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Autore: _thegirlwhowasneverenough    19/10/2014    14 recensioni
Fan Fiction ispirata a Reign; ambientata nel 2014.
[...]
"E se da una parte c'è mia madre che mi terrorizza sul futuro della Scozia, dall'altra mi spinge ad abbreviare i tempi della mia unione con Francis, ma posso dirti che la sua famiglia non è l'unica a tentennare.
Vorrei che prendesse posizione, che mi facesse sapere cosa ne pensa lui e che non continuasse a dirmi “Forse, un giorno, se”, è estenuante. "
[...]
« Scommettiamo che se riesci a far innamorare quella ragazza di te, quella laggiù, capelli scuri, sguardo da cerbiatto distratto e lineamenti dolci, entro dicembre lo stage sarà tuo. Sbaglierò di proposito il compito per far in modo che tu vinca. Se, invece, quello ad innamorarsi sarai tu, la scommessa la vincerò io e tu sbaglierai di proposito il compito per far in modo che la mia vittoria sia certa. »
« Ci sto. »
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mary Stuart
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Would You Want This?

 

A Tina e a Filly, perché tutte le ragazze avrebbero bisogno di un Francis nella loro vita.

 

Capitolo 7 - Comment jouer avec l'amour

 
 
 
« Darling hold me in your arms the way you did last night
And we'll lie inside,
a little while he wrote
I could look into your eyes until the sun comes up
And we’re wrapped in light,
in life, in love.
Put your open lips on mine and slowly let them shut
For they’re designed to be together oh
With your body next to mine our hearts will beat as one
And we’re set alight,
we’re afire love,
love,
love oh. »
 
— Ed Sheeran, Afire love.
 
 
***
 
 

Ottobre non era mai stato un mese particolarmente bello, non uno di quelli da ricordare, o almeno la gente individuava ottobre come il mese di Halloween, il mese dove tutti erano alla ricerca di un abito spaventoso da indossare. I fine settimana del mese erano sempre occupati da impegni destinati a quell’ambito.
Le zucche iniziavano a spuntare davanti alle case, anche se molti preferivano comunque aspettare il trentuno ottobre per metterle fuori, anche perché, chi mai avrebbe messo delle zucche fuori dalla porta di casa il diciotto ottobre? Francis lo aveva sempre ritenuto ridicolo. Infatti aveva sempre ritenuto ridicola l’iniziativa della madre di fargli dare delle feste “tema Halloween”. Insomma non era mica nato la notte delle streghe, perché cavolo davanti casa sua dovevano esserci tremila zucche arancioni e fantasmini appesi alla porta di casa il diciotto ottobre?
Gli piaceva pensare al mese del suo compleanno come quello in cui le foglie degli alberi si tingevano di rosso mutando dal loro colore verde, per poi cadere rinsecchite a novembre, uno dei mesi che più lo incupivano al mondo solo per la tristezza del colore che il cielo assumeva, un color grigio intenso e plumbeo che gli faceva venire voglia di chiudersi in casa e uscire solo di sera, quando ormai il grigiore se n’era andato, o almeno non era più tanto evidente a causa del colore blu scuro che assumeva il cielo. Nonostante il colore blu, però, c’era qualcosa che gli mancava particolarmente durante quelle serate di novembre: le stelle.
Francis aveva sempre amato stendersi sul prato ad osservare le stelle, in generale era sempre stato affascinato dalle stelle e dallo spazio, motivo per il quale aveva pensato di iscriversi ad astronomia per l’università, ma poi sua madre l’aveva dissuaso da ciò spingendolo a fare legge.
Non che gli dispiacesse, amava quella facoltà ed era sicuro che un giorno sarebbe stato un ottimo avvocato, ma la sua passione più grande non erano di certo i crimini commessi in una città o il numero di divorzi in atto in uno specifico anno.
 
