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Autore: Aurora_Nanana    21/10/2014    2 recensioni
Quando entrai notai subito un odore strano, estraneo completamente a Charlie e perfino a Sue, che sembra passare davvero molto tempo con mio padre, era un odore disumano. Corsi in camera di Charlie solo per trovare le tende scure che svolazzavano e le finestre aperte. Jake sicuramente sarebbe passato e non avrebbe lasciato le finestre aperte. Fu allora che lo vidi: il biglietto. Era una busta stile pergamena che portava il sigillo dei Volturi. La aprì con le mani tremanti di rabbia.
Era scritta in italiano, ma ormai comprendevo bene quella lingua, avendo passato a Volterra anni.
Carissima Signorina Swan,
siamo spiacenti dell’attentato a suo padre, ma quando ci si mette contro i Volturi queste conseguenze sono da temere.
Strinsi la carta fra le dita quasi a romperla e senza pensarci due volte mi diressi alla riserva, curante del fatto che, molto probabilmente, ora non avrebbero più gradito la mia incursione o meramente la mia presenza.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Aro, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Jacob
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Avevo sempre avuto possibilità di scelta. Sempre. Avevo scelto Edward quasi egoisticamente, ricordandomi che ero nata per amarlo, quasi non mi ero resa conto di quanto, in verità soffrissi la sua presenza. Avevo fatto una scelta che mi aveva cambiato la vita. E avevo scelto male.

 

PROLOGO

 

Seattle mi era sempre piaciuta. Adoravo il suo calore, l’ospitalità dei suoi abitanti, adoravo i chioschi in centro dove potevi comprare un caffè lungo senza che nessuno ti guardasse come se fossi una stramba. Non avevo mai amato le realtà delle piccole città. Ancora non posso credere che per un amore malato e indigesto avessi deciso che Forks sarebbe stata la mia casa. Dovevo essere impazzita. Fortuna che avevo, meglio tardi che mai, ritrovato la ragione. 

«Sempre solo due zollette di zucchero, vero?» mi domandò l’uomo da cui, ormai d’abitudine, compravo il mio caffè macchiato lungo alla sera, alzai lo sguardo su di lui. L’avevo scelto per una ragione precisa, con i suoi capelli corvini e la pelle mulatta… prima ancora di rendermi conto di averlo fatto, ero già diventata sua cliente abituale. Aveva un bel sorriso, ma non scaldava come il suo.

«Certo» risposi, allentando leggermente la pressione della mascella e provando a sorridere un po’. Lui prese quell’atteggiamento come un invito a continuare la conversazione, cosa che non era assolutamente. Dovevo fermarlo prima che si facesse male.

«Ti spiace solo farlo molto caldo… ho un bel pezzo di strada da fare per arrivare a casa del mio fidanzato» la parola “fidanzato” sembrò risvegliarlo così abbassò la testa e ubbidì. 

Non ero mai tornata a Forks, non ero mai riuscita a farlo. Usavo Skype con Charlie e devo ammettere che mi mancava molto, Reené beh lei era occupata a viversi la bella vita con Phil in Florida non mi ero disturbata a raggiungerli tanto non avrebbero potuto neanche vedermi alla luce del sole. Circa due anni dopo la mia rinascita Aro mi era venuto a cercare e avevo passato qualche anno a Volterra, voleva farmi entrare a far parte della sua guardia personale, ma mi rifiutai più volte e alla fine, sapendo che comunque nessuno dei suoi vampiri avrebbe potuto farmi niente si convinse a lasciarmi andare. 

Mi ero sposata con Edward a diciottenni e la sera stessa avevo insistito per farmi trasformare, ormai con quell’anello al dito Edward non fu più in grado di negarmelo. Divorziammo un anno e mezzo dopo. Non facevamo altro che litigare e il fascino che aveva sortito sulla me umana era svanito col passare delle settimane. Era la famiglia che mi era dispiaciuto lasciare: Alice e Esme in special modo. Ogni tanto mi incontravo ancora con la prima per qualche seduta di shopping a mezza strada tra Parigi e Seattle le nostre due nuove case. 

Camminavo a passo svelto per le strade quasi a voler scappare da quel fantasma che ormai mi seguiva dovunque andassi. Fu, mentre mi bevevo il mio caffè, che mi suonò il telefono.

«Ciao Alice -risposi scherzosa -già senti la mia mancanza?» il silenzio di riposta mi inquietò un poco.

«Alice che succede?» domandai ancora. Solo allora, con voce tremante la vampira mi rispose: «Sei sparita -disse -Non riesco più a vedere il tuo futuro…» c’era una sola spiegazione al perché Alice non riuscisse più a vedere il mio futuro.

«Sei sempre a Seattle?» mi domandò.

«Sì… Insomma… Alice ma come non mi vedi?»

«Fino a due minuti fa eri li a goderti semplicemente la tua eterna vita, e poi improvvisamente pur sei come sparita dalla mia visuale… oh Bella dimmi che non sei con uno di loro» 

«No Alice te lo assicuro… forse è solo un buco temporale… rilassati e riprova domani mattina…» Alice sembrò rassicurata dalla mia frase e mi salutò riattacndomi il telefono. Neanche tempo di riporlo nella borsetta che riprese a squillare:

«Pronto, papà che succede?!»

