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Autore: Iaiasdream    21/10/2014    1 recensioni
Seguito di: A QUEL PUNTO... MI SAREI FERMATO
Rea, ormai venticinquenne, dirige il liceo Dolce Amoris, conducendo una vita lontanissima dal suo passato, infatti ha qualcosa che gliel'ha letteralmente cambiata... ma... come si soleva immaginare, qualcuno risorgerà dagli abissi in un giorno molto importante... cosa succederà?
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin, Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A quel punto... mi sarei fermato '
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La parete davanti a noi si illumina ad intermittenza ogni qual volta il cielo grigio e inquieto viene squarciato da lampi che si abbattono sulla città preannunciando violenti temporali.
I boati fanno quasi vibrare i muri di questo corridoio d'ospedale, dove, Castiel e io stiamo aspettando impazienti ormai da due ore il ritorno del medico dalla sala operatoria e le notizie sulla salute di Alain.
Volgo la testa a un lato per guardare fuori dalla finestra. Pare che anche il cielo stia soffrendo, ché quei spaventosi echi rimbombanti dietro quell'ovatta impregnata di pece fredda e minacciosa, sembrano lamenti colmi di angoscia e disperazione.
Stringo gli occhi tirando un lungo respiro con l'intento di cancellare il mal pensiero che cerca ristoro nella mia mente. Alain vivrà. Sono le uniche due parole che decido di ripetermi per darmi forza.
Riapro gli occhi volgendoli verso Castiel che, appoggiato con la testa al muro guarda il soffitto sbuffando innervosito. Anche il suo corpo è inquieto, il piede sinistro tamburella frenetico sul pavimento, mentre le mani poggiate sulle ginocchia, si stringono in pugno e si aprono a ventaglio in maniera veloce.
<< Ma quanto ci mettono? maledizione >> mormora a denti stretti. Lo guardo, e non posso fare a meno di provare tenerezza per il suo stato d'animo. Poggio una mano sulla sua, e a quel contatto, lui si tranquillizza incrociando il mio sguardo con interrogazione. Non parlo, sono i miei occhi a farlo, accenno un sorriso, come per dirgli "andrà tutto bene", e a quel punto Castiel rilassa i suoi muscoli allargando lievemente le sue labbra in un dolce sorriso.
<< Grazie >> mormora << Grazie per essermi vicino... >> aggiunge alzando il braccio e allungando la mano verso il mio viso, poggiandovi il palmo e accarezzando dolcemente la guancia con il pollice.
Quel gesto mi fa fremere, scaturendo in me la voglia di affondare il mio viso sul suo petto e lasciarmi coccolare dal suo profumo. So che sono pensieri sbagliati, soprattutto in un momento come questo, ma non posso fare a meno di pensare che Castiel mi è vicino e di avere la piccola illusione che nessuno me lo porterà via.
<< Perché piangi? >> chiede ad un tratto passando il pollice sotto la palpebra inferiore. Drizzo la schiena chiudendo e aprendo velocemente gli occhi e sentendo che ha ragione, quelle lacrime sono davvero presenti.
<< I-io... Non lo so... >> giustifico incredula di me stessa.
<< C'è qualcosa che ti preoccupa? >>
<< Nulla >> rispondo scuotendo il capo, e divincolandomi lentamente dalla sua presa. Lui, invece di abbassare la mano, la insinua tra i miei fianchi e avvolgendomeli in una presa ben decisa, mi tira a se, facendomi ritrovare con la testa appoggiata fra l'omero e il bicipite.
<< Va bene così? >> chiede come se avesse inteso la mia richiesta espressa solo nei pensieri.
<< S-sì >> balbetto per poi accomodare il mio volto fra la sua dolce e affettuosa presa. Sento la sua guancia poggiarsi sulla mia fronte. Sollevo gli occhi vedendo la forma delle sue deliziose labbra, sembra stia tremando, e per un momento lo associo alla luce dei lampi, ma poi mi accorgo che il suo respiro si sta facendo più corto, come se stesse trattenendo le lacrime.