Si ritrovò a sbuffare tra le coperte bianche quando sentì il telefono iniziare a suonare, la suoneria tipica di una sola chiamata: sua madre.
Prese il cuscino tra le mani e lo spinse contro il suo volto mentre il cellulare continuava a suonare senza dar segni di voler smettere.
Quando, finalmente, smise, il ragazzo si tirò su e stropicciò gli occhi chiari individuando la luce del sole filtrare dalle finestre prima che il telefono riprendesse a suonare.
Insopportabile era l’aggettivo giusto per descrivere sua madre, Catherine.
« Pronto? » disse, infine, decidendosi a rispondere.
« Oh, Francis caro pensavo ti fosse successo qualcosa. Olivia è lì? Vi ho per caso interrotti? Amore mio, tanti auguri. »
« Mamma, sono le nove di mattina, e Olivia ed io ci siamo lasciati da un anno ormai. »
« Esatto: sono le nove. Tu sei nato alle nove, Francis, non iniziare a fare i capricci come quando eri piccolo, o come i tuoi fratelli. » sbuffò Catherine prima di lanciare una pantofola a forma di dinosauro in faccia a Charles, il fratello undicenne di Francis. « Charles continua a fare i capricci, esattamente come te. Henry è più calmo, e gli manchi tanto. Stasera, tardi, ti faccio chiamare. Sta con tuo padre oggi, si è degnato di venire a Toronto per il week end, ti rendi conto? Ma allora, parliamo di te, come sta il mio ventitreenne preferito? »
« Bene. » sbuffò il biondo alzandosi dal letto e dirigendosi in cucina.
« Bene? Solamente bene? Dimmi i programmi che hai per oggi, sei sicuro di non riuscire a passare per cena? Esci con Olly? »
« Passare per cena, mamma? Dovrei prendere l’aereo e poi stasera c’è la partita dei Knicks, non la perderei per nulla al mondo. E non esco con “Olly”, ti ho detto che ci siamo lasciati da più di un anno. » sbuffò nuovamente Francis accendendo il kettle per poi sbadigliare senza troppo pudore o cura di coprirsi le labbra.
« Mi chiedo perché tu non ti sia iscritto all’Università di Toronto, comunque ora devo andare, tesoro. Michel ti augura una buona giornata. Divertiti con Olivia stasera, era con lei che dovevi uscire? »
« No, mamma devo uscire con Mary stasera. »
« Mary? E chi è ora Mary? »
« Una ragazza. »
« Una ragazza? »
« Sì, mamma è una ragazza normale. »
« Cosa c’è sotto, Francis? Tu non esci con le ragazze normalmente, almeno non per più di una notte. Me la presenterai? »
In quel momento il campanello dell’appartamento del biondo iniziò a suonare insistentemente e Francis lo benedì con tutto se stesso per dargli una scusa valida in modo da tagliare la conversazione con la madre.
« Mamma, vorrei parlare con te, lo vorrei davvero tantissimo ma stanno suonando e devo andare, ci sentiamo più tardi, okay? »
« Okay, mi raccomando usa precauzioni con questa Mary! »
« Non ce ne sarà bisogno. » sibilò il ragazzo non appena la conversazione con la madre fu chiusa e aprì la porta senza controllare lo spioncino.
Ciò che meno si aspettava era di sentire due mani fredde spingere contro il suo petto e due labbra carnose che conosceva, fin troppo bene, congiungersi alle sue.
Francis boccheggiò appena contro di esse mentre le mani fredde andavano a sfilare la sua maglietta.
Si staccò di scatto pulendosi la bocca e allontanandosi dalla ragazza la guardò con sguardo schifato: Olivia.
« Non è di certo il miglior modo per farmi perdere la scommessa, questo. » osservò il ragazzo con tono sprezzante mentre si sistemava i capelli scomposti poco prima dalla bionda. « Non sono nemmeno ubriaco. »
Olivia lasciò cadere la borsa a terra e incrociò le braccia sulla camicetta trasparente che faceva intravedere più di quanto avrebbe dovuto. D’altronde il reggiseno color fucsia non rendeva difficile immaginare cosa ci fosse sotto.
« Ma chissene frega della scommessa, Francis. » assunse un tono di voce quasi isterico mentre le mani volavano verso l’alto. « Io voglio venire a letto con te, è il tuo compleanno e non vedo perché non dovremmo farlo. »
« Perché sto frequentando un’altra ragazza in questo momento? » piegò la testa di lato il ragazzo prima di alzare un sopracciglio scocciato. « O perché tu vuoi venire a letto con me solo per impedirmi di vincere per i tuoi fini, come sempre. »
« Francis, quando stavi con me non ti interessava di avere una relazione esclusiva. » sbottò la ragazza sentendo le guance tingersi di rosso senza lasciarlo notare, tanto era il trucco sopra di esse. « Perché non ti piaccio? Perché non riusciamo più ad essere come eravamo una volta? »
« Olivia… » sussurrò il biondo senza sapere davvero cosa dire. Tutto si era aspettato tranne una reazione del genere, Olivia non perdeva mai le staffe.
« E’ perché sono troppo curata? È perché non mi piace lo sport? È per il profumo che uso? Per la mia mania di andare sempre in palestra e di non mangiare cose che non siano del colore che indosso? »
Francis scosse la testa non avendo idea di cosa rispondere, quando poi prese la decisione di farlo, la ragazza era già corsa fuori dall’appartamento del biondo lasciando la porta aperta.
Aveva sempre pensato che ci fosse di più sotto quell’aspetto frivolo e superficiale, ma non aveva mai pensato di aver ferito così tanto una ragazza.
« Che sciupa donne. » La voce di Bash da dietro lo fece sorridere sotto i baffi nonostante, nel profondo, il senso di colpa nei confronti di Olivia spingeva contro il suo petto.
 
