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Autore: giambo    20/10/2014    1 recensioni
Sono passati ormai tredici anni dalla fine della grande Era della Pirateria. La Marina ha ormai preso pieno possesso delle acque del Nuovo Mondo, sterminandone la maggior parte dei pirati che lo navigavano. I pochi sopravvissuti si sono riuniti attorno a quattro nuovi imperatori pirata che però, con il passare del tempo, stanno invecchiando senza vedere nuovi eredi all'orizzonte.
Monkey D. Kinji è un ragazzino di dodici anni che trascorre le sue giornate a fantasticare su avventure fantastiche in paesi lontani. Sotto le amorevoli cure di due zie adottive, Kinji cresce felice e spensierato, non conoscendo l'eredità terribile del nome che porta dietro. Tuttavia, ad un tratto, Kinji sarà obbligato ad arruolarsi nell'Armata Rivoluzionaria, il cui comandante lo segue e lo controlla fin da quando è nato. Sotto la supervisione del burbero Johan, della ribelle Neyna e della provocante Fumiko, Kinji cresce forte e testardo. Ma la volontà racchiusa nel suo nome lo porterà presto a fare una scelta: se schierarsi dalla parte della Marina, dei rivoluzionari o dalla parte di un teschio sormontato da un buffo cappello di paglia
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio, Sabo, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'OPNG: One Piece New Generation'
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Capitolo 13

 

Nico Robin era atterrita.

Osservava, impietrita, l'uomo che avanzava lentamente verso di lei.

Erano anni che non lo vedeva.

E, onestamente, non avrebbe mai più voluto incontrarlo.

La feccia come voi, per il solo fatto che esiste, dovrebbe morire sul patibolo tra atroci sofferenze.” dichiarò Akainu mentre il suo pugno sinistro diventava incandescente.

Ma una donna come te, Nico Robin, che ancora osa calpestare questo suolo, è un insulto ad ogni persona che vive sotto l'ala della Giustizia.”

La mora indietreggiò. Tuttavia, nella fretta inciampò e cadde pesantemente a terra. Approfittando di questo, Akainu decise di attaccare.

E' mio dovere ucciderti, demone!” urlò con gli occhi di fuori il marine caricando il colpo.

Ma una spada fermò il suo pugno.

Meno fretta, Grande Ammiraglio.” dichiarò una voce sicura, mentre parava il colpo senza alcun problema.

Tu?” domandò irritato Sakazuki. Di tutti gli avversari che si aspettava, quello era uno dei più fastidiosi.

Johan sorrise.

Penso proprio che, se qua c'è un demone, questo sei tu!” concluse con aria sicura e feroce.

Si mise in posizione di guarda.

Che cosa pensi di fare?” domandò il marine aumentando la temperatura del proprio magma al massimo. “Pensi forse di poter guadagnare tempo?”

Il sorriso sulle labbra del giovane pirata si fece più ampio.

Io non intendo guadagnare tempo, io intendo sconfiggerti!”

 

Le Fantastiche Avventure del Capitano Usop”, anonimo, capitolo sullo scontro tra il pirata Johan e il Grande Ammiraglio Sakazuki.

 

 

 

 

Koara stava tastando freneticamente alla cieca.

Doveva trovarlo il prima possibile.

Dove si sarà cacciato?

Aveva pochissimo tempo, non potevano più indugiare. Ormai erano mesi che si preparavano a quella missione, non potevano fallire.

Avanti...

Infine, le sue dita sfiorarono quello che sperava di trovare.

Il sigillo del regno di Bistark.

La donna sorrise.

Finalmente avevano le prove necessarie per sabotare quel commercio illegale!

Facendo molta attenzione, Koara accese un cerino, illuminando la stiva nella quale si era intrufolata. Sapeva che accendere una luce era pericoloso, ma doveva scattare alcune foto alle casse.

Ne fece molte, cercando di mettere in luce il sigillo su di esse. La donna era euforica, erano mesi che cercavano di comprendere chi riforniva di armi i governativi del regno di Steel Stone, nel West Blue, ed ora che avevano le prove che il responsabile era il re del vicino regno di Bistark potevano prendere le contromisure per fermarli.

“Allarme! C'è qualcuno giù nella stiva!”

Sempre che riuscisse a svignarsela.

 

Neyna stava attendendo con impazienza.

Quanto diavolo ci metteva Koara a fare due foto?

Non avevano più tempo! L'equipaggio stava per fare ritorno a bordo, e l'ultima cosa che l'albina voleva era di trovarsi a combattere una trentina di individui assai poco propensi al dialogo.

Maledizione! Muoviti! Pensò mentre si mangiava un'unghia per il nervosismo.

Stavano rischiando di mandare a monte il lavoro di oltre tre mesi, e la cosa alla spadaccina seccava parecchio.

