scusi_ silenzioso e poggiare la mano sulla maniglia d'ottone dorato.
_L'unica
donna a cui devi pensare al momento, Lucas, è la
professoressa Ennin di lettere che, se non erro, ti dovrebbe interrogare su
Dante, caro mio..._ sussurrò l'altro in risposta indirizzando il viso verso
l'esile e rugosa donnina che, a passetti ritmici e veloci, scattava diretta
alla cattedra di mogano del tutto intenzionata a sedercisi sopra.
_Non la capisco proprio questa storia! Solo perché quell'Alighieri
si è fatto un viaggetto nell'aldilà! Mica bisognava celebrarlo in questo
modo... Io vado ogni santa notte a lavorare al Caligola & Nerone Cafè
all'entrata del Purgatorio e so benissimo che, se scrivessi un libro, nessuno
si prenderebbe la briga di farlo entrare tra i grandi della letteratura né nel
nostro mondo, né tra gli umani!_
Scosse la
testa ramata, i capelli rossi e spazzola ritti come
aghi, ribelli, come lui d'altronde.
_Lucas
Calsifer, un nome, un programma..._ sospirò frustrata
una giovane appoggiata al muro, com'era solita fare. Nonostante l'insegnante
arrivasse sempre affacciata alla finestra riusciva a
coglierla di sorpresa ogni volta che aveva un attimo di distrazione. Doveva
essere diventato un sano divertimento di routine di quell'essere demoniaco!
Almeno, sorrise decisa, gli angeli avevano l'educazione, la grazia, l'eleganza
e soprattutto, non entravano in classe con l'unico
intento di far spaventare i propri alunni di altre categorie!
_Signorina
Asworth, la prego! Per la prossima lezione potrebbe non saltare quando mi
presento? Non penso di aver una faccia così brutta, non crede anche lei?_
L'aveva presa
di mira dal primo giorno.
_Cassandra
Asworth_ aveva letto lentamente con la sua vocetta per niente stridula ma, di
quella qualità sonora tipica dei demoni femminili e maschili, talmente dolce e
seducente da restarne abbagliati e nello stesso tempo troppo... modificabile,
con note di cattiveria percepibili di poco alle orecchie allenate. Poi era
passata, saltando a priori le domande che si è soliti fare, al nome successivo
dell'elenco, il giovane Calsifer per l'appunto, fermandosi a chiedere della
famiglia, delle attitudini e assaporando le parole che scorrevano come fossero
rugiada, rispondendo con lo stesso tono che si usa tranquillamente con i propri
figli, un misto di orgoglio e felicità da pregustare.
Chiuse gli
occhi rossi, del colore del fuoco più scuro, per un secondo, stanca, troppo.
_Ma bene,
Signorina Asworth. Questa nostra futuro cherubino si addormenta a lezione non
ancora iniziata!_ la riprese ancora una volta la creatura che le faceva da
insegnante. Evitò di risponderle nonostante le parole per la donna le
bruciassero sulla lingua in procinto di colpire, velenose e letali come fosse
stata un demone fatto e finito. Si trattenne dal mostrarlo, o meglio, fu trattenuta da una ragazza al suo fianco dai lineamenti
delicati. _Lasciami stare, Isabella_ replicò a denti stretti in un finto
sorriso _Quella... deve capire di che pasta sono fatta!_
La vicina
sussultò sorpresa.
_Tesoro... Ti ricordo che studi per diventare angelo. Gli angeli non si
comportano in questo modo! E poi, sono io quella vendicativa!_ la riprese
esultante Is in un modo che ricordava molto la
"risata" satanica di molti film.
_Ah si?
Perché le sacerdotesse possono essere vendicative?_ domandò retorica Cassie.
_Le
sacerdotesse possono, comandano e vogliono. Non per
niente stiamo a guardia tra l'Inferno e il Paradiso e
aiutiamo i relegati nel Limbo!_ combatté fiera la sua posizione _Ancora mi
chiedo il motivo della tua scelta! Avresti potuto
essere qualsiasi cosa tu avessi voluto! E cosa hai scelto? Essere un angelo! Ma andiamo! Tu non sei fatta pe..._ venne bloccata da un dito sulle labbra leggero e dolce
in forte contrasto con la voce che le giunse in testa.
_So Io cosa
posso e non posso fare. Non provare mai a dirmi ciò
per cui sono adatta! Non te lo permetto, nonostante tu sia la mia migliore
amica, cara sacerdotessa_ frasi gelide e rancorose dette in un sussurro lento e
calibrato. Era destinata ad essere un diavolo... o una
sacerdotessa infernale. Non un angelo di certo.
Esisteva una
gerarchia ben precisa in quel luogo in definito che nasceva in base ai legami
che le creature avevano con gli altri esseri. Una sola era la regola. Mai
legarsi fra demoni e angeli. Il popolo dell'aldilà trovava quattro diverse
specie: i Celesti (Lighter), angeli o santi che fossero, i Sacerdoti (Raider,
chiamati anche Justice), protettori o guerrieri che
dividevano il Cielo, il Limbo, l'Inferno e
_Mi dica,
Signor Calsifer, di Dante..._ iniziò tranquillamente
la voce leggera, pungente.
