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Autore: Sereously    20/10/2014    1 recensioni
Storia scritta per il contest "Una storia, una corona di spine" di Mary Black.
Lily Luna è stanca di dover essere la figlia perfetta, la sua indole selvatica le impedisce di fare ciò che da lei ci si aspetta.
Una visita per conto della scuola a Malfoy Manor le darà la possibilità di essere finalmente sé stessa.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Lily Luna Potter | Coppie: Lily Luna/Lysander
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nuova generazione
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Nickname sul forum: Sereously
Nickname su EFP: Sereously
Titolo della storia: OK what’s next? After the sex?
Situazione scelta: Age Gap
Pacchetto scelto: A
Coppia: Draco/Lily Luna
Rating: arancione
Contesto: Nuova Generazione
Genere: Dark, Introspettivo
Note/avvertimenti: Contenuti forti
Note dell'Autore: Bene, inizio col dire che ho cominciato a scrivere questa OS di getto, per poi rendermi conto di dover adattare il personaggio di Draco all’età effettiva che avrebbe in un ipotetico 2026. Fortunatamente per me, la sua età gira attorno ai 47 anni, quindi si può ipotizzare che Draco sia ancora piuttosto attraente. Punto secondo, mi sono presa la libertà di modificare una parolina di una strofa della canzone “Open Car” dei Porcupine Tree, mia nuova, profonda ossessione, nonché canzone prompt del pacchetto. Poi che dire, è la prima storia in assoluto in cui i personaggi hanno una tale differenza di età, perciò spero di aver reso bene situazioni e personaggi e di non essere andata OOC con nessuno. Per il resto, buona lettura.



 

OK what’s next? After the sex?

 

La stanza era angusta, venticinque metri quadrati di locale e una sola finestra ad illuminarla. I pannelli in legno scuro del pavimento scricchiolavano a tratti e la mobilia – un armadio a due ante e un cassettone in mogano – era lucidata a fondo, ma era palese che non fosse nuova.

Un tappeto di lana color nocciola in discrete condizioni stava steso in fondo al letto, messo per il lungo di fronte alla finestra semi aperta, e arrivava ad un palmo dal camino, che occupava un’intera parete.

L’unico tocco di moderno era la scrivania in legno scuro – non era mogano, di questo ne era sicura – con sedia annessa, e una lampada bianca, anonima, posta nell’angolo ad illuminare solo una metà del tavolo vuoto.

Un’altra lampada, un’abat-jour, era posta sul mobiletto accanto al letto.

E così avevano pensato anche a chi leggeva prima di andare a dormire.

«Grazie Marvin, andrà benissimo» ringraziò la rossa posando le due grosse valigie appena dentro alla stanza. «Siamo d’accordo per ottanta galeoni al mese e quaranta di anticipo per i primi trenta giorni, giusto?» chiese frugando nella pochette.

Marvin, il proprietario del Paiolo Magico, un uomo alto e robusto – più che robusto, in effetti – accettò i quaranta galeoni che la giovane gli porse e chinò il capo.

«Certo Lily, siamo a posto così. Ci vediamo domani mattina alle cinque» la salutò sparendo oltre l’angolo.

Lily Luna Potter entrò definitivamente nella stanza numero 6 – il numero perfetto – e chiuse la porta a chiave, abitudine presa a furia di vivere nella stessa casa con Albus e James Potter, due individui per i quali la privacy era pressoché inesistente se ti chiamavi Lily Luna, avevi i capelli rossi e non superavi il metro e sessanta.

Con un colpo di bacchetta, le due pesanti valigie si aprirono e i vestiti cominciarono a smistarsi nei vari scomparti dell’armadio e del cassettone.

Nel mentre, Lily allungò la testa oltre la porta nascosta dietro l’anta dell’ingresso, e trovò il bagno.

Semplice, carino, illuminato, ma soprattutto pulito realizzò la giovane donna con un mezzo sorriso.

Un lavandino con specchio, un armadietto, un wc e una vasca. Sulla parete di fronte a lei c’era anche una finestra con cui avrebbe potuto arieggiare l’arieggiabile.

Chiuse la porta del bagno e tornò in camera.

Un leggero ticchettare attirò la sua attenzione. Sul davanzale della finestra della camera da letto era appollaiata una civetta dal bizzarro piumaggio ramato, becco e artigli neri come la pece.

Lily aprì il vetro e la civetta svolazzò all’interno, posandosi leggera sulla scrivania accanto al letto, nel becco un paio di lettere che fece cadere sulla superficie di legno.

«Ciao Ginger, che ne dici? Può andare come prima casa lontano…beh, da casa!» sorrise la rossa stendendosi sul letto dopo aver riposto le valigie vuote sul pavimento dell’armadio.

Bene, un rapido resoconto: affitto, a posto; valigia, a posto; appartamento pulito, a posto; Ginger, c’è. Manca solo una cosa a questo punto…

La giovane si alzò dal letto e cercò un pezzo di pergamena nei cassetti della scrivania, quindi, con la bacchetta, vi incise parole invisibili e la legò alla zampa di Ginger.

«Tu sai dove portarla» mormorò carezzandole il capo.

Con un verso stridulo, la civetta spiccò il volo e sparì nella coltre di nebbia che avanzava fuori dalla finestra.

Sedendosi lentamente sul bordo del letto, Lily prese le missive portate dalla sua civetta e ne aprì una.

 

Ciao Lily, sono Albus. So che avrai voglia di bruciare questa lettera non appena leggerai il mio nome, ma ti prego di non farlo.

Mamma e papà sono distrutti dalla tua partenza, perché non li hai voluti avvertire? Perché non ne hai parlato con loro? Con me. Perché mi hai lasciato all’oscuro di tutto? Avrei potuto aiutarti.

Non so ancora dove tu ti sia andata a cacciare, ma spero che Ginger ti ritrovi per poterti consegnare la mia lettera.

Volevo solo dirti che mi dispiace, ma devi capire che è stato un duro colpo, una grossa notizia da assorbire tutta in una volta.

Insomma, Draco Malfoy è un uomo sposato e per di più ha reso la vita di papà un inferno ad Hogwarts! Non potevi aspettarti che avrebbero accolto la notizia con un sorriso!

Riflettici sorellina…

 

Lily non finì la frase, né tantomeno la lettera. Gettò la pergamena nel fuoco sbiadito del camino e, al seguito, gettò anche la busta.

Niente, nessun rimasuglio di quel traditore. Altro che parlargliene! Probabilmente la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stato correre da mammina e papino per dire loro che la loro bambina aveva una relazione con il più dubbio Mangiamorte riscattato di tutti i tempi.

La seconda lettera aveva un timbro mai visto prima. L’aprì con cautela, bacchetta alla mano in caso dovesse respingere qualcosa di…insolito.

Invece, la missiva era una semplice pergamena.

 

Ehi Lily, qui è James che ti parla dall’altro capo del mondo. Ho saputo che tu e la parte perfetta della famiglia avete avuto un battibecco e quando mi sono informato ho scoperto che riguardava, pensa un po’, il caro vecchio signor Malfoy! L’unico e inimitabile! La cosa mi ha lasciato alquanto perplesso, devo ammetterlo: cosa c’entrava la mia adorata sorellina rivoltosa con quel lord dai dubbi costumi? Mi è quasi venuto un colpo quando mi hanno riferito che te lo porti a letto! Lily, ma insomma, non ti ho insegnato niente? Se proprio devi farlo trovatene uno ignorante e prossimo al trapasso, almeno potresti rischiare di beccarti i suoi soldi!

Scherzi a parte, capisco che bomba possa essere scoppiata in casa, mi basta pensare al cataclisma che è piombato sulla famiglia Potter quando io e Scorpius ci siamo dichiarati. Ad ogni modo, se ti interessa, il piccolo Malfoy sta alla grande tra gli Indicibili, sta quasi per superare il maestro, ma io non mi faccio mettere i piedi in testa facilmente.