Il regno di Steel Stone era in piena guerra civile da più di un anno ormai. L'Armata si era mossa bene, fomentando il malcontento della popolazione locale, dovuto ad un regime fiscale eccessivamente esoso, e sfruttando gli agganci alla corte reale per mettere in cattiva luce il re, che spesso e volentieri si dava ad un regime di vita dissoluto e lascivo, sprecando così le preziose tasse in feste e circondandosi di individui corrotti ed incapaci.

All'inizio sembrava fosse andato tutto bene. Re Garuda II era un sovrano impopolare, e anche molti reparti dell'esercito si erano uniti ai rivoltosi. Tuttavia, quando si era trattato di cominciare a preparare la presa della capitale, i governativi erano passati al contrattacco con armamenti nuovi e sofisticati, che avevano portato ad uno stallo complessivo dei combattimenti. I rivoluzionari erano rimasti sorpresi, Steel Stone non era certo un regno famoso per la produzioni di armi o per la bravura dei propri soldati, e pertanto avevano accusato il colpo, permettendo a Garuda di riprendersi buona parte delle terre perdute. Per evitare che la sommossa fallisse, Johan aveva chiesto a Koara, il comandante in seconda dell'Armata, di investigare. La donna aveva accettato, ma aveva chiesto di essere accompagnata da Neyna. Conosceva la spadaccina, e ne apprezzava da sempre la bravura in battaglia, unita alla schiettezza del suo carattere.

E così le due donne si erano imbarcate per il West Blue. Non era stato facile muoversi inosservate per Garudit. La capitale del regno era un importante porto, tra i più grandi del West Blue, ma la guerra civile l'aveva posta sotto un regime di sorveglianza strettissimo. Alla fine, l'unico modo era stato quello di farsi prendere come cameriere in una taverna del porto. All'inzio il proprietario del locale aveva provato ad usarle anche come prostitute per i clienti, ma un paio di minuti in compagnia dell'albina gli aveva fatto passare la voglia di lucrare su di loro.

Ed ora erano lì. Dopo mesi passati a raccogliere i racconti dei marinai, a dormire in una stanza puzzolente in mezzo ai topi, ed a curiosare di notte tra i moli del porto, le due donne erano riuscite ad avere una soffiata su un commercio molto interessante che si era sviluppato ultimamente tra il pirata Johnson ed il governo di Steel Stone.

 

Johnson un pirata? Ah, tutte stronzate! Quell'uomo è un grandissimo figlio di puttana e basta. Se lui è un pirata, io sono un elfo!

 

Le parole biascicate da un marinaio ubriaco aveva messo la pulce nell'orecchio alle due. Così avevano iniziato ad investigare su questo Johnson. Scoprendo che in realtà era un contrabbandiere di armi.

Bisognava solamente scoprire chi era il suo mandante.

Neyna sentì la sentinella dare l'allarme, facendo accorrere il resto dell'equipaggio sopra la nave. Strinse l'elsa di Hi no tamashi da sotto la gonna che indossava: non poteva portare le armi apertamente, ma ciò non le avrebbe impedito di accorrere in aiuto di Koara.

Sulle navi udì improvisamente un urlo lancinante, unito ad un'esplosione. Successivamente, in mezzo al fumo, vide la sagoma dell'amica saltare a terra con agilità.

Sorrise. Forse si preoccupava troppo. Koara era una persona gentile e premurosa, ma sapeva combattere come pochi, e difficilmente si sarebbe fatta mettere sotto da un branco di contrabbandieri da due soldi.

“Neyna!” le urlò la mora mentre correva veloce verso di lei. La gonna da cameriera le intralciava i movimenti, ma almeno le avrebbero permesso di confondersi meglio tra la gente. “Forza andiamo!”

“Trovato qualcosa?” domandò l'albina mentre cominciava anche lei ad andarsene il più velocemente dal porto. Dietro di loro poteva sentire la voce gracchiante di Johnson.

“Inseguite quella puttana! Non deve scappare! Cinquantamila berry a chiunque me la porterà!”

“Il tipo mi sembra un po' taccagno!” ridacchiò la spadaccina. “Dubito che per una somma simile la gente si dannerà l'anina a darci la caccia.”

“Già, questo dimostra che è soltanto un pesce piccolo!” replicò Koara mentre si immettevano in una stradina laterale per depistare eventuali inseguitori. “Il nostro obiettivo è bloccare questo commercio illegale, e anche se fermassimo Johnson non risolveremmo nulla. Ne sbucherebbe un altro come lui a riempire di armi i governativi.”

“E allora cosa pensi di fare? Catturarlo sperando che ci riveli chi lo paga?”

