Non sono scomparsa, so che ci
avevate sperato!
No, è solo l'università. E non dico altro!
Beh... Enjoy!!!
Colpa del burro d'arachidi
È
tutto il giorno che Finn ha mal di stomaco. No, non si
tratta del solito fastidio post sbornia, né del mal di
pancia di chi ha
mangiato troppi donuts. È proprio quel bruciore allo stomaco
che ti dice “resta
a letto questa mattina, perché se ti alzi
succederà qualcosa di brutto”.
Ecco da cosa
è dipeso il suo pessimo umore, ecco per quale
motivo ha risposto in malo modo a chiunque abbia incrociato il suo
sguardo ed
ecco perché si è convinto a non rispondere alle
telefonate di Kurt e Rachel per
tutto il giorno. Non vuole litigare con loro ed il solo modo che ha per
evitare
che succeda è non aver alcun tipo di contatto con nessuno
dei due.
Quando decide di
andare a letto tira un sospiro di sollievo.
Si è
sbagliato. La giornata è giunta al termine ed in fondo non
è successo niente di orribile. Ha perfino smesso di fargli
male lo stomaco e
forse l’unico problema è stato quello di aver
mangiato troppo burro di arachidi
la sera precedente.
Stupido,
stupidissimo Finn.
Il burro di
arachidi non c’entra proprio nulla. Dovrebbe
saperlo ormai che il suo istinto ha sempre ragione. Okay, ultimamente
si è
sbagliato un po’ troppo e su un po’ troppe cose, ma
quello che ha davanti agli
occhi in questo momento è la conferma del suo potentissimo
sesto senso, o
cerca-sciagure 2.0, che dir si voglia.
La camera della
stanza di Blaine è spalancata, quasi a voler
invitare Finn ad assistere alla scena ed ovviamente sia Blaine che Sam
sono
seduti sul letto. Il moro sta piangendo, Finn riesce a percepirlo senza
neppure
impegnarsi per guardare il suo viso. È diventata una
situazione tanto normale
che per un attimo sta per fare un altro passo e raggiungere la sua
stanza,
addormentandosi senza pensare a quei due.
Ma poi si
ricorda del burro di arachidi e del mal di stomaco
e capisce che forse è questo il cattivo presentimento che lo
assilla da quando
ha aperto gli occhi.
“Che
altro gli è successo?” domanda a Sam, senza
preoccuparsi
di essere discreto, tanto alla fine qualcuno si sarebbe comunque
accorto della
sua presenza e Finn ci avrebbe fatto per l’ennesima volta la
figura dello
spione ficcanaso.
Il biondo
spalanca gli occhi quando lo vede, confermando a
Finn che qualcosa non quadra. Lo fissa per una frazione di secondi, poi
sposta
lo sguardo sul pavimento, dicendo che va tutto bene e che Finn
può tornare a
fare quel che stava facendo.
“Sul
serio, ragazzi? Cercate ancora di tenermi fuori dai
vostri casini?” domanda un po’ annoiato,
“Non vi ha insegnato niente l’ultima
esperienza?”
“Sul
serio, Finn. Ho tutto sotto controllo.”
“Potete
uscire tutti e due? Adesso.”
“Lo
vedo come hai tutto sotto controllo, Sam. Che è
successo?”
“Ve ne
andate?”
“Stai
soltanto peggiorando le cose, Finn.”
E su questo Finn
si trova d’accordo. Ha come la sensazione
che dal momento in cui ha messo piede in quella stanza, Blaine abbia
perso la
voglia di parlare anche con Sam.
Anzi, no. Non
è affatto una sensazione, è esattamente quello
che sta succedendo, visto che il più piccolo sta poco
elegantemente cercando di
buttarli fuori.
“Blaine,
ti prego, ascoltami un secondo.”
“Sam,
buonanotte.”
Lo sguardo serio
sul suo viso alla fine convince sia Finn che
Sam a lasciare la stanza. E così eccoli lì, con
le spalle alla porta che si è
appena chiusa ed un nulla di risolto.
“Telefono
a Kurt,” risolve Finn all’improvviso, cercando il
cellulare in tasca.
“Non
ti sembra di star esagerando? Non è niente.”
Finn inarca un
sopracciglio e lo guarda come se avesse appena
detto che la barba di Obi Wan Kenobi è finta.
“Magari non è niente. Magari è
qualcosa. Non lo so perché l’ultima volta che mi
sono fidato di voi due Blaine
è finito in ospedale e ci ha fatto quasi venire un colpo. E
se non dico a Kurt
che il suo fidanzato si sta comportando come Rachel quando ha le sue
cose, Kurt
me la farà pagare. Quindi o mi dici che
c’è che non va o telefono e-”
Finn continua a
farfugliare mentre la porta dietro di lui si
apre ed il viso esasperato di Blaine fa capolino. “Sul serio,
adesso basta.