Bene sorellina, per quanto riguarda la tua storia con Malfoy Senior, ti chiedo solo una cosa: non innamorarti. Se devo essere sincero non credo che il Lord abbia perso la testa per te – senza nulla togliere a te e alla tua bella testolina rossa, sia chiaro!

Ora ti devo lasciare, ma sappi che hai il mio appoggio, per tutto. Come sempre d’altronde.

Un bacio Lily

A presto

James.

 

Lily allargò il sorriso che le si era dipinto in volto mentre leggeva e ripiegò con cura la lettera, riponendola nella sua busta ingiallita e sigillando il cassetto con un incantesimo.

James e Scorpius avevano fatto coming-out giusto un paio di giorni prima di partire per l’addestramento per entrare tra gli Indicibili. Entrambi avevano miracolosamente superato i test e da lì a due anni si erano tenuti in contatto con le rispettive famiglie solo tramite gufo. Il che era un bene pensando al putiferio che aveva scatenato la notizia.

Con un sonoro sospiro di stanchezza, Lily si gettò all’indietro sul letto morbido e scricchiolante e chiuse gli occhi. Il giorno dopo sarebbe stato davvero, davvero lungo.

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«Ehi Marvin, qui ho finito, vado a farmi un bagno, se per te non è un problema».

L’omone sorrise scuotendo la testa. «Vai tranquilla piccola, per oggi siamo a posto» la congedò quindi con un gesto della mano.

Con un sospiro di sollievo, Lily cominciò a salire le scale, diretta al suo monolocale. Aveva lasciato casa per non dover sentire le lamentele dei suoi genitori e i rimproveri di Albus – incredibile, vero?

Ci aveva provato a resistere, a sopportare le critiche che le muovevano, dopotutto se le era aspettate. Ma era passato un mese e ancora continuavano ad impedirle di uscire di casa la sera tardi, ad imporle il coprifuoco e controllarle Ginger. Precauzioni mai prese per nessuno, nemmeno per lei, almeno finché non avevano svelato di lei e Draco Malfoy.

Che poi, non è che avesse proprio voluto svelare il suo piccolo segreto, solo che era successo. Per uno stupido, insignificante errore di una ragazzina troppo curiosa e sicura di sé.

Era da gennaio che lei e Malfoy si vedevano. Era cominciato tutto per gioco: Lily aveva ereditato l’animo ribelle di sua madre e l’amore per le sfide di suo padre e semplicemente Draco Malfoy era capitato a fagiolo.

Si erano incontrati – non per la prima volta, certo – ad una riunione per l’organizzazione del Ballo dell’Agrifoglio ad Hogwarts, nella seconda settimana di Novembre. Lily era Caposcuola e, a quanto pareva, il signor Malfoy era stato incastrato dalla moglie affinché la sostituisse per quell’anno.

Era palese che Draco non fosse ben disposto verso quelle insulse riunioncine scolastiche, tanto che, in principio, Lily l’aveva perfino preso in antipatia.

Avevano parlato prettamente del Ballo, discutendo di dove e come poter organizzare l’evento in modo che risultasse perfettamente progettato ed avesse una riuscita esemplare. Poi il gruppo di Professori, Caposcuola e Rappresentanti si era sciolto e ognuno era andato per la propria strada. Lily aveva addirittura scritto ai suoi genitori parlando della riunione e di come il signor Malfoy le fosse risultato freddo e distaccato, assente.

La vita scolastica della ragazzina era continuata senza particolari problemi oltre agli esami per il M.AG.O., finché il 20 dicembre non era stata incaricata di avvisare il signor Malfoy – incredibilmente irraggiungibile – di alcuni cambiamenti apportati al budget per includere nell’evento anche l’esibizione delle Puffole Pigmee – nuova band musicale da poco formata ma già in cima alle classifiche.

Perciò, Lily aveva raccolto baracca e burattini e si era diretta a Malfoy Manor via camino della preside McGranitt, atterrando con il suo bel fondoschiena nella cenere residua del camino della grossa tenuta.

Dopo essersi spolverata i pantaloni – logicamente bianchi, che domande – e averli ripuliti con un veloce Gratta e Netta, la ragazzina si era persa per i corridoi del maniero fino a raggiungere un’immensa libreria, che sembrava addirittura più fornita di quella di Hogwarts.

Alti scaffali svettavano fino al soffitto, ricolmi di libri dalle copertine e dai titoli più disparati. Una gioia per gli occhi della rossa che si era distratta ad ammirare la vista più spettacolare della sua vita.

«Sta cercando qualcuno signorina?» l’aveva richiamata una voce familiare.

Draco Malfoy se ne stava tranquillo e rilassato su una poltrona dall’aria piuttosto antica, un libro aperto sulle ginocchia accavallate. Si era scostato i crini biondi dalla fronte e aveva alzato un sopracciglio pallido, incitandola a rispondere.

«Oh! Signor Malfoy! Mi scusi per questa invasione, ma la preside mi ha mandata a comunicarle che il budget è salito. Vogliono includere le Puffole Pigmee nella scaletta delle esibizioni e hanno bisogno di qualche galeone in più» spiegò la ragazzina riavviandosi i lunghi capelli rossi. Poi si lasciò scappare uno sbuffo divertito. «Sì insomma, hanno avuto l’approvazione di tutti i Rappresentanti, perciò la sua è piuttosto futile, visto che vota per maggioranza, ma a quanto pare-»

«A quanto pare la mia opinione serve, signorina Potter, altrimenti non credo che l’avrebbero spedita qui contro la sua volontà, dico bene?» aveva finito la frase il biondo lord, chiudendo il libro.

«Non ho detto questo» aveva replicato Lily spostando il peso del suo esile corpo su una gamba sola.

«Ma l’ha pensato»

A quel punto, la ragazzina si era raddrizzata e aveva aggrottato la fronte.

Come aveva fatto il signor Malfoy a intuire i suoi pensieri? Forse la sua avversione per la sua persona era talmente palpabile che…no, un momento!

«Lei ha usato il Legilimens! Lei…lei…come osa?» aveva chiesto indignata la rossa pestando un piede a terra.

«Tesoro, sei piombata a casa mia senza invito. Per quello che ne sapevo io poteva anche essere che Potter avesse organizzato una delle sue infinite retate organizzate per incastrarmi per qualcosa che non ho fatto. Suvvia, un po’ di comprensione» aveva ghignato Malfoy alzandosi finalmente dalla poltrona.

Portava i capelli corti sulla nuca e leggermente più lunghi sulla fronte, lucidi e setosi. Gli occhi grigi avevano quel nonsoché che faceva rabbrividire la giovane Potter ogni qualvolta si posavano sulla sua personcina a modo. Il busto ben dritto, le gambe lunghe e atletiche, tutto in Draco Malfoy emanava eleganza e sensualità.

«Non sono qui per tenderle alcun agguato, signor Malfoy. Dovevo solo consegnarle questa» aveva mormorato Lily, riprendendosi a stento dalla lunga occhiata indagatrice riservatale da Malfoy e allungando una busta giallastra verso il destinatario della missiva. «Qui dentro ci sono spiegati tutti i dettagli della decisione. Ora mi scusi, ma devo tornare a scuola» si era congedata una volta consegnata la busta, quindi si era voltata per andarsene.

«Signorina Potter», l’aveva bloccata Malfoy.

«Mi dica» un lampo di stizza nella sua voce, Lily si era fermata e aveva voltato solo il capo.

«Si è sporcata i pantaloni» le aveva fatto notare il biondo mentre scartava la lettera.

Con un gesto piuttosto distaccato, Lily aveva sistemato i jeans con un ulteriore Gratta e Netta e aveva fatto per allontanarsi, quando il signor Malfoy si era smaterializzato di fronte a lei, un ghigno teso sulle labbra sottili.

«Somiglia molto a sua madre, signorina Potter. Gliel’hanno mai detto?»