 
***
 
 
« Greer, che ne pensi? Kenna dice che va benissimo, io mi sento una rimbecillita come quell’Olivia che gironzola sempre intorno a Francis. Non è che gli piacciono le ragazze facili e mi ritiene tale? Oh mio dio secondo te pensa che sono una ragazza facile? »
Dalla parte opposta dello schermo e un oceano tra di loro, una biondina stesa sul suo letto storse il nasino scuotendo la testa.
« Non mi piace, devi andare a guardare una partita di basket non ad una sfilata di moda. E lascia stare quello che dice Kenna, ultimamente è fin troppo presa da questo professore Blanchi, o come si chiama, che non sa più neppure di che colore sono le sue scarpe. »
« E’ anche il padre di Francis, te l’ha detto? » domandò Mary sfilandosi il vestitino con i risvolti di merletto, bianco prendendo poi una gonna a tubino nera e una camicetta chiaraa comprata da Zara con i saldi. Era piuttosto trasparente, motivo per il quale decise di infilarsi una canottiera nera sotto. Infilò un paio di all – star ridendo poi davanti all’espressione sconvolta di Greer. « Lo so! Incredibile eh? »
Greer per poco non si strozzò con i pop corn che stava mangiando.
« Non ci posso credere. Il destino è proprio bizzarro. » Fu l’unica cosa che riuscì a dire trattenendo una risata prima che Mary si piazzasse davanti alla telecamera per fare una giravolta per mostrare all’amica lontana il suo look.
« Che ne dici? »
« Dico che se tu fossi un po’ più intraprendete, probabilmente, e sottolineo PROBABILMENTE, ti si porterebbe a letto in due secondi. Ma tu non sei il tipo. »
« Non sono Lola o Olivia, vorrai dire. Entrambe ragazze con cui Francis è stato a letto. »
Greer alzò gli occhi scuri al cielo stendendosi sul letto bianco di casa sua. Mary avrebbe così tanto voluto stendersi sul suo letto. Non che quello dove riposava fosse poi tanto scomodo, c’era di peggio, ma non era particolarmente comodo e non lo sentiva affatto suo.
« Mary, se vuoi davvero uscire con questo tipo, Francis, devi imparare a perdonarlo. O a dimenticare. Insomma non è come se steste insieme o siate stati insieme e lui ti ha tradito. Se ti da fastidio è meglio che non ci esci proprio. Anche perché, onestamente, te lo dico con il cuore in mano, ma ciò che è successo con Lola è successo prima di te. Nemmeno vi conoscevate, come puoi pretendere che lui, che tra l’altro è un ragazzo, sai come ragionano i ragazzi? Insomma come puoi pretendere che lui non abbia avuto altre? E Lola. Lola dovresti provare a perdonarla, alla fine se è davvero figo come dite tu e Kenna, allora capisco perché una ragazza, sola, abbia cercato rifugio tra le sue braccia per una notte. »
« Ma io non pretendo proprio niente! » osservò Mary sentendo le guance divenire rosse mentre gesticolava verso la bionda consapevole del fatto che lei avesse ragione. « Dico solo che la fortuna non è con me, insomma perché con la mia coinquilina? »
« Se proprio dobbiamo dirla tutta sei tu quella che si sta comportando male in questa situazione, Mary. » affermò la bionda mettendosi su un fianco per guardare l’amica che aveva aperto la bocca sconvolta dall’affermazione.
« Non è vero! Io non mi sto comportando male. »
« Beh, Lola è stata la prima ad andare a letto con Francis. »
« Ma io non sono andata a letto con Francis! Non ci siamo nemmeno mai baciati e, fidati, dubito che lui possa avere interesse alcuno nei miei riguardi. »
« In realtà Greer ha ragione, piccola Mary. » Kenna era entrato di soppiatto nella stanza della mora e saltellò fino ad arrivare al letto dove si stese.
« Ma- ma io non capisco non ho fatto nulla di male! »
« Beh Lola c’era prima di te, a rigor di logica nel dizionario dell’amicizia, o qualcosa del genere, tu non dovresti nemmeno provarci con Francis. »
« Ma io non ci provo con Francis. »
« “I miei capelli sono così mosci stasera, non trovi?” sono sicura che l’hai fatto, ti conosco. »
« Non- okay forse l’ho fatto ma quello non è provarci con qualcuno! E’ amicizia, Francis ed io siamo amici. »
