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Autore: Calice    15/10/2008    2 recensioni
Ben arrivati Signore e Signori al C&N Cafè, bar di sosta per angeli e demoni in licenza!
Volete entrare a riposarvi un pò? E, perchè no, volete prendere esempio da quel furbo dell'Alighieri che ne ha approfittato per prendere parte ad uno speciale tour "Inferno-Purgatorio-Paradiso" tutto compreso? Ancora non vi basta? Che ne dite però di passare prima per l'Accademia Ultraterrena? Se visitiamo anche le discoteche della De Ava la città del purgatorio? Che ne dite? E chissà potreste perfino innamorarvi nel viaggio!
Ma state attenti... anche l'oltretomba ha le sue regole.
Introduzione modificata. è vietato usare il tag p nelle introduzioni. Nausicaa212, assistente amministratrice.
Genere: Romantico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C&N Cafè

C&N Cafè

“Un nome, un programma”

 

_Sbagliato!_

_Cosa?_

_Ti elenco tutti i sinonimi di sbaglio: errore, abbaglio, cantonata, fallo, equivoco, svista, inesattezza, svarione, granchio, sproposito, quiproquò, passo falso, mancanza, peccato..._

_Ho capito!_

_E di sbagliato: errato, erroneo, imperfetto, inesatto..._

_Basta! Metti giù quel vocabolario e chiudi quelle fauci per una buona volta!_

Si alzò in piedi sulla sedia scricchiolante con in mano un grosso tomo dorato e verdastro in atto nel darlo sulla testa del suo compagno di banco.

I jeans scuri a vita bassa gli avvolgevano le gambe ferme mentre scendevano dalla loro posizione di rivalsa. Si risedette con compostezza tirando su le maniche della maglietta grigia a maniche lunghe fino ai gomiti mostrando i muscoli atletici mentre gli occhi, grigi anch'essi, dardeggiavano verso l'amico che sorrise comprensivo.

_Che vuoi, Ed? Io non ci posso fare niente. Lei è... Ha un modo di fare, di trattare con gli altri, di trattare con me. Possiede quell’insolenza, la forza e la rabbia. Quella rabbia che pochi coraggiosi utilizzano quando si rivolgono a chi porta il mio cognome. O il tuo. So che non dovrebbe essere così ma..._ Una mano dietro al collo e lo sguardo plumbeo perso verso la finestra. Per pochi secondi quell'espressione cambiò, le iridi di un intenso verde smeraldo per poi riprendere il loro chiaro colore naturale. Lo strepitio dell'aula cessò di esistere improvvisamente quando una "ragazza" sulla cinquantina fece la sua entrata teatrale in scena apparendo leggera come una piuma accanto al vetro sporco bussando delicatamente ad una ragazza per farsi aprire. Quella ritrasse la mano per un attimo per poi mormorare un _Mi scusi_ silenzioso e poggiare la mano sulla maniglia d'ottone dorato.

_L'unica donna a cui devi pensare al momento, Lucas, è la professoressa Ennin di lettere che, se non erro, ti dovrebbe interrogare su Dante, caro mio..._ sussurrò l'altro in risposta indirizzando il viso verso l'esile e rugosa donnina che, a passetti ritmici e veloci, scattava diretta alla cattedra di mogano del tutto intenzionata a sedercisi sopra.

_Non la capisco proprio questa storia! Solo perché quell'Alighieri si è fatto un viaggetto nell'aldilà! Mica bisognava celebrarlo in questo modo... Io vado ogni santa notte a lavorare al Caligola & Nerone Cafè all'entrata del Purgatorio e so benissimo che, se scrivessi un libro, nessuno si prenderebbe la briga di farlo entrare tra i grandi della letteratura né nel nostro mondo, né tra gli umani!_

Scosse la testa ramata, i capelli rossi e spazzola ritti come aghi, ribelli, come lui d'altronde.

 

_Lucas Calsifer, un nome, un programma..._ sospirò frustrata una giovane appoggiata al muro, com'era solita fare. Nonostante l'insegnante arrivasse sempre affacciata alla finestra riusciva a coglierla di sorpresa ogni volta che aveva un attimo di distrazione. Doveva essere diventato un sano divertimento di routine di quell'essere demoniaco! Almeno, sorrise decisa, gli angeli avevano l'educazione, la grazia, l'eleganza e soprattutto, non entravano in classe con l'unico intento di far spaventare i propri alunni di altre categorie!

_Signorina Asworth, la prego! Per la prossima lezione potrebbe non saltare quando mi presento? Non penso di aver una faccia così brutta, non crede anche lei?_

L'aveva presa di mira dal primo giorno.

