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Autore: goccia_chan    20/10/2014    2 recensioni
Se il pianeta Vegeta non fosse esploso? Se Vegeta avesse avuto una sorella combinaguai? e se l'Hueco mundo fosse in contatto con i Sayan?
TRATTO DAL 4° CAPITOLO
Adesso era il momento di andare a verificare di persona cosa era in grado di fare la ragazza. Si diresse in direzione delle retrovie e cercò la sua aura, o la sua reiatsu, come erano più soliti chiamarla gli arrancar. La trovò e si mise ad osservarla.
Non era come gli altri Sayan a cui aveva visto impugnare una spada, non menava fendenti a destra e manca colpendo disordinatamente tutto quello che stava lì attorno, come se più che una spada impugnasse una clava. Sembrava danzasse, una danza pericolosa e mortale. Passava da un nemico all’altro e li abbatteva con un solo colpo preciso, una precisione quasi chirurgica e subito passava a quello successivo. La lama della Katana passava di avversario in avversario implacabile, fulminea senza lasciare scampo, lei scivolava aggraziatamente come se ballasse e cambiasse partner ogni volta velocemente, lasciando dietro di sé una scia di corpi esanimi e senza vita.
Rise di gusto. Finalmente l’aveva trovata…aveva trovato la sua preda.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Re Vegeta, Rosecheena, Vegeta
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Angolo autrice: questo capitolo è un po’ più lungo degli altri. Ci ho messo parecchio per scriverlo perché non ero mai contenta. Spero proprio che vi piaccia! Ringrazio chi recensisce, segue e legge questa storia! Un bacione!
 
 
Sospesa sul baratro
 
Quella notte Minami non riusciva a dormire, continuava a girarsi e rigirarsi nel letto senza prendere sonno. Troppi pensieri per la testa. Continuava a pensare a quello che aveva detto Dodoria e non riusciva a darsi pace. Che ci fosse realmente qualcosa sotto i suoi poteri? Forse era diversa da quel che aveva creduto fino a quel momento…
Guardò la sveglia. Le 5 del mattino. Decise di alzarsi e andare a ricercare la cartella medica di quando era nata. Poteva iniziare da lì la sua indagine.
Si vestì con i soliti pantaloni della battelsuit e la maglia di suo fratello annodata e uscì dalla stanza.
Percorse gli interminabili corridoi del palazzo fino ad arrivare agli archivi. Una volta entrata iniziò a cercare la sua cartella. C’erano  veramente un mucchio di scartoffie, pile e pile di carta impolverata. Dopo tanto cercare trovò il dossier. Iniziò a leggere ma sembrava tutto regolare. Le avevano fatto tutti gli esami possibili e non sembrava esserci alcuna irregolarità. Continuò a leggere ma non trovò nulla. Erano segnalati solo il colore di occhi e capelli come fatto strano. Decise di appuntarsi i nomi di medico, infermiera e levatrice, magari loro avrebbero potuto dirle qualcosa di più concreto. Tornò sui suoi passi sconsolata, sperava realmente di trovare un indizio.
 
