Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Allison Argent    21/10/2014    1 recensioni
«Quinn Fabray lo sapeva da tempo che a giocare con il fuoco si finiva per rimanere scottati.»
{P/Q; post-college}
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray | Coppie: Puck/Quinn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: San Francisco
Rating: giallo giusto per
Pairing: P/Q
Word count: 1k+
Disclaimer: i personaggi non mi appartengno, se mi appartenessero non farei cagate nella prossima stagione.
Nota dell'Autore: sta cosa è venuta fuori ieri sera a mezzanotte nel mezzo della disperazione causa esame di statistica di oggi, perdonate il nonsense. Piccolo annuncio a fine fic :)




 
΅΅΅΅
 
 
Quinn Fabray sapeva da tempo che a giocare con il fuoco si finiva per rimanere scottati.
 
Era (ri)cominciata per caso, quando l’aveva trovato un giorno al diner dove solitamente si fermava a comprare la colazione prima di andare a lavoro.
 
(Si era trasferita a San Francisco qualche tempo prima, subito dopo la laurea, in cerca di un’occupazione e fortunatamente era riuscita a trovarla senza dover ricorrere alla solita telefonata della mamma).
 
Era rimasta sorpresa di trovarlo lì, seduto come stava sempre: le gambe aperte e entrambi gli avambracci sul tavolo, mentre faceva qualche battuta delle sue alla cameriera che gli stava chiedendo che cosa desiderasse (probabilmente si aspettava che lui le rispondesse qualcosa come “tu, nel mio letto”, a giudicare da come pendeva dalle sue labbra increspate in quello che Quinn ai tempi del liceo aveva classificato come “il segno del peccato”).
 
Ma l’espressione sognante della ragazza con il grembiule si era trasformata in uno sguardo di delusione non appena Quinn si era seduta davanti a lui, senza perdersi in convenevoli e sfoggiando il suo sorriso malizioso.
 
(Era stato lui a farglielo notare tanto tanto tempo prima: ne faceva uso solo quando si sentiva in dovere di marcare il territorio).
 
E poi avevano parlato, e parlato, e parlato, come se il fatto che non si vedessero da anni non importasse, come se fossero ancora così importanti l’uno per l’altra che per qualche momento Quinn si era scordata del perché effettivamente non si fosse trasferita con lui lì invece che partire da sola dopo Yale, dopo lui.
 
(Non ci riuscivano quando erano vicini, figurarsi a distanza).
 
Dopo finì come era cominciata, con Quinn che lasciava il suo tavolo e si allontanava perché “è tardi, devo andare a lavoro”, ma le era sembrato di aver intravisto un lampo di esitazione negli occhi di lui mentre si era alzata e allora “comunque il mio numero è sempre lo stesso”, e non aveva bisogno di chiedergli se ce l’avesse ancora salvato in rubrica perché lei quello di lui non l’aveva mai cancellato e loro, dopotutto, erano uno il riflesso dell’altra.
 

 
΅΅΅΅

 
Le aveva scritto lui e ci aveva impiegato un po’ di tempo.
 
(Tre settimane e cinque giorni).
 
Era arrivato così inaspettatamente che Quinn si era dovuta scusare da un meeting con i suoi colleghi, andando in bagno e fissandosi allo specchio, notando il lieve rossore che le scuriva le guance e scuotendo la testa perché “hai venticinque anni Quinn, non quindici” ma ormai doveva aspettarselo che quando si trattava di lui era meglio non notare certi comportamenti.
 
(Si era quasi dimenticata come si sentisse quando la cercava).
 
Continuavano a riscoprirsi, e riscoprirsi, e riscoprirsi, come se avessero dimenticato tutto di ciò che c’era stato o come se fossero così speciali che riuscivano a sorprendersi, anche per messaggio, anche senza doversi guardare negli occhi, e forse era meglio così.
 
Le aveva dato il suo indirizzo qualche sera dopo, quando forse era tornato a casa dopo aver passato una serata in qualche locale con i suoi amici e aveva bevuto un goccio di troppo e forse si era ricordato di come era stato e alle due e mezza della notte è difficile mentire perché “posso venire adesso?” e “sì”.
 
(Gli aveva chiesto la stessa cosa quando era andata via da casa di Finn).
 
Ma avevano ballato sulle note di qualche canzone degli anni passati che le ricordavano così tanto di quando dovevano fare quelle stupide ricerche per il coro, musiche che riempivano la stanza mentre venivano riprodotte sul computer di lui e Quinn si era resa conto che in realtà non erano mai andati al ballo insieme e allora “è questo il nostro ballo di fine anno” e si era avvolta il lenzuolo intorno al corpo come se fosse un vestito lungo e il suo papillon non era altro che un pezzo di stoffa trovato in un cassetto della cucina ma andava bene così perché dopo quei bicchieri niente può andare storto.
 
(Lei si era addormentata ancora avvolta nel lenzuolo e la faccia di lui invece era nascosta dal pezzo di stoffa).
 

 
΅΅΅΅

 
Lui era a San Francisco a tempo indeterminato perché non era più in servizio e Quinn per il suo compleanno gli aveva riportato la chitarra che tanto tempo prima lui aveva lasciato nell’appartamento di New Haven.
 
(Quando ancora erano noi ed era meglio fare sul serio con lui che tanto per con qualcun altro).
 
Adesso qualche sera a settimana andava ad esibirsi nei locali in centro dove le luci erano soffuse e potevano toccare la bellezza di esprimersi tramite melodie con le dita, tornando a quando erano più piccoli e l’unico modo per far capire veramente quello che stessero provando era con la muscia.
 