«A volte» aveva replicato schietta la ragazza, incrociando le mani al petto, la bacchetta ben stretta nella mano destra.

«E sembra anche avere il suo spirito».

«E sembra che abbia ereditato anche l’avversione di mio padre nei suoi confronti, oh che cosa strana! Con il suo carattere così allegro ed espansivo è un mistero come non sia riuscito a farselo amico» era stata la frecciatina di una Lily alquanto diffidente e restia ad ammettere quanto Malfoy fosse…attraente.

Con una risatina, Malfoy si era avvicinato alla ragazza che, dal suo canto, non sarebbe riuscita a muovere un passo nemmeno pregando Merlino. «Oh, sicuramente Potter dev’essere fiero del tuo carattere, Lily»

In quel momento, Lily Potter si era domandata più e più volte come potesse, un nome comune come il suo, suonare tanto particolare, unico, se pronunciato da Draco Malfoy.

«Mio padre è fiero di me per altre cose, signor Malfoy, ma non si preoccupi, provvederò a fargli sapere che lei apprezza il mio carattere» aveva ribattuto facendo un passo di lato per poterlo superare.

Evidentemente aveva sottovalutato la determinazione di Draco Malfoy, perché un lungo braccio avvolto in una candida camicia bianca aveva circondato i suoi fianchi asciutti, serrando la presa, come il serpente che suo padre gli aveva raccontato essere.

«Mi lasci» aveva ordinato la rossa, il fuoco negli occhi castani.

Malfoy si era esibito nel suo ghigno migliore. «Altrimenti?»

«Ho una bacchetta, signor Malfoy, e si fidi, le assicuro che so fin troppo bene come usarla» era stata la risposta della giovane Potter, per nulla intimorita da quella inusuale vicinanza, bensì visibilmente rinvigorita.

A quel punto, evidentemente Lily aveva pensato che Malfoy Senior si sarebbe allontanato e l’avrebbe lasciata andare, invece, il subdolo padrone di casa l’aveva stretta a sé, strappandole la bacchetta di mano, l’ammaliante ghigno sempre stampato in viso.

«Non si minaccia un bravo padrone di casa, Lily»

«Vero, almeno quanto è vero che non si abusa di minorenni indifesi, signor Malfoy»

Una risata disarmante era giunta dal biondo seduttore.

«Signorina Potter» una cadenza particolare che scandiva le sillabe «entrambi sappiamo bene che lei non è né minorenne, né indifesa come finge di essere»

Come a conferma di ciò, un debole quanto efficace Schiantesimo non verbale allontanò i due, una forza invisibile che permise a Lily di recuperare un po’ della sua fermezza.

«È fortunato se non la denuncio, signor Malfoy» era stato il sibilo della rossa. «Ma soprattutto è fortunato se non dico niente a mio padre» aveva aggiunto avvicinandosi a grandi passi.

«Piccola Potter, io non le ho fatto niente. Cos’è che non dirà a suo padre?» l’aveva sfidata Malfoy.

Lily sapeva che sarebbe andata a finire così. L’aveva immaginato quando il signor Malfoy l’aveva sorpresa ad ammirare i suoi libri e se ne era convinta quando l’aveva richiamata per farle notare la cenere sui pantaloni.

E in quel momento, nuovamente a pochi centimetri da quel viso innaturalmente bello, ne aveva avuta la certezza assoluta.

Si era alzata in punta di piedi, le mani poggiate sul petto di Malfoy, e aveva unito le giovani labbra umide e carnose alle sue, sottili, esperte ed esigenti.

Era stato un bacio elettrizzante, sotto ogni punto di vista. La differenza di età, l’azzardo, il divieto e poi la sensualità, la sicurezza con cui Malfoy aveva accolto la sua lingua inesperta e vi aveva giocato, l’aveva accarezzata, baciata e consumata, prima di esercitare una minima pressione sul suo bacino già infervorato e allontanarla da sé.

«Questo è sbagliato, signorina Potter» aveva sibilato, palesemente controvoglia.

Lungi dal mostrarsi debole e affannata, Lily aveva alzato il capo fiera e aveva ghignato, un ghigno terribilmente simile a quello del suo interlocutore. «Che cosa è sbagliato, signor Malfoy?» aveva domandato per poi sfuggire alla lasciva presa del lord e infilarsi nel camino più vicino per tornare ad Hogwarts.

E così era cominciato tutto. Durante il primo weekend a Hogsmeade dell’anno nuovo, i due si erano segretamente incontrati alla Stamberga Strillante e così era stato per le seguenti gite nel paesino vicino a Hogwarts.

Poi, una volta finita la scuola con successo – Lily aveva ottenuto risultati sbalorditivi, secondi solo a quelli di James – i due erano sicuri che la cosa sarebbe terminata. La scuola finiva, Scorpius sarebbe andato alla preparazione per Indicibili con James, Lily non avrebbe più avuto nessun comitato da presiedere.

 

Con uno scatto secco, Lily aprì la porta della sua stanza al Paiolo e vi si richiuse dietro. Si tolse gonna e camicia, adombrata da una leggera malinconia. Quel vestiario le ricordava Hogwarts. I migliori sette anni della sua vita. Lontana dalla perfezione della famiglia Potter, se non per Albus, presenza indesiderata, ma altamente compensata da quella di James, prima delle due pecore nere del cerchio familiare.

Gettò l’intimo nella cesta dei panni sporchi e aprì l’acqua della vasca, avvolgendosi in un morbido asciugamano.

Mentre con un dito affusolato muoveva la schiuma che si formava pian piano, la sua testa volò di nuovo ai ricordi.

 

Quell’estate Lily era andata in vacanza con Rose, Dominique e Victoire Weasley, senza maschi – anche perché l’unico suo semi-coetaneo del quale apprezzava la presenza e la cui presenza era apprezzata anche da altri, era James. Ed era gay.

Avevano passato due splendide settimane sulla costa Azzurra italiana, tanto che Lily si era persino dimenticata di Draco Malfoy. Spiaggia, drink e discoteca fino a tardi – dopotutto erano pur sempre delle diciassettenni, anche se streghe – erano stati gli intrattenimenti delle ragazze, che erano tornate a casa con il cuore più leggero e una lieve malinconia dovuta all’abbandono di quella vacanza da sogno.

Poi si erano incontrati di nuovo.

Era un umido e piovoso 10 luglio e lei era andata al Paiolo per chiedere a Marvin se avesse bisogno di un aiuto cameriera o barista, ma prima di entrare l’aveva notato.

Era solo, come spesso l’aveva visto. I crini biondi scendevano lisci sulla fronte chiara, gli occhi grigi socchiusi si sgranavano un secondo dopo, incontrando i suoi, color del cioccolato.

Era stato un istante infinito in cui si erano detti tutto e niente, poi erano entrati e Lily si era dedicata a ciò per cui era andata fin lì. Marvin le aveva risposto affermativamente e si erano accordati affinché Lily cominciasse il lunedì successivo.

E mentre si allontanava dal bancone, Lily aveva sentito il signor Malfoy chiedere le chiavi di una stanza. La numero 4.

Senza ulteriore indugio, senza il minimo dubbio, Lily si era infilata su per le scale accertandosi che nessuno la vedesse seguire il lord, quindi aveva bussato alla porta su cui era stato inchiodato un numero quattro in rame.

Una volta dentro, la luce al minimo e un odioso puzzo di muffa ad appestare l’aria, aveva lasciato cadere la borsa a terra e si era lasciata andare contro quel corpo appena tiepido e robusto. Lo stesso corpo che l’aveva accolta contro di sé più volte, durante gli incontri segreti dei due amanti.

Si era lasciata percorrere dalle familiari e agili dita, forti e decise, ma al contempo delicate sulla sua pelle di bambola, sulla sua pelle di ragazza quasi diciannovenne. Scorrevano lente, impietose, inarrestabili, avide. Il cardigan cadeva sul pavimento in legno, le spalline del vestito estivo scivolavano giù per le braccia, scoprendo il suo corpo perfettamente tornito, il seno tondo, i fianchi morbidi.