_Dante? Quale
dei tanti Dante?_ domandò di rimando.
_Perché
quanti ne conosce lei?_
_C'è quel
fiorentino umano che si è fatto una vacanza studio qua
in giro... Mi pare si chiamasse Alighieri. Poi c'è quel mio zio tanto
simpatico, dai che lo conosce! Quel demone paffutello con la barbetta grigia e
il sorriso smagliante da venditore ambulante... Ha
presente? Certo, Dante Calsifer. Per finire ci sono il ragazzo del 8° anno, quello che sta per prendere la specializzazione
in Emissario e il cuoco del Caligola&Nerone Cafè dove lavoro io. Deve
assolutamente venire uno di questi giorni prof. Ennin!
Quel diavolo fa dei piatti sopraffini! Vero Edward?_
Un giovane
biondo si mosse nell'ultima fila accennando un lieve movimento con il capo
comunicando solo attraverso gli occhi ambrati.
Con il corpo
abbandonato stancamente sulla sedia Edward Vaiper sorrise
attento. "Quel pazzo non mi ascolterà mai! Io gli avevo ripetuto mille
volte di, perlomeno, leggere l'introduzione. Beh, vediamo se questi anni di
Accademia sono serviti a qualcosa"
Fissava il
libro con totale insistenza distratto dalle voci sconnesse che gli arrivavano
dalla lunga lavagna bianca. Due paia di iridi lo
scrutavano interessate.
Lesse
mentalmente il capitolo sulla Divina Commedia, il romanzetto d'amore o
polpettone rosa (soprannome gentilmente affibbiato all'opera dall'interrogato
quanto aveva appreso che trattava in parte della sentimentale storia fra un...
umano e un angelo). _Beatrice_ aveva sbuffato il rosso petulante _tanto valeva
che perisse anche lui. Così sarebbero stati tutti felici e contenti. Lui
angelo, lei angelo. Romeo e Giulietta non se ne stanno
insieme a quei due, Paolo e Francesca, all'inferno?
Due suicidi e due amanti. Tutti allegri e morti! Insieme per l'eternità! Che sdolcinatezza.
Vado in bagno, sto per avere un attacco diabetico!_ e dopo aver così
apertamente dichiarato fece per rigettare e chiese di
uscire _Sai com'è nell'eventualità..._.
Socchiuse le
palpebre per concentrarsi meglio sul brano.
_Diceva,
Signor Calsifer, del suo amico chef..._ rise con
tonalità argentina la donnina. Deliziata, ammiccò verso la vetrata.
_Ok, quella
lì, o ci fa o ci è!_ sbuffò Cassie irritata.
_Mah, secondo
me ci è!_ rispose pensierosa l'amica, lo sguardo blu -
rosso puntato alle sue spalle. Soffriva di eterocromia dalla nascita. Un iride scarlatta, un iride oltremare. Magnetica. Quanto
aveva invidiato quegli occhi
Il giovane
interrogato si era miracolosamente ripreso facendo passare la sua
"velata" ignoranza per uno scherzo passeggero, esponendo esattamente
con precisione studiata gli argomenti e riflettendo accuratamente sulle
risposte ai quesiti, riuscendo nell'intento di portare spesso la conversazione
su le parti più conosciute. Sicuro di sé, scompigliò lentamente i bronzei
capelli corti.
_Non è
possibile! Quella... quella decrepita megera, matusalemme travestita della Ennin non può non capire che_ si interrompé
cercando di impedire al fiume di insulti di continuare. Non era molto, ehm...
"angelico". Mise al loro posto i guanti di pelle beige, molto simili
a quelli di un motociclista, che le coprivano le braccia fino al gomito.
Nessuno l'aveva mai vista senza. Ne possedeva due
tipi: neri e chiari. Le ipotesi più
inverosimili venivano create su quella stranezza.
Perché non li toglieva mai? Che cosa aveva da nascondere? Scosse la chioma
chiarissima, talmente tanto da risultare bianca agli
occhi, nella disperata ricerca della sua interlocutrice, nonché compagna di
banco.
_che sto parlando da sola..._
Scorse nelle
file di banchi più addietro una ragazza sorriderle portando una ciocca dei
capelli d'ebano dietro l'orecchio nonostante non ce ne fosse alcun bisogno. La
figura esile agitò il braccio sottile verso la sua direzione. Il suo dono,
l'invisibilità. Inosservata, era passata tra gli studenti fino a portarsi
accanto alla parete, infondo all'aula.
Stanca, si
abbandonò sulla panca riprendendo lentamente il suo colore naturale.
_Ahhhhhh!_
Una piccola
mano era corsa a bloccare l'urlo del ragazzo, posandosi velocemente sulla sua
bocca spalancata.
_Beh, che c'è
Vaiper?_ domandò Isabella muovendosi verso di lui,
fissandolo negli occhi d'oro _E io che ho fatto di tutto per non spaventarti!
