Il viaggio giusto.


Cade pioggia che ti serra gli occhi,
cade quella con la quale giocavi da bambino.

E stai in bilico tra le incertezze,
come quel treno che parte e non parte
e forse mai fischierà.

E di fischio ne senti uno solo,
in quella partita che ti costerà la panchina.

Devi sudarti tutto.
Per vergogna piangi sotto un cielo che improvvisa un suolutto,
perchè per farti compagnia cela il tuo viso sotto le sue lacrime.

Fissi i tuoi coetanei invidiando la freschezza nei loro volti,
l'imprudenza nei gesti, l'ingenuità nelle parole.
Costretto ad una vita che toglie e non regala,
ti senti quarantenne in corpo che la prima ruga l'ha lontana.

Picchietta ancora la pioggia su quel vetro,
intonando quasi un'irritante melodia.
A tempo con i bassi delle cuffie,
a tempo con le mancanze a cui queste vite sono sopravvissute.

Il treno non parte ed improvvisi un viaggio di cui non esiste ritorno.
Il treno non parte e, spaesato,
fissi incantato il cielo notturno.

I tuoi occhi cambiano colore
ed il tuo cuore vuol cancellare i volti delle persone...

Astratti corrono alberi e case informe
che sembrano d'un unico colore,
scorrono chilometri in poche ore.

Destinazioni emozionanti,
dove per respirare non bastano due polmoni.
La tua meta pare lontana,
la felità è al capolinea.

Cancelli ogni male ricevuto,
il petto non fa più male
e tu lo preghi di non tornare.

Ti innamori a tua insaputa ancora una volta,
ma hai fatto bene stavolta,
perchè hai smesso di soffrire
ed hai ripreso a respirare.

La pioggia inizia a tacere,
il viaggio sta per cominciare.
Adesso sono pronta a partire.