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Autore: FairyCleo    20/10/2014    2 recensioni
"Lo aveva visto giocare con suo figlio, lo aveva sentito ridere con i suoi amici di sempre, ma nei suoi occhi aveva letto un dolore profondo e un senso di mancanza che solo lui sembrava in grado di comprendere. Per tutti gli altri non c’era niente di diverso o di strano in quella serata trascorsa alla Capsule Corporation. Gli amici di una vita avevano continuato a fare ciò che avevano sempre fatto senza capire, o peggio ancora fingendo di non capire che Trunks avrebbe voluto trovarsi altrove. E questo, non era un pensiero che stava toccando solo lui".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Goten, Trunks, Un po' tutti, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Parte XX
 
Avevano raggiunto la loro meta molto, molto prima di quanto avesse anche solo lontanamente potuto immaginare, e la Terra si era rivelata decisamente più bella e straordinaria di quanto avessero osato sperare. Loro, soprattutto lui, erano a conoscenza di ogni singola cosa riguardante quel pianeta, ma poterlo finalmente raggiungere e in un certo qual modo vivere era qualcosa a cui non avevano mai neppure pensato. Eppure, contro ogni pronostico, erano lì, ognuno con le proprie emozioni, aspettative e remore.
Era stranamente eccitato. Aveva avuto modo di vederlo attraverso i ricordi di Goku, aveva avuto la possibilità di respirarne l’aria, i miliardi di odori che si confondevano, il vociare della gente, le aure degli animali, il sapore dell’acqua del mare rimasta sulla pelle e delle innumerevoli pietanze che potevano essere mangiate ogni giorno. Tutto era per lui “conosciuto”, ma adesso che aveva ogni cosa a sua disposizione, adesso che poteva sentire ogni cosa con i propri sensi e non tramite le esperienze di un altro, tutto era amplificato e decisamente migliore di quanto immaginato.
Quel pianeta era straordinario: verde, rigoglioso, pieno di possibilità. E, certo, la sua popolazione era indietro di circa un milione di anni rispetto a loro e ad altri alieni molto più evoluti, ma proprio questo lo rendeva così… appetibile. La Terra era un’autentica perla, un luogo perfetto su cui realizzare sogni, desideri, progetti. Fratelli permettendo o meno.
Alpha era al suo fianco, emozionato almeno quanto lui, anche se per ragioni profondamente diverse. Era facile nascondersi dal suo creatore, così pieno di fiducia nei suoi confronti, ma lo stesso non si poteva dire per gli altri due rossi che sostavano a pochi passi da loro. Doveva stare attento, molto, molto attento, e sapeva già come fare per portare a termine la sua missione. Forse, avrebbe avuto dalla sua parte tutta la sua famiglia, forse no, ma al momento non era molto importante. L’importante era che al suo fianco ci fosse l’ingenuo ma indispensabile Alpha.