_Cassandra Asworth_ aveva letto lentamente con la sua vocetta per niente stridula ma, di quella qualità sonora tipica dei demoni femminili e maschili, talmente dolce e seducente da restarne abbagliati e nello stesso tempo troppo... modificabile, con note di cattiveria percepibili di poco alle orecchie allenate. Poi era passata, saltando a priori le domande che si è soliti fare, al nome successivo dell'elenco, il giovane Calsifer per l'appunto, fermandosi a chiedere della famiglia, delle attitudini e assaporando le parole che scorrevano come fossero rugiada, rispondendo con lo stesso tono che si usa tranquillamente con i propri figli, un misto di orgoglio e felicità da pregustare.

Chiuse gli occhi rossi, del colore del fuoco più scuro, per un secondo, stanca, troppo.

_Ma bene, Signorina Asworth. Questa nostra futuro cherubino si addormenta a lezione non ancora iniziata!_ la riprese ancora una volta la creatura che le faceva da insegnante. Evitò di risponderle nonostante le parole per la donna le bruciassero sulla lingua in procinto di colpire, velenose e letali come fosse stata un demone fatto e finito. Si trattenne dal mostrarlo, o meglio, fu trattenuta da una ragazza al suo fianco dai lineamenti delicati. _Lasciami stare, Isabella_ replicò a denti stretti in un finto sorriso _Quella... deve capire di che pasta sono fatta!_

La vicina sussultò sorpresa.

_Tesoro... Ti ricordo che studi per diventare angelo. Gli angeli non si comportano in questo modo! E poi, sono io quella vendicativa!_ la riprese esultante Is in un modo che ricordava molto la "risata" satanica di molti film.

_Ah si? Perché le sacerdotesse possono essere vendicative?_ domandò retorica Cassie.

_Le sacerdotesse possono, comandano e vogliono. Non per niente stiamo a guardia tra l'Inferno e il Paradiso e aiutiamo i relegati nel Limbo!_ combatté fiera la sua posizione _Ancora mi chiedo il motivo della tua scelta! Avresti potuto essere qualsiasi cosa tu avessi voluto! E cosa hai scelto? Essere un angelo! Ma andiamo! Tu non sei fatta pe..._ venne bloccata da un dito sulle labbra leggero e dolce in forte contrasto con la voce che le giunse in testa.

_So Io cosa posso e non posso fare. Non provare mai a dirmi ciò per cui sono adatta! Non te lo permetto, nonostante tu sia la mia migliore amica, cara sacerdotessa_ frasi gelide e rancorose dette in un sussurro lento e calibrato. Era destinata ad essere un diavolo... o una sacerdotessa infernale. Non un angelo di certo.

Esisteva una gerarchia ben precisa in quel luogo in definito che nasceva in base ai legami che le creature avevano con gli altri esseri. Una sola era la regola. Mai legarsi fra demoni e angeli. Il popolo dell'aldilà trovava quattro diverse specie: i Celesti (Lighter), angeli o santi che fossero, i Sacerdoti (Raider, chiamati anche Justice), protettori o guerrieri che dividevano il Cielo, il Limbo, l'Inferno e la Terra per mezzo di quattro tempi posizionati a croce, gli Emissari (Flyed), viaggiatori tra i mondi come controllori e gli Infernali (Fallen), demoni o diavoli che fossero. Poche di quelle "persone" potevano scegliere, come Cassandra Asworth, cosa diventare. Lei era una dei privilegiati in quel posto: essendo figlia di una sacerdotessa infernale e di un sacerdote angelico aveva libero arbitrio su se stessa. Altri, come Lucas Calsifer, non avevano possibilità... Il rosso per esempio aveva per genitori due demoni, potenti e belli oltre ogni dire. Diavolo, per sempre certo, senza alcuna via di scampo.

 

_Mi dica, Signor Calsifer, di Dante..._ iniziò tranquillamente la voce leggera, pungente.

_Dante? Quale dei tanti Dante?_ domandò di rimando.

_Perché quanti ne conosce lei?_

_C'è quel fiorentino umano che si è fatto una vacanza studio qua in giro... Mi pare si chiamasse Alighieri. Poi c'è quel mio zio tanto simpatico, dai che lo conosce! Quel demone paffutello con la barbetta grigia e il sorriso smagliante da venditore ambulante... Ha presente? Certo, Dante Calsifer. Per finire ci sono il ragazzo del 8° anno, quello che sta per prendere la specializzazione in Emissario e il cuoco del Caligola&Nerone Cafè dove lavoro io. Deve assolutamente venire uno di questi giorni prof. Ennin! Quel diavolo fa dei piatti sopraffini! Vero Edward?_

Un giovane biondo si mosse nell'ultima fila accennando un lieve movimento con il capo comunicando solo attraverso gli occhi ambrati.