« E allora perché ti sei fatta un bagno durato tre ore, la ceretta, hai controllato che le sopracciglia fossero perfette, hai chiamato Greer per farti consigliare l’outfit e ora stai per metterti a studiare il “trucco perfetto per l’appuntamento perfetto”. Seriamente, Mary? Chiudi questi tutorial su youtube, non ne hai bisogno. »
Le guanciotte della ragazza si tinsero di rosso mentre si avvicinava al computer per chiudere le finestre sentendo la risatina gaia di Greer dall’altra parte dello schermo.
« Smettetela di prendermi in giro! » biascicò poi andando a sedersi sulla sedia con le rotelle accanto alla scrivania.
« Mary, sai che non lo stiamo facendo. » esclamò Greer dalla Scozia « Stiamo giocando e se Francis ti ha chiesto di uscire è perché gli piaci per ciò che sei, non hai bisogno di mascherarti, o truccarti, o farti bella. Per quanto mi riguarda potresti anche andarci in pigiama a questo appuntamento. »
Kenna alzò gli occhi al cielo e prese un cuscino tra le braccia « O perché vuole fartisi ovunque, molto più probabile se è come il padre. E a me lui sembra come il padre, magari leggermente più sexy ma a me piacciono gli uomini maturi »
« KENNA! » esclamò Greer ridendo dall’altra parte dello schermo mentre una risatina spuntava sul viso di Mary.
« Se pensa una cosa così allora non ha capito nulla di me. » Mary trattenne un sorrisino iniziando a incipriarsi il viso. « Tu che fai, Kenna? »
« Vorrei vedere Bash, non mi piace come si sono concluse le cose l’altra settimana. In teoria abbiamo un appuntamento per chiarire, ma non sono certa di andare o meno. »
Mary storse il naso all’insù mettendosi il lucidalabbra trasparente sulle labbra. « Effettivamente non ti sei comportata molto bene con lui. »
« Perché tu con Lola ti stai comportando bene? »
La mora si bloccò e si alzò dalla sedia sistemandosi i lunghi capelli scuri prima di fulminare Kenna con lo sguardo. « Io non mi sono fatta suo padre. »
Greer batté le mani dall’altra parte dello schermo per attirare l’attenzione delle ragazze su di sé ma Mary era già uscita dalla sua stanza quando la sentì parlare: « E’ abbastanza, ragazze dov- Mary dove vai? »
Bussò alla porta di Lola, ignorando le urla provenienti dal suo computer, prendendo un profondo respiro per poi sorridere davanti alla ragazza con i capelli scompigliati e una magliettona larga.
« Mary. » sorrise Lola sforzandosi di essere felice di vederla.
« Ehi, posso entrare? Avrei bisogno di parlarti. » sussurrò Mary prendendosi una ciocca di capelli tra le dita prima che la ragazza annuisse e la facesse entrare. « Voglio chiederti scusa, Lola. Ho- ho sbagliato a prendermela con te e sbaglio tutt’ora ad avercela con te per la storia di Francis quando dovresti essere tu quella ad essere arrabbiata perché io non mi sto comportando da amica con te. »
« Mary è tutto apposto, davvero! A me Francis non- »
« Ho visto il modo in cui lo guardi, non sono venuta qui per marcare il territorio o altro, voglio solo dirti che se hai qualcosa in contrario sul fatto che ci frequentiamo, per favore dimmelo adesso. Dimmelo prima che – prima che inizi a provare qualcosa per lui. »
« E’ già troppo tardi, Mary. » sussurrò Lola abbassando lo sguardo sulle sue pallide mani intrecciate. « Tu dici che io non mi sono accorta di ciò che provo per Francis, ma tu non sei da meno. Sei completamente cotta di quel ragazzo e- non credo sia giusto impedirti di vederlo perché sono certa che anche lui prova qualcosa per te. Quello che ho fatto io è stato un errore che non sarebbe dovuto succedere. Un errore mio di cui tu non devi pagarne le conseguenze. Mi sono fatta trasportare dal momento, avevo voglia di farlo e Francis era nel posto sbagliato al momento sbagliato. Esci con lui e divertiti, davvero. Sii felice e non preoccuparti di me, ho Colin e, anche se non andiamo molto d’accordo in questo periodo, lui mi fa stare bene. »
Mary dischiuse appena le labbra e si avvicinò alla ragazza riccia sfiorandole la mano. « Grazie, Lola, spero che Colin ti chiami stasera. » si limitò a dire prima di uscire dalla stanza della ragazza tornando nella sua, mentre la riccia si sedeva sul letto contemplando il telefono indecisa se chiamare o meno.
 