 
*
 
Non aveva dormito bene. Anzi, ad essere sincero, non aveva dormito affatto. Da quando aveva avuto quella conversazione con Goku, non era stato in grado di pensare ad altro. Non gli era mai capitato di essere così schietto, così sincero, e di mettere in difficoltà in quel modo un adulto. Si era sentito strano, ed era uno strano da considerare sia negativamente che positivamente. Negativamente perché forse si era impicciato di qualcosa che in realtà non avrebbe dovuto interessargli, e positivamente perché era stato in grado non solo di tenere testa, ma di mettere in difficoltà un adulto, e questo lo aveva fatto sentire simile a suo padre più di ogni altra cosa. Però, non aveva potuto non notare la presenza spirituale di Goku proprio nei pressi di casa del suo papà dopo la loro conversazione, e questo lo aveva messo molto in ansia. Tutti sapevano quanto il principe dei saiyan tenesse alla riservatezza, e avrebbe dovuto emigrare in un altro universo pur di evitare la sua famosa “ira funesta”, per fare una citazione letteraria. Ira che, per altro, lui non aveva avuto mai modo di saggiare sulla sua pelle.
Aveva pensato di raggiungerli. Sì, per un breve, brevissimo istante, aveva pensato di uscire da casa di soppiatto indossando le scarpe sotto il pigiama di Iron Man che gli aveva regalato la sua mamma pur di fare presto, per spiare da vicino il suo papà e Kaharot, e poter intervenire in caso suo padre avesse avuto bisogno del suo aiuto. Ma, veloce com’era arrivato, quel pensiero era andato via, lasciando posto alla consapevolezza di dover stare al suo posto. Non era veramente il caso di immischiarsi in faccende che, in fin dei conti, non gli riguardavano. A quanto pare, aveva la “malattia del supereroe”, come era solita chiamarla sua madre, sottolineando poi che non capiva proprio da chi avesse ereditato quella dote (anche se lei, probabilmente, intendeva più che altro quella sciagura). Così, alla fine, aveva desistito, mettendosi a letto come avrebbe fatto qualsiasi bravo bambino. Eppure, addormentarsi non era stato facile, per non dire impossibile.
Aveva chiuso occhio solo per poco e aveva fatto sogni davvero poco rassicuranti, confusi e che non ricordava affatto, ma era certo di aver sentito la presenza spirituale di suo padre per un breve istante per poi non sentirla più, anche se non aveva idea se ciò fosse avvenuto nel mondo reale o nel mondo dei sogni.
Era stato a quel punto che aveva deciso di alzarsi e mettere in atto il proposito precedentemente accantonato, ma un ospite inatteso si era presentato alla sua porta, infilandosi nel suo letto senza che lui potesse avere il tempo di obiettare.
“Goten” – aveva bisbigliato, incredulo – “Che cosa ci fai qui?”.
Sapeva che il suo migliore amico e la sua famiglia avrebbero trascorso lì la notte, ma non pensava di ricevere una sua visita notturna. Non se dormiva nello stesso letto di sua madre almeno. Chichi era sempre stata molto ansiosa, ma dalla morte del marito quella sua caratteristica era cresciuta e non di poco, e lui sapeva bene come avrebbe potuto reagire se, svegliandosi, non avesse visto al suo fianco il suo adorato piccolino di casa.
Goten aveva esitato. Si era arrampicato sulle coltri, fissando con insistenza un punto impreciso del copriletto. Di lì a poco, i suoi enormi occhi neri si erano riempiti di lacrime, e il piccolo mezzosangue era scoppiato in un pianto disperato, con tanto di singhiozzi ad intermittenza regolare.
“Ehi! Che succede amico mio… Che cos’hai?”.
Senza che potesse evitarlo, Trunks si era ritrovato colui che considerava come un fratellino addosso, con le braccia piccole ma già forti strette attorno al collo, in preda ad una delle peggiori crisi che avesse mai avuto modo di vedere. Cosa poteva essergli capitato? Cosa, o chi, aveva fatto tanto soffrire il suo migliore amico?
“Se n’è… se n’è andato” – aveva balbettato, stringendosi a lui con maggiore forza – “Se n’è andato senza salutarmi”.
Inizialmente non aveva capito a chi si riferisse. Poi, era bastato fare due più due per capire che stesse parlando del padre che aveva appena conosciuto, che stesse parlando di Goku.
“Ma non è possibile!” – aveva esclamato, sconcertato. Non poteva credere che l’avesse fatto per davvero, non Goku, non dopo aver dimostrato l’entusiasmo e l’amore che solo un papà può dimostrare verso un figlio.
“Invece-invece sì! Se n’è andato… E non mi ha neanche detto addio. Né a me, né a Gohan, né alla mamma! Lei piangeva, piangeva tanto… Perché il mio papà è così cattivo? Perché?”.
Ma il suo papà non era cattivo, di questo, Trunks ne era più che certo. Era andato a trovare il suo, di papà, ne era certo, e non aveva potuto non sentirsi in parte responsabile. Ma forse, Goku aveva semplicemente avuto un colpo di sonno e si era addormentato sul divano del salotto. Non poteva di certo essersene andato per sempre senza salutare nessuno! Ma perché, se le cose erano davvero andate in quel modo, non sentiva più la sua aura da nessuna parte?
“E’ cattivo!” – aveva urlato Goten – “Ed io sono tanto triste…”.
“Ma no… No… Ehi, Goten, ascolta” – era quello il momento buono. Non vedeva alternative – Io credo di sapere dove sia finito tuo padre”.
“Davvero?” – aveva tirato su col naso, neanche avesse avuto tre anni appena.
“Sì! Facciamo così, vestiti e aspettami in giardino”.
“Mi porterai dal mio papà?” – aveva trillato, pendendo dalle labbra del suo migliore amico.
“Non posso promettertelo” – era balzato giù dal letto, cominciando a trafficare nel suo armadio – “Ma possiamo provare a cercare. Ed io penso di sapere da dove iniziare”.
Sperava di aver ragione. Sperava davvero di aver ragione, anche se quella sensazione di fastidio alla bocca dello stomaco non l’aveva abbandonato, anche se qualcosa gli diceva che le cose non sarebbero state così semplici come avrebbe sperato.

