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Autore: __Sayuri__    20/10/2014    2 recensioni
[One-shot][Scena post-credit di Thor:TDW + Episodio 01x15 di AOS]
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"Quando si ritrova fuori dalla portata del suo udito, si ferma, nel mezzo del ponte dell'Arcobaleno, e non riesce ad impedire che la maschera si incrini."
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Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Fandral, Heimdall, Sif, Volstagg
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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La maschera di Odino
La maschera di Odino


Asgard, prigioni sotterranee



“Vi prego, ditemi che questa è l'ultima cella da controllare”, mugugna Volstagg, facendo a pezzi un intrico di ragnatele - spesse come velli di capra - a colpi d'ascia.
“Solo l'ultima ala, purtroppo”, precisa Fandral, prima di starnutire rumorosamente.
“Non possiamo lamentarci”, afferma con decisione Sif sorpassando i compagni e accedendo per prima all'ennesimo settore detentivo delle segrete di Asgard, “per il nostro tradimento, ci saremmo dovuti aspettare di peggio.”
La guerriera sparisce oltre il muro ricoperto di bassorilievi e polvere, i passi pesanti rimbombano nel buio di un'aria stantia ed immobile, quasi minacciosa.

Volstagg si aggancia la scure in vita, sospirando.
“Inutili camminate, polvere e puzza di marcio, nessuno scontro...” si colpisce con poca grazia l'addome rotondo, e lo stomaco protesta con un brontolio basso e prolungato, “...e niente cibo. Cosa ci può esser di peggio?”
Fandral afferra una fiaccola appesa alla parete e fa strada, ridacchiando.
“Potrebbe giovare alla tua linea, mio pingue amico.”
“Dimenticavo di aggiungere alla lista: pessima compagnia.”
“Oh, andiamo Volstagg! Le mie parole non ti allietano?”
“Intendi le tue tronfie chiacchiere? Hanno il solo merito di farmi rimpiangere Hogun e il suo cipiglio fosco.”
“Non mi dire...”

Sif appare improvvisamente davanti a loro, accigliata.
“Se avete finito, abbiamo delle prigioni da controllare.”
I due si scambiano uno sguardo di fastidio simulato, poi avanzano nel buio. Il fuoco della torcia scoppietta vivace e diffonde nell'aria un tiepido bagliore e aroma di legna bruciata. Quando finalmente raggiungono le ultime celle, appaiono tutte intatte: non sono più di una dozzina e meno della metà è occupata. Sorpassano le prime, vuote e senza luce, registrando con sollievo che nemmeno quell'ultima ala dei sotterranei ha sofferto danni conseguenti all'attacco di Malekith. Volstagg, pregustando la fine della missione ormai prossima, comincia a fischiettare, cullando il manico dell'ascia tra le dita.
Le barriere detentive sfrigolano appena, spandendo nel buio un pallido bagliore aranciato. La luce del sole manca in quelle sale da secoli, tanto che persino il bianco delle pareti interne è sbiadito in aloni grigi e spenti.
Le ultime cinque celle sono occupate da un singolo prigioniero – esseri strani, pelle bluastra, squame, occhi di pece... un gran bel caleidoscopio di mostri antichi, là sotto – eccetto l'ultima.

Fandral piega le labbra in un ghigno impressionato.
“Finalmente, una visione che valga la nostra missione.”
Dietro la schermatura semitrasparente, due donne in catene. Indossano quelli che un tempo erano abiti di splendida fattura, ormai logori, sudici ed infeltriti. I loro monili d'oro sono stati ossidati dal tempo e dal rancore. I capelli, in spettinare onde stoppose e rossicce, incorniciano volti pallidi, eppure ancora dotati di una bellezza fuori del comune, pericolosa.