<< Cos'hai, Castiel? >> chiedo con voce rauca correggendola con lievi colpi di tosse.
Non mi risponde, si limita solo a stringere la presa. Alzo di più il viso, ritrovandomi con le labbra a pochi centimetri dalle sue.
Perché ho questa strana sensazione, come se fosse la prima volta? Subito i miei più segreti pensieri si fiondano nella mia mente bramosi di volersi tramutare in parole, e queste ultime solleticano la mia lingua, incitandomi a parlare.
<< C-Castiel... Io, devo dirti una cosa... >> "No, che diavolo mi è saltato in mente? Non posso farlo. Qualcuno mi fermi, sto per raccontare ciò che mi ero ripromessa di custodire con me finanche nella tomba!"
<< Cosa? >> chiede lui lasciandomi dolcemente e guardandomi negli occhi.
<< Io, so che non è il momento... >> "bene, e visto che lo sai tieni il becco chiuso!" << Però... >>
<< Però? >> mi sprona lui alquanto incuriosito.
<< Castiel, io... >>
Lo scorrere di scatto della porta, attira la nostra attenzione fermando le parole vietate che mi muoiono repentinamente in gola.
Vediamo uscire il medico che ha operato Alain. Castiel è il primo ad alzarsi, e con un balzo si piazza davanti il dottore chiedendo della salute del cugino. Il medico, si passa una mano sulla fronte madida di sudore e scuote la testa. A quel punto mi alzo anche io, strabuzzando gli occhi sentendo il cuore martellarmi violentemente il petto, avendo la strana sensazione che quei mal pensieri avuti poco fa siano più che ovvi. Mi avvicino lentamente a Castiel che nel mentre ha avuto uno scatto d'ira, allungando il passo, minaccioso. Impaurita balzo in avanti trattenendolo per un braccio.
<< Castiel calmati >>, la mia voce non è convincente, sto tremando come una foglia e faccio fatica persino a trattenerlo.
<< Che cazzo significa?! Cosa avete fatto a mio cugino! Dov'è?! >> urla come un forsennato.
<< Si calmi per favore! >> esclama il dottore deciso, indietreggiando di qualche passo per distanziarsi dalla minacciosità del rosso.
<< Castiel ti prego >> cerco di convincerlo anche io, lasciandolo per il braccio e avvinghiandolo dalla schiena.
<< Cosa avete fatto ad Alain? >> sussurra a denti stretti con voce tremante.
<< Suo cugino si trova in sala rianimazione! >> esclama tutto d'un fiato il medico.
Il rosso e io trasaliamo contemporaneamente. Lo lascio, mentre lui si gira per guardarmi. Ci fissiamo con occhi sgranati e anche smarriti.
<< Ho fatto di no con il capo perché sono ancora scettico... >> Spiega l'uomo allargando le braccia.
<< Scettico? >> chiede Castiel distogliendo lo sguardo da me e volgendolo verso il dottore.
<< Mi creda >> aggiunge quest'ultimo avvicinandosi a Castiel e poggiandogli una mano sulla spalla << Sono un medico e detto da me potrebbe sembrare alquanto strano, ma... Accanto a suo cugino c'era un angelo; ed è stato proprio questo a salvarlo >>. Senza aggiungere altro, se ne va.
Castiel rimane immobile, dandomi le spalle, io guardo il dottore allontanarsi fin quando non scompare dietro l'angolo del corridoio.
<< Questo significa che è salvo? >> chiedo piuttosto frastornata, volgendomi ancora verso Castiel, il quale rimane fermo e rigido come un palo di ferro.
<< C-Castiel? >> lo chiamo titubante. Lui sorride lentamente per poi scoppiare in una fragorosa risata, facendomi rimanere alquanto scioccata.