 
*
 
Si erano separati. Anche se con estrema riluttanza da parte di Radish e Nappa, si erano separati, scegliendo di prendere strade diverse. Non era del tutto contento, ma aveva accettato di seguire Alpha fino al luogo che aveva visto solo nel ricordo che ne aveva Goku, luogo che non aveva alcuna voglia di visitare ma verso cui fingeva di nutrire un minimo di interesse, anche se era ben lontano da quello che aveva palesato suo fratello quando aveva preteso di fare una lunga sosta nell’appartamento in cui si era trasferito da ormai diversi anni il saiyan che lo aveva ossessionato da sempre. Cosa pretendesse di trovare lì, Kaharot non l’aveva ancora capito, e soprattutto non aveva idea di cosa Alpha potesse scoprire su di lui che già non avesse appreso dopo il loro ricongiungimento. Di certo, dopo la scenetta che aveva messo a punto qualche minuto prima sulla navicella, aveva potuto testare quali fossero le reali potenzialità di suo fratello, e doveva ammettere che fosse davvero straordinario. Era quasi assurdo pensare che un essere così potente potesse soffrire di solitudine. Avesse avuto lui simili doti, avrebbe fatto ben altro che mettere su la famigliola perfetta. Ma doveva ammettere che non fosse molto lontano dalla realizzazione dei suoi obiettivi, sempre se le cose fossero andate come aveva previsto.
Per questo aveva deciso di accettare il tour a Vegetopoli, sperando di non imbattersi in niente di sdolcinato o di irrimediabilmente melenso, anche se, a onor del vero, il principe dei saiyan era molto più affine a lui di quanto non fosse al saiyan da cui era stato creato.
L’appartamento in cui si era praticamente rintanato Vegeta era più che ordinario, persino sciatto per i suoi gusti, a dire il vero. Certo, il principe dei saiyan si adattava a qualsiasi ambiente, questo bisognava riconoscerlo, ma passare da un palazzo a quella specie di… bè, non sapeva neanche come definirlo, doveva essere stato deleterio persino per lui, soprattutto considerando che prima aveva avuto una donna che lo serviva e lo riveriva sotto ogni aspetto. Aveva visto la terrestre di Vegeta nei ricordi di Goku, e doveva ammettere che non fosse niente male. Di certo, lo stesso non si poteva dire di quella che lui aveva sposato, Chichi, ma non era più un suo problema, e di certo non avrebbe continuato a pensarci. Di rimando, la terrestre di Vegeta gli interessava più di quanto volesse ammettere, ma anche quella era una cosa a cui avrebbe pensato in seguito…Del resto, poteva avere tutto quello che desiderava, ed era certo che lo avrebbe ottenuto in tempi neanche troppo lunghi.
Per il momento, avrebbe dovuto portare pazienza e aspettare che Alpha terminasse il suo giro di perlustrazione. Se voleva curiosare in tutti i cassetti dell’armadio di Vegeta, chi era lui per dirgli di no?