“Asgardiane?”, domanda Volstagg, incerto. C'è una strana malia, nel loro sguardo...
“Della peggior specie”, afferma Sif, stringendo la mascella e portandosi di fronte alla cella. Istintivamente, la mano corre al metallo freddo dell'elsa.
“Davvero? A me paiono...” replica Fandral, accarezzandosi la barba affascinato, “...incantevoli.”
“In effetti, non sei lontano dalla verità”, replica la guerriera, seria. “Le chiamavano Incantatrici.”
I due uomini si lanciano un'occhiata allarmata, deglutendo, e arretrano impercettibilmente.
“Se è così sono grato che la loro cella sia intatta”. mormora Volstagg, distogliendo lo sguardo, “si dice che potessero soggiogare qualsiasi uomo con un tocco.”
Sif piega le labbra in un sorriso amaro, quasi di spregio. “Molti sono caduti al solo suono delle loro voci” spiega indicando i collari dorati che imbrigliano loro il collo, fino a nasconderne le labbra, “per questo era necessario farle tacere.”
Le due donne li fissano con astio e si alzano dalla panca di legno, unico mobilio concesso al loro isolamento. Hanno i polsi legati da una spessa catena che, assicurata al pavimento con un piolo, stride ad ogni loro movimento. La più giovane lancia uno sguardo obliquo alla volta di Sif e, sotto le sbarre della museruola, pare affilare un sorriso.

“Non abbiamo altro da fare qui”, sibila la guerriera, senza abbassare gli occhi. “Andiamo, il Padre degli Dei attende il nostro rapporto.”

Fandral e Volstagg non se lo fanno ripetere due volte e si dirigono verso l'uscita a passo svelto. Sif indugia ancora qualche istante, lo sguardo imprigionato in un ricordo lontano.

Haldorr...

Poi, con uno scatto secco, si volta e segue i compagni. Ha quasi percorso l'intero salone, quando qualcosa la blocca. Istinto, intuito, paura... la sensazione che prova non trova transcodifica ma è reale e vivida, come una scossa gelida sotto la pelle.

Pericolo.

Si volta di colpo, aguzzando la vista, verso la cella delle Incantatrici. Un occhio disattento, non l'avrebbe nemmeno colto, quel guizzo opalescente dietro la schermatura aranciata, ma lei lo intercetta.

“Sif, che succede?”

La guerriera ode Fandral ma non si premura nemmeno di rispondergli. Inizia a correre, sollevando sottili nuvole di polvere.

“Dove stai andando?”

Non può essere.

Di fronte alla cella, ansima e cerca un indizio che avvalori la sua intuizione. Tutto pare immutato, ma trova la sua conferma nello sguardo di gelido trionfo della maggiore tra le due Incantatrici.

È troppo tardi, Lady Sif.

La guerriera comincia a colpire la barriera con l'avambraccio, l'armatura di metallo asgardiano produce vivaci scintille rossastre ma non ne scalfisce in alcun modo la superficie.

“Sif, cosa stai facendo?”, Fandral le afferra un braccio, cercando il suo sguardo, stranito.
“Devo entrare”, scandisce la donna, ricambiando l'occhiata, seria.
“Cosa, perché? Non possiamo...”, Volstagg arretra, confuso, quando l'Incantatrice muove qualche passo verso di loro, oltre la schermatura. La spessa catena di metallo striscia e sfrigola in modo sinistro sul pavimento, e la prigioniera li fissa divertita, tremando appena.

“Riderai ancora per poco, Amora” sibila tra i denti Sif.
Estrae la spada e rotea l'elsa verso il basso, attivando il meccanismo che sblocca anche la seconda lama, che subito affonda nella colonna più vicina. Il flusso d'energia si interrompe e il campo di forza svanisce crepitando. Dentro la cella, tutto sembra immutato, ma la più giovane Incantatrice pare scomparsa.

Sif non si perde in chiacchiere e afferra Amora per un braccio, poggiandole il filo della spada alla base del collo.
“Dov'è tua sorella?”. L'Incantatrice abbassa gli occhi ironica, fissando le sottili sbarre d'oro che le impediscono la voce.
“Non pensarci nemmeno, strega. Richiama la tua illusione.”

La donna aggrotta le sopraciglia, provocatoria, dunque Sif rafforza la presa e, a denti stretti, sibila:

Ora.”