“Dubito che lo farebbe.” rispose la mora. Nel frattempo si arrampicarono, agili e silenziose, in cima al tetto della taverna dove lavoravano. “Johnson sa che se parla è un uomo morto. Non basterebbero tutte le promesse di questo mondo a convincerlo. No, se vogliamo colpire questo traffico a monte dovremo sorvegliarlo.”

“E come?” replicò l'albina. “Ormai sa che è stato scoperto e si guarderà bene dal fare mosse avventate.”

“Ed è qui che ti sbagli!” disse Koara, sollevando un asse del tetto e calandosi nella loro stanza, subito seguita dall'altra. “Proprio perché sa che ormai è fuori dal gioco, Johnson andrà a riscuotere il prima possibile la sua paga, prima che i suoi mandanti lo abbandonino al suo destino.”

In quell'istante, un colpo alla porta le fece sussultare. Erano tornate appena in tempo.

“Ragazze! Muovetevi! Il vostro turno inizia tra cinque minuti!”

“Ok, Boss!” fece annoiata Neyna. Odiava fare la cameriera. Ma ormai anche quella copertura stava per finire, per sua fortuna.

“Ci avete ripensato alla mia offerta? Sono disposto a raddoppiarla, se deciderete di essere un po' 'carine' con i clienti.”

“Domandacelo ancora e prometto che ti faccio il bis di calci in culo!” ringhiò la guerriera.

“E va bene! Cazzi vostri se volete continuare a guadagnare uno stipendio da fame. Ve ne pentirete!” tirando bestemmie, il proprietario si allontanò.

“Non lo sopporto più!” borbottò Neyna mentre si preparava ad uscire. “Se non ce ne andiamo, giuro che lo sbudello!”

“Non c'è ne sarà bisogno.” rispose l'altra soave. “Stanotte prenderemo le nostre cose e ce la fileremo verso i territori in mano ai nostri. Da lì comunicheremo a Johan che daremo a la caccia a Johnson e che sventeremo questo commercio illegale entro un mese.”

Neyna la fissò ammirata. Era incredibile come riuscisse a mantenere sempre la calma ed il sangue freddo, a differenza di lei che invece faceva subito fuoco e fiamme per qualsiasi cosa.

“Hai intenzione di seguirlo fino a Bistark?”

Gli occhi di Koara si illuminarono.

“Certamente! Non ho intenzione di mollare proprio adesso.”

L'altra fece spallucce, anche se dentro di sé l'idea di infiltrarsi anche a Bistark la eccitava.

“Se lo dici tu...”

 

 

“Ottimo lavoro Koara, sei sempre la migliore.”

“Non farmi arrossire Johan! In fondo, non è stato particolarmente difficile!”

“Questo lo dici tu. Siete riuscite in meno di tre mesi a scoprire chi vende armi ai governativi locali, non è poco.”

Nonostante il lumacofono, l'uomo fu sicuro che la donna era arrossita.

“Se non la smetti di farmi complimenti ti metto giù!”

“Va bene va bene...allora, quando pensate di tornare?”

“E' ancora presto per dirlo. Prima dovremo andare a Bistark, a scoprire se c'è dietro qualche privato oppure i governanti locali.”

Johan si grattò la guancia, perplesso da quella scelta.

“Mah! Non penso ci sia bisogno di voi due per completare la missione. I nostri uomini del posto basteranno.”

“Non credo.” dichiarò Koara scuotendo la testa. “Ho il forte sospetto che sia il re di Bistark in persona ad appoggiare e finanziare questo contrabbando. Pertanto credo che la mia presenza sia necessaria qui.”

“Ne hai parlato anche con lui?”

“Ovviamente. Mi ha detto che ho piena carta bianca.”

Il moro sospirò. Era proprio quello che non avrebbe voluto sentire.

“Spero che almeno Neyna me la rimanderai indietro.”

“Johan, non è più una mocciosa. Pensi davvero che non sia all'altezza di questa missione?”

“Io...” l'uomo non sapeva cosa dire. Era stato fin dall'inizio riluttante ad inviare l'albina nel West Blue, ma Koara era di un grado superiore al suo, e non aveva alcun modo per impedirle di proporlo alla spadaccina. Il fatto che Neyna avesse accettato subito non aveva diminuito le sue preocuppazioni.

“Stai tranquillo, Neyna è in gamba. Non le accadrà nulla, promesso.” e prima che potesse ribattere, Koara gli mise giù.

Johan tirò un pugno sul tavolo, esprimendo in tal modo la sua insoddisfazione.

La devo smettere di preoccuparmi per lei.

Peccato che non era così facile.

Neyna era come una figlia per lui. L'aveva allenata, vista crescere. Dalla ragazzina tutta pelle e ossa che arrivò alla Base, era diventata una donna forte e decisa. Sapeva che era in gamba, ma ciò non bastava a spegnere le sue paure.