<< Che cavolo... Ti sembra questo il momento di ride... >> mi blocco dopo aver esclamato stizzita, afferrandolo per un braccio e volgendolo bruscamente verso di me, ma nel mentre che lo faccio noto sui suoi occhi, lucenti lacrime che si mescolano alla sua risata. Sembra felice, e non posso fare a meno di accarezzargli il viso con tenerezza. Lui mi guarda smettendo di ridere.
Ci fissiamo per qualche secondo poi ci abbracciamo stringendoci forte a vicenda.
<< Ce l'ha fatta Rea, capisci? Quell'idiota ce l'ha fatta! >> mormora tra i miei capelli.
<< Sì Castiel, finalmente il peggio è passato >> sussurro, sfregando lentamente la guancia sul suo petto.

Alain dormiva e Castiel non ha voluto svegliarlo, l'abbiamo contemplato per qualche minuto fuori dalla stanza di rianimazione, dove un vetro permetteva la visuale.
Siamo usciti dall'ospedale ritrovandoci sotto un forte acquazzone accompagnato da violenti temporali. Come da copione, l'auto era stata parcheggiata a qualche metro di distanza, così ci siamo inzuppati.
Castiel si sentiva stanco, allora mi sono offerta di guidare al suo posto.
Adesso ci ritroviamo in silenzio in compagnia solo del velocissimo picchiettare della pioggia sulla carrozzeria e altro non sembra che un fragoroso applauso. Il cielo notturno e quel fitto velo, rendono la visuale poco nitida, per non parlare della mancanza di lampioni, data la strada provinciale che stiamo percorrendo. Guido con cautela, concentrandomi sul rettilineo.
Questo silenzio mi mette un'ansia, così decido di spezzarlo chiedendogli qualcosa, ma nel mentre che mi accingo a farlo, lui sopraggiunge con una domanda inaspettata.
<< Cosa volevi dirmi prima? >> chiede con estrema tranquillità.
Trasalisco, schiacciando lievemente l'acceleratore ma riprendendo subito il controllo del veicolo.
<< D-di che stai parlando? >> chiedo preoccupata. "maledizione, e io pensavo che se ne fosse dimenticato!".
<< Prima che il dottore ci interrompesse, stavi per dirmi qualcosa >> risponde chiudendo gli occhi e appoggiando la testa al poggiatesta del sedile.
Vedendolo così spensierato provo a divagare << V-volevo tranquillizzarti per Alain >>, ma mi accorgo di non essere molto convincente, infatti lui, rimanendo sempre impassibile, mormora: << Non me la bevo >>
Stringo il volante rallentando. Trattengo il respiro non sapendo cos'altro inventare.
<< Rea? >> mi chiama dopo qualche secondo.
<< D-dimmi... >> rispondo con voce roca.
<< Se ti dicessi che ho intenzione di... >>. Le sue parole vengono interrotte da un strano rombo al motore. La macchina inizia a perdere velocità. Provo a schiacciare tutti e tre i pedali ma non succede niente. Prontamente Castiel si distacca dal sedile e afferra il volante girandolo alla mia destra per accostare.
<< Cazzo! >> lo sento esclamare stizzito.
<< Che succede? >> chiedo frastornata, mentre la macchina si spegne da sola.
<< No, no, no! Maledizione! >> urla tirando un pugno sul cruscotto.
<< N-non dirmi che si è guastato qualcosa? >>. Lui non risponde, continua a imprecare a denti stretti, mentre si guarda intorno. Purtroppo la fitta pioggia non gli permette una buona visuale.
<< Non prende neanche il cellulare >> sussurro dispiaciuta, maneggiando con nervosismo l'aggeggio elettronico.
<< Dobbiamo andarcene di qui >> dice lui aprendo il cruscotto e prendendo qualcosa che non vedo, perché occupata a concepire le sue parole.