 

Con il corpo abbandonato stancamente sulla sedia Edward Vaiper sorrise attento. "Quel pazzo non mi ascolterà mai! Io gli avevo ripetuto mille volte di, perlomeno, leggere l'introduzione. Beh, vediamo se questi anni di Accademia sono serviti a qualcosa"

Fissava il libro con totale insistenza distratto dalle voci sconnesse che gli arrivavano dalla lunga lavagna bianca. Due paia di iridi lo scrutavano interessate.

Lesse mentalmente il capitolo sulla Divina Commedia, il romanzetto d'amore o polpettone rosa (soprannome gentilmente affibbiato all'opera dall'interrogato quanto aveva appreso che trattava in parte della sentimentale storia fra un... umano e un angelo). _Beatrice_ aveva sbuffato il rosso petulante _tanto valeva che perisse anche lui. Così sarebbero stati tutti felici e contenti. Lui angelo, lei angelo. Romeo e Giulietta non se ne stanno insieme a quei due, Paolo e Francesca, all'inferno? Due suicidi e due amanti. Tutti allegri e morti! Insieme per l'eternità! Che sdolcinatezza. Vado in bagno, sto per avere un attacco diabetico!_ e dopo aver così apertamente dichiarato fece per rigettare e chiese di uscire _Sai com'è nell'eventualità..._.

Socchiuse le palpebre per concentrarsi meglio sul brano.

 

_Diceva, Signor Calsifer, del suo amico chef..._ rise con tonalità argentina la donnina. Deliziata, ammiccò verso la vetrata.

_Ok, quella lì, o ci fa o ci è!_ sbuffò Cassie irritata.

_Mah, secondo me ci è!_ rispose pensierosa l'amica, lo sguardo blu - rosso puntato alle sue spalle. Soffriva di eterocromia dalla nascita. Un iride scarlatta, un iride oltremare. Magnetica. Quanto aveva invidiato quegli occhi la Asworth prima che diventassero amiche. Portavano con loro un non so che di pericoloso che i suoi occhi rossi non sarebbero mai riusciti a raggiungere. Aveva predetto in una delle sue visioni che si sarebbero unite dopo aver trovato quell'appartamento a prezzo stracciato nella città di mezzo, De Ava, tra Inferno e Paradiso, il paese di tutti coloro che ancora non possedevano un ruolo preciso.

Il giovane interrogato si era miracolosamente ripreso facendo passare la sua "velata" ignoranza per uno scherzo passeggero, esponendo esattamente con precisione studiata gli argomenti e riflettendo accuratamente sulle risposte ai quesiti, riuscendo nell'intento di portare spesso la conversazione su le parti più conosciute. Sicuro di sé, scompigliò lentamente i bronzei capelli corti.

 

_Non è possibile! Quella... quella decrepita megera, matusalemme travestita della Ennin non può non capire che_ si interrompé cercando di impedire al fiume di insulti di continuare. Non era molto, ehm... "angelico". Mise al loro posto i guanti di pelle beige, molto simili a quelli di un motociclista, che le coprivano le braccia fino al gomito. Nessuno l'aveva mai vista senza. Ne possedeva due tipi: neri e chiari.  Le ipotesi più inverosimili venivano create su quella stranezza. Perché non li toglieva mai? Che cosa aveva da nascondere? Scosse la chioma chiarissima, talmente tanto da risultare bianca agli occhi, nella disperata ricerca della sua interlocutrice, nonché compagna di banco. 

_che sto parlando da sola..._

Scorse nelle file di banchi più addietro una ragazza sorriderle portando una ciocca dei capelli d'ebano dietro l'orecchio nonostante non ce ne fosse alcun bisogno. La figura esile agitò il braccio sottile verso la sua direzione. Il suo dono, l'invisibilità. Inosservata, era passata tra gli studenti fino a portarsi accanto alla parete, infondo all'aula.

Stanca, si abbandonò sulla panca riprendendo lentamente il suo colore naturale.

_Ahhhhhh!_

Una piccola mano era corsa a bloccare l'urlo del ragazzo, posandosi velocemente sulla sua bocca spalancata.

_Beh, che c'è Vaiper?_ domandò Isabella muovendosi verso di lui, fissandolo negli occhi d'oro _E io che ho fatto di tutto per non spaventarti! Mi deludi. Io appaio e tu che fai? Un Fallen come te, non ci posso credere! Gridi come una cherubina in fase adolescenziale! Per l’amor del cielo, un po’ di contegno. Ti facevo più coraggioso_ roteò le pupille con fare teatrale mentre premeva sempre più sulle labbra di lui. Sorrise al suo borbottio soffocato contro il suo braccio, un sorriso che si andava ampliando mentre la sua mente realizzava che stava implorando di essere liberato. Lasciò la presa quando Edward le strinse il polso.

