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Autore: Olympies    21/10/2014    2 recensioni
Sentivo il suo cuore battere attraverso il legno della mia arma - Un'altra allusione simile e giuro che ti tolgo le mutande davanti alla McGranitt-
- Evans, se vuoi togliermi le mutande possiamo farlo anche in privato. A vicenda-
Un piccolo movimento del polso e i suoi pantaloni caddero a terra, mostrando a tutti le gambe nude e ben piazzate.
- Credevo ci saremmo spogliati in un'altra circostanza, ma sono felice che abbia fatto tu il primo passo! Ci vediamo nello scompartimento dei Prefetti! Mi piaci così, intraprendente...- un altro gesto della mano e anche le mutande caddero, ma io non guardai, mi voltai e lo lasciai lì, con il gambero al vento.
[...]
Davanti al pollo arrostito che era stato preparato per la cena, la situazione non migliorò.
Pottter, scortato dalla sua B.A.D.A.G.D. ( Banda di Amici Disagiati Affetti da Gravi Deficit), si sedette vicino al mio sedere, ancora dolorante per le piaghe da decubito causate dalla mia posizione di disperazione assunta sul treno.
- Evans, sono abbastanza certo che quest'anno potremmo diventare più civili. Mi sento maturato, cambiato, un ragazzo nuovo, proprio come te. Quindi ti propongo un patto- annunciò.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo 1
 
Mille anni e poi mille
Non posson bastare
Per dire
La microeternita'
Di quando m' hai baciato
Di quando t' ho baciata
Un mattino nella luce dell' inverno
Al Parc Montsouris a Parigi
A Parigi
Sulla terra
Sulla terra che e' un astro.


Jacques Prévert
 
 
 