Quel giorno non aveva alcuna intenzione di allenarsi, voleva dedicarsi alle sue ricerche e poi era giorno di mercato, avrebbe chiesto ad Eiko di accompagnarla a fare un giro per distrarsi. Andò verso le cucine per fare colazione, forse anche la tsufuro si trovava già lì.
Passò di fronte alla gravity room e sentì un clangore metallico, qualcuno si stava già allenando. Sbirciò all’interno, come immaginava era suo fratello. Entrò anche lei nella sala di allenamento, per un secondo si sentì schiacciata dalla gravità altissima con la quale Vegeta si stava allenando.
«che ci fai in piedi a quest’ora?» il principe era impegnato a sollevare un enorme bilanciere
«non riuscivo a dormire, così ho fatto un giro. Non sapevo ti allenassi già alle 6 del mattino» avvicinandosi al fratello
«devo farlo se voglio diventare più forte di Freezer… c’è qualcosa che non va?»
Minami si arrampicò e si mise seduta al centro dell’asta del bilanciere. Era un abitudine che aveva preso sin da bambina, così poteva parlare con Vegeta senza interromperlo mentre si esercitava.
«si» confessò.
A  dire la verità c’è un mucchio di cose che mi preoccupano
«ieri sono entrata della stanza di Dodoria» Vegeta alzò gli occhi al cielo irritato «e ho ascoltato una conversazione tra lui e Zarbon in cui dicevano che su un pianeta c’era chi aveva dei poteri uguali ai miei e che poteva esserci un collegamento»
Vegeta si bloccò di colpo «magari sono solo supposizioni, ti hanno fatta passare come il riso e non hanno mai trovato nulla di strano, a parte il tuo aspetto»  ma nemmeno lui era realmente convinto di quello che le aveva appena risposto
«Lo so, sono andata nell’archivio e infatti ho fatto un buco nell’acqua»
«hai provato a cercare il pianeta?» Vegeta ricominciò a sollevare il bilanciere
«non ancora, avevo pensato di provare a sentire lo staff medico ma è una buona idea»
«non capisco però perché si stiano dando da fare, anche se ci fosse un collegamento cosa sperano di ricavarci?»
«non lo so, ma ho attaccato una microspia a Dodoria, quindi lo scoprirò»
«tu non riesci proprio a non fare casini vero?»
Minami gli sfoggiò uno dei suoi soliti sorrisi a trentadue denti da sonocolpevolemaperdonami.
Vegeta sospirò, lesse un velo di tristezza negli occhi della sorella «Minami…anche se ci fosse un collegamento, non cambia quello che sei»
La principessa gli si gettò al collo abbracciandolo con forza. Quanto la conosceva bene…solo lui aveva capito il vero turbamento della ragazza e gli aveva detto esattamente le parole di cui aveva bisogno. Ora si sentiva il cuore più leggero. Aveva seriamente avuto paura di dover rivedere tutta la sua esistenza dopo quella scoperta.
«smettila con queste smancerie!» staccandosela di dosso
«piuttosto, ho sentito che tu e Grimmjow ieri vi siete allenati »
Minami si sentì raggelare «si è piuttosto bravo con la spada» rispose evasiva
Vegeta la guardò di sottecchi «vi allenerete ancora?»
«può darsi»
«Minami…mi stai nascondendo qualcosa?»
 
Mayday mayday, allarme rosso allarme rosso!
Perché suo fratello la conosceva così bene?
 
«no no»
«non cacciarti nei guai» lo sapeva fin troppo bene che sua sorella stava mentendo e la cosa lo preoccupava e non poco. Era la prima volta che gli teneva nascosto qualcosa. O magari stava esagerando, in fondo lei era solita fare amicizia con chiunque, eppure la storia gli puzzava.
Lei gli fece cenno di si con la testa, salutò il fratello e uscì dalla stanza andando a cercare Eiko.
Mentre passeggiava per i corridoi delle sale di allenamento ancora deserti passò di fronte alla stanza dove i guerrieri di prima classe tenevano le corazze per gli allenamenti.
 
IDEA
 
Corse a recuperare tutto il necessario ed entrò nella camera.
Prese la corazza di Nappa, uno dei suoi soggetti da scherzo preferiti, e decise di attaccare lungo tutti i bordi le piume della gigagallina che avevano fatto fuori il giorno prima. Kaharoth se l’era mangiata e lei aveva tenuto le penne proprio con l’intento di utilizzarle per i suoi scherzi. Sul retro scrisse a caratteri cubitali “I can fly”.
Ora si che si sentiva soddisfatta. Si diresse allegramente alla mensa per fare colazione, la giornata aveva già preso un'altra piega.
 