 

Lily ricreò il ricordo facendo scivolare lentamente l’asciugamano. Scoprì il seno, l’addome piatto, il fianchi, le gambe. Nuda, di fronte allo specchio a mezza figura, Lily slegò i capelli stretti in un nastro grigio.

Grigio come i suoi occhi. Gli stessi occhi che la bramavano ogni volta di più. Perché non era Draco che si prendeva Lily, bensì la rossa che ad ogni incontro si portava via qualcosa del lord.

Quell’estate Draco l’aveva presa, più volte, in modi sempre diversi, ma lei…oh, lei gli aveva sottratto molto, molto di più. Solo che ancora non lo sapeva.

S’immerse nella vasca, l’acqua bollente che aggrediva la sua pelle diafana, la schiuma che l’accoglieva con morbidezza, le piccole bollicine che opponevano resistenza prima di infrangersi e scoppiare contro le sue cosce, la sua vita, le sue braccia.

Chiuse gli occhi e aprì la mente.

Prima di quell’estate Lily si era ritrovata a fare l’amore poche volte, ma la sensazione che stare con Draco le forniva era cento volte meglio di quella data dal fare l’amore con qualcuno.

Quello che aveva con Draco, quello che faceva con Draco, era in un certo senso proibito, sbagliato e per questo infervorante. Sapeva benissimo che se l’avessero scoperta avrebbe passato dei guai. Lui era sposato e aveva un figlio, un figlio che stava con suo fratello, un fratello che, come lei, era figlio a sua volta del peggior nemico di Malfoy. Harry Potter.

Merlino, anche solo nella sua mente, il nome di suo padre era imponente, importante. Ingombrante.

Lei era la figlia di Harry Potter, lei aveva delle aspettative da non deludere e, certamente, essere l’amante di Draco Malfoy non faceva parte di tali aspettative, poco ma sicuro.

Una mano corse giù, lungo l’addome, soffermandosi sul suo fiore. Allungò un dito, poi due e un ansimo sfuggì alle sue labbra tremanti.

Draco l’aveva fatta gridare, quell’estate. Di piacere, di dolore, di terrore.

Per Draco Malfoy, d’altro canto, la situazione non era difficile da comprendere, sapeva benissimo cosa stava facendo, per lui era decisamente più chiaro che per la rossa, che ad ogni appuntamento risucchiava qualcosa del sé precedente, un pezzo di sé stesso che Draco abbandonava volentieri.

Ma una cosa era comprendere, un’altra era capire. Avere la consapevolezza dei rischi, delle conseguenze. E Draco Malfoy si rese conto della portata delle sue azioni proprio la notte di un caldo 10 agosto.

Erano coricati sul prato del giardino di Malfoy Manor – Astoria non c’era, era via per lavoro, e non sarebbe tornata prima del weekend successivo – e aspettavano di vedere le famigerate stelle cadenti, stretti una nelle braccia dell’altro.

Poi Lily aveva sospirato e Draco aveva intuito che c’era qualcosa che la turbava.

«Tutto bene?» aveva chiesto mantenendosi il più neutro possibile, ma sentendo dentro di sé un’emozione di rara comparsa.

«Cosa c’è dopo, Draco?» era stata la domanda sibillina della ragazza dai capelli di fuoco.

«Dopo? Dopo le stelle?»

«No. Dopo il sesso. Cosa c’è dopo il sesso?»

Draco aveva esitato. Quella bestia con cui aveva raramente a che fare scavava e scavava. Doveva fermarla.

«Perché? C’è qualcosa?»

Il cuore di Lily aveva perso un battito, ma quello di Draco Malfoy aveva perso un atrio intero.

«Sapevo che eri stronzo e senza cuore, ma non pensavo che avresti ostentato questa facciata anche con me» aveva risposto Lily rigirandosi nel suo tiepido abbraccio.

«Come sarebbe a dire?»

«Ti ho visto Draco. So come sei dentro» aveva mormorato la giovane, tracciando cerchi invisibili sul petto del biondo. «Non sei stanco di fingere? A cosa ti serve questa corazza?»

«Tu non sai niente, Potter. Smettila di fare domande»

Lily aveva sorriso lieve; quando la chiamava Potter era un chiaro segnale che aveva toccato un nervo scoperto, indifeso.

Si era messa a sedere e l’aveva guardato. L’aveva semplicemente guardato. E Draco aveva ceduto. Come sempre.

«Perché pensi che lo faccia?»

«Hai paura»

«Ah sì?» aveva ridacchiato lui «E di cosa? Sono Draco Lucius Malfoy, piccola Potter, non te lo dimenticare»

«E mio padre è Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto, ma ti sorprenderebbe sapere che cosa lo tiene sveglio la notte» era stata la sua semplice replica.

«Non ti immischiare in faccende che non ti riguardano, ragazzina» aveva sibilato Draco passandosi una mano sulla fronte.

«Draco. Con me puoi essere te stesso, non devi…»

«Sta’ zitta, Potter!» aveva gridato lui alzandosi in piedi all’improvviso. «Siete tutti uguali, tutti volete cambiarmi, perché non accettate quello che sono? Uno stronzo senza scrupoli, un Mangiamorte rinnegato, un bastardo traditore! Ecco cosa sono, ecco cosa devi accettare, Potter. Te la senti?»

«Non trattarmi da stupida Draco» aveva risposto lei gelidamente «Sappiamo entrambi che non è così. Sono giovane, ma non stupida» parole mormorate mentre si avvicinava silenziosamente «E sono una Legilimens con i fiocchi ora» aveva sussurrato ad un Draco colto completamente alla sprovvista.

E così, Lily Potter era entrata nella mente di Draco Malfoy.

Dolore, rabbia, paura. Aveva visto tutto.

Draco non odiava suo padre, Draco era stato costretto ad odiarlo, per salvarsi la vita. Harry Potter era con loro o contro di loro. Rifiutando l’amicizia di Draco, suo padre aveva segnato la fine della sua infanzia. Lucius Malfoy, quell’essere spregevole che Lily aveva visto fortunatamente poche volte, aveva istruito suo figlio affinché distruggesse gli anni migliori di suo padre, totalmente incurante di ciò che stava distruggendo dentro il suo primo e unico erede.

Odio, rancore, disprezzo. Aveva sentito tutto.

Alleanza negata, infanzia sgretolata da un ideale malato, sbagliato, corrotto. Harry Potter aveva scelto e a Draco Malfoy era stata negata tale possibilità. Instaurando un profondo rapporto con Hermione Granger e Ronald Weasley, suo padre aveva condannato Draco ad una vita di costrizioni, obblighi e divieti, atti a distruggere un’esistenza che già ne aveva sgretolata un’altra.

Quella di un insicuro bambino biondo e dai grossi occhi grigi, che ad altro non anelava se non all’approvazione di un padre corrotto che non l’avrebbe mai capito. Non l’avrebbe mai amato.

Invidia, delusione, sottomissione. Aveva scoperto tutto.

Una mente deviata, idee inculcate con la forza, ferite inferte con violenza. Harry Potter aveva rifiutato la parte Oscura della magia e Draco ne era stato soggiogato, era stato costretto ad accettarla. Era stato marchiato. Come un animale. Come una proprietà. Suo padre aveva agito e così facendo aveva cancellato ogni possibile roseo futuro per un ragazzo che altro non cercava se non la salvezza, dalla follia, dall’ossessione, dalla paura.

Un profondo, irriducibile dolore aveva avvolto le viscere di Lily, un dolore non più mentale, bensì fisico.

E un grido, agghiacciante, potente, aveva lasciato le sue piccole labbra carnose, spalancate in un grido, in richiesta di un aiuto che non era arrivato.