Amora mugugna per il dolore e prova a divincolarsi, ma ogni sua fibra è indebolita dalla prigionia e dal rancore, quindi, sbuffando rabbiosamente, desiste.
La parete alle sue spalle sfuma in mille bagliori verdastri, rivelando una falla spessa almeno due metri. La luce filtra debolmente dalla superficie, lontana ma non più irraggiungibile.

“Che è accaduto?”, domanda Volstagg, preoccupato.

Sif lascia andare l'Incantatrice - che indietreggia soddisfatta, facendo rumoreggiare la catena – e scrolla le spalle. L'altro capo della catena è tranciato e a terra giace il congegno dorato che bloccava la voce dell'Incantatrice fuggita.

“Lorelai, è fuggita...” sputa Sif, raccogliendo il collare da terra e assicurandoselo alla cintura “... ed è senza controllo.”

Esce dalla cella senza indugio e recupera la sua spada. Non appena la estrae dalla colonna la schermatura sigilla nuovamente la cella, spandendo nell'ambiente un riflesso di luce arancione.

“Dobbiamo avvertire l'Allfather, prima che sia troppo tardi.”

Mentre i tre guerrieri si dirigono immediatamente verso l'uscita, correndo, Amora li segue con lo sguardo, assottigliando le palpebre, finché l'eco concitato dei loro passi gradualmente si spegne e tra le mura della sua secolare prigione torna a rimbombare solo silenzio.


Asgard, Bifröst


“Lady Sif...”
“Heimdall, dov'è il Padre degli Dei? Ci hanno detto lo avremmo trovato qui.”
Il guardiano volta appena la testa, lanciando ai tre guerrieri trafelati uno sguardo imperscrutabile.
“Sta tornando... dal Mondo Oscuro” risponde, prima di ruotare la spada nel suo piedistallo dorato. Il Bifröst si riapre al suo comando e un istante dopo, attraverso un cono di luce che presto svanisce, riappare Odino, accompagnato da due einherjar.

Allfather, necessitiamo conferire con voi”, afferma Sif, facendosi avanti. Odino la fissa senza parlare, inclinando leggermente il capo, e le pare quasi di carpire una leggera ombra di fastidio nel suo sguardo. Realizza poi di non aver mostrato adeguato rispetto al suo Re, tanta era la foga di parlare. Si prostra immediatamente, subito imitata da Volstagg e Fandral, portandosi un pugno al petto. Registra un lieve mutamento nell'espressione di Odino, che non riesce a decifrare, ma non se ne dà pensiero.

“Mio Re, portiamo infauste notizie. In seguito all'attacco degli Elfi Oscuri una cella nell'ultima ala delle prigioni è stata danneggiata...” il Padre degli Dei si avvicina di qualche passo, puntellandosi sulla sua lancia dorata, e aggrotta l'unico sopracciglio visibile sotto l'elmo “... e una prigioniera, sfortunatamente, è fuggita.”
“Di chi si tratta?”, domanda Odino, stringendo l'asta di Gungnir.
“Di un'Incantatrice, mio Re.”
Il Padre degli Dei abbassa lo sguardo, come a voler inseguire un pensiero.
“Lorelai”, scandisce quindi Sif, come se stesse sputando un fiotto di bile.

Odino rialza gli occhi, serio, quindi rivolge la sua attenzione verso Heimdall.
“Riesci a vederla?”
Il guardiano pare dilatare lo spettro del suo sguardo, le iridi aranciate riflettono i bagliori di mille galassie. Pochi istanti, per scrutare ogni angolo di universo. Poi, il triste responso.
“No, mio Re. Non è più ad Asgard, ma il suo cammino è in qualche modo celato ai miei occhi.”
L'Allfather contrae le dita strette intorno alla lancia, senza proferire parola.
“Già una volta la mia vista è stata offuscata nel medesimo modo. Quando... qualcuno usò altri sentieri, nascosti, per viaggiare tra i mondi.”
Sif si rialza di scatto, facendosi avanti.
“Lasciate che la cerchi io. La stanerò, in qualsiasi reame sia fuggita non rimarrà nascosta a lungo.”
“No”, replica imperioso Odino, “sarebbe una perdita di tempo, e non ne abbiamo. Finché resterà nei sentieri oscuri sarà al riparo dal nostro sguardo.”
“Ma...”
“Attenderemo che esca allo scoperto, Heimdall resterà di guardia. Nel frattempo, ho altri incarichi per voi. Tu...” ordina indicando Fandral “... farai rapporto a Tyr, che organizzi armamenti e riparazioni.” Il guerriero annuisce, la mano sull'elsa, poi si allontana rapido.