Una volta incontrata l’amica e messasi d’accordo con lei si incamminò verso la sala computer, voleva cercare qualche altra informazione ed era sicuramente l’ultimo posto dove poteva rischiare di trovare Grimmjow. Non voleva parlare con lui, ormai si era autoconvinta che per l’arrancar non significasse nulla quindi sarebbe bastato evitarlo per un po’, poi lui se ne sarebbe tornato a casa. Tanto che motivo aveva di rimanere ora? Lo scontro con lei l’aveva avuto e aveva vinto, il bacio se l’era fatto dare, poteva essere soddisfatto no?
Si mise al pc e iniziò a cercare informazioni su Nimbes 298. Scoprì che era lontanissimo dal pianeta Vegeta, per raggiungerlo ci sarebbero voluti almeno 2 anni di viaggio con una delle loro navicelle.
Continuò nella lettura saltando le caratteristiche fisiche del pianeta di cui non le importava nulla.
 
Pianeta sul quale la natura regna incontrastata, nonostante vi sia una unica fonte di acqua, l’enorme sorgente incontaminata dà origine a tutto l’intreccio di fiumi e laghi che si sviluppano lungo tutta la crosta del corpo celeste. È attorno a questa fonte che si è sviluppata l’unica popolazione residente su Nimbes.
La popolazione consisteva in poche migliaia di abitanti ed era composta solo da donne.
 
Era?
 
Parecchi miti sono legati a questo popolo. Il più conosciuto è quello della principessa Minikui Hiyoko che, secondo la leggenda, chiese aiuto alle Nimbesi per conquistare l’uomo amato poiché deforme. La regina offrì alla povera sventurata un calice di acqua della sorgente e recitò una formula. Il giorno dopo al risveglio Minikui Hiyoko aveva cambiato aspetto, era diventata una donna di una bellezza straordinaria riuscendo così a sposare l’amato. La leggenda è così popolare perché supportata dalla bellezza che caratterizza le donne di  Nimbes.
 
Le venne da sorridere a pensare a sua madre che veniva a sapere di quel mito. Sicuramente si sarebbe precipitata e l’avrebbe trascinata con sé buttandola sulla prima astronave disponibile e cacciata a calci su Nimbes nonostante i 2 anni di viaggio, pur di scoprire se la leggenda era vera.
La consapevolezza di quello a cui aveva appena pensato la colpì come un schiaffo. E se sua madre fosse veramente andata su quel pianeta? Ok che sua madre era un tantinello fissata con certe cose ma fino a quel punto…forse. Non c’erano accenni però ai suoi poteri…no doveva essere la strada sbagliata, un altro vicolo cieco.
 
«hai per caso paura di non piacermi abbastanza?»
Minami si voltò, Grimmjow era dietro di lei e sorrideva sornione. Cavoli era talmente concentrata sui suoi pensieri e sulla lettura che non si era nemmeno accorta di lui.
«in un altra vita» gli rispose acida «e comunque non vorrei mai darti il dispiacere del privarti della mia presenza per 2 anni» spense il pc
«pensi sempre a me vedo… »
«ti ho già detto di non farti illusioni vero?» si alzò in direzione della porta di uscita, non aveva alcuna intenzione di continuare quel discorso
«neghi ancora l’evidenza?»
«oh, come si è fatto tardi! Ma guarda un po’ che orario» indicando il polso sinistro dove non c’era alcuna traccia di un orologio «devo proprio scappare mi dispiace! »
L’arrancar bloccò la porta di uscita con un braccio «tu resti qui»
 
« M I N A M I ! ! ! ! ! ! ! »
 
Scherzo riuscito alla grande. Meglio sloggiare in un posto mooolto lontano. Si catapultò fuori dalla finestra fuggendo a tutta velocità approfittando del secondo di distrazione del ragazzo.
 