La bacchetta stretta tra le dita morbide di chi non ha mai svolto alcun lavoro manuale, Draco Malfoy manteneva la concentrazione mentre un dominante senso di oppressione e debolezza animava l’incantesimo Cruciatus che stava letteralmente squarciando la volontà della giovane e incauta Lily.

Era cominciato come un fastidioso pizzicore e si era ampliato, come una secchiata d’acqua ghiacciata, ma non aveva avuto una fine immediata come si era aspettata. Il dolore si era acuito, aveva morso ogni singolo nervo nel suo corpo, aveva avvolto ogni più piccolo osso, l’aveva spezzato, ricomposto e quindi spezzato di nuovo, senza speranza di una fine prossima.

Sentiva il dolore spandersi fino ad arrivare ai capelli, voleva strapparsi via la carne e trovare il fulcro di quel male che l’inondava come un fiume in piena, ma non riusciva a muoversi.

Poi, tutto d’un tratto, il dolore era finito. Al suo posto un leggero quanto interminabile formicolio che aveva raggiunto ogni angolo del suo corpo.

Lily aveva perso i sensi, nella mente aveva un grosso vuoto che partiva dal termine di quella tortura e arrivava al suo risveglio, su un divano di broccato rosso come il sangue, coperta da un piumino bianco come la neve.

Di colpo, ogni ricordo dell’ultima mezz’ora era affiorato come un grosso pugnale affilato, infilzando la sua povera mente indebolita, e quando Draco si era avvicinato per rassicurarla, ciò che era uscito dalla sua bocca di bambina non era differito molto dallo stridulo urlo di un’arpia.

E lui l’aveva visto. Il terrore. La paura. Lei aveva paura di lui. Lei lo temeva.

Ed era ciò che l’aveva fatto svegliare. Ciò che gli aveva fatto capire cosa c’era in gioco.

Le aveva versato un potente sonnifero nel the caldo e quando era ripiombata in un sonno senza sogni, Draco aveva preso Lily tra le sue braccia, fattesi incredibilmente protettive, e l’aveva portata a casa.

Cosa gliel’avesse fatto fare, Lily se lo chiedeva ancora, ma in parte doveva ringraziarlo.

Se non l’avesse riportata, i suoi genitori non avrebbero scoperto che la loro bambina era la disinibita amante di Draco Malfoy. Se i suoi genitori non l’avessero scoperto, avrebbero continuato a considerarla la figlia perfetta. Se non avessero smesso di vederla così immacolata, Lily non avrebbe mai potuto essere sé stessa.

Si ricordava poco di quella notte. Tutti i suoi ricordi si limitavano a urla impazzite, incantesimi lanciati quasi per caso e lacrime. Tante lacrime.

Per la loro bambina ormai infangata, per la loro bambina spezzata da una violenta Cruciatus. Per la loro bambina che non era più la loro bambina.

Al suo – secondo – risveglio, Lily aveva impiegato più del previsto a riconoscere il luogo in cui si trovava. Era camera sua.

Il letto disfatto, i vestiti per aria, le ante dell’armadio aperte, proprio come i cassetti del guardaroba, dai quali penzolavano calze, slip e reggiseni.

Libri accatastati ovunque, CD babbani sparsi per terra, penne e matite infilzate qua e là.

Sì, era decisamente la sua camera.

Si era alzata lentamente, attenta a non causarsi alcun giramento di testa, e si era avviata verso la cucina.

Era tutto incredibilmente silenzioso, tanto che aveva pensato di essere l’unica sveglia, ma una volta raggiunta la sua destinazione, lo sconcerto era stato tale che un gemito le era sfuggito dalla bocca impastata.

Sua madre e suo padre, una con gli occhi gonfi e l’altro rosso di rabbia, stavano seduti in silenzio, gli sguardi persi sulle venature del tavolo. Suo fratello Albus stava in piedi, gli occhi verdi sgranati come palle da biliardo, mentre ripassavano per la milionesima volta sul quarto soggetto presente in cucina.

Draco Lucius Malfoy.

Uno zigomo decisamente viola, il labbro inferiore spaccato e i capelli arruffati, il lord teneva gli occhi grigi bassi e spenti. Erano vuoti.

«Draco…» era stato ciò che era uscito da quelle labbra di pesca.

E da lì, il finimondo. Suo padre che inveiva contro di lei, contro Draco e anche, per qualche motivo, contro suo fratello James. Sua madre che piangeva, cercando di darsi il contegno che Ginny Weasley Potter doveva mantenere, mentre tentava di calmare un Harry Potter punto dal diavolo in persona. E poi c’era Albus che, in preda ad un attacco di rabbia – o di pazzia, Lily non ne era sicura – aveva cominciato a sfogare la sua rabbia sull’ormai assente Draco Malfoy, prendendolo a pugni, insultandolo.

Lily si era rianimata e con un potente Schiantesimo mentale aveva allontanato Albus dal suo amante, per poi avvicinarsi e prendergli il viso maciullato tra le piccole mani delicate.

Un altro silenzio disarmante era calato nel locale della cucina, mentre Lily carezzava il volto di Draco e lo stringeva a sé, sussurrandogli che sarebbe andato tutto bene.

Qualche istante dopo però, Harry Potter aveva ripreso quella poca sanità mentale che gli era rimasta e aveva cacciato Draco Malfoy fuori da casa sua.

Quello, nonostante la vita completamente assente dagli occhi, si era alzato, aveva allontanato Lily e si era smaterializzato via.

A quel punto, Ginevra Potter aveva ripreso un contegno e aveva chiesto a Lily che diavolo le fosse passato nella testa quando aveva deciso di instaurare quel genere di rapporto – o un rapporto in generale – con Draco Malfoy.

Lily aveva tentato di spiegarsi, oh, l’aveva fatto eccome, ma nessuno l’aveva ascoltata. Sua madre aveva tentato di capirla, gliene doveva dare atto, aveva cercato di trattenere i due uomini presenti dall’inveirle contro prima ancora di ascoltare le sue parole, ma suo padre e Albus non le avevano dato il tempo di spiegarsi, ricominciando ad urlare come delle bestie prossime al macello. Lily era rimasta schiacciata da quelle urla, da quei pesanti insulti che erano usciti dalla bocca dannatamente innocente di suo fratello, incapace di mormorare una sola parola, incapace di difendersi, per la prima volta in vita sua. Poi, gli effetti della Cruciatus che Draco Malfoy le aveva lanciato si erano fatti risentire e la giovane Potter era caduta sul freddo pavimento piastrellato, priva di sensi.

Lily non poteva saperlo, ma Ginny si era avventata sui due uomini della famiglia con sguardo arcigno ed espressione truce, rimproverandoli per quello sfogo decisamente non necessario nei confronti della sua dolce bambina.

Erano state le ultime poche parole in suo favore che Ginevra Weasley in Potter le aveva dedicato, prima di chiudersi in un religioso silenzio, soprattutto in sua presenza.

 

Era stata una lunga giornata, ma nonostante la confusione mentale e fisica di quel giorno di agosto, Lily se la ricordava come se l’avesse appena vissuta.

Nel presente intanto, nella vasca del suo bagno, l’acqua si era raffreddata e la schiuma era svanita quasi del tutto.

Poco incline a porre fine al suo momento di relax, Lily dovette fare leva sulle braccia e portarsi fuori dalla vasca.

Si avvolse nell’asciugamano, coprendosi fino a metà coscia, quindi si spostò in camera, dove il caminetto riscaldava quella uggiosa giornata di settembre.

Si sedette sul letto, lasciando cadere i lunghi capelli rossi, morbidi e puliti e ancora gocciolanti sulla schiena, le gambe accavallate con eleganza.

Quei due giorni lontana dalla sua famiglia avevano già contribuito a risanare la sua mente, oltre che il suo corpo.

Lei e Draco Malfoy non si erano più visti da quel fatidico 10 agosto – o forse era l’11? Tutt’ora Lily non ne era sicura – e la sua vita era tornata pressappoco la stessa.