Il campanello suonò nello stesso istante in cui Mary stava salutando velocemente Greer e spegneva il computer. Corse verso la porta senza scarpe e sorrise verso il biondo che si ritrovò davanti.
« Ehi. »
« Ehi. » Francis trattenne una risata e Mary non poté far a meno di notare il suo abbigliamento. I jeans stretti gli stavano particolarmente bene e la camicia bianca gli fasciava perfettamente le spalle. Si scambiarono sguardi imbarazzati fino a che Mary non decise di avvicinarsi alla guancia del biondo lasciandovi un bacio delicato.
« Buon compleanno. » sussurrò come se fosse un segreto di Stato mentre gli occhi chiari di Francis si illuminavano.
« E tu come facevi a saperlo, pulce? » domandò scompigliandole dolcemente i capelli mentre Mary lo invitava ad entrare dirigendosi verso la sua camera.
« Ho le mie fonti, secondo te cosa facevo con tuo fratello la scorsa settimana? »
Francis unì le mani scoppiando in una risata mentre Mary si infilava le scarpe e prendeva la borsetta pensando a quale sarebbe stato il momento perfetto per dargli il suo regalo.
« Non ci posso credere! E io che pensavo che tra voi ci fosse qualcosa. »
Mary per poco non si strozzò con la sua stessa saliva mentre infilava la giacca e si avviava verso l’uscita di casa in compagnia del ragazzo.
« Spero tu stia scherzando, Bash ed io? Impossibile! » affermò ridacchiando mentre scendevano le scale.
Francis le aprì la portiera dell’auto per farla salire e la chiuse senza dire nulla prima di andarsi a sedere al posto dell’autista.
« E’ così strano, voi guidate a sinistra. »
« Vorrei puntualizzare che siete voi inglesi a essere gli unici ad avere ancora il senso di marcia sbagliato. »
« Prima di tutto io non sono inglese, sono scozzese. E secondo: semmai siete voi ad avere il cervello al contrario! Insomma non ha senso che guidiate in questo modo. »
« Oh perché il vostro senso di marcia invece è geniale? »
« Ma certo, la Gran Bretagna è una delle più grandi potenze al mondo. »
Francis annuì convinto accelerando appena.
« Non l’ho mai negato, ma guidate in un modo tutto vostro, e anche pericoloso se posso permettermi. »
Mary rise semplicemente sistemandosi sul sedile e preparandosi a quella che sarebbe stata un’ora di viaggio in compagnia del biondo.
« Allora, cos’hai fatto oggi o almeno fino ad ora? »
« Vuoi la verità? Stamattina mia madre mi ha svegliato alle nove, quella testa di rapa mi sveglia sempre alle nove, tutti i benedetti anni perché dice che è il momento in cui sono nato e- »
« E’ una cosa dolcissima. » lo interruppe la ragazza sorridendo in direzione di Francis che, però, non poteva guardarla troppo preso dalla strada.
« Sì, ecco poi è venuta a trovarmi Olivia… » Mary annuì irrigidendosi appena e provando un senso di timore in ciò che il ragazzo stava per dire. « A quanto pare era convinta che venire a letto con me sarebbe stato un bel regalo. » Il ragazzo scoppiò in una risatina guardando la strada scura. « Non poteva sbagliarsi di più. »
Mary girò il viso verso il biondo e si mordicchiò le labbra carnose indecisa se parlare o meno, alla fine fece ciò che Greer e Kenna le avrebbero consigliato di fare: parlare.
« Perché me lo stai dicendo? »
« Perché voglio essere del tutto sincero con te. » una parte di Francis era d’accordo con ciò, non voleva mentire del tutto alla ragazza, già lo faceva abbastanza. E non voleva che lei gli mentisse. Un sorriso dolce spuntò sul suo viso mentre si girava un secondo per guardarla prima di tornare a guardare la strada. « Poi sono stato con Bash e mio padre ci ha portato a pranzo fuori. Posso assicurarti che la mia voglia di alzarmi e andarmene quando ha iniziato a parlare delle sue studentesse preferite e chiederci se ci eravamo usciti è salita alla grande. Anche Bash era piuttosto snervato, insomma di certo non sono discorsi che un padre dovrebbe fare ai propri figli, ma mio padre non è mai stato un vero padre. Quando ha iniziato a parlare di Kenna, Bash non ha retto e ha sbroccato, solite cose da uomini Blanchard. »
Mary storse la bocca e allungò la mano per sfiorare quella del ragazzo annuendo piano.
« Mi dispiace. »
« Però mi ha regalato questa nuova macchina, niente male eh? »
Mary rise scuotendo la testa e inspirando l’odore di pelle nuova dei sedili.
« Niente male. »
« Sei la prima passeggera, sentiti onorata. » sorrise Francis sfiorandole la mano prima di cambiare marcia e mettere la quinta accelerando sull’autostrada verso Seattle.
 