Grimmjow ghignò. Non poteva negarsi ed evitarlo per sempre, l’avrebbe costretta a parlargli, occasioni era in grado di trovarne a centinaia e poi c’era sempre il suo piano…
 
Da quel momento iniziò una sorta di acchiapparella tra i due, ovunque Minami andasse l’arrancar saltava fuori e lei scappava a gambe levate: dalle finestre, passando sui balconi, attraversando le sale di allenamento evitando i raggi di chi si allenava, dalle botole sul tetto, tra gli alberi del giardino, rintanandosi negli armadi, nascondendosi tra i cespugli, percorrendo persino il sistema fognario. Da ultimo si era nascosta dietro una porta aspettando che arrivasse in modo che una volta entrato lei potesse uscire subito dopo riuscendo finalmente a seminarlo.
Era esausta, non poteva continuare così all’infinito. Dove si era cacciata Eiko? Doveva solo sbrigare qualche faccenda, perché ci metteva così tanto?
 
*
 
Si sentì agguantare da una mano gigantesca, l’altra premuta sulla bocca per non farla urlare. Qualcuno l’aveva trascinata all’interno di una stanza. Una paura folle la invase, lei non poteva nulla contro quegli esseri potenti e spietati che popolavano il pianeta.
Si sentì sbattere contro la parete, ora la tsufuro poteva vedere il suo rapitore: era il figlio di Barragan, l’arrancar dai capelli azzurri.
Il terrore iniziò a scemare. Perché l’aveva portata lì? Cosa voleva da lei? Che fosse realmente un maniaco come aveva detto Minami? Bhe non le sarebbe proprio dispiaciuto farsi molestare da quel toccodignoccoscolpitonelmarmo.
Grimmjow si abbassò per poterla guardare in viso. Era spaventata, ma importava poco. Appoggiò una mano al muro di fianco al volto della ragazza e iniziò a fissarla.
Eiko si sentì penetrare da quegli occhi azzurri, quasi come se la stessero ipnotizzando. Ora capiva esattamente quello che l’amica intendeva quando le aveva confessato che si sentiva incapace di reagire.
«donna, ho bisogno che tu mi faccia un favore»
 
*
 
Minami e la ragazza dai capelli rossi iniziarono a vagare per l’enorme mercato. C’erano cibi, vestiti, oggetti provenienti da ogni angolo della galassia. La sayan adorava quel posto, sempre pieno di novità e gente per una volta sorridente. Aveva un gran bisogno di distrarsi, in quel momento i pensieri frullavano tutti insieme e impazziti nella sua testa. Quale miglior distrazione se non uno shopping folle e sfrenato?
Iniziò a girovagare per i banchi provando un numero sconfinato di vestiti e accessori anche solo per divertimento. Finì con l’acquistare qualche pantalone di pelle, li utilizzava spesso in battaglia e si rovinavano in continuazione, qualche t-shirt, un paio di shorts di jeans, un vestito blu notte smanicato con una scollatura a v su fronte e retro e infine un pugnale stiletto che era perfetto per essere nascosto all’interno degli stivali.
Al termine del giro di acquisti che aveva riempito di borse entrambe le ragazze, decisero di fare una pausa bevendo qualcosa e mangiando una sorta di mega bignè al cioccolato che urlava burro solo a guardarlo.
Minami raccontò all’amica cosa era successo con l’arrancar e della sua intenzione di continuare a ignorarlo. Eiko si ritrovò a pensare che visto come stavano le cose la richiesta di Grimmjow era più che giustificabile, ma tentò comunque di far cambiare idea all’amica. Mentre stavano discutendo animatamente la tsufuro si bloccò improvvisamente, sbiancando. Solo una persona era in grado di farle quell’effetto. Reazione più che comprensibile dato che era stato proprio lui a spazzare via l’intera famiglia di Eiko di fronte ai suoi occhi e che lei avrebbe fatto la stessa fine se una Minami ancora bambina non l’avesse fermato.
Il terzo incomodo si sedette a fianco della principessa che invece non fece una piega.
«Tu vai sempre in giro con la spazzatura vero?» riferendosi chiaramente all’amica
«L’odore di marciume però lo sento solo adesso»
Broly fece schioccare le nocche, era tremendamente nervoso e non era per la risposta tagliente che aveva appena ricevuto. «Perché ti sei allenata con lui?»
«Lui chi?»
«Grimmjow»
Ci mancava giusto una scenata di gelosia…
«Perché sa usare una spada?»
«Anche io la so usare»
Minami trattenne a stento una risata «Broly tra avere un’idea di come si tiene in mano una spada e saperla usare ce ne passa»
«Sono più forte di te, ti batterei»
«No, anche se sei più forte non ci riusciresti da qui a un milione di anni»
Il sayan si alzò in piedi di scattò sbattendo le mani sul tavolo e sprigionando delle piccole fiammelle di aura attorno a sé «dovrai cambiare questo tuo atteggiamento quando diventerai la mia donna»
Alla ragazza andò la bibita di traverso facendola tossire «La tua cosa???»
 