Sospirò, alzandosi a prendere una bottiglia di saké dalla sua scorta. Magari un goccio l'avrebbe calmato.

Peccato però che, in quell'istante, un lumacofono cominciò a suonare.

Lo sguardo dell'uomo si adombrò.

Era quello di Law.

Se il pirata lo stava chiamando, significava solo una cosa: c'erano grossi guai in arrivo.

Perfetto, la giornata non potrebbe andare meglio di così.

Alzò la cornetta. Sentì subito la voce profonda e calma dell'imperatore pirata salutarlo.

“Ciao, Johan-ya.”

“Law.”

“Ho notizie per te.”

“Riguardano Smoker?” domandò subito il rivoluzionario. L'eccitazione prese subito possesso del suo corpo, forse stava per capire cosa architettava la Marina.

“No, non ricevo novità da oltre due mesi dal Q.G.”

“Sono due anni che ti ho chiesto informazioni, Law. Cominciò a credere che tu mi stia prendendo in giro.” replicò irritato il moro.

“Non è così facile.” rispose tranquillo il pirata. “Il progetto 'Volontà' è riservatissimo. E non ho i contatti adatti per accedere ad ulteriori informazioni. I miei uomini stanno facendo il possibile per avvicinarsi a coloro che sono al corrente dei dettagli senza creare sospetti.”

“Allora per quale motivo mi hai chiamato?”

“Smoker sta per ripetere il giochetto che fece due anni fa nel North Blue.” disse Law. “Sta preparando una flotta di oltre venti navi da guerra, guidate direttamente dal vice ammiraglio Helmeppo.”

Johan rimase impassibile.

“Qual è il loro obiettivo?” domandò.

“L'Est Blue.”

Si sentì la terra mancare sotto i piedi.

Proprio quel mare? A quale gioco stai giocando, Smoker?

“Tra quanto partiranno?” domandò con voce fredda. Non poteva farsi prendere dal panico, non era il momento.

“Tra circa tre settimane dovrebbero salpare verso i territori che sono in mano vostra. Quindi direi che avete tre mesi di tempo per organizzarvi.”

“Ti ringrazio. Questa notizia vale molto per noi.”

“Di nulla. A proposito, salutami Kinji quando lo vedi.”

Johan rimase immobile, mentre percepiva il proprio sangue gelarsi nelle vene.

“Come sai di lui?” domandò infine.

“Ho i miei metodi, Johan.” replicò mellifluo il pirata. “Comunque non mi interessa quel ragazzo, sei libero di farci quello che preferisci, ma mi piacerebbe sapere come hai fatto a convincerlo ad arruolarsi nell'Armata.”

“Non sono affari tuoi, Law!” sbottò l'altro. “Non sono tenuto a dirti tutto!”

“Ovviamente. Ma hai detto tutto a lui?”

Johan strinse il lumacofono con forza, quasi volesse frantumarlo.

“Cosa stai insinuando?”

“Nulla. Ma penso che dirgli la verità sarebbe la cosa migliore, non trovi?”

“Il mio passato non riguarda nessun'altro che me stesso!” replicò freddo il rivoluzionario. “Non capisco come possa interessare a Kinji.”

“Già...immagino di no.” rispose sorridendo l'imperatore. “Allora a presto, Johan-ya.”

Una volta che Law riagganciò, Johan batté un nuovo pugno sul tavolo di fronte a lui, digrignando i denti dalla rabbia.

“Maledizione!” urlò furioso.

Come fa Law a sapere così tante cose? Perché mi esce fuori con queste insinuazioni? E cosa dovrei fare io?

Si accasciò sulla sua sedia, mettendosi una mano sulla fronte.

Aveva bisogno di riflettere.

Ma forse, prima doveva fare un'ultima chiamata.

 

 

“Non esiste!”

“Neyna, cerca di capire...”

“Non me ne frega nulla! Non ho intenzione di mollare ora sul più bello!”

Koara sospirò. Certe volte la testardaggine dell'albina era veramente pesante da sopportare.

“Ma non puoi permetterti di rimanere qui. La guerra incombe nell'Est Blue. Hanno bisogno di gente come te laggiù.”

La spadaccina strinse i pugni, irritata.

“E come farai tu? Riuscirai a cavartela?”

La donna più anziana ridacchiò.

“Non preoccuparti per me. Ne ho viste di peggio. Senza contare, che d'ora in avanti, avrò anche l'appoggio dei nostri ragazzi. Non dovrò più agire in incognito.”

L'altra sospirò. Sapeva che Koara aveva ragione, ma le dispiaceva lasciarla da sola.

“Quando dovrò partire?”