(Rachel sarebbe stata fiera di loro).
 
 
΅΅΅΅

 
Le visite erano più frequenti ma tenevano i piedi per terra perché “la priorità è il lavoro” e c’era così tanta incertezza che Quinn ormai sapeva bene che la cosa migliore sempre era investire su ciò che era concreto e in ogni caso funzionavano meglio così: insieme quando serviva e da soli per continuare le loro vite, anche se alcune sere quando lei appoggiava la testa sul suo petto e ascoltava il battito del suo cuore si chiedevano se non fosse stato meglio finirla e basta.
 
(Il problema era che come lui non c’era nessuno).
 
(Il problema era che anche dopo tutto quel tempo erano ancora lì nel letto).
 
Quindi la prendevano alla leggera cercando di non leggere troppo nei sospiri, di non tremare ai contatti e di non esitare negli sguardi. La prendevano alla leggera grazie al fatto che lui aveva trovato dei nuovi coinquilini e lei non avrebbe più potuto presentarsi a casa sua senza preavviso e d’altronde era meglio così e la pensavano entrambi nello stesso modo.
 
 
΅΅΅΅

 
E se non avevano detto niente a nessuno era proprio per non complicare le cose perché se Rachel lo fosse venuta a sapere avrebbe iniziato a sproloquiare su quanta ragione avesse avuto fin dall’inizio e sarebbe stata la scintilla che avrebbe fatto crescere un fuoco impossibile da spegnere perché la sua amica non sarebbe riuscita a non parlarne con la madre di lui e la notizia da quest’ultima sarebbe finita inequivocabilmente anche alle orecchie della mamma di Quinn.
 
(Loro sì, loro si parlavano ancora e Quinn durante quegli anni di lontananza si era chiesta se non fosse ironica la cosa così tante volte da arrivare alla conclusione che forse un motivo c’era).
 
Sapevano di quelle visite solo i suoi coinquilini, ma andava bene così, perché tanto loro avevano altre amicizie e non conoscevano neanche la signora Puckerman.
 
Una volta i ragazzi le avevano chiesto di trasferirsi da loro perché quando c’era lei trovavano sempre la colazione e Quinn aveva evitato così violentemente lo sguardo di lui che la sua voce era risultata troppo piatta e diversa dalla solita cadenza piena di sentimento come una melodia che suonava a detta di lui.
 
(Non gli era sfuggito, non gli sfuggiva mai niente).
 
 
΅΅΅΅

 
Sotto le coperte si stava bene e si sentiva lontana dal mondo in quei momenti di silenzio dopo attimi infiniti di formicolii e pelle bollente che sembrava potesse scoppiare da un momento all’altro perché era tutto troppo, troppo, troppo.
 
Sotto le coperte si concedeva di intrecciare le dita alle sue e osservarne la figura, il modo in cui forma della sua mano sembrava fatta apposta per rimanere legata a quella di lui.
 
Sotto le coperte lui le dava un bacio sulla tempia e Quinn chiudeva gli occhi, inspirando il suo profumo che non era mai cambiato, e chiedendosi se anche il proprio fosse ancora lo stesso per lui, o invece era maturato.
 
Sotto le coperte non parlavano, sussurravano.
 
Sotto le coperte lei era rimasta quando avevano sentito bussare alla porta, sicuri fosse Andrew o Steve con la spesa e Quinn era così abituata a loro che non si scomodava neanche più dal letto quando le loro teste si affacciavano oltre lo stipite della porta a sorridere scherzosi e a fare qualche commento sulla performance di Puck.
 
Ma Quinn Fabray aveva giocato con il fuoco troppo a lungo per non rimanere scottata, e quando lui si era alzato per aprire la porta ne aveva ricevuto conferma.
 
Perché oltre la soglia della sua camera non c’erano i suoi coinquilini, c’erano la signora Puckerman con Sarah (Sarah, la piccola Sarah, che aveva undici anni solo ieri e ora era un’adulta) che gli urlavano “SORPRESA!” ma la vera sorpresa era trovare qualcuno che tanto tempo prima aveva fatto parte della loro quotidianità nel letto del loro figlio e fratello.
 
La vera sorpresa era stata lo sguardo pieno di affetto della madre di lui più tardi a cena, come a ricordarle i tempi passati, come a ricordarle che era ancora parte della loro famiglia.
 
(E lo sarebbe sempre stata.)
 

 
΅΅΅΅
 
 
N/A2:  prima di tutto, scusate davvero se alcune parti non hanno molto senso, so che non è una “storia” come dovrebbe essere e la tecnica è un po’ confusa, ma è proprio la sensazione di incertezza e verità quella che volevo trasmettere.
E ora, per quanto riguarda l’annuncio sopracitato (sono emozionata aksdjajis): sto scrivendo una nuova fan fiction (ovviamente Quick) a capitoli, ho già tutto il progetto e la trama in mente e per ora ho finito di scrivere il quarto capitolo. Sarà una cosa grossa (parlo di dimensioni da libro, e non sto scherzando) e voglio andare avanti a preparare ancora qualche altro capitolo prima di renderla pubblica. Mi sono ripromessa di cominciare a pubblicarla all’inizio di Dicembre, sicuramente non oltre Natale, ma comunque poi vediamo.
Spero che questa notizia vi faccia piacere, in ogni caso vi consiglio se avete domande/curiosità o volete parlarmi di qualunque cosa (anche del vostro gatto, non ho problemi) di contattarmi tramite ask su tumblr perché aggiorno il mio blog giornalmente mentre qua su EFP mi dimentico di rispondere alle recensioni il 70% delle volte.
Alla prossima,
A.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Allison Argent