 
Nel bagno di fronte alla mia piccola camera da letto, Tunia stava deliziando il quartiere con un'esibizione allarmante delle sue doti canore; mi sarebbe piaciuto tirarle la saponetta su per le bianche chiappe che si ritrovava e che, ultimamente, l'avevo sorpresa ad ammirarsi allo specchio nel soggiorno, ma ero troppo in ritardo per perdermi in simili sciocchezze.
No, oggi non l'avrei fatto.
Mia madre, dal divano del salotto, trillava in maniera isterica quanto il mio arrivare costantemente agli sgoccioli fosse patologico, ma non le prestai attenzione, mentre, con uno scatto felino, saltavo i gradini ad uno ad uno, trascinando un baule enorme in legno, rigato e ammaccato, su cui Paeony era disperatamente aggrappata con gli artigli: quella gatta, prima o poi, mi avrebbe piantata in asso e non potevo darle troppo torto.
Il pelo rosso striato della sua schiena, pericolosamente incurvata, rifletteva la luce del sole di una mattina di fine estate; dalle finestre socchiuse s'insinuava un profumo di fiori ed erba fresca... - Sbrigati, Lily, per l'amor del cielo! - . Mio padre, con un gesto frettoloso, afferrò il mio baule e lo piazzò trionfalmente nel portabagagli della nostra macchina, saltando al posto di giuda e premendo sull'acceleratore come un pazzo - Dio, pa', sembri quasi Petunia prima di un appuntamento col Tricheco Spiaggiato, datti una calmata. Arriveremo puntuali- biascicai, allacciandomi la cintura e mettendomi comoda.
Finestrino abbassato, capelli al vento e sole in faccia: ero pronta per una bella fotografia, peccato il soggetto paterno al mio fianco. Erano anni che gli ripetevo di smetterla di ricorrere al riportino, ché la somiglianza con Petunia raggiungeva livelli allarmanti; lui si limitava a sbuffare ed aggiustarselo affettuosamente.
- Oggi è il primo settembre, buongiorno a voi amici ascoltatori..- Alla radio una tipa dalla voce vacua ci salutava tutti come fossimo amici di vecchia data e io cambiai stazione, sparandone a palla una canzone dei mitici Pink Floyd.
- Queste robe non hanno un senso, ai miei tempi sì che c'era la vera musica-
- Ai tuoi tempi non c'era la radio e forse neanche l'acqua corrente- decretai, volgendo il mio sguardo all'orizzonte, sempre in attesa di una qualche istantanea da un fotografo in cerca di soggetti sconosciuti da immortalare in un secondo.
Non che fosse la mia aspirazione, ma mi sarebbe piaciuto un bello scatto quell'anno: era il 1977 e io stavo per iniziare l'ultimo anno ad Hogwarts.
Alla stazione di Kings Cross ci sarebbero sicuramente state Mary e Marlene ad attendermi, ci eravamo date appuntamento tre giorni prima via telefono.
O meglio, io avevo avvisato Mary, che era una Nata Babbana come me, e lei avrebbe avvisato Marlene, che di telefono non capiva neanche lo spelling.
Quando finalmente, dopo due mesi di vacanze, i miei piedi toccarono nuovamente il suolo della stazione londinese, mio padre aveva abbandonato alle sue sorti il riportino e si contava i battiti cardiaci che lo separavano dalla morte.
- Buongiorno signor Evans, come sta?- Una voce squillante mi raggiunse da dietro, rincorsa da una bella pacca sul culo - Ehi Lily, anche oggi hai schiacciato sull'acceleratore?- Marlene, una cascata di capelli ambrati e due occhi di brace, mi aiutò a raccogliere mio padre, che nel frattempo aveva pensato bene di accasciarsi a terra per aspettare un'ambulanza.
- Eravamo in ritardo e lui non aveva alcuna intenzione di affrettarsi- mi giustificai, ripensando al momento in cui, entrati a Londra, avevo aggiunto il peso del mio piede a quello di mio padre sul pedale dell'auto - Ciao pa', tranquillo, vi scriverò ogni settimana, niente punizioni, niente litigi fra i corridoi, niente pacchi postali con topi annessi per Tunia, niente di niente, solo amore, serietà e sesso sicuro, salutami la mamma- gli urlai caricando il mio baule su quello di Marlene e avviandomi con lei verso il nostro binario.
Affrettai il passo, mentre alle mie spalle la voce di mio padre mi raggiungeva, già lontana - Come sesso, Lily? Di cosa parli...-
- Lo farai morire, prima o poi- sghignazzò la mia amica.
- Moriremo tutti, prima o poi-
- Non sei più la Evans di un tempo. Troppo dissoluta e spigliata. Mi sembri pronta per nuovi amori e conquiste-