«Si tratta di Charlie, Bells -c’era una sola persona oltre a mio padre che mi chiamava così e se il mio cuore non fosse morto giuro che avrebbe smesso di battere -ha avuto un incidente… è grave. Devi immediatamente venire a Forks.» mi chiuse il telefono in faccia. 

Dopo sette anni questa era stata la nostra prima conversazione: io muta come un pesce lesso e lui freddo come mai me lo ero ricordato. Ma Charlie era più importante, a velocità disunamana mi diressi verso Forks, sapevo che sarei arrivata in tempo.   

 

Raggiunsi l’ospedale in tempo record, entrai ignorando gli sguardi stupiti di pazienti ed infermieri al mio passaggio, pochi mi avrebbero riconosciuta e pochi ancora avrebbero avuto il coraggio di rivolgermi la parola visto come ero conciata con i capelli scompigliati dalla corsa e lo sguardo famelico di risposte. Mi avvicinai all’infermiera in segreteria:

«Sono Isabella Swan -dissi -Charlie Swan mio padre…»

«Stanza Cinque, reparto di terapia intensiva, secondo piano. Lui ha detto che sarebbe venuta…» mi rispose lei, annuì e mi diressi a velocità umana verso la stanza che mi era stata indicata.

Charlie era intubato, aveva graffi e ematomi sul viso, i suoi capelli erano più grigi da come sembravano sullo schermo del pc, la flebo gocciolava inesorabilmente. Non l’avevo mai visto in quello condizioni comatose. Sentii odore di caffè che mal celava un odore di cane. 

«non pensavo arrivassi così in fretta -disse -dov’è la sanguisuga?» trovai dolce che non attribuisse a me quel suo nomignolo. Non mi voltai. «Edward non c’è -risposi atona, mentre accarezzavo il volto di mio padre -abbiamo divorziato cinque anni fa.» Silenzio. Ecco la sua risposta.

«Cosa gli è successo?» domandai, trovando conforto, almeno minimo, nello bip continuo dell’elettrocardiogramma. 

«Non lo so… non ero con lui, era andato a pesca da solo perché Billy non poteva andare per la febbre, mi chiamato poco prima di svenire… non mi ha detto nulla di quello che gli fosse successo, ma c’erano impronte, Bells, impronte umane su tutto il fango.»

«Perché avrebbero dovuto fargli del male? -domandai più a me stessa che a lui -perché? Va proprio aldilà della mia comprensione.»

Rimase in silenzio. Era diventato bravo a farlo. 

«Bells…. tuo padre starà bene. Io e il Branco scoveremo chi gli ha fatto tutto questo te lo prometto» solo a quel punto mi voltai e incrociai il mio sguardo col suo. Mi sentii nuda a contatto con le sue iridi scure. 

«Posso aiutare?» domandai, speranzosa. Jacob non mi aveva mai negato nulla e guardandolo negli occhi seppi che non mi avrebbe negato nemmeno questo.

«Vedrò quello che posso fare» disse, e annuii mentre lui se ne andava -ah e Bells, ti trovo bene» mi sorrise e quel sorriso finalmente dopo tanti anni mi scaldò il cuore. Solo quando i suoi passi furono inaudibili perfino al mio udito presi la sedia appoggiata al muro e mi sedetti sussurrando: «Anche tu, Jake, anche tu.».

«Signorina? -mi domandò l’infermiera di turno -forse dovrebbe dormire un po’, le condizioni di suoi padre sono stabili, lei ha una pessima cera ed è qui da dodici ore… le assicuro che la chiameremo appena ci saranno miglioramenti o peggioramenti» annuii e mi alzai dalla sedia sulla quale ero rimasta seduta, ferma, immobile per le ultime dodici ore, non che la cosa mi importasse alcunché e presi la mia giacca mi diressi verso casa.

 

Quando entrai notai subito un odore strano, estraneo completamente a Charlie e perfino a Sue, che sembra passare davvero molto tempo con mio padre, era un odore disumano. Corsi in camera di Charlie solo per trovare le tende scure che svolazzavano e le finestre aperte. Jake sicuramente sarebbe passato e non avrebbe lasciato le finestre aperte. Fu allora che lo vidi: il biglietto. Era una busta stile pergamena che portava il sigillo dei Volturi. La aprì con le mani tremanti di rabbia. 

Era scritta in italiano, ma ormai comprendevo bene quella lingua, avendo passato a Volterra anni. 

Carissima Signorina Swan,

siamo spiacenti dell’attentato a suo padre, ma quando ci si mette contro i Volturi queste conseguenze sono da temere.

Strinsi la carta fra le dita quasi a romperla e senza pensarci due volte mi diressi alla riserva, curante del fatto che, molto probabilmente, ora non avrebbero più gradito la mia incursione o meramente la mia presenza.


Salve gente questa è la mia prima ff sulla coppia Bella/Jacob.. ditemi che ne pensate!!!! Pleaseeeeeee :) Alla prossima baci!

  
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