<< Cosa?! E dove vuoi andare? In mezzo alla natura? Ti ricordo che piove! Ti si è per caso storto il cervello?! >>
<< Smettila di urlare! Se rimaniamo qui, moriremo di freddo. La macchina non funziona e neanche i riscaldamenti! >>
<< Sì, ma siamo nel bel mezzo della campagna >> soggiungo afflitta.
<< Non proprio >> dice sicuro di se stesso, aprendo un stipite sotto il suo sedile e prendendo un ombrello << siamo passati avanti, ma a dieci minuti da qui c'è una trattoria, fa anche da bed and breakfast. Staremo lì, almeno per stanotte. Così potrò chiamare anche il carroattrezzi >>
Non so per quale motivo, ma non riesco a guardarlo senza essere preoccupata. Lui ricambia lo sguardo e blocca i suoi gesti.
<< Che c'è? >> chiede scettico.
<< Sei sicuro sia una buona idea? >> ribatto senza distogliergli lo sguardo.
Sbuffa un sorriso scuotendo leggermente il capo incredulo. << Che cosa ti sta passando per quella testolina perversa che ti ritrovi? >> chiede beffardo.
<< A...assolutamente nulla! >> esclamo deciso dopo un istante di esitazione.
<< Bene allora andiamo, perché non ho assolutamente intenzione di morire assiderato qui dentro >> risponde con un ghigno alquanto perverso per i miei gusti.
È lui il primo a scendere dall'auto, io esito fissando incerta il volante. Sobbalzo non appena lo sento bussare sul vetro << Allora? Ti muovi? >> chiede spazientito.
Sospiro rassegnata, prendo la mia borsa dal sedile posteriore e esco affondando la testa nelle spalle cercando inutilmente di ripararmi dalla fredda pioggia.
Castiel mi porge l'ombrello. Lo vedo togliersi il giubbotto e poggiarmelo sulle spalle.
<< Che fai? Io sto bene! Ti farà freddo... >>
<< Vuoi stare zitta? >> esclama avvolgendomi con il suo braccio.
Ci incamminiamo in silenzio. La strada è allagata, e l'acqua ghiacciata entra nelle mie scarpe congelandomi i piedi. Dopo cinque minuti di cammino, non riesco più a sentire le gambe, e non so come faccio a continuare a camminare.
Tremo come una foglia, e Castiel mi stringe a se, forse accortosi del mio modo di fare.
Quando ormai penso di non farcela più, sento il rosso esclamare: << Siamo arrivati! >>.
Alzo lo sguardo davanti a me, notando a pochi metri di distanza un cancello illuminato da faretti.


Il fuoco nel caminetto rivestito in pietra scoppietta allegramente.
Accoccolata in una coperta in plaid, donatami dalla padrona della trattoria, cerco di riscaldarmi sfregandomi energicamente le mani.
Sto aspettando il ritorno di Castiel, che nel frattempo è andato a chiede le chiavi di due stanze.
Sono tutta zuppa dalla testa ai piedi e non vedo l'ora di immergermi in una vasca colma di acqua bollente.
Al sol pensiero sento che il freddo mi passa. Afferro il cellulare, e trovo una chiamata persa da parte di Kim. La richiamo.
<< Kim? >>
<< Rea, ma dove sei? Sono le dieci... >>
<< Lo so Kim, purtroppo durante il ritorno, l'auto di Castiel ha avuto un guasto... Non tornerò a casa stasera... >>
<< Ma dove sei? Almeno stai bene? >>
<< Sì, non preoccuparti. Etienne? >>
<< Si è appena addormentato. Tra te e tuo figlio, sto imparando ad amare anche io i manga >>
Sbuffo un sorriso a quella divertente battuta. Dopo qualche altra raccomandazione che ci facciamo a vicenda, ci salutiamo.
Chiudo la chiamata rimettendo il cellulare nella borsa, quando ad un tratto la mia attenzione viene attratta da un rumore di chiavi. Alzo lo sguardo incrociando l'immagine di Castiel, che mi guarda sorridente.