Stava studiando per diventare Auror, era stata la migliore della sua classe per tutti e sette gli anni, e ora che aveva trovato lavoro lì al Paiolo Magico, nonché vitto e alloggio, poteva dirsi più che soddisfatta.

I suoi famigliari però, non sembravano dello stesso avviso. Oltre a rammentarle ogni giorno come e quanto la sua condotta fosse stata pessima, disdicevole, riprovevole e tanti altri bei paroloni snocciolati uno dopo l’altro senza un vero filo logico, nelle loro intenzioni c’era il volerle tarpare le ali, il volerla tenere chiusa dentro una campana di vetro fino a chissà quando. Inoltre, ogni tanto, Albus tirava ancora fuori la faccenda “Draco Malfoy e la sua Cruciatus”, faccenda che Ginny Potter aveva ottenuto di non essere più nominata, perciò era come andare sempre all’indietro, andare avanti e regredire allo stesso tempo.

Con un gesto della bacchetta, Lily accese la radio babbana che James le aveva regalato per il suo decimo compleanno, creando un sottofondo che, una volta afferrate le parole, la fece sorridere.

Nothing like this
Felt in her kiss
Cannot resist her
Fell for her charm
Lost in her arms
I keep a photograph

Pur essendo una ragazza dotata di infinita umiltà, Lily sapeva riconoscere le cose come stavano: Draco Malfoy non poteva resisterle. Non era lei che aveva mandato avanti gli incontri estremamente riservati tra loro due. Non era stata lei a chiamarlo per passare insieme quella serata di inizio agosto. E di certo non era lei che teneva una sua foto sul comodino, ben disillusa agli occhi della moglie.

Gliel’aveva fatta prima che lei partisse per le vacanze estive e la ritraeva mentre dormiva, i lunghi capelli rossi sparsi sul cuscino e la pelle chiara che concorreva con il candido lenzuolo bianco del letto che lui stesso aveva evocato in una stanza della Stamberga Strillante. Nella foto, Lily appariva serena, priva di tutti quei limiti che s’imponeva quand’era cosciente di sé, e, per una frazione di secondo, sorrideva anche. Un sorriso di sole labbra, che però riusciva a scaldare il gelido animo del signor Malfoy.

Give me a glimpse
Let me come in
Be there inside her
Here it begins
Here is the sin
Something to lie about

Quella sera doveva incontrarsi con un Auror del Ministero, ma sapendo che avrebbe fatto tardi, l’aveva invitato a bere un the. Certo, il suo appartamento non era il massimo, ma avrebbe dimostrato all’esperto che lei sapeva ricavare il massimo partendo dal più umile minimo.

Le parole della canzone le risuonavano in testa come una pressante nenia.

Era stato il signor Malfoy a scalfire la sua corazza per primo, era stato lui a chiedere implicitamente di poter dare un’occhiata ai suoi pensieri, al suo io. E lei l’aveva lasciato fare, non conscia che il potere stava tutto nelle sue mani.

E così era iniziato il segreto, era iniziato il peccato. Bugie, su bugie, su bugie. Tutto ciò aveva reso l’intera faccenda molto più intrigante di quanto Lily non si sarebbe mai aspettata.

You think you're smart
I think you're art
We agree on this
It doesn't work
Feeling like dirt
Feeling like you don't care

Poi Lily ci era arrivata. Aveva capito che era lei a guidare il gioco. Era lei ad avere le redini della strana relazione che si era instaurata tra i due.

E si era fatta furba. Consapevole di detenere il dominio delle azioni sue e di Draco Malfoy, Lily si era lasciata osannare come una rara e inestimabile opera d’arte sotto gli occhi di un esperto.

E Draco, pur conscio di ciò, non si opponeva, ma sentiva, dentro di sé, che ciò che stavano facendo era sporco, inopportuno, sbagliato. Sapeva di dover smettere, che avrebbe combinato un casino. Sapeva anche che per Lily, tutto ciò sarebbe rimasto affascinante fintanto che fosse rimasto segreto, nascosto.

We get a room
And in the gloom
She lights a cigarette
Clothes on the bed
Love me she said
I lose myself to her

S’infilò un paio di jeans scuri, a sigaretta, e una camicia verde muschio in perfetta assonanza con i suoi capelli. Un paio di scarpe da ginnastica – non era tipo da tacchi alti fuori casa, figuriamoci dentro casa – e asciugò i capelli con un colpo di bacchetta.

Lunghi crini rossi che dondolavano morbidi sulla sua schiena.

Gli stessi capelli che erano causa della perdizione di Draco. Gli stessi morbidi, lucenti fili di seta che si spargevano sul cuscino quando la spogliava e la gettava sul letto, i vestiti annodati tra le lenzuola di quel letto abusivo.

Un rosso fuoco che si intravedeva anche al buio, che gli ricordava tanto le sigarette alla vaniglia per le quali Lily andava matta. Gli ricordava la fiamma che scaturiva dalla bacchetta della ragazza quando, indossando solo la sua pelle setosa, dopo avergli detto di amarlo, parole senza peso pronunciate da una voce incantevole, decideva che era il momento di intossicarsi di quel dolce profumo che permeava i vestiti di Draco, che permeava il suo cuore.

Doveva farli lavare più e più volte, i vestiti, prima che venisse via, e una volta riuscitoci, se ne pentiva.

I'm getting feelings
I'm hiding too well
Something broke inside my stomach
I let the pieces lie just where they fell
Being with you is hell

Certo che si pentiva, perché Draco Malfoy era irreparabilmente perso per Lily Potter. Se lei pronunciava parole d’amore senza darvi un peso effettivo, lui invece sentiva qualcosa spezzarsi dentro tutte le volte che le sentiva.

Sapeva di essere pieno di cocci rotti, di vetri infranti dalle parole superficialmente spese dalla ragazza. Ma li avrebbe lasciati lì, a tagliarli le piante dei piedi ogni qualvolta ci fosse ripassato sopra. Per ricordarsi, per tenere a mente che era sbagliato. Che quell’inferno avrebbe dovuto trovare una fine.

Hair blow in an open car
Summer dress slips down her arm
Hair blown in an open car

Bussarono alla porta e Lily abbandonò il the per aprire. Ciò che si ritrovò di fronte però, non era certo quello che si aspettava.

«Lily» mormorò la stessa voce morbida che inondava i suoi pensieri da mesi ormai.

«Malfoy» ribatté lei, restia a mostrare qualsiasi tipo di emozione.

Lui l’aveva ferita, l’aveva tradita. Non si meritava il suo perdono.

OK what's next?
After the sex
What do we now?
Finding the time
Drawing the line
And never crossing it

«Cosa c’è dopo, Draco?»

«Dopo? Dopo le stelle?»

«No. Dopo il sesso. Cosa c’è dopo il sesso?»

Avrebbe voluto aggiungere altro. Avrebbe voluto dirgli che stavano andando oltre. Oltre il sesso, oltre quella linea invisibile che, una volta sorpassata, avrebbe lasciato ad entrambi un vuoto interminabile.

Ma per fortuna non l’avevano oltrepassata. Draco non gliel’aveva permesso.

Gave her the hours
Gave her the power
Cannot erase her
Gave her the truth
Gave her the proof
I gave her everything

Sì, Draco le aveva dato tutto. Le aveva dato tempo, le aveva lasciato il potere, restio a lasciarla andare. Le aveva perfino permesso di vedere un pezzo di verità. E poi le aveva dato la prova che lui non sarebbe cambiato, che lei non avrebbe potuto cambiarlo.

Ma anche che le avrebbe dato tutto, qualsiasi cosa lei chiedesse.

 

«Lily ti prego. Ascoltami, io volevo scusarmi. Ci ho provato tutti i giorni in questo ultimo mese, ma i tuoi me l’hanno impedito-»

«E immagino che Draco Malfoy non sia mai riuscito a fare niente sotto al naso di Harry Potter. Sbaglio?» fu la risposta fredda di lei.