_E io ti facevo più leggera!_ imprecò lui affannato, cercando di riprendere fiato. Nella foga lo aveva spinto all'indietro.

Si risedette composto per concentrarsi di nuovo sul testo e sull'interrogazione che si svolgeva con non pochi intoppi. Senza i suoi suggerimenti mentali il "povero" Calsifer avrebbe continuato a parlare delle specialità del locale dove lavorava invece che del poeta fiorentino.

Spostò dopo pochi secondi lo sguardo sulla moretta che scriveva sul piano di legno, annoiata. I capelli scuri le lambivano le spalle come l'acqua di un lago sulle sponde, lisci e lucidi dai riflessi più scuri. I collo era in parte coperto dalla maglia a maniche scure e da una mantella crema chiusa da un bottone scuro davanti al seno. I pantaloni stretti chiari le fasciavano le gambe fino alla caviglia dove portava dei corti stivaletti neri. Stringeva la penna blu tra le dita lasciandosi guidare dalla punta e non da se stessa. Rialzò il viso di scatto, animata da un improvviso guizzo di luce in volto.

_Hai finito?_ domandò seccata, posandole iridi colorate sulla lavagna bianca.

_Di fare cosa?_ chiese di rimando, con aria smarrita lui, la voce modulata d'effetto con una leggera nota scherzosa. Come si dice? Tale padre, tale figlio. Ogni demone che si rispetti sa maneggiare l'abilità comune, è risaputo. Specialità della categoria è modificare il tono, il volume e le sfumature del discorso. Ogni demone che si rispetti ma, non tutti ne sono capaci. Spesso un tremolio nelle parole rende inutile la capacità. Non c'era da stupirsi però che Ed avesse un attitudine particolare. Portato, particolarmente dotato e di talento. Sangue Vaiper, sangue che non mente... Sempre e solo per modo di dire. I Vaiper, come i loro soci (e parenti) i Calsifer, potevano annoverarsi tra le poche famiglie in grado di padroneggiare l'abilità dei diavoli. Mentire era il loro unico scopo. Bugiardi e fieri, come capire quando si dice o no la verità?

_Non fare l'innocente con me Ed, non ti riesce troppo bene_ decise Is.

_Che peccato! E io che volevo diventare un angelo! Come farò, o mia Isabella Asteri? La mia carriera è rovinata!_ si lagnò, una mano sulla fronte e il corpo rivolto al cielo.

_No, non piangere, te ne prego_ gli resse il gioco, anche lei recitando, calandosi nella parte _So che da tempo aspiravi a diventare santo ma, ripeto che faccio e dico tutto questo solo per il tuo bene, non puoi puntare così in alto. La tua natura non te lo permette, né ti dà modo di cambiare_ sospirò di rassegnazione, tenendo con enfasi il suo ruolo di consigliera.

_Me tapino! Perché sono nato diavolo? Perché?_ se la rideva sotto i baffi. Passi pesanti provenienti dallo stretto corridoio fra le file li risvegliarono da quella improvvisata. Il volto funereo e arrossato, avanzava arrancando verso il posto assegnato. Lucas sbuffò bruciante di rabbia.

_Cosa-stavi-facendo?_ imprecò sottovoce calcando fermamente le singole sillabe con forza contro il biondo. Questi si girò con naturalezza verso la seggiola di fronte alla sua, indicandola con ovvietà.

_Parlavo con..._

Era scomparsa.

Quando c'era aria di guai l'agile signorina Asteri non metteva molto a dissolversi.

_Allora? Ora parli da solo? Lo sai quanto mi ha messo la prof? Lo sai? O stavi parlando con il tuo amico invisibile del tempo di oggi?_ lo schernì il rosso nervoso.

Oltre al danno, la beffa!

L'ultimo pensiero che riuscì a formulare, prima della sfuriata del compagno per il 5 - - ( un 4 e mezzo scarso) ricevuto, fu rivolto a due ragazze che, di spalle alla finestra, si godevano la scena trattenendosi la pancia per non morire dalle risate.

 

Benvenuti o miei prodi al primo capitolo del C&N Cafè! Allora che ne pensate? Spero vi piaccia (Tranquilla! Non la leggerà nessuno!) Vi presento la mia “dolcissima”, si fa per dire, consigliera: Becca, la mia cuginetta sempre presente a rompermi le scatole in ogni fan fic! E che dire? Recensite recensite recensite! Così almeno posso sapere se devo trasferirmi in un altro stato… (inizia a fare le valigie che è meglio!)

Baci Piccola Ferr/ Cassie

  
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