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Autore: Aj Lee    22/10/2014    7 recensioni
Daryl e Carol sono sulle tracce di Beth, mentre Beth è ancora lì ed attende – fiduciosa – che Daryl la trovi. Questa FanFiction parte dalla 5x02 e - almeno per adesso - non seguirà l'andamento del Telefilm. SPOILER 5x02.
''Una sola consolazione in tutto quel incubo, dopo ore, fece addormentare Beth: Daryl Dixon era lì per salvarla.''
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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A Light in the Darkness.


Daryl Dixon era sempre stato sicuro che Beth non fosse semplicemente scomparsa, era sicuro che Beth Greene – la sua luce personale – non l’avrebbe mai abbandonato. Qualche volta, doveva ammetterlo, il dubbio lo aveva cullato mentre continuava ininterrottamente a rincorrere quella maledetta auto.

Auto nera. Croce bianca. Auto nera. Croce bianca.

Il dubbio che forse lei era stanca di subirsi le sue lamentele, i suoi insulti, il suo modo brusco, il dubbio che forse si era stancata di Daryl Dixon e che forse – proprio quest’ultimo – doveva lasciarla andare via con quella macchina.

Auto nera. Croce bianca. Auto nera. Croce bianca.

Ma era proprio quella macchina che Daryl Dixon, in compagnia di Carol, pedinava con ostinazione. Era proprio quella macchina, la destinataria di tutte le maledizioni di cui Daryl era capace donare e - credetemi – potevano essere tante e fantasiose.

«Ne sei sicuro?» Le parole di Carol interruppero il silenzio e la tensione che si era venuta a creare.

«Abbiamo lasciato tutti senza dire una parola, te ne rendi conto?» Carol continuò a parlare, togliendo lo sguardo dalla macchina con la croce bianca per pochi secondi.

«E’ quello che volevi fare tu, non cambia niente.» Rispose secco Daryl, troppo impegnato a fissare la strada davanti a loro.
Carol, di tutta risposta, fissò al di fuori del finestrino, abbassando di poco il volto.

C’erano felicità e paura nella testa di Daryl, c’era un miscuglio di emozioni che quest’ultimo non riusciva a definire. C’era una piccola fiammella, quando ancora Beth era con lui, che oscillava in continuo; alcune volte si alzava impercettibilmente, altre si abbassava e si alzava come se fosse un cuore vivo e palpitante. Poi, quella dannatissima notte, qualcuno ci aveva soffiato sopra e l’aveva spenta lasciandolo completamente ed infinitamente solo. Daryl Dixon, un povero cazzone senza nessuno, che correva veloce per la strada, che sentiva i polmoni bruciare e che sentiva il cuore battere forte ma debole di sorreggere quel problema che si stava creando: sarebbe stato senza Beth.
Ma adesso, adesso, era tutto diverso. Lui aveva una traccia, e – a qualunque costo – avrebbe ritrovato Beth.