Volstagg, rigirandosi nervosamente l'ascia tra le mani, si schiarisce la voce.
“E noi, Vostra Maestà?”
“A voi affido un compito semplice, ma di vitale importanza.” Odino fa un cenno all'einherjar alla sua sinistra, che porge a Sif un piccolo scrigno nero. All'interno, pare muoversi una forza sinistra, che emettere intermittenti bagliori rossastri.
“Abbiamo recuperato, ed imbrigliato, l'Æther. Ma non possiamo tenerlo qui.”
Per un rapido istante, negli occhi dell'Allfather, passa un'ombra scura. Potrebbe persino sembrare paura. “La porterete a chi può tenerla al sicuro.”

Sif accetta lo scrigno, imponendo al suo braccio di non tremare. È stranamente pesante, e pare vibrare. E sibilare.
“A chi dobbiamo affidarlo?”
Odino si appoggia nuovamente alla lancia, alzando il mento.
“Il suo nome è Taneleer Tivan. Lo chiamano il Collezionista.”
“E dove si trova?”
“Questo non è affar vostro. Heimdall vi invierà direttamente nella sua dimora. Trattenetevi il meno possibile, e non stupitevi di ciò che vedrete.”
Volstagg lancia un'occhiata preoccupata alla volta di Sif, che stringe la mascella.
“Che messaggio dovremo riferire?” domanda la guerriera, sistemandosi di fronte alla finestra dorata sui mondi, pronta per il viaggio, subito affiancata dal compagno.
“Solo la verità. Con il Tesseract già in nostro possesso, sarebbe poco saggio custodire così vicine due Gemme dell'Infinito.”
Sif annuisce appena, anche se in realtà non comprende, poi Heimdall attiva il Bifröst e il faro di luce la investe, trasportandola lontano.

Odino li osserva sparire, quindi congeda gli einherjar e rivolge la sua attenzione al guardiano.
“Torneranno presto. Non appena riuscirai a trovare l'Incantatrice fuggita, invia Sif alla sua ricerca. Bada di riferirle che la voglio viva. Io mi recherò nelle prigioni... Devo interrogare quella rimasta.”

Heimdall annuisce e riprende a scrutare le stelle, immobile come una statua d'oro e bronzo.
Il Padre degli Dei lo sorpassa a passo svelto, l'armatura segna ogni passo con un cigolio di metallo e il mantello dorato fluttua nel vento.

Quando si ritrova fuori dalla portata del suo udito, si ferma, nel mezzo del ponte dell'Arcobaleno, e non riesce ad impedire che la maschera si incrini. Sotto l'apparenza di Odino, la voce di Loki sogghigna sinistra, mentre un nuovo piano prende forma nella sua mente.

“... Devo rivedere una vecchia amica.”









Questa one-shot è nata dopo la visione del quindicesimo episodio della prima stagione di Agents of S.H.I.E.L.D., dato che l'asgardiana fuggita a causa dell'attacco di Malekith si chiama Lorelai, il collegamento con Amora è stato automatico (nell'universo Marvel infatti l'Incantatrice ha una sorella che si chiama così... coincidenze? XD). Poi, quando Sif riporta il comando di Odino di riportarla ad Asgard viva - sapendo in realtà
chi c'è dietro le sembianze di Odino - ho cominciato subito a chiedermi cosa starà mai architettando il nostro divino ingannatore. Ho fatto ovviamente anche riferimento alla scena post-credit di Thor: the Dark World.

Grazie a chiunque passi di qui, alla prossima!


Sayuri












 






 



   
 
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