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Autore: verotile    20/10/2014    5 recensioni
Uno dei due ragazzi, maschio dai capelli biondi simili all’oro, sudava freddo e cominciò a sbattere, nervosamente, l’avampiede sulle mattonelle marron chiaro del pavimento. Si mordeva il labbro talmente tanto forte che un rivolo di sangue scarlatto gli scivolò giù fino al mento. Non si accorse neppure del dolore e continuò a stringere e stringere.
Fino a quel momento, la ragazza di fronte a lui cercò di trattenersi dal gridargli contro di farla finita, ma quando egli cominciò a battere le dita sul tavolo non resistette più.
- Jace! Falla finita! - Gli strillò contro. Il ragazzo sussultò e si bloccò immediatamente. Alzò lo sguardo e coi suoi occhi dorati incontrò quelli verdi di lei, furiosi e spaventati. - Calmati, per favore. - Lo implorò.
Jace allungò la mano e l’appoggiò delicatamente su quella della ragazza. Stava tremando.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sarà per la prossima volta

 
L’orologio ticchettava insistentemente rimbombando nella stanza dove regnava un silenzio tombale. Segnava le 13.45.
La pareti erano coperte da dipinti e disegni raffiguranti paesaggi, ritratti o un’immagine astratta. Al centro della stanza vi era un bianco tavolo quadrato dove ad ogni lato c’era una sedia. Solo due erano occupate da dei giovani ragazzi che guardavano insistentemente e con molta paura e nervoso un oggetto bianco posto sulla superficie piana e liscia. Dal frigorifero, coperto anch’esso da disegni e lettere tenute da delle calamite colorate, proveniva un leggero ronzio. Il lungo lampadario era spento. Il silenzio veniva rotto per qualche secondo dalle gocce di acqua che scendevano dal rubinetto chiuso ed andavano a precipitare nel lavabo.
Uno dei due ragazzi, maschio dai capelli biondi simili all’oro, sudava freddo e cominciò a sbattere, nervosamente, l’avampiede sulle mattonelle marron chiaro del pavimento. Si mordeva il labbro talmente tanto forte che un rivolo di sangue scarlatto gli scivolò giù fino al mento. Non si accorse neppure del dolore e continuò a stringere e stringere.
Fino a quel momento, la ragazza di fronte a lui cercò di trattenersi dal gridargli contro di farla finita, ma quando egli cominciò a battere le dita sul tavolo non resistette più.
 
  << Jace! Falla finita! >> Gli strillò contro. Il ragazzo sussultò e si bloccò immediatamente. Alzò lo sguardo e coi suoi occhi dorati incontrò quelli verdi di lei, furiosi e spaventati. << Calmati, per favore. >> Lo implorò.
 
Jace allungò la mano e l’appoggiò delicatamente su quella della ragazza. Stava tremando.
 
<< Scusami, Clary. E’ solo che non ci riesco. Questo…questo potrebbe diventare un grosso problema e, non possiamo occuparcene da soli, lo sai. Ci servirà dell’aiuto. >>  La voce, come il resto del corpo, tremava.
 
<< Lo so, lo capisco pure io. Solo che, non voglio che questo possa diventare un problema. Però, Jace…>>
Il ragazzo notò lo sguardo supplichevole che le stava mostrando Clary e si maledì, solo per un istante, dei pensieri poco “puri” che fece.
<< Promettimi che, qualunque cosa succeda, rimarrai con me. Non mi abbandonerai, vero? >>
 
Jace scosse la testa. Quella ragazza, riusciva a penetrare nel suo cuore aprendo uno squarcio enorme come fare una lama affilata avida e golosa di sangue.
 
<< Come puoi pensare anche solo pensarlo. Dopo tutto quello che abbiamo passato, credi davvero che potrei lasciarti da sola . >> Le strinse la mano per darle conforto.
 Ti amo e ti amerò per sempre, non posso neanche immaginare un futuro senza di te. Quindi no, non ti abbandonerei per nulla al mondo. >>
 
<< Oh, Jace… >> Sorrise stancamente, ma gli angoli della bocca tornarono subito in linea quando il ragazzo aggiunse:
 
<< A meno che non incontri una ragazza mozzafiato, magari una modella bionda, alta e snella, con le curve al posto giusto. Sono sicuro che si innamorerebbe immediatamente di un bel fusto come me, insomma tutte cad…>> Non finì la frase perché Clary gli strinse così tanto forte la mano che sentì le ossa scricchiolare. Un verso acuto di dolore gli uscì dalle labbra. E quando ella fece allentare la presa lui si massaggiò la mano dove vi erano impressi i segni rossi delle dita. Un sorrisetto sbilenco si formò sulle sue labbra.
 