Lasciatemi in pace ed andate a parlare da qualche altra parte, se
proprio
dovete.”
Quando la porta
si richiude, Sam incrocia le braccia al
petto, guardando Finn con aria seccata, come se fosse lui la ragione
tutti i
suoi guai. “Dovevi proprio intrometterti?” domanda
acido.
“Se
non volevate che mi intromettessi, potevate almeno
chiudere la porta.”
“E con
questo cosa vuoi dire?” Sam sembra mettersi sulla
difensiva, “Perché avremmo dovuto chiudere la
porta?”
“Dico
solo,” sbuffa Finn, “Che se non volete essere
interrotti, dovete imparare ad essere discreti. Avete lasciato la porta
aperta,
lui che piangeva … Secondo te dovevo ignorarvi ed andare a
dormire?”
“Sarebbe
stata una buona idea.”
“Hai
intenzione di dirmi perché si sta comportando
così?”
Sam scuote la
testa senza guardare verso di lui e Finn
sospira. Continua a sentirsi come se stesse avendo a che fare con dei
bambini,
non con quelli che fino ad un mese fa considerava come dei suoi
coetanei.
“Sam.
Tu mi piaci, sul
serio. Ma non mi piace come ti stai comportando ultimamente. Siete
ambigui, sia
tu che Blaine. Lo so che nascondete qualcosa e ti giuro che se fate
soffrire
mio fratello-”
Il biondo emette
un suono vagamente riconducibile ad una
risata tutt’altro che allegra, “Credimi, Kurt
è l’unico che ne uscirà senza
soffrire.”
“E con
questo cosa vuoi dire?”
“I-io…
Niente, lascia perdere,” balbetta Sam, inarcando un
po’ la schiena e muovendosi in direzione della propria
camera.
Ma Finn non ha
alcuna intenzione di demordere così facilmente
e finisce col seguirlo.
“Guarda
che lo so.”
“Sai
cosa?”
È il
momento della verità. Ormai questo discorso è
iniziato e
Finn sa che se non lo affronta in questo preciso istante non
ritroverà il
coraggio di parlare in questi termini ad un suo amico. Gli conviene
approfittare della situazione, dell’adrenalina del momento e
dell’impeto di
coraggio che lo ha colto per far uscire fuori tutti i propri pensieri.
“Lo so
che hai baciato Blaine l’altro giorno e che gli hai detto di
essere geloso di
lui e Kurt.”
“Finn-”
a questo punto sarebbe opportuno un finale di frase
del tipo, “Posso spiegare,” o “Non
è come sembra,” ma Sam si risparmia,
concludendo con un più onesto, “Mi
dispiace.”
“So
anche che non è vero che ti piace Blaine. Sei etero, Sam.
Anche se la tua scappatella con una lesbica potrebbe farmi venire
qualche
dubbio, vivendo con Kurt ho imparato a riconoscere un gay quando lo
vedo.”
“Non
tutti i gay sono uguali. E poi è incredibilmente di
cattivo gusto quello che stai dicendo.”
“Ma
è la verità. Tu- tu ti senti solo, tutto qui. E
credimi,
di solitudine ne so abbastanza in questo momento. Se ne sono andati
tutti e tu
hai finito con l’aggrapparti a Blaine, ma è una
cosa puramente amichevole e-”
“Finn,
basta. Sto abbastanza da schifo senza la tua
paternale,” confessa Sam drammaticamente, lasciandosi
ricadere con le spalle
contro la porta della propria stanza.
“Sto
cercando di dire che secondo me dovresti scendere,
incontrare persone nuove. E tu e Blaine sarete comunque le due
metà dello
stesso Ringo, anche se c’è Kurt nella sua vita ed
anche se qualcuna entrerà
nella tua.”
Finn si ferma a
riprender fiato, consapevole di averci messo
tutto se stesso a far venire fuori quel discorso. E deve ammettere che
è stato
abbastanza bravo, soprattutto tenendo conto che ha improvvisato.
Però Sam non
risponde. Lo guarda per un momento che sembra interminabile e Finn
continua a
chiedersi cosa risponderà e quanto male avrà
preso le sue parole.
Poi il biondo
cambia completamente espressione, rilassando la
propria postura e decidendosi a guardare Finn negli occhi.
“Le due metà dello
stesso Ringo?” domanda sorridendo ed in un attimo il suo
sorriso si trasforma
in una risata e Finn può tirare un sospiro di sollievo.
“Buonanotte,
Finn.”
“Ehi,
aspetta! Non mi hai ancora detto cosa è successo.”
È
stato un bel momento, ma Finn non lascerà a Sam la
possibilità di evitare il discorso.