“Tra due giorni salperai da uno dei nostri rifugi segreti direttamente per l'Est Blue. Prima arrivi laggiù, meglio è.”

“Da sola non credo potrò fare molto.” ribatté acida Neyna. “Spero che Johan mi mandi qualche rinforzo stavolta.”

Gli occhi di Koara scintillarono.

“Non sarai da sola. Johan stesso ti raggiungerà, con tutti gli uomini che ci sono a Baltigo. E' tempo per noi di ritornare a combattere a viso aperto per la libertà nostra e di tutti i cittadini del mondo.”

La ragazza spalancò la bocca, incredula. Johan che si spostava con migliaia di uomini al seguito? Cosa stava accadendo nel mondo? Stava per scoppiare una guerra tra la Marina e l'Armata e lei non se ne era accorta?

“Ma questo significa...” balbettò.

“Sì.” concluse al suo posto con tono cupo la sua compagnia. “La guerra incombe, come non la vedevamo più da oltre quindici anni a questa parte. È presto sommergerà tutto l'Est Blue.”

La guerra era sopra le loro teste.

Improvvisamente, Neyna ebbe l'impressione che anche il cielo si fosse oscurato, come se anche il mondo stesse percependo la follia umana sconfinare nell'atto impuro del massacro.

Speriamo non ci sommerga tutti.

 

 

Johan vide entrare Kinji con profonda preoccupazione.

Era teso, e la cosa non gli succedeva da anni.

Non dovrei coinvolgerlo. Non ora che stiamo per salpare verso il mare dei suoi antenati. Ma temo che sia l'unica cosa che posso fare.

“Mi hai chiamato, Johan?” domandò il ragazzo sedendosi.

L'uomo si limitò a sorridere.

Come era cambiato! Dal ragazzino tutto pelle e ossa di tre anni prima, ormai era diventato quasi un uomo. Era simile e diverso allo stesso tempo dal padre. Era più alto e muscoloso di Rufy, ma i tratti del volto, il carattere allegro e ingenuo e il sorriso fanciullesco erano identici a quelli del suo vecchio amico.

“Sì Kinji, volevo raccontarti una storia. Spero che la cosa non ti dispiaccia.”

Il ragazzo incrociò le braccia, leggermente annoiato.

“Se proprio devo...”

“Beh, diciamo che riguarda anche tuo padre.” mormorò il rivoluzionario. Immediatamente, l'attenzione del moro aumentò.

Perché glielo sto raccontando? Non cambierà nulla!

Eppure, nonostante tutto, Johan cominciò a parlare.

 

 

Johan era nato in un isola del Nuovo Mondo, un isola famosa per la bontà della casata reale e per la bellezza dei suoi abitanti.

Dressrosa.

Era un orfano, e crebbe in un orfanotrofio. Suo padre era un avventuriero, che aveva avuto una notte infuocata con una cameriera di una locanda, una notte di passaggio a Dressrosa. Pochi giorni dopo, se ne era andato senza sapere di essersi lasciato dietro un figlio. Sua madre decise di crescere il figlio che doveva nascere da solo, ma morì durante il parto. Lasciando un piccolo bimbo, di sesso maschile, nelle mani di alcune suore.

Nonostante un'infanzia difficile, Johan crebbe allegro e spensierato. Non era di indole cattiva, e gli piaceva giocare con gli altri bambini. Era anche molto timido però, e questo, dopo alcuni anni, fece nascere la malsana abitudine, da parte di alcuni bulli, di prenderlo di mira. Il bambino sopportava tutto, sapeva che reagire significava finire immischiato in una rissa con alcuni tra i peggiori ragazzi dell'isola. Perciò, con il tempo, divenne sempre più solitario, rifugiandosi spesso nella biblioteca del monastero in cui cresceva.

Qui approfondiva gli studi di storia e geografia che gli impartivano le suore. Gli piacevano come materie, e ben presto cominciò a sviluppare una vera passione per tutto ciò che riguardava la scomparsa isola di Ohara, l'isola dell'archeologia. Cercando ovunque storie e manoscritti che trattassero i suoi abitanti, ormai deceduti.

Fu in biblioteca che conobbe Maeko. Era un'orfana anche lei, che frequentava spesso la biblioteca. Era di indole dolce, e sorrideva sempre. Johan la guardava ogni volta che poteva, perdendosi nei suoi lucenti capelli neri e nel suono della sua risata. Tuttavia, era troppo timido per farsi avanti.

Un giorno, la ragazzina si avvicinò al suo tavolo, sorridendogli dolcemente. Il moro sentì chiaramente il proprio sangue farsi infuocato.

Come mai sei sempre qui a leggere, invece di giocare fuori con gli altri maschi?”