Mi deludi. Io appaio e tu che fai? Un Fallen come te, non ci posso credere! Gridi
come una cherubina in fase adolescenziale! Per l’amor del cielo, un po’ di
contegno. Ti facevo più coraggioso_ roteò le pupille con fare teatrale mentre
premeva sempre più sulle labbra di lui. Sorrise al suo
borbottio soffocato contro il suo braccio, un sorriso che si andava ampliando
mentre la sua mente realizzava che stava implorando di
essere liberato. Lasciò la presa quando Edward le strinse il polso.
_E io ti
facevo più leggera!_ imprecò lui affannato, cercando di riprendere fiato. Nella
foga lo aveva spinto all'indietro.
Si risedette
composto per concentrarsi di nuovo sul testo e sull'interrogazione che si
svolgeva con non pochi intoppi. Senza i suoi suggerimenti mentali il
"povero" Calsifer avrebbe continuato a parlare delle specialità del locale dove lavorava invece che del poeta fiorentino.
Spostò dopo
pochi secondi lo sguardo sulla moretta che scriveva sul piano di legno,
annoiata. I capelli scuri le lambivano le spalle come l'acqua di un lago sulle
sponde, lisci e lucidi dai riflessi più scuri. I collo
era in parte coperto dalla maglia a maniche scure e da una mantella crema
chiusa da un bottone scuro davanti al seno. I pantaloni stretti chiari le
fasciavano le gambe fino alla caviglia dove portava
dei corti stivaletti neri. Stringeva la penna blu tra le dita lasciandosi
guidare dalla punta e non da se stessa. Rialzò il viso di scatto, animata da un
improvviso guizzo di luce in volto.
_Hai finito?_
domandò seccata, posandole iridi colorate sulla lavagna bianca.
_Di fare
cosa?_ chiese di rimando, con aria smarrita lui, la voce modulata d'effetto con
una leggera nota scherzosa. Come si dice? Tale padre, tale figlio. Ogni demone
che si rispetti sa maneggiare l'abilità comune, è risaputo. Specialità della
categoria è modificare il tono, il volume e le sfumature del discorso. Ogni
demone che si rispetti ma, non tutti ne sono capaci. Spesso un tremolio nelle
parole rende inutile la capacità. Non c'era da stupirsi però che Ed avesse un attitudine particolare. Portato, particolarmente dotato e
di talento. Sangue Vaiper, sangue che non mente...
Sempre e solo per modo di dire. I Vaiper, come i loro soci (e parenti) i
Calsifer, potevano annoverarsi tra le poche famiglie in grado di padroneggiare
l'abilità dei diavoli. Mentire era il loro unico scopo. Bugiardi e fieri, come
capire quando si dice o no la verità?
_Non fare
l'innocente con me Ed, non ti riesce troppo bene_ decise Is.
_Che peccato!
E io che volevo diventare un angelo! Come farò, o mia
Isabella Asteri? La mia carriera è rovinata!_ si lagnò, una mano sulla fronte e
il corpo rivolto al cielo.
_No, non
piangere, te ne prego_ gli resse il gioco, anche lei
recitando, calandosi nella parte _So che da tempo aspiravi a diventare santo
ma, ripeto che faccio e dico tutto questo solo per il tuo bene, non puoi
puntare così in alto. La tua natura non te lo permette, né ti dà modo di cambiare_ sospirò di rassegnazione, tenendo con enfasi il
suo ruolo di consigliera.
_Me tapino! Perché
sono nato diavolo? Perché?_ se la rideva sotto i baffi. Passi pesanti
provenienti dallo stretto corridoio fra le file li risvegliarono da quella improvvisata. Il volto funereo e arrossato, avanzava
arrancando verso il posto assegnato. Lucas sbuffò bruciante di rabbia.
_Cosa-stavi-facendo?_ imprecò sottovoce calcando fermamente le singole
sillabe con forza contro il biondo. Questi si girò con
naturalezza verso la seggiola di fronte alla sua, indicandola con ovvietà.
_Parlavo con..._
Era
scomparsa.
Quando c'era
aria di guai l'agile signorina Asteri non metteva
molto a dissolversi.
_Allora? Ora
parli da solo? Lo sai quanto mi ha messo la prof? Lo sai? O stavi parlando con
il tuo amico invisibile del tempo di oggi?_ lo schernì il rosso nervoso.
Oltre al
danno, la beffa!
L'ultimo
pensiero che riuscì a formulare, prima della sfuriata del compagno per il 5 - -
( un 4 e mezzo scarso) ricevuto, fu rivolto a due
ragazze che, di spalle alla finestra, si godevano la scena trattenendosi la
pancia per non morire dalle risate.
Benvenuti o miei prodi
al primo capitolo del C&N Cafè! Allora che ne pensate? Spero vi piaccia (Tranquilla! Non la leggerà nessuno!)
Vi presento la mia “dolcissima”, si fa per dire, consigliera: Becca, la mia
cuginetta sempre presente a rompermi le scatole in ogni fan fic!
E che dire? Recensite recensite recensite!
Così almeno posso sapere se devo trasferirmi in un altro stato… (inizia a fare
le valigie che è meglio!)
Baci Piccola Ferr/ Cassie