<< Allora? >> chiedo.
<< C'è un unica stanza... Matrimoniale >> mormora con voce compiaciuta.
Tossisco cercando di eliminare quel frammento di incredulità che voleva esprimersi con un verso di stupore. Non devo farmi vedere impreparata, così atteggiandomi a impassibile, mi alzo dal divano, mi avvicino a lui, gli tolgo le chiavi dalla mano e mi incammino. Lo sento sorridere, ma decido di non dargli peso.
La stanza è molto spaziosa, tutta rivestita in legno. Il letto si trova attaccato a una parete e al suo fianco, a pochi centimetri di distanza una finestra alla veneziana riflette l'oscurità della notte tempestosa. Un caminetto appena acceso, ospita la seconda parete di quel quadrato, e affianco una porta in legno intagliata finemente indica il bagno.
Rimango immobile davanti la soglia, non capendo per quale motivo non riesco a muovermi.
Castiel mi passa davanti borbottando: << Che fai lì impalata? Va in bagno e cambiati, ti raffredderai se tieni ancora quella roba bagnata addosso >>. Lo ascolto rimanendo in silenzio. Lentamente mi incammino verso il bagno notando che la vasca rettangolare è stata già preparata. Ringrazio mentalmente la padrona della trattoria, perché non ho neanche la forza di stare in piedi.
Mi svesto con fare mogio, poi m'immergo nell'acqua calda e mi distendo rilassata.
Passano molti minuti prima che mi decida a uscire. A dire il vero non voglio farlo. Castiel è nell'altra stanza a pochi passi da me, e io non immaginavo per nulla che potesse accadere una situazione del genere. So per certo che stanotte non chiuderò occhio. Non che questa situazione non mi piaccia ma ho una strana sensazione, come se...
Toc toc. Quel famigliare rumore alla porta mi fa ritornare alla realtà con un sobbalzo. Vedo l'acqua muoversi a onde.
<< Chi è? >> chiedo smarrita.
<< Il lupo... Chi diavolo vuoi che sia? >> ribatte Castiel divertito.
<< Cosa vuoi? >> domando spazientita.
<< Hai deciso di dormire nella vasca? >>
<< Che domande fai? >>
<< E allora quanto ci metti? Devo lavarmi anche io, ma se per te non ci sono problemi, possiamo lavarci insieme >>
Scatto in piedi trascinandomi appresso l'acqua. Esco dalla vasca e afferro il primo accappatoio indossandolo velocemente, poi mi avvicino alla porta, e dopo qualche istante di esitazione, apro, ritrovandomi il rosso di fronte con le braccia appoggiate agli infissi della porta.
<< È libero! >> esclamo con una smorfia. Lui sorride entrando.
<< Cos'è hai paura? In fondo ti ho visto nuda un sacco di volte... >>
<< Va a lavarti! >> scatto, sentendomi fremere a quelle parole.
<< Vuoi lavarmi tu? >> chiede beffardo.
<< Ti detesto! >>, esco sbattendo la porta e ritrovandomi appoggiata di spalle ad essa con il cuore che mi batte a mille per l'emozione.
Perché mi sembra tutto come la prima volta? Dal giorno in cui Castiel ha fatto ritorno, è cambiato qualcosa, non si sta comportando più come prima, non cerca più in maniera forzata il modo per portarmi a letto, sembra quasi che si sia rassegnato, e ammetto che un po' mi dispiace.
Mi avvicino lentamente al letto sdraiandomi al centro e volgendo lo sguardo verso la finestra.
Piove e tuona ancora, e uno di quei rumori atmosferici mi fa tornare alla mente le sue parole interrotte. "Se ti dicessi che ho intenzione di...", cosa voleva dire? Qual era il resto della frase?
Chiudo gli occhi, non volendo immaginare nulla, e lentamente senza accorgermene, mi addormento.
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