Beh...ecco...il fatto è che non sono...molto benvoluto.” borbottò con gli occhi bassi il bambino.

Oh.” il sorriso sparì dalle labbra di lei, che si sedette al suo fianco. “Mi dispiace. Non deve essere bello.”

Non mi pesa molto.” rispose lui, sempre imbarazzato. Non voleva fare la parte del pappamolle di fronte a lei. “Ci sono i libri che mi fanno compagnia.”

Ma i libri, per quanto belli, non riescono a colmare la solitudine.” replicò lei seria.

Beh, è meglio di nulla. E comunque ci sono anche le suore che ci vogliono bene, no?”

Sì, è vero. Senza contare che al mondo ci sono milioni di persone. Sono sicura che da grande avrai anche tu degli amici meravigliosi.”

Lo credi veramente?” domandò lui, rossissimo in volto.

Certo!” fece lei sorridendogli. “Anzi, sai che ti dico? D'ora in avanti sarò la tua amica, in modo che tu possa essere preparato a quando li incontrerai.”

Io...tu...cosa?” balbettò lui confuso.

La tua amica. Ti insegnerò tutto quello che fanno gli amici. Così saprai riconoscerli quando li incontrerai. Dai, andiamo a giocare!”

Ma...io...”

Cosa c'è?” domandò lei perplessa.

Beh, ecco...non ci conosciamo neanche. Come puoi dire che siamo amici?”

Hai ragione! Beh, basta che ci presentiamo. Piacere! Io sono Maeko! E tu?”

I-io sono Johan.”

Johan! Che nome strano!”

Me l'hanno dato le suore. Purtroppo la mia mamma è salita in cielo prima che potesse darmelo lei un nome.”

E' bello però. I miei invece sono caduti da cavallo quando avevo solo tre anni. Non erano molto ricchi, e così sono dovuta andare in orfanotrofio.”

Mi dispiace.” disse lui.

Non importa! Sono sicura che da lassù veglino su di me. In fondo, non serve che li veda per sapere che mi sono vicini, giusto?”

Il sorriso della ragazzina turbò Johan. Non capiva come faceva ad essere così vivace e solare anche nel parlare di una tragedia come la morte dei suoi genitori.

Sei sempre così silenzioso? Quanti anni hai?”

U-undici penso.”

Non lo sai con precisione?”

Le suore mi hanno detto che ho undici anni, quindi sospetto che siano quelli.”

Sei proprio un tipo strano! Io invece ne ho uno di meno, solo dieci, ma non pensare di potermi prendere in giro perché sono più piccola di te, chiaro?!”

Johan si limitò ad annuire.

Bene! Ora che ci siamo presentati, andiamo a giocare, avanti!”

E preso per mano il ragazzino, la ragazzina lo trascinò fuori dalla biblioteca.

Maeko fu un raggio di sole nella vita del giovane orfano. Era dolce, gentile e sempre allegra. Ma se si arrabbiava era capace di tirare fuori una grinta incredibile. Un paio di volte i bulli che lo prendevano in giro provarono a tornare alla carica, una volta visto riuscire all'aperto anche durante le ore di ricreazione all'orfanotrofio, ma bastò che Maeko tirasse fuori un paio di strilli e due sassi lanciati nel verso giusto, perché lo lasciassero definitivamente in pace.

Ti ringrazio. Non penso che avrei avuto il tuo coraggio.”

Coraggio? Per stendere quegli imbranati non serve coraggio. Veramente non capisco come hai fatto a subirli per tutto questo tempo!”

Johan non rispose, limitandosi a ringraziarla donandole un fiore trovato prima per terra. La ragazzina lo prese sorridendogli. Vedendo che era diventato rosso come un pomodoro lo guardò perplessa.

Cosa c'è? Mica ti mangio!”

Ma...ma...quindi...il fiore...”

Il fiore è bellissimo, sciocco che non sei altro!” e scoppiò a ridergli in faccia.

Con il passare del tempo la loro amicizia si approfondì. I due ragazzi scoprirono di avere gli stessi gusti in fatto di libri, e passavano molto tempo in biblioteca a discutere di questo o di quell'altro tomo trovato. L'unica cosa su cui erano in disaccordo era la fine di Ohara.

Ti dico che la Marina ha fatto male a distruggerli.” diceva ogni volta Johan.

Non credo, Johan. In fondo, la Marina ha lo scopo di proteggerci. Se non erano pericolosi come dici tu, perché li avrebbero attaccati?”

Perché stavano per scoprire qualcosa di segreto! E' l'unica spiegazione possibile!”

Ma Maeko si limitava a scuotere la testa.

Per me ti fai troppe fantasie dentro quella testolina.” diceva sorridendogli.