 
« Non posso credere che abbiamo vinto! » esclamò Mary saltellando accanto a Francis mentre si dirigevano verso il ristorante da lui scelto. Il ragazzo sorrise passando una mano sulle spalle della ragazza.
« Devi venire sempre a vedere le partite con me se è così tutte le volte. »
Mary rise dolcemente prendendo la cannuccia tra le labbra e finendo il thé freddo alla pesca per poi buttarlo nel cestino dell’immondizia di fronte al ristorante. Si sfilò la fascetta con la scritta “Knicks” che aveva comprato insieme al biondo e la infilò in borsa entrando nel locale.
« E’ stato divertente, non credevo che il basket potesse esserlo. In genere io odio gli sport. » continuò Mary prima di lasciarsi condurre dal ragazzo all’interno del ristorante giapponese più elegante in cui fosse mai stata.
Ringraziò Greer per averla convinta a vestirsi così, piuttosto elegante ma non troppo, soprattutto per il fatto che era stata ad una partita di basket. Sicuramente in quel locale non sarebbe potuta entrare in jeans.
« Spero che ti piaccia il sushi, in realtà non te l’ho nemmeno chiesto, perdonami. »
Mary annuì piano mentre il cameriere li accompagnava ad un tavolo riparato dagli sguardi altrui e dai rumori delle chiacchiere.
« Io adoro il sushi. Mi piace soprattutto quello al salmone, anche se quello con i gamberi fritti non è male. Oh e mi piacciono un sacco gli edamame. Li possiamo prendere? »
Francis rise annuendo passandole poi il menù e sentendosi, per la prima volta durante l’intero giorno, rilassato.
« Certo, possiamo prendere quello che vuoi. Stavo pensando ad una barca in modo che dividiamo le cose, ti va? »
Mary annuì mentre un sorriso entusiasta si dipingeva sulle sue labbra.
« Oh sì! Prendiamo tutti i salmoni che ci sono? »
Francis rise annuendo e iniziando a studiare il menù senza cercare di nascondere un sorriso sincero che invadeva il suo viso.
Dopo aver ordinato Mary tirò su la schiena e scrollò le spalle sistemandosi i capelli lunghi dietro le spalle per non fargli sfiorare il piatto.
« Allora, va un po’ meglio questo compleanno? » chiese una volta che il cameriere si fu fuori dalla sua vista.
Francis annuì sorridendo e sistemò il tovagliolo sulle sue gambe passandosi una mano tra i capelli.
« Decisamente meglio, hai illuminato la mia giornata. Pensa che mia madre stamattina voleva che prendessi un aereo per andare a trovarla, roba da matti. »
Mary rise bevendo un sorso di vino bianco cercando di non storcere il naso. Tutto quell’alcool era davvero una novità per lei che non aveva mai bevuto. Cosa alquanto bizzarra essendo lei scozzese.
« Il più bel compleanno della tua vita. »
« Cosa? »
« Raccontami il più bel compleanno che hai passato fino ad ora, ovviamente oggi è esclusa come giornata. »
Francis posò una mano sul mento mentre Mary si limitava a guardarlo aspettando una reazione da parte del ragazzo.
« Beh, diciamo che potrei dire il compleanno dei miei dieci anni. Sì, mio Dio è stato fantastico. Non ho invitato neanche una ragazza, una cosa da maschi insomma il decimo compleanno, ti pare che invitavo una ragazza? Che bimbo stupido che ero. Comunque è stato l’ultimo vero e proprio compleanno che ho avuto. Eravamo tutti vestiti da astronauti e mia mamma ci ha portato al planetario. È stato molto divertente, ai tempi volevo diventare un’astronauta. E il tuo? »
Mary sorrise al racconto di Francis immaginandosi una mini versione di lui con la tuta spaziale.
« Mh, credo di aver avuto sette anni. Kenna e Greer sono venute a casa mia, il mio compleanno è ad agosto quindi nessuno veniva mai alle mie feste di compleanno. Loro sì, sono le mie migliori amiche e lo erano anche allora. Comunque sono venute con tutte coroncine e ci siamo travestite da principesse. La mamma ci ha portato a mangiare in un ristorante italiano e ci siamo lanciate le patatine in faccia. È stato divertente. Da lì in poi abbiamo sempre festeggiato i compleanni insieme. »
Francis scoppiò a ridere prima di interrompersi quando il cameriere servì loro la cena.
« Cosa ridi? Ti assicuro che da piccola volevo assolutamente essere una principessa, ero convinta di esserlo. »
« Lo sei, se vuoi esserlo, anche se secondo me ti perderesti le cose migliori ad essere una reale. Io non vorrei mai essere un principe. »
« Sei un ragazzo, è diverso. »
« Vorrei essere il principe di una ragazza, non lo nego, vorrei che qualcuno mi considerasse davvero il suo principe azzurro ma odio l’idea di dover governare un paese. Troppe responsabilità e poca libertà. E le regine, alla loro epoca, rischiavano moltissimo. Sono contento che tu non lo sia davvero. E poi guardiamo in faccia la realtà: siamo nel 2014, nessuno vorrebbe essere un reale di questi tempi, troppi paparazzi, niente vita privata. »
Mary sorrise rompendo le bacchette e iniziò a prendere qualche rotolino intingendolo nella soia, non l’aveva detto fino a quel momento ma stava morendo di fame.
 