<< Scherzavo. Cavolo, gli allenamenti danno i loro frutti.>> disse ridacchiando e lei lo guardò con soddisfazione. << Comunque, sai che preferisco le more…>> tossì e voltò lo sguardo sentendo quello di furiosa rabbia puntato addosso, poi la guardò e con voce dolce, che fece sciogliere l’ira di lei immediatamente disse: << Però le mie preferite sono le rosse, coi capelli così ricci che mi chiedo come possa non rimanere incastrato un pettine quando vengono acconciati. >>
 
Nonostante quelle parole non esattamente romantiche Clary non poté fare a meno di provare una stretta alla bocca dello stomaco e di arrestare il calore eccessivo sulle guance. Jace notò quegli effetti ed un sorriso malizioso gli increspò le labbra. Imbarazzata, anche se non ce n’era motivo visto che ormai stavano insieme da ben tre anni, Clary distolse lo sguardo fissandolo verso l’orologio che segnava le 13.48.
Quando lei e Jace si erano trasferiti là qualche mese prima, l’appartamento era completamente spoglio ed in poco tempo lo arredarono come meglio avrebbero potuto. Una stanza era adibita a sala delle armi, là ci tenevano dentro coltelli, spade angeliche, spadoni, fruste, asce e altro. Quella era l’unica stanza protetta da un incantesimo: i mondani, quelli che non avevano la Vista, avrebbero visto un semplice magazzino con dentro oggetti di uso comune come scopa e paletta, un cestino e qualche scatola vuota. In fondo al corridoio invece c’era la stanza da letto, le pareti, come quelle della cucina erano ricoperte di quadri di Clary e della madre, Jocelyn. L’armadio era bianco e alto fino al soffitto, ma all’interno non c’erano molti vestiti, se non due divise di riserva per ogni evenienza e una coperta più qualche maglione. Le magliette ed i pantaloni erano piegati e conservati ordinatamente nei cassetti vicino al letto dalle lenzuola azzurre e le coperte bianche, talmente tirate che se qualcuno ci avesse lasciato cadere una monetina sopra, essa avrebbe rimbalzato con una forza e con una velocità da potersi conficcare nel soffitto. Sotto il materasso e nei cassetti dei comodini, posizionati ad ogni lato del letto, erano conservate (o meglio nascoste) delle altre armi in caso venissero attaccati da demoni e, come diceva Jace “dovevano essere sempre pronti a riservare loro l’accoglienza meritata”, anche se fino ad allora non vi erano stati attacchi. Il bagno si trovava in una stanza unita alla camera da letto, era spoglio e pulitissimo grazie all’ossessione del ragazzo per l’ordine e la pulizia e, nemmeno nella spazzola vi erano capelli.
Clary ripensò a quando avevano annunciato il desiderio di andare a vivere da soli ai loro amici. Jocelyn era quasi svenuta e Luke, con uno movimento fluido e rapido, aveva risparmiato alla moglie una dolorosa caduta sul pavimento e guardava i due ragazzi con un sorriso dispiaciuto, incoraggiante ed imbarazzante. Simon era rimasto a bocca aperta mentre vicino a lui Isabelle e Magnus sbuffavano e borbottavano “era ora” e “finalmente, ma quanto ce ne hanno messo” ma i loro occhi mostravano una scintilla di eccitazione e di malizia mentre Alec si congratulava con loro, imbarazzato come non mai. Esagerati, aveva pensato in quel momento, ma più tardi capì che non lo erano stati. Lei e Jace venivano sempre travolti da un’intensa passione e se ne accorgevano solo in giorno dopo, quando le loro menti erano lucide e loro stanchi. Quando non erano in missione, andava in giro per New York: al cinema, al ristorante. Era la vita che Clary voleva e, adesso, ce l’aveva.
Una leggera pressione sotto il mento le riportò la mente al presente. Sentì il calore delle dita di Jace che si espandeva in tutto il corpo provocandole dei brividi lungo la schiena. Lui le girò delicatamente il viso e i loro occhi si incontrarono. Il verde nell’oro. Si avvicinarono lentamente l’uno all’altra, finché Jace non fu costretto a sollevarsi dalla sedia per sporgersi, il gomito sulla superficie del tavolo per mantenersi in equilibrio, poi le loro labbra si sfiorarono. Era un semplice tocco ma provocò ad entrambi le farfalle nello stomaco. Rimasero così a lungo, per poi separarsi, continuando però a guardarsi.
 
<< Ti amo, Clary. >>
 
<< Ti amo anch’io, Jace. >>
 
L’orologio segnava le 13.50.
 
<< E’ ora… >>
 
<< …di scoprire la verità. >> concluse Jace quindi si risedette, tenendo la mano di Clary nella sua. Fissarono il loro sguardo sull’oggetto al centro del tavolo e per un attimo pensarono non funzionasse, ma alla fine, qualcosa di rosso cominciò ad apparire. Si sporsero entrambi, in ansia. Quando non cambiò, rimasero fermi, immobili.
 