Johan era convinto che ci fosse altro sotto, e un giorno riuscì ad ottenere, in cambio di alcuni spiccioli trovati per terra, un manifesto da un parroco di passaggio all'orfanotrofio. Non appena lo ebbe tra le mani, il ragazzino corse subito dall'amica a mostraglielo tutto fiero.

Ecco! Questa è la prova che io ho ragione!” disse tutto felice.

Maeko osservò il manifesto. C'era la foto di una ragazzina mora, di circa otto anni, con sotto una taglia spaventosamente alta.

Dove l'hai trovato?” disse incuriosita.

Me l'ha dato il prete che è qui di passaggio. Ora vedi che ho ragione? Per quale motivo darebbero la caccia a questa...Nico Robin, se non perché c'è sotto qualcosa di losco?”

Ma Maeko scosse la testa anche questa volta.

Se non vivessi nelle favole, sapresti che è ricercata perché ha affondato diverse navi della Marina. Quella ragazzina è pericolosa. Mi sorprende che tu vada in giro con simili manifesti. Se ti vedessero le suore...”

Ma questa Nico Robin deve essere innocente! Insomma, come è possibile che una ragazzina possa affondare una nave da guerra? E' come se ci provassimo noi due, è praticamente impossibile!”

Ma ciò non bastò a scuotere lo scetticismo dell'amica.

Dammi retta Johan, dimentica questa storia e dimenticati di questa bambina. E' pericolosa e basta. Dimenticala e non avrai grane.”

Johan comprese che lo faceva per il suo bene, che era preoccupata per lui, e lasciò perdere. Ma il tarlo di conoscere la verità su ciò che accadde veramente ad Ohara non lo abbandonò mai.

Gli anni passarono. Johan e Maeko divennero sempre più intimi, e la loro amicizia sempre più profonda. Il ragazzo cominciò a vederla non più come una semplice amica, complice anche le prime tempeste ormonali dell'età preadolescenziale, e un giorno decise di farsi avanti in modo serio.

Per prima cosa chiese alle suore di poter avere il permesso di uscire un'ora alla sera insieme a Maeko. Lo ottenne, ma dovevano rimanere entro i confini del villaggio. Una volta ottenuto, corse tutto contento a dare la notizia all'amica.

Preparati Maeko! Stasera usciamo!”

Stai scherzando spero. Lo sai che non abbiamo il permesso.”

Il ragazzo mostrò tutto fiero il permesso ottenuto prima dalle suore. L'amica lo guardò sorpresa.

Come hai fatto ad averlo?”

Ehehe...segreto professionale!”

Voglio saperlo!”

Lo saprai solo se mi accompagnerai. È di un'ora, e posso portare una persona con me.”

La ragazza sembrò esitare. Per paura di perdere la sua unica occasione, il moro insistette.

Dai Maeko! Si tratta di un'ora soltanto. Non usciamo mai la sera!”

Lo so Johan, ma stasera avevo proprio voglia di finire quel libro sulla geografia del'Est Blue che stiamo leggendo insieme.”

Lo possiamo finire anche domani, non ti pare?”

Ma che hai stasera? Da quando uscire per te è più importante di finire un libro?”

Johan sembrò in difficoltà.

E'...perchè...beh, avevo voglia di un po' d'aria. Dai, ti prego ti prego ti prego!”

E va bene! Certe volte faccio proprio fatica a capire cosa ti passa in quella testolina.”

Dentro di sé, il ragazzo esultò.

Ottimo! Ti aspetto in cortile. Sbrigati, o perderemo tutto il tempo che abbiamo!”

Va bene! Rompiscatole!”

Quando l'amica lo raggiunse, al ragazzo sembrò più bella che mai, nonostante indossasse i soliti abiti di sempre. Tentò di evitare di fissarla troppo, con scarso successo, e ciò non sfuggì all'occhio di lei.

Cosa c'è? Sono sporca in faccia per caso?” domandò.

No no.” fece lui guardando con eccessivo interesse una bancarella di tappeti. “Non hai nulla.”

Si misero a visitare il villaggio. Le bancarelle erano colorate e piene di luci, ed era piacevole passeggiare in mezzo alla gente che chiacchierava allegra.

Ad un certo punto, Johan le prese dolcemente la mano, sperando che lei non desse di matto o scoppiasse a ridere, ma Maeko si limitò a sorridergli.

Il moro si sentiva in paradiso. Aveva Maeko, la sua Maeko, affianco e le stava tenendo la mano!

Non gli sembrava possibile, era come camminare in un sogno.

L'ora passò in fretta, e quando fu il momento di tornare Johan cominciò a pensare se forse era il caso di provare qualcosa di più spinto ancora. Durante la sera avevano parlato amabilmente, ma non c'era niente, a parte quella stretta di mano, di diverso dal solito. Era indeciso: da una parte moriva dalla voglia di farlo, dall'altra temeva che la sua reazione fosse diversa da quello che sperava.