«Lily, tu sai. Tu hai visto tutto. I miei ricordi, le mie emozioni, tu sai come mi sono sentito per tutto il tempo che ho passato a Hogwarts!»

«E questa dovrebbe essere una giustificazione per ciò che hai fatto?» chiese sull’orlo di una crisi di nervi.

«No. No Lily, io non ho scusanti. Ma sono fatto così, perché non vuoi capirlo? Questo sono io, un bastardo, un individuo senza scrupolo alcuno, ma se mi dessi la possibilità di-»

«No. Accidenti Malfoy, non hai ancora capito nulla!» esclamò la giovane donna avvicinandosi. «Tu non sei così. Tu sei diverso. Io l’ho visto. Io lo so» rispose la rossa sollevando il languido sguardo di cioccolato.

I'm getting feelings
I'm hiding to well
Something broke inside my stomach
I let the pieces lie just where they fell

Being with you is hell

Hair blow in an open car
Summer dress slips down her arm


Hair blown in an open car
On a drive out to the farm
Hair blown in an open car

Hair blown in an open car
Summer dress slips down your arm
Hair blown in an open car

La canzone finì, lasciando i due amanti a osservarsi a vicenda.

Entrambi volevano avvicinarsi di più, entrambi volevano toccarsi. Ma non ve ne fu il tempo.

«Stupeficium!» risuonò una voce secca e decisa.

Lily venne sbalzata all’indietro da uno schiantesimo poco potente. Una volta però che il suo sguardo si rifece lucido, Lily comprese che non era stata una casualità.

Accanto ad un Draco basito, letteralmente spiazzato, la potente quanto familiare figura di Astoria Greengrass in Malfoy se ne stava ritta in piedi, petto in fuori e bacchetta lungo il fianco, pericoloso prolungamento della mano.

«Astoria…» cominciò Draco, ma venne messo a tacere con un’occhiata sprezzante da parte della moglie.

«Veniamo a noi, piccola sgualdrina» disse agitando la bacchetta e provocando l’insorgere di un brutto presentimento da parte di Lily.

Presentimento che si rivelò pessimo quando si sentì trascinare contro la colonna in pietra del grosso camino acceso. In un attimo si ritrovò intrappolata in una morsa che avrebbe potuto rivelarsi letale.

Un altro gesto e la porta della stanza venne sigillata.

Senza smentire il suo carattere, Lily ghignò, fissando Astoria dritta negli occhi.

«Un po’ tardi per venire a chiedere un duello per la mano di tuo marito, non credi?» mormorò divertita, quasi dimentica degli spessi rami che l’avvolgevano e che la bloccavano contro la pietra tiepida.

«Zitta, stupida ragazzina» sibilò Astoria muovendo il polso.

Un ramo si mosse, tanto velocemente che Lily si accorse di essere stata sfregiata solo quando sentì qualcosa di umido e caldo colarle giù per la guancia.

«Astoria, lasciala stare» intervenne Draco, perfettamente conscio del pericolo che la sua adorata Lily stava correndo.

Con una calma innaturale, Astoria passò lo sguardo su suo marito e allungò una mano per carezzargli il volto.

«Non preoccuparti caro, una volta sistemata la tua tentazione, non avrai più motivo per allontanarti da me»

A quelle parole, il sangue di Malfoy cominciò a gelare. Quello della piccola Potter invece, ribollì all’istante.

«Allora affrontami lealmente, Astoria!» esclamò tentando di divincolarsi dalla stretta che la costringeva immobile contro il camino.

«Non mi sembra che tu abbia giocato lealmente quando te lo sei portata a letto, stupida Potter. Tu e la tua famiglia mi avete già portato via mio figlio, non ti lascerò prendere anche mio marito» esalò la donna, il fuoco negli occhi cerulei.

«Mi sa che allora sei arrivata un po’ troppo tardi» ribattè prontamente la rossa, un altro ghigno ad adornarle il viso innocentemente candido.

Se il pericolo non fosse stato tanto palpabile, Draco avrebbe anche potuto ammettere che quello sguardo gli accendeva qualcosa dentro che solo Lily riusciva anche solo lontanamente a sfiorare.

«Potter, sta’ zitta. Astoria, amore-»

«Non chiamarmi amore, sporco traditore» sibilò la donna bionda, senza però distogliere lo sguardo dalla ragazza.

«Astoria, lasciala andare. Possiamo andarcene e ricominciare da capo! Io e te, un’altra volta-»

«E butteresti tutto all’aria Malfoy?» gridò Lily, la rabbia ben visibile nei grossi occhi color cioccolato. «Astoria, battiti con me e se vincerai tu, Draco sarà tuo. Ma se me lo porti via senza darmi la possibilità di lottare, giuro che non vi darò pace!» minacciò la rossa, non pienamente consapevole delle sue intenzioni.

Ma la donna non la stava ascoltando. Aveva occhi e orecchie solo per Draco.

Al che, Lily disse le paroline magiche. «Un duello. All’ultimo sangue» pronunciò a bassa voce.

Ma fu abbastanza perché Astoria la sentisse e si girasse.

«No! Astoria, non ascoltarla, vieni via con me-» ma prima di poter finire la frase, Astoria afferrò entrambi per i polsi e li smaterializzò in una landa deserta.

Lily cadde a terra, non più vincolata dai rami incantati della signora Malfoy, stavolta stretti alle caviglie del marito.

«Così sia allora, ti offro un duello all’ultimo sangue per un uomo che non vale nemmeno una goccia del tuo sudore, piccola Potter» ghignò Astoria, esibendo una ben più efficace smorfia di perfidia.

Sia Draco che Lily sgranarono gli occhi. Non era il possesso di suo marito ciò a cui puntava la donna sin dall’inizio.

«Tu mi hai offesa e umiliata, giovane Potter. Mi hai fatto fare la figura della stupida di fronte all’intero mondo magico. Mi hai rubato mio marito da sotto il naso e questo è un affronto che non sono disposta a sorvolare. Credevi davvero che mi importasse del cuore di mio marito? Draco può benissimo innamorarsi di chi vuole, io e lui ci siamo sposati per convenienza. Ma io non devo e non voglio essere presa in giro da nessuno, figurarsi una sciocca ragazzina come te» spiegò pacata la donna, la bacchetta sempre ben stretta in mano.

Se possibile, incuteva più terrore in quel momento, placida e rilassata com’era.

Ma Lily non si fece scoraggiare. Si alzò in piedi e impugnò la bacchetta.

«Così sia allora» mormorò ripetendo le parole della strega.

«Lily! Astoria! Smettetela!»

«Non lo fa per te Draco» rispose la bionda moglie di Malfoy con una risata. «È una questione di orgoglio adesso, di principio. Anche per lei»

«Lily!» implorò Draco cercando lo sguardo ostentatamente orgoglioso della ragazzina che aveva invaso la sua abitazione poco meno di un anno addietro.

Con estrema delusione però, non ve n’era traccia. Astoria aveva ragione, ora per Lily era una questione di principio.

«Bene, allora facciamo le cose come si deve. Un bell’inchino piccola Potter, forza» disse Astoria chinando il busto, ma mantenendo lo sguardo in quello di Lily, che la imitò. «Solitamente si fanno dieci passi, ma io direi di contare fino a tre. Uno, due, tr-»

«Stupeficium!» gridò Lily senza aspettare che finisse.

Astoria evitò lo schiantesimo con una risata per niente rassicurante. «Hai barato anche stavolta, Lily. Come vedi, non sei capace di essere onesta, leale. Sectumpsempra

«No!» gridò Draco.

Aveva provato su sé stesso gli effetti di tale incanto e anche solo pensare di vederli riprodotti sulla sua Lily…

Fortunatamente, la rossa venne solo sfregiata dalla magia, che causò un leggero strappo alla manica della sua maglia, la quale però, si impregnò comunque di sangue.