<< C-cosa dovrebbe significare? >> chiese titubante Jace, non sapendo bene cosa fare. Aveva i muscoli contratti ed aveva ripreso a mordersi il labbro.
 
<< Aspetta. >> Clary prese una scatola blu e bianca e la osservò attentamente, stringendo gli occhi quindi alternò lo sguardo dalla scatola all’oggetto. << No. >> disse con un filo di voce. Era bianca come un cencio, gli occhi spalancati.
 
<< No? No, cosa? >>
 
<< No, non sono incinta! >> Esclamò facendo volare via la scatola per poi alzarsi in piedi, prendere Jace per il colletto della camicia quindi tirarlo a sé e baciarlo. Lui inizialmente non rispose, troppo allibito per farlo, poi si rilasso e l’ansia e la paura scivolarono via, lasciandogli il corpo molle e dolorante. Si allontanarono solo per riprendere fiato. Il colore era ritornato alle loro guance. << Non posso crederci. Era un falso all’arme. >>
 
<< Mi hai fatto prendere un colpo, lo sai? Sei sbiancata all’improvviso e pensavo…>>
 
<< Sei consapevole del fatto che, se non fosse colpa tua, non dovremmo fare ogni volta questa sceneggiata, vero? Sono tre mesi che andiamo avanti così. >>
 
<< E perché dovrebbe essere mia la colpa? >>
 
<< Chi è che non indossa le protezioni perché troppo preso dalla foga del momento? >>
 
Jace abbassò lo sguardo e si zittì. Clary sorrise, aveva vinto anche quella battaglia, però dentro di sé si sentiva vuota, una profonda voragine che la trapassava da parte a parte. Mancavano poche settimane al suo ventesimo compleanno e, con il suo ruolo di Shadowhunter, non si è mai sicuri di quanto ancora si ha da vivere. Forse, questa volta, se fosse successo, se fosse rimasta incinta, non si sarebbe arrabbiata, anzi sarebbe stata felice. Però aveva paura. Paura di non poter dire la stessa cosa per Jace. Aveva visto il suo viso travolto dalla felicità, i suoi muscoli contro il suo corpo rilassarsi per quello stupido falso allarme. Aveva paura anche di non rimanere viva a lungo per poterlo crescere o che il suo bambino sarebbe dovuto crescere senza un padre o, nel peggiore dei casi, rimanere addirittura orfano. Tutti questi pensieri le vorticavano in testa da circa quattro anni e le facevano venire sempre un gran mal di testa.
 
Jace bisbigliò qualcosa.
 
<< Che hai detto? >>
 
<< Niente, sono così contento. >> Le sorrise. Per un attimo a Clary sembrò di vedere un velo si tristezza negli occhi e nel viso di lui. << Niente marmocchi! >> Esclamò alzandola in aria e facendola girare. Quando la rimise a terra affondò il viso nei morbidi capelli ricci di lei. Una sensazione umida le toccò il collo.
 
“Jace..” avrebbe voluto dire, ma si limitò ad abbracciarlo e carezzargli i capelli dorati sulla nuca.
Adesso ne era sicura. Non era solo lei ad essere dispiaciuta ma anche il grande ragazzo che adesso si appoggiava a lei. Quel bisbiglio, lo aveva sentito forte e chiaro.
 
“Sarà per la prossima volta.”
 




...>3<...
Sono tornata! Ci sono riuscita...mi metto a piangere
comincio col dire che non l'ho ricontrollata perchè non ho molto tempo, l'ho scritta e l'ho postata (poi, quando avrò tempo, correggerò gli eventuali errori)
Amo la saga The Mortal Instrument. Amo Cassandra Clare per aver scritto una meraviglia del genere. 
Ieri notte ho finito di leggere The Infernal Devices che, se devo essere sincera, mi è piaciuta più di TMI (sorry Cassy) e non solo perchè c'è Will, ma anche perchè c'è Will, e poi perchè c'è Will e, l'ho già detto perchè c'è Will? 
Ma andando alla storia, sono sicura che tutti voi (i due o tre che hanno letto solo il titolo e poi sono andati avanti) sapevate già che cosa sarebbe successo, che cos'era quell'oggetto e, forse come sarebbe finito (spero di no, almeno un po' di sorpresa devo essere riuscita farvela avere.) 
Vabbe', spero che qualcuno l'abbia letta, perchè senno' l'ho scritta per niente. 
E, per te, caro amatissimo lettore dal cuore d'oro che è arrivato fin qui, spero che la lettura ti sia piaciuta e che non ti abbia fatto venir voglia di andare a vomitare dietro un cespuglio (WTF) o il cestino (meglio) o il water (perfetto!)
Ti ringrazio infinitamente e spero tu possa lasciare un commentio, una piccolissima recensione va più che bene (esempio: bella <---mi basta anche solo un aggettivo; o se vuoi, se preferisci: "brutta")
Ti auguro ogni bene, 
       chappyvero















 
  
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