{***}

La violenza con la quale Beth era stata sbattuta in quella che ora poteva definirsi ‘’la sua camera’’, era un tipo di violenza a cui oramai era abituata. Non era necessaria, visto che oramai – volente o meno – doveva fare quello che le dicevano senza fiatare, eppure questi uomini ( ed anche alcune donne) usavano comunque modi rudi e non troppo gentili ai quali, Beth, si era abituata.
La giornata in quella specie di ospedale, il Grady Memorial Hospital, andava più o meno così: tutti ‘’ i detenuti’’ – o almeno così li definiva Beth – (compresa lei) venivano svegliati al sorgere del sole mentre una piccola razione di burro d’arachidi e dell’acqua venivano lasciati sul comodino. Per qualche giorno, quasi disgustata, Beth era riuscita a digiunare ma poi, il tipico istinto di sopravvivenza dell’essere umano, aveva costretto la bionda a mangiare.
Alcuni detenuti, quelli che avevano esperienze mediche come lei – ed erano veramente pochi – venivano portati in quelle che dovevano essere sale operatorie dove lavoravano per un certo Greg che – a quanto pareva – sapeva come far sviluppare una cura. Così, ogni mattina, dopo aver mangiato, erano costretti a studiare i corpi degli zombie per sopravvivere. Alcuni, invece, come Beth e Charles – un suo amico, fortunatamente – si curavano del gruppo a comando di David e Greg.. Ora che ci pensava, in effetti, non potevano essere definiti neanche ‘’detenuti’’ bensì ‘’schiavi.’’
Si era accorta poi, alcune volte, che non erano solo i corpi degli zombie ad essere studiati.. Delle volte, e ne era sicura, urla umane erano quelle che uscivano dalla sala operatoria, persino il pianto di un bambino, una volta. Beth, dal canto suo, non chiudeva gli occhi, non cercava di non sentire, Beth voleva – e doveva – sentire.     Chiusa nella sua stanza, mentre le urla interrompevano il silenzio assonante della notte, lei doveva affrontare la paura per far sì che potesse essere più forte di prima. E questo succedeva anche quando, mentre curava qualche malato nell’ala ovest dell’ospedale – dove risiedeva il gruppo di David e Greg – alcune ragazze rapite come lei venivano prese e portate in alcune stanze; Beth sentiva urlare anche loro, Beth le vedeva uscire con qualche livido e i vestiti sfatti, ma stringeva i pugni ed andava avanti, sperando che quella sorte non sarebbe mai capitata a lei.

Ed ora, Beth era lì, seduta sul suo letto, cullata dai pianti di alcuni come lei che non capivano e non realizzavano quello che potevano aver fatto per essere lì. Per subire l’incubo nel incubo, per subire gli umani più cattivi degli zombie stessi, più infami del vero orrore che li circondava. Lei, invece, non piangeva, lei aveva speranza perché sapeva che lui sarebbe arrivato. Lei sapeva che lui l’avrebbe riportata dal gruppo e lei era fermamente convinta che, Daryl Dixon, non si sarebbe mai arreso.

{…}
La mattina seguente, il monotono ciclo di vita a cui Beth era stata abituata, riprese senza problemi. Mangiò quel poco di burro d’arachidi che le veniva dato e bevve dell’acqua fresca. Si sistemò la coda e aspettò che le fosse aperta la porta della stanza così da poter uscire. Così fu e Charles, che ora le camminava a fianco, le sorrise gentilmente.

«Dormito bene?» Il ragazzo fece una domanda a cui non serviva risposta ma quando Beth si voltò a scrutare i suoi occhi azzurri e solari, non poté fare altro se non mentire.
«Non li ho sentiti.» Beth contorse le labbra in un sorriso, lasciando che si allargasse un poco di più quando Charles gliene rivolse uno molto più che solare.


Come tutti i giorni, i due, furono portati nell’ala ovest dove alcuni uomini avevano qualche ferita da medicare o magari una semplice influenza. Venivano trattati come bestie e Beth si sentiva sempre più sola. Avrebbe voluto guardare negli occhi di colui che dirigeva quel incubo e sputargli addosso tutto il disprezzo che provava nei suoi confronti, non riusciva neanche a pronunciare il suo nome – David – né tanto meno quello del medico che aveva il coraggio di fare solo dio chissà cosa a gente viva e vegeta, Greg. Le veniva da pensare soltanto: stronzo 1 e stronzo 2 e doveva ammette che, come nomignoli, calzavano al pennello.
Come ogni giorno, dunque, Beth visitava i suoi pazienti, a cominciare dall’unica persona che la trattava più gentilmente degli altri: una donna dai capelli mori e gli occhi azzurri, più grande di lei ma comunque molto bella. Aveva una ferita al braccio e il fatto che questo fosse ancora  attaccato al corpo era un vero e proprio miracolo.
Beth s’inginocchiò di fronte alla donna che – come ogni mattina – tese il braccio verso la ragazza, lasciando che quest’ultima gli cambiasse la benda.