- Mi sento pronta anche io. Questo è il mio anno, vita nuova, gente nuova. Me lo sento. Basta appuntamenti ad Hogsmeade, basta ragazzi brufolosi e balbettanti, basta cioccolatini a San Valentino e cuoricini insulsi mandati da maschietti in preda a crisi adolescenziali, basta Potter. Quest'anno dico basta! Penserò solo ai M.A.G.O. e mi darò due possibili appuntamenti al semestre, non di più- decretai tutto d'un fiato, mentre insieme a Marlene baciavo e salutavo Mary sulle guance.
- Mi sembri decisamente riformata, quest'anno si prospetta decorato di un'isteria imbarazzante- Mary alzò le sopracciglia.
- No, davvero. Quest'anno sono Caposcuola...- salii sul treno -... devo dare il buon esempio...- trovai uno scompartimento libero con le mie amiche -... non posso certo far vedere alla gente che me ne vado in giro a limonarmi con i ragazzi...- indossai la mia uniforme impeccabile -... e poi, davvero, dopo Ralf il Moscio, l'anno scorso, voglio darci un taglio con gli appuntamenti campati in aria...- sistemai la spilla e aprii la porta dello scompartimento per dirigermi in quello dei Prefetti -... ho intenzione di dimostrare che una ragazza può benissimo vivere senza la parte maschile, anzi, sapete che vi dico? Un solo appuntamento al semestre! Vivrò di libri e sapere, non piangerò sulle amicizie perdute... - passai davanti a uno scompartimento che puzzava di Serpeverde -... sono una nuova Lilian Evans!- esultai infine, dando le spalle alle mie amiche e avanzando ad occhi chiusi verso l'infinito delle mie aspettative.
- Visto che sei nuova potrei mostrarti come funziona ad Hogwarts!-
No.
La musichetta, che faceva da sottofondo al momento, divenne una marcia funebre.
James Potter, in tutta la sua demenza, mi si parava davanti, pancia in dentro, petto in fuori e merda in testa.
- Potter, evidentemente non hai sentito quando ho detto "basta Potter, basta ragazzini con crisi adolescenziali" e quant'altro, ma ti perdono, perchè quest'estate ho fatto un corso per trattare con i ragazzi disagiati e duri di comprendonio. Ti perdono e declino l'offerta. Non ringraziarmi per la mia gentilezza, davvero- tirai dritto, scansandolo e sventolando la mia lunga treccia rossa.
- Evans, eri più simpatica l'anno scorso quando mi urlavi contro. Diventavi quasi rossa per l'emozione-
- Potter, eri più simpatico quest'estate, quando non ci vedevamo-
- Ma io ti ho vista ogni notte-
Mi voltai, digrignando i denti - Allora dovresti smetterla e staccare la mia foto dal muro-
- Un Incantesimo di Adesione Permanente è permanente, Lilian- affermò in maniera complice - me l'hai consigliato tu a giugno, ricordi?-
Stava trattenendo le risate, potevo vederlo. Varie teste uscirono dagli scompartimenti, curiose, mentre io diventavo rossa e perdevo la calma - Potter io non ti ho consigliato un bel niente!- tirai fuori la bacchetta e gliela piantai dritta in petto.
Sentivo il suo cuore battere attraverso il legno della mia arma - Un'altra allusione simile e giuro che ti tolgo le mutande davanti alla McGranitt-
- Evans, se vuoi togliermi le mutande possiamo farlo anche in privato. A vicenda-
Un piccolo movimento del polso e i suoi pantaloni caddero a terra, mostrando a tutti le gambe nude e ben piazzate.
- Credevo ci saremmo spogliati in un'altra circostanza, ma sono felice che abbia fatto tu il primo passo! Ci vediamo nello scompartimento dei Prefetti! Mi piaci così, intraprendente...- un altro gesto della mano e anche le mutande caddero, ma io non guardai, mi voltai e lo lasciai lì, con il gambero al vento.
Potter Caposcuola, puah.
Silente doveva averlo scelto per sbaglio, preso alla sprovvista dalla compassione per i suoi deficit mentali.
Quando Marlene, che era più o meno in rapporti di amicizia con l'amico Black, me l'aveva raccontato in una lettera, avevo passato la mia serata di fine agosto in un pub irlandese, cantando canzoni irlandesi con grossi tipi irlandesi, bevendo birra e piangendo fra un'esibizione e l'altra.
Decisi che la mia presentazione ai Prefetti poteva essere rimandata a data da stabilirsi, quindi mi chiusi alle spalle la prima porta di uno scompartimento vuoto e affondai il mio bel culo nel sedile, sperando che qualcuno venisse a raccogliermi entro l'orario previsto per l'arrivo.
Sarebbe stato un lunghissimo anno e io non avevo già più voglia.
 