 
 
***
 
 
Kenna sedeva sul divano, una cioccolata calda tra le mani e una fetta di torta davanti all’ennesima replica di Titanic.
« Vaccona di Rose, c’era spazio per Jack. » borbottò sentendo Lola singhiozzare dall’altra parte del divano. « Lo so, lo so quella cicciona maledetta. »
« Lui si è sacrificato per lei perché la amava con tutto se stesso. »
« O perché lei gliel’ha data? »
« Non penso che un ragazzo rinuncerebbe alla sua vita perché una ragazza è andata a letto con lui, non trovi? »
« Mh, probabile non credo che Henry si sacrificherebbe per me. Se si dovesse sacrificare per ogni donna con cui è stato non sopravvivrebbe mezzo minuto. » il tono di voce di Kenna era calmo e tranquillo ma Lola poté leggere nei suoi occhi un senso di spossamento.
Si avvicinò alla ragazza e prese la mano tra le sue.
« Credo sia una cosa dei Blanchard, sai? A Francis non è mai interessato molto di me. Voleva solo ciò che gli ho dato, nulla di più. »
« E tu gliel’hai dato come ho fatto io. »
« Ingenuamente, e non lo rifarei. »
« Il punto è che io lo rifarei, ciò fa di me una ragazza facile? » gli occhi nocciola di Kenna nascondevano un senso di vuoto che la ragazza sentiva da quando aveva capito com’era davvero Henry. Da quando Bash gliel’aveva spiegato.
« Non- non credo che tu sia una ragazza facile, o almeno la tua debolezza non ti rende più facile o meno interessante. »
« Passerò alla storia come la troia che si è fatta il professore Blanchard. » sussurrò abbassando lo sguardo verso i suoi piedi. « E che ha deluso il suo amico senza trovare il coraggio di presentarsi all’appuntamento. Ecco perché Bash preferisce Mary. »
Lola si avvicinò e prese le mani della ragazza tra le sue.
« No, no e poi no. Passerai come la ragazza che ha trovato il suo vero amore. Sbaglierai e farai cavolate, io stessa ne ho fatte tante ma- sbagliare è umano, Kenna e io non penso tu sia una ragazza facile, tutt’altro. E Bash non preferisce Mary, tiene ad entrambe. » Lola sorrise dolcemente a Kenna sperando di rubarle un sorriso.
« Mi dispiace. »
« Per cosa? »
« Per Mary e Francis, mi dispiace che tu ci stia male. »
« Non ci sto male, Kenna. »
« So cosa significa non essere la prima scelta e- »
« Tra me e Francis è stata solo una botta e via, non c’è niente tra cui scegliere. C’è solo Mary, almeno lo spero per lei. »
« Già, solo e sempre Mary. »
 
 
 