Alla fine, decise di farsi avanti.

Si fermarono a pochi passi dall'ingresso dell'orfanotrofio.

Cosa c'è?” domandò la ragazza, incuriosita da quel gesto.

Johan aveva le mani sudate e non sapeva cosa dire.

Maeko...io...io...” balbettò rosso in volto.

Lei sembrò capire in parte, perché gli sorrise, quasi ad incoraggiarlo.

Sì?” gli chiese dolcemente.

Lui le si avvicinò. I loro nasi si sfiorarono.

Beh, volevo dirti che tu...tu...”

Quando le loro labbra si sfiorarono, udirono degli zoccoli risuonare in lontananza.

I due ragazzi si voltarono, incuriositi.

Dalle ombre della sera videro alcuni cavalieri correre al galoppo verso di loro. Nonostante l'oscurità che li circondava, essi poterono vedere che indossavano l'uniforme del regno.

Soldati?” domandò perplessa Maeko.

Cosa ci fanno qui?” gli fece eco l'amico.

Il gruppo di uomini, appena li vide, si diresse verso di loro, piantando gli speroni nei fianchi dei loro destrieri, ed aumentando la loro andatura.

Fu un attimo.

Johan comprese con un secondo di ritardo cosa stava accadendo. Vide luccicare qualcosa in mano a quegli uomini, li vide brandire delle spade verso di loro. Con un urlo, spinse via Maeko che, ipnotizzata da quei soldati spaventosi, era rimasta paralizzata dalla paura.

Successe tutto molto in fretta.

Al rallentatore, il ragazzo vide l'amica cadere al suolo, tentare di rialzarsi, essere investita da un cavallo al galoppo. Urlò il suo nome, fece per andare da lei, quando sentì un dolore lancinante alla nuca.

Poi, tutto divenne nero.

 

Quando si alzò, il cielo era rosso.

Si riprese lentamente, tossendo. Si accorse di essere circondato da fumo, e di percepire con orrore odore di bruciato.

Tentò di alzarsi, ma il dolore alla testa era feroce.

Alla fine ci riuscì. Barcollando come un ubriaco si mise ad osservare con orrore crescente, ciò che restava dell'orfanotrofio bruciare, mentre davanti all'edificio in fiamme una catasta di corpi senza vita veniva rischiarata dalle fiamme.

La paura gli afferrò lo stomaco con forza, schiacciandolo e stritolandolo. Prima che potesse accorgersene, il ragazzo rigettò.

Una volta rialzatosi, cominciò a cercare attorno a lui. Maeko non poteva essere morta, era viva, doveva essere viva.

I minuti passavano lenti, ma lui non demordeva. Doveva trovarla, lei non poteva essere morta.

Urlò il suo nome a lungo, convinto che lei fosse viva e cosciente, che avrebbe risposto ai suoi richiami, che si sarebbero abbracciati e che nessuno li avrebbe mai più separati.

Quando la vide, le sue speranze andarono in frantumi.

Lo comprese subito. Non consciamente, non lucidamente, ma dentro di sé sapeva cosa era accaduto. Si precipitò verso di lei, prendendole il volto tra le mani, e urlando il suo nome.

MAEKO!”

Lei era fredda e pallida come mai lo era stata. Sembrava addormenta. L'unica cosa che tradiva quella speranza era il sangue che ne infradiciava i capelli.

Il ragazzo urlò. Urlò il suo nome a lungo. In quei richiami disperati ci mise tutto il suo dolore e la sua disperazione. Lacrime amare cominciarono a scendergli dagli occhi, ma lui non le respinse, perché il quel momento erano l'unica cosa che gli dava un po' di sollievo.

Sfogarsi. Urlare fino ad avere male alla gola. Piangere fino allo sfinimento. Diventare pazzo dal dolore e dalla disperazione.

Desiderò la morte.

Ma essa non venne da lui.

Quella sera, la sera in cui re Riku ed il suo esercito saccheggiarono il paese, la notte in cui Doflamingo divenne re di Dressrosa, Johan aveva quindici anni.

Quella sera divenne un uomo.

Tre giorni dopo, Johan lasciò il paese.

Aveva bisogno di fuggire dal suo dolore.

 

CONTINUA

 

Chiedo scusa per la lunga assenza, ma ho avuto molti impegni, tra cui il dover finire alcune storie che avevo lasciato da troppo tempo in sospeso. Spero che il capitolo sia di vostro gradimento. In ogni caso, la parte del passato di Johan richiederà al massimo un altro capitolo, poi si convergerà verso la parte centrale e più importante della storia.

Un saluto!

Giambo

  
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