Alpha era così emozionato. Emozionato al punto che i suoi occhi avevano cominciato a brillare di una luce particolare. Toccava ogni oggetto con estremo rispetto, accarezzandolo con cautela, riponendolo al suo posto con estrema cura. Era quasi una sorta di rito che stava mettendo in pratica, ed era stato quasi divertente osservarlo mentre lo svolgeva. E, alla fine dei conti, Kaharot ne era stato a sua volta contagiato. Forse, avrebbe trovato qualcosa che gli avrebbe permesso di capire qualcosa non solo su Vegeta, ma anche su Alpha, e questo perché, per quanto potesse leggere nella sua mente come in un libro aperto, era certo che in lui ci fosse qualcosa che non era ancora riuscito a capire. Del resto, lo straordinario teletrasporto di tutta la baracca era stato un momento straordinario e decisamente inaspettato. Sperava davvero di vederne degli altri.
“E’ straordinario” – aveva esclamato Alpha, assorto – “Non pensavo che mi avrebbe fatto un simile effetto venire qui”.
“Parlamene, fratello”.
“Lo sai…”.
“Certo… Ma penso che tu abbia capito quanto amo il suono della tua voce”.
Era riuscito a farlo sorridere. Ormai avrebbe dovuto sapere di quale effetto avesse su di lui, ma era sempre più divertito dalle sue reazioni, divertito e affascinato dal bisogno di attenzioni che aveva quella creatura così straordinaria.  Attenzioni che lui aveva tutte le intenzioni di riservargli.
“Lui è parte di me, adesso, e finalmente mi sento completo. Ma questo, che comunque ho visto attraverso i suoi ricordi, questo è di più… E’ qui che ha vissuto per anni, che ha trascorso le sue giornate, guardato la tv, pianificato i suoi viaggi, preparato i pasti e fatto tutte quelle altre cose che si fanno per vivere. Ed io, adesso, sono qui”.
Sì, era lì, e doveva ammettere che fosse come lui stava descrivendo. Almeno, considerando le cose dal suo punto di vista.
“Sei felice…” – aveva semplicemente constato Kaharot, per la prima volta senza secondi fini.
“Molto…”.
“Ma sono certo che potresti esserlo molto di più”.
“E come?” – era riuscito ad attirare la sua attenzione.
Ed ecco che Kaharot aveva avuto la sua occasione. Adesso, gli sarebbe bastato premere i tasti giusti e…
“Chi diavolo siete voi due?”.
Non avrebbero mai creduto di poter essere così ingenui, poco previdenti e anche molto sciocchi. Eppure, lo erano stati, eppure, avevano dimenticato di tener conto della cosa più ovvia. Se lo avessero fatto, non si sarebbero trovati davanti gli occhi inquisitori di chi si aspettava di trovare davanti qualcuno di molto diverso da quello che il destino aveva loro riservato.

 
Fine parte XX
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*Cleo non sa che dire pur di scusarsi*.
E’ vero… Faccio schifo, e non ho intenzione di stare qui a propinarvi assurde giustificazioni. Passerò il tempo a frustarmi, in modo che voi possiate perdonare questi miei continui ritardi.
*Ecco che Cleo va a prendere il flagellum*.
Ed ecco che i nostri “rossi” sono andati a fare una bel tour di Vegetopoli, trovando una bella, bellissima sorpresa. Che ne verrà fuori da questo inaspettato incontro? Come reagiranno i presenti?
Ovviamente, scopriremo tutto nei prossimi capitoli (che credo non saranno tantissimi).
A presto – mi auguro.
Vi adoro!
Un bacino
Cleo
 

 
   
 
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