***
 
 
Mary si era addormentata durante il viaggio di ritorno verso Vancouver. Francis sentiva il suo respiro piano e il silenzio insolito che regnava nell’auto quando lei era presente.
Quella ragazza era un uragano, non la smetteva mai di parlare. Ma a lui piaceva. Piaceva il fatto che lei amasse parlare, gli piaceva il suono della sua voce, la sua risata, il suo modo timido di tentare un approccio e il suo profumo. Quel profumo che aveva invaso la sua auto e che non riusciva a smettere di pensare; pensare a come sarebbe stato poterla stringere tra le sue braccia quando e come volev- non era una cosa da sé. Non sarebbe mai stata una cosa da Francis, motivo per il quale cercò di distogliere l’attenzione da lei concentrandosi sulla strada.
Si era dovuto fermare a fare benzina e la ragazza non si era svegliata nemmeno allora. Il biondo era rimasto a contemplare il contorno chiaro del suo viso e il contrasto con i suoi capelli scuri che la rendeva così trasparente di quanto cercava di sembrare.
Francis le aveva messo la sua giacca addosso per coprirla e non farle prendere freddo e, quando parcheggiò davanti casa della mora, si stupì del fatto che lei stessa si stava svegliando di propria spontanea volontà.
Le sorrise dolcemente e si girò per accarezzarle il viso con un’espressione tenera stampata in volto.
« Dormito bene? »
Mary strofinò le mani contro i suoi occhietti scuri sbavando appena il trucco e Francis si avvicinò per pulirle il viso.
La ragazza annuì sentendo il ticchettio della pioggia sul tettino.
« Odio quando piove e sento tutto, non riesco mai a dormire. Sai da piccola avevo la mansarda ed era insopportabile. Insomma ticchete ticchete ticchete, ma io dico ti pare normale? »
Francis rise scostandole una ciocca di capelli da davanti agli occhi.
« Parli tanto anche da appena sveglia, non è così? »
Mary si ritrovò a ridere, una risata talmente dolce che non riuscì a non far sorridere il biondo; la ragazza abbassò lo sguardo ritrovandosi le dita intrecciate a quelle di Francis.
Alzò lo sguardo sorridendogli prima di prendere la sua borsa e tirare fuori un pacchetto arancione per poi allungarlo verso il ragazzo.
« Buon compleanno. »
Si limitò a dire davanti allo sguardo più che sorpreso del biondo.
« Tu? Non ci credo, non avresti dovuto Mary! »
Il sorriso sul viso di Francis, però, ripagava la ragazza di qualsiasi prezzo e batté le mani entusiasta mentre lui apriva il pacchetto e ne estraeva due biglietti.
« Oh mio Dio, il concerto di Ed Sheeran di marzo. Stai scherzando? »
« Assolutamente no. Ho pensato che ti avrebbe ricordato me e- e poi puoi andarci con chi vuoi, sono certa che a Bash non dispiacerà venirci con te. »
« Mary Elizabeth Richardson, vorresti venire al concerto di Ed Sheeran con me? Solo e soltanto con me? » 
Mary, ormai libera dalla cintura di sicurezza, si avvicinò al ragazzo e gli gettò le braccia al collo stringendolo a sé e inspirando il suo profumo fresco che le ricordava l’inverno.
Si staccò da lui rimanendo a pochi passi dal suo viso annuendo piano.
Il suo sguardo cadde sulle labbra di Francis che sembravano attirarla come il miele fa con le api.
Erano così vicini che Mary poteva giurare di sentire il suo respiro sulle labbra e i battiti del suo cuore accelerar-
« Cazzo. » borbottò Francis allontanandosi di poco da Mary non appena il telefonino prese a squillare. « Dammi un minuto, per favore. Mamma? Sì, no ora non poss- lo so che sono le undici e mezza, si okay passami Charles. Ehi campione, sto diventando vecchio, eh? Come? Oggi hai scritto un tema che aveva me come protagonista? Non ci credo, e cos’hai scritto? Una favola? In francese? Ma sei bravissimo. Cosa? Okay passami Henry… »
Mary smise di ascoltare per lasciare spazio al ragazzo e tirò fuori il suo telefono controllando i messaggi.
C’erano tre messaggi di Kenna e uno di Greer, e cinque chiamate perse da parte di Bash, evidentemente Kenna gli aveva dato buca, cosa probabile dati i sensi di colpa nei confronti del ragazzo. Kenna funzionava in un modo tutto suo. Decise che avrebbe risposto a tutti una volta tornata a casa, soprattutto alla ragazza con cui viveva, parlarle faccia a faccia sarebbe stato meglio.
Infilò il giacchetto e guardò fuori dal finestrino la pioggia scendere piano.
« Vi voglio bene anche io, ci sentiamo domani. Sì, mamma lo so come si fanno certe cose non c’è bisogno che me lo ricordi tu. » sibilò il ragazzo all’ammonimento della madre sul sesso protetto. Una volta attaccato cercò gli occhi di Mary distratti dalla pioggia che scendeva fuori dal veicolo. Ormai il momento era passato. « Scusami, sai mia madre. »
« Già, non dirlo a me. Mia madre vuole sempre fare skype. Sta tutto il giorno a mandarmi messaggi, o almeno quando lì è giorno. A volte la mattina mi ritrovo con quindici messaggi da parte sua. Una pazza. Ora ha anche imparato a farsi le selfie e ne è diventata ossessionata. » scherzò Mary prendendo un respiro profondo afferrando la sua borsa. « E’ meglio che vada ora, Lola e Kenna mi staranno aspettando e non voglio che si preoccupino. »
Francis annuì piano e rimase sorpreso dal bacio che ricevette sulla guancia dalla ragazza.
Mary aprì la portiera dell’auto iniziando a correre sotto la pioggia in direzione della porta di casa.
Si maledì quando notò di non avere le chiavi in mano e fu stupita di sentire Francis correre verso di lei.
« Ho dimenticato di fare una cosa. » sussurrò il ragazzo prendendo il viso della ragazza tra le mani e posando le labbra sulle sue.
Mary sussultò al contatto delle labbra fresche del biondo contro le sue e posò la mano sulla sua spalla mentre la lingua di Francis si insinuava nella sua bocca alla ricerca della sua e la pioggia scendeva piano su di loro bagnandoli completamente.
« E tu hai dimenticato il tuo telefono in macchina, eccolo. »
Francis sorrise passandole il cellulare prima di scompigliarle i capelli umidi posando un’altra volta le labbra sulle sue. « Buonanotte pulce. »
Mary rimase ferma a guardare l’auto andare via sentendo la pioggia scenderle addosso mentre una mano saettava sulle sue labbra carnose e arrossate dal bacio leggero che il ragazzo le aveva dato.
Perché lui l’aveva baciata, l’aveva davvero baciata.









Angolo Autrice:

Hellou a tutti, un grazie speciale a tutti coloro che leggono / preferiscono / seguono / RECENSISCONO (Siete i miei preferiti, Ily) e anche a coloro che la seguono in silenzio. La storia non sarebbe ancora qui senza di voi.
Allora? FINALMENTE SI SONO BACIATI. 

Sono piuttosto soddisfatta di questo capitolo scritto in fretta e furia, non prometto che il prossimo sarà a breve: l'università inglese mi prosciuga completamente.


Voi come state? Spero che il capitolo vi sia piaciuto, come sempre aspetto i vostri commenti. (<3)


Questo è il mio account di facebook se qualcuno volesse aggiungermi: https://www.facebook.com/camilla.buzolic?ref=tn_tnmn

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Un bacio, Cami.
 
 
  
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