Cos’è, era scoppiata la primavera? L’alba degli ormoni impazziti?
 
«Broly, piuttosto mi faccio suora di clausura»
«Non è a te che spetta decidere e nemmeno a tuo fratello, ma a tuo padre. Sono io il sayan più forte, mi spetti di diritto mettitelo in testa, sarai costretta»
«Nel caso non l’avessi notato sono piuttosto brava a infrangere gli obblighi che mi vengono imposti»
«Tu si ma la tua amica potrebbe non esserne così capace»
Minami si alzò in piedi furiosa, lo sguardo glaciale. Gli puntò addosso i suoi occhi verdi che se ne fossero stati capaci lo avrebbero fulminato all’istante.
«Se ad Eiko torci un solo capello io ti ammazzo» nessuna esitazione, nessuna paura, solo rabbia e determinazione, era seriamente pronta a sgozzarlo da un momento all’altro.
«Non ci riusciresti da qui a un milione di anni» rispose il sayan con un ghigno sprezzante.
Minami scattò alle spalle del guerriero utilizzando tutta la velocità di cui era in grado. Broly non riuscì nemmeno a vederla. Lei lo prese per i capelli all’attaccatura della fronte costringendolo a tenere il collo reclinato all’indietro e gli puntò contro il pugnale appena acquistato. La lama metallica e lucida sfiorava la pelle del sayan esattamente dove pulsava la carotide.
«tu dici?»
Tolse la lama e mostrò a Broly un'unica goccia di sangue scaturita dal contatto tra il filo della lama e il collo, sibilando «Mai fare minacce che non puoi mantenere… e adesso levati»
Il sayan si alzò in volo tremate dalla collera, il viso contorto in un’espressione di rancore e indignazione «non finisce qui» per sparire infine alla vista delle due ragazze.
Eiko che fino a quel momento era rimasta tesa come la corda di un violino con il fiato sospeso si lasciò andare scompostamente sulla panca sulla quale era seduta e si concesse il lusso di riprendere a respirare. Minami lucidò accuratamente lo stiletto e lo rigirò tra le mani soddisfatta «si è stato un ottimo acquisto».
Eiko strabuzzò gli occhi «Min, se c’è qualcuno di cui aver paura è lui. Non lo prenderei alla leggera»
«stai tranquilla non gli permetterò di farti del male»
«guarda che lo dicevo per te»
«secondo te Vegeta accetta un cognato del genere?»
Si guardarono per un secondo poi scoppiarono a ridere finalmente rilassate.
 
*
 
Le due ragazze stavano tornando alle loro camere. Ormai era sera, si erano fermate fuori tutto il giorno, Eiko sapeva quello che stava per accadere, ma era convinta di aver preso la decisione giusta. Aveva convinto Minami ad indossare il vestito blu che aveva comprato, le stava perfettamente e voleva che le cose prendessero la giusta direzione e con una scusa aveva cambiato il percorso in modo da ritrovarsi nel posto giusto. Si sentiva colpevole ma sapeva che l’amica aveva bisogno di una spintarella.
Infatti quando si spalancò la porta della camera di Grimmjow e l’arrancar afferrò Minami trascinandola al suo interno riuscì solo a dire «scusa Min-chan ma io credo che tu debba parlare con lui»
 