«Pensavo che voi Serpeverde foste abituati a complotti e sotterfugi. Bombarda!» disse agitando la bacchetta, ma dove un attimo prima c’era Astoria, il diradarsi del fumo mostrò solamente un pezzo di terra bruciata.

«Fatti vedere Astoria!»

«Come hai detto tu, noi Serpeverde siamo abituati a complotti e sotterfugi» sussurrò all’improvviso una voce alle sue spalle. «Crucio

Per la seconda volta in vita sua, Lily venne colpita in pieno da una Maledizione Cruciatus, incantesimo oscuro che le provocò un annebbiamento temporaneo della vista.

Dapprima, il dolore si concentrò dove la magia l’aveva colpita, all’altezza delle reni, come una pugnalata a tradimento, poi però, si ampliò fino a raggiungere le punte di mani e piedi.

Lily sapeva di urlare, sapeva che ciò che stava uscendo dalle sue labbra non era la sua solita voce, morbida e controllata, bensì un urlo agghiacciante che avrebbe fatto piangere anche le rocce.

Cadendo in avanti, sulle ginocchia, mentre il dolore le attanagliava lo stomaco, poté quasi vedere l’espressione di orrore di Draco, mentre la moglie manteneva lo sguardo e la bacchetta puntati contro di lei in un atto di pura crudeltà.

Sentì gli occhi lacrimare e pregò in tutte le lingue del mondo che non fosse sangue, quella cosa umida che le scorreva sulle guance.

Voleva riprendere fiato, aveva bisogno di respirare, i polmoni erano talmente contratti che non ce l’avrebbe fatta se non fosse stata graziata. E come richiamata dalla supplica di un innocente, la grazia arrivò.

L’aria affluì ai polmoni come acqua straripante da una diga, facendoli bruciare e implorare pietà, e Lily si lasciò cadere a terra.

«Allora, piccola e ingenua Potter, sei sicura di voler continuare?» domandò Astoria con una nota ironica nella voce.

Lily si girò a pancia in su e aprì gli occhi lentamente. Il cielo plumbeo li sovrastava, creando un contrasto particolare tra il verde e beige della terra e il grigio-blu della volta celeste, tappezzato di macchie bianche e sfocate, quali le nuvole.

Il respiro non voleva saperne di tornare regolare e il cuore continuava a battere all’impazzata.

Con enorme stupore però, Lily si accorse di avere ancora in mano la sua bacchetta, e con altrettanto orrore si rese conto che la sua mano sinistra, la stessa che impugnava il catalizzatore, era ridotta in uno stato pietoso. Quando tentò di muoverla, una fitta lancinante le percorse rapidamente il braccio, facendole cacciare un altro urlo di dolore.

«Ops, mi sa che ho mirato troppo a sinistra. Non preoccuparti, un po’ di gesso e sarà come nuova» la schernì Astoria.

Con un verso insolitamente gutturale, Lily afferrò la bacchetta con la mano destra e si alzò lentamente, prima mettendosi in ginocchio, poi tirandosi in piedi, quasi dritta.

«Avrei dovuto sistemare così anche tuo fratello James, quando s’è messo in testa di portarmi via il mio Scorpius. Quello squallido errore della natura non avrebbe dovuto intromettersi nella mia famiglia»

«Non parlare così…di James» ansimò la rossa stringendo i denti. «Lui è cento volte meglio di me e te messe assieme, lurida megera» ringhiò come animata da una forza nuova.

«L’uomo è stato creato per stare con la donna, non con un altro uomo!» tuonò Astoria, gli occhi fuori dalle orbite. «Quel mostro di tuo fratello ha deviato il mio bambino! E ora tu ne pagherai le conseguenze! Crucio

Stavolta Lily non si fece prendere alla sprovvista e deviò abilmente la Maledizione.

Da brava Auror quale sarebbe diventata, Lily sorrise, sapendo di avere in mano la vittoria.

«È vero, mio fratello ha cambiato tuo figlio, ma solo in meglio Astoria! Come io ho cambiato in meglio tuo marito. La tua influenza su loro due è sempre stata pressante e negativa»

«Zitta!» gridò lanciando uno schiantesimo non-verbale che la giovane Lily schivò abilmente.

«Ma non capisci? Scorpius se n’è andato per starti lontano-»

«Zitta, sudicia Mezzosangue, non hai il diritto di pronunciare il suo nome!», inveì, stavolta provocando un’esplosione a pochi passi da dove stava Lily.

Astoria iniziava a sbagliare senza che lei si spostasse.

«Sei inutile Astoria, tuo figlio se n’è semplicemente accorto» mormorò, ben conscia che la donna l’avrebbe sentita ugualmente.

«Muori, Potter! Avad

Una bacchetta puntata alla gola la fece desistere.

«Sei vecchia Astoria, non sei più lucida come una volta» mormorò con un ghigno incredibilmente simile a quelli di Malfoy. Poi, con estrema grazia, pronunciò un ultimò sussurro. «Sectumsempra»

La potenza con cui il corpo di Astoria venne sbalzato di lato lasciò di sasso un impotente Draco Malfoy, rimasto intrappolato ad osservare lo scontro dall’inizio alla fine.

Quando Astoria ricadde a terra però, Draco fu libero dall’Incarcerarmus che gli aveva impedito di intervenire e corse da sua moglie.

«Astoria» la chiamò inginocchiandosi al suo fianco.

«È vero Draco? Scorpius fuggiva da me?» mormorò la donna, rosse voragini si espandevano sulla sua camicia.

«No Astoria, certo che no» rispose lui cominciando a medicarla.

Piton gliel’aveva insegnato e lui aveva subito imparato.

Anche Lily raggiunse i due e aiutò Draco a medicare la moglie, come se l’accaduto non fosse mai successo.

Astoria perse i sensi una manciata di secondi dopo.

«Tu sai che non volevo che finisse così, vero?» disse la ragazzina mentre effettuava portentosi Epismendo non-verbali.

«Sei solo una ragazzina, è ovvio che non volevi che finisse in questo modo»

«Ah giusto, ora sei il cinico Draco Malfoy che tutti odiano» sogghignò Lily senza smettere di medicare.

Draco intonò una lunga nenia, alla fine della quale, le ferite di Astoria si richiusero come se non fossero mai state inflitte.

«Lily-»

«Se devi dirmi che non possiamo stare insieme, risparmiatelo. Mantieni quel briciolo di dignità che ti rimane, Malfoy».

«Non era quello che stavo per dire»

Un eloquente silenzio da parte della ragazzina lo invogliò a continuare.

«Ciò che volevo dire è che non posso più stare con Astoria. Non dopo aver assistito al vostro scontro e aver sperato in ogni istante che non fossi tu ad avere la peggio»

Lily alzò lo sguardo castano in quello metallico di lui. «E quindi?»

«Quindi ho intenzione di rimediare almeno in parte a questo casino. Dammi solo un paio di giorni»

Come dire di no a quello sguardo implorante?

«Va bene. Due giorni. Non uno di più»

Quindi Lily si smaterializzò via, nel suo appartamento al Paiolo Magico.

Con estrema cautela, la ragazzina si tolse i vestiti logori e riaprì l’acqua della vasca. Incredibile, aveva vinto un duello contro Astoria Greengrass.

Con un impeto di orgoglio, Lily sorrise, per poi guardarsi allo specchio a mezzobusto che vi era in bagno.

Doveva smetterla di farsi bastonare a suon di Cruciatus.

Immergendosi lentamente, sentì l’acqua ristoratrice spegnere i suoi dolori, alleviare gli ematomi e risanare le ferite.

Lily chiuse gli occhi e sospirò. Aveva raggiunto il suo obiettivo. Draco Malfoy era definitivamente suo.

 

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After the sex
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Drawing the line
And
finally crossing it.

   
 
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