 
Davanti al pollo arrostito che era stato preparato per la cena, la situazione non migliorò.
Pottter, scortato dalla sua B.A.D.A.G.D. ( Banda di Amici Disagiati Affetti da Gravi Deficit), si sedette vicino al mio sedere, ancora dolorante per le piaghe da decubito causate dalla mia posizione di disperazione assunta sul treno.
- Evans, sono abbastanza certo che quest'anno potremmo diventare più civili. Mi sento maturato, cambiato, un ragazzo nuovo, proprio come te. Quindi ti propongo un patto- annunciò.
- Tu sparisci e io festeggio? Ci sto, finalmente qualcosa di sensato. E' un piacere fare affari con te- gli tesi la mano, ma lui non la afferrò.
- Tu non mi strappi più i pantaloni con cotanta violenza e io giuro che non ti strapperò i capelli nelle nostre future notti d'amore-
- Potter, sei maturo come il culo di un babbuino. Per piacere, levati dalla mia vista e facciamola finita- sbuffai. Ero esausta di lui, delle sue stronzate, delle sue menate, dei suoi giochini.
Era il ragazzo con la testa di cazzo più grande che Gesù avesse visto mettere al mondo, ed era probabile che alla sua nascita avesse anche affermato " Cristo, sta volta hai fatto una cagata".
- Okay, Evans, ora sono serio. Tregua. Io non ti infastidirò più, a patto che tu mi faccia entrare nelle grazie di Lumacorno- disse di filato.
Rimasi per un secondo sbigottita, poi cercai di trattenere una risata - Lumacorno ti odia, non farai mai parte del LumaClub, ti mancano delle qualità fondamentali: il cervello, prima di tutto. Per non parlare della simpatia, dell'acutezza e del talento- gracchiai, affondando i denti nella mia coscia di pollo.
Sapevo di aver appena detto delle grandi cazzate: Potter era in gamba. Per carità, era un errore del genere umano, ma non era né tocco né privo di talento. Dio o Merlino, chicchessia, avevano proprio fatto una gran cagata con lui.
- Evans, andiamo, non ti chiedo molto. Ho bisogno del M.A.G.O. in Pozioni per fare l'Auror e non riceverò mai se non inizio a leccargli il culo. E non ho intenzione di farlo. Tu sembri l'unica ad essere capitata lì senza esserti disidratata, metti una buona parola- supplicò.
- Se lo faccio, smetterai di assillarmi?-
- Sì, assolutamente- annuì, solenne.
- Pedinarmi?-
- Non ti ho mai pedinato-
-  Chiedermi di uscire?-
- Parola data!-
- Lanciarmi uccelli di carta durante le lezioni?-
- Ho già smesso-
- Fischiare quando passo?-
- Posso provarci-
- Spiarmi dagli scaffali della biblioteca?-
- Eh no, quello è segreto!- protestò.
- Potter!-
- Okay, ci proverò-
- Vedi di riuscirci- dissi, soddisfatta, e addentai una patata al forno - e il culo?- aggiunsi poi, sputacchiando.
- Quale culo?- chiese lui, spiazzato, osservandomi malizioso da sotto le lenti degli occhiali.
- Il mio!-
- Bellissimo, davvero...-
- Non scherzare, Potter! Smetterai di guardarlo? E' schifoso-
- Innanzitutto, non è schifoso, ma è l'unico piacere mattutino che Hogwarts mi ha concesso per sette anni...- si alzò afferrando una mela e addentandola -... in secondo luogo...- si allontanò dal tavolo, mantenendo il mio sguardo - quello no, Evans, è un bene prezioso dell'umanità. Le opere d'arte si guardano e si studiano, per poi decantarle nei secoli dei secoli- e, con una strizzatina d'occhio, lasciò la Sala Grande.
Mary, che nel frattempo aveva seguito il tutto decisamente interessata, ingurgitò la sua minestra - Be', mi sembra un prezzo ragionevole. Un'occhiata che sarà mai? Mia madre diceva sempre "Dice mamma Rocca: si guarda ma non si tocca"!- recitò.
Io mi alzai in piedi, sconsolata, ma a metà  strada tornai indietro per prendermi una fetta di torta al rabarbaro e mangiarla, fra le coperte del mio letto.
In solitudine, accarezzando la mia gatta come una vera gattara.
 
   
 
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