*
 
Eiko e Grimmjow le avevano teso una trappola e lei ci era cascata in pieno.
Grimmjow bloccava la porta e stava sorridendo con una faccia da “ora non puoi scappare”. Non prometteva nulla di buono, sapeva già che ora gli doveva delle spiegazioni e che le sarebbero arrivate una serie di mazzate a raffica.
«sbaglio o stai cercando di evitarmi?»
Ecco appunto…
«no figurati avevo solo altro da fare»
«in questo caso allora posso considerarlo un 2-0 per me»
«sei un maniaco delle scommesse?»
«non mi sembra che la cosa ti dispiaccia, né che ti sia dispiaciuta»
«da dove la prendi tutta questa sicurezza?»
«non so se perché sei stata tu a baciarmi o perché hai collaborato così bene»
Rimase un secondo a bocca aperta…adesso non sapeva proprio come ribattere
«dimmi qual è il problema»
«non ho nessun problema!»
«voglio sapere perché sei scappata, sai non ti facevo così vigliacca!»
«non darmi della vigliacca. È complicato…» confessò alla fine
«cosa c’è di complicato?»
«TU»
«io?»
«si tu. Tanto di me non te ne importa nulla quindi smettila di assillarmi!»
«quindi secondo te io mi sarei preso la briga di trasferirmi su un altro pianeta per una di cui non me ne importa nulla?» Grimmjow era accigliato, non capiva come potesse pensare una cosa del genere.
«per quel che ne so io potresti averlo fatto solo per divertirti un po’»
«non spreco né il mio tempo né il mio fiato con una con cui voglio solo divertirmi»
«allora sei un idiota che non pensi alle conseguenze»
«tu ti preoccupi troppo»
«tu troppo poco!»
«secondo te io dovrei tirarmi indietro da quello che voglio per paura delle conseguenze?»
«e di grazia, cos’è che vuoi?»
«te» Grimmjow si avvicinò piano alla ragazza guardandola. Era dannatamente sexy con quel vestito blu e i capelli sciolti che le ricadevano sulle spalle scompostamente. La costrinse con le spalle al muro e allungò una mano verso il viso della principessa spostando lievemente di lato la frangia e finendo con l’accarezzarle il viso e il collo «lo sai che è così».
Minami si sentì mancare il respiro. Grimmjow era dannatamente serio, non stava scherzando, diceva la verità. Non riusciva a muoversi non riusciva a scappare, non voleva scappare. La sua pelle si infuocava al contatto con le dita bollenti del ragazzo. Si sentiva totalmente ipnotizzata da lui.
«e anche tu mi vuoi»
«non è vero»  tentò di reagire disperatamente.
L’arrancar si avventò su di lei come un felino con la sua preda. Con un mano la afferrò per la vita tenendola bloccata contro la parete, con l’altra le bloccò il viso permettendogli di lanciarsi sul collo. Iniziò a baciarla e a succhiarle lievemente la pelle. La ragazza cercò di dibattersi. Opponeva ancora resistenza. Passò la punta della lingua dalla spalla fino al lobo dell’orecchio con una lentezza esasperante, finendo per mordicchiarle quest’ultimo. Minami gemette, il viso iniziava a imporporarsi, non sapeva cosa fare combattuta da desideri opposti: continuare a resistere o lasciarsi andare. L’arrancar decise di delineare il contorno della mascella con una serie di baci mentre la mano che prima le teneva fermo il viso scendeva lungo la spalla. Una volta incontrata la spallina del vestito iniziò a seguirne il contorno con l’indice per delineare la scollatura. Arrivato all’incavo del seno fece marcia indietro ripetendo il percorso al contrario. Con il viso il ragazzo si avvicinò alla spallina e afferrandola con i denti la abbassò lievemente provocando un sospiro della sayan.
«prova a ridirmelo ora»
Minami avvampò e girò la testa di lato evitando di rispondere. Le labbra umide e calde di Grimmjow allora continuarono a lambirle il collo provocandole dei lievi tremori. Cercava in tutti i modi di tentare di soffocare i gemiti ma il suo corpo sembrava come impazzito. Ad ogni tocco, ad ogni gesto le sembrava di avvicinarsi sempre di più verso un baratro desiderando di fermarsi e di cadere allo stesso tempo.
Il ragazzo le prese la vita con entrambe le mani attirandola a sé. La guardò puntandole i suoi occhi azzurro ghiaccio in quelli verdi smeraldo di lei. Minami capì che non poteva più scappare. Non solo  perché l’arrancar la stava tenendo ferma, ma soprattutto perché tutto il suo corpo lo reclamava e la sua mente si arrese all’evidenza che lei voleva stare con quell’uomo, per quanto si sforzasse di continuare a negarlo o di convincersi che fosse impossibile.
«allora mi vuoi?»
La sayan si morse lievemente il labbro inferiore presa dall’imbarazzo.
Grimmjow le sfiorò le labbra con le sue e iniziò a cecarle. Minami rispose al bacio e il ragazzo esultò mentalmente. Dopo averla assaporata a lungo decise che non poteva più aspettare, si staccò da lei guardandola intensamente con i suoi occhi di giaccio «adesso devi dirmi se mi vuoi, ma se sarà un sì sappi che non mi fermerò»
Minami con le guance imporporate guardò l’arrancar per un secondo, poi abbassò lo sguardo imbarazzata. Il cuore le batteva all’impazzata, portò le mani al petto possente del ragazzo appoggiandole ai suoi pettorali perfettamente scolpiti e si aggrappò alla maglietta. Abbassò lo sguardo e fece cenno di si con la testa.
Grimmjow la strinse tra le braccia con forza e si fiondò sulle sue labbra. La sayan si lasciò trasportare dalla passione travolgente dell’arrancar. Nel giro di pochi minuti si ritrovò sul letto, ansimante  e senza vestito. Mentre Grimmjow le accarezzava i fianchi e sprofondava la testa nell’incavo del seno, la ragazza sia aggrappava alle sue spalle. Le mani del ragazzo scivolavano decise e sensuali sul suo corpo lasciandola senza fiato. Avrebbe potuto stritolarla con la sua forza se solo avesse voluto, eppure il suo tocco era passionale ma delicato, nemmeno lui riusciva a riconoscersi. Non aveva mai usato tanto tatto, non aveva mai avuto paura di poter fare del male a una ragazza, eppure ora era così.
 
Minami tolse lentamente la maglietta all’arrancar, era piuttosto timorosa e imbarazzata, ma quel tessuto le sembrava decisamente di troppo in quel momento. Si fecero trasportare entrambi dalla passione del momento e mentre si spogliavano l’un l’altro lui capì quanto in realtà desiderasse qual corpo, lo bramasse come un tesoro. Finalmente era sua e nessuno gliel’avrebbe mai più portata via.
Si ritrovarono nudi e ansimanti. Grimmjow benché non fosse sua natura la rassicurò prima di  fare breccia nella sua femminilità. Iniziò a muoversi piano e lasciando che la ragazza si abituasse e quando ogni ombra di dolore e fastidio fu scomparsa dal volto della principessa continuò sempre più velocemente, aggrovigliando i loro corpi e soffocando con i baci i loro rispettivi gemiti.
 
 
Grimmjow si abbandonò ansimante sulla spalla di Minami. Ora che aveva avuto il suo corpo sentiva di non poterne più fare a meno. Non voleva lasciarla andare, aveva troppa paura che lei scappasse di nuovo, non glielo avrebbe permesso.
Non si riconosceva. Lui era sempre stato un guerriero forte e spietato, mai aveva provato un sentimento verso qualcuno, tanto meno per una donna. Aveva già capito che teneva a quella donna più che a tutte le altre, ma non immaginava che sarebbe mai arrivato a quel punto «cosa mi hai fatto?» sussurrò lieve all’orecchio della principessa.
Lei gli passò una mano nella folta massa di capelli azzurri e lo baciò teneramente.
«probabilmente la stessa cosa che tu hai fatto a me».
 
 
 
  
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