«Hai mangiato?» Fu la donna ad interrompere quel silenzio accompagnato soltanto dai vociferii e dai vocioni degli uomini e delle donne presenti in quell’ala.

«Sì.» Beth annuì, cercando di sorridere.

Quando Beth ebbe finito di ripulire la ferita ed era pronta per passare al prossimo paziente che da qualche giorno a questa parte, curava con non troppa gentilezza, un gran trambusto la fece voltare verso la porta d’entrata dell’ala ovest dove tutti – adesso – voltavano lo sguardo. Quello che doveva essere David, un uomo alto e slanciato, dai capelli castani e gli occhi neri, molto più grande di lei, entrò sorridente e si posizionò al centro della stanza.
Al seguito, altri suoi uomini, trasportavano i corpi coperti di due persone senza fatica alcuna.

«Greg sta andando avanti con la cura e, fortunatamente, altri due corpi si sono aggiunti così da poter sperimentare sempre di più!»

Le persone urlarono di gioia, la felicità assalì anche i malati che – a terra – cercavano di muoversi il più possibile.

TumTum.
Il telo si era sollevato e il suo volto appariva chiaro agli occhi di Beth. Daryl Dixon era davanti ai suoi occhi e vicino, il corpo di Carol, era immobile quasi quanto il suo.

TumTum.
Beth fissò con attenzione il petto dei due, per scorgere almeno un segnale positivo. Erano vivi e stavano per essere..

«Li conosco!» Fu Beth a parlare quando i corpi stavano per essere trasportati  in quelle che – lei – definisce ‘’celle.’’ «Sono abili nella medicina, non puoi usarli come cavie.»

Con una schiettezza ed una forza che neanche lei pensava di possedere, si rivolse a David che – irritato da quelle parole – trasformò il sorriso in una smorfia di scherno.

«Mi stai dicendo quello che devo fare, ragazzina?» David si passò la lingua fra le labbra, minaccioso quanto mai.

Beth strinse i pugni prima di parlare. «I- Io.. No, ma sto dicendo che ci servono, che vi servono.»

Le persone, intorno a Beth, fissavano la scena sbalorditi, mentre guardavano quasi con scherno David  che doveva dare ragione a Beth davanti ad ognuno di loro.

«Bene. La donna dormirà con te, trovate una stanza a quell’altro.» Furono le ultime parole di David prima che questo si avvicinasse minaccioso a Beth. Quest’ultima, dal canto suo, non riusciva a togliere lo sguardo dal volto di Daryl che addormentato sembrava meno pericoloso e rude. Ma la mano calda che andò a stringersi sulla pelle fredda di lei, strattonandola rudemente, la fece sussultare.
Stava succedendo.
Quello che aveva visto fare alle altre ragazze, stava succedendo a lei. Tutto il dolore che aveva visto nei loro occhi si sarebbe riversato anche nei suoi e Beth non poteva fare niente. Le risate e gli incitamenti degli uomini presenti l’accompagnarono fino alla stanza dove David la spinse bruscamente, per poi chiudere con altrettanta violenza la porta. Beth urlava ‘’no’’, chiudeva gli occhi, cercava di fargli del male, ma era tutto inutile.
In pochi secondi, le labbra ruvide e secche andarono a toccare la pelle di Beth. Non doveva avere paura, non doveva. La barba scese ruvidamente sui suoi seni, graffiandoli leggermente, mentre la maglia era oramai stata divisa a metà dalle mani violente dell’uomo.


«Non sai come si comportano le brave ragazze?» Fu un sussurro, quello di David, che andò ad infrangersi sulla guancia di Beth, disgustata anche da quel alito marcio quasi quanto il corpo degli zombie in avanzata decomposizione. Beth scosse la testa più e più volte quando le labbra di lui volevano assaggiare le sue, ma tutto fu invano. Beth venne spinta al muro con violenza e fu lì che la bionda sentì quello che stava accadendo tra i pantaloni dell’uomo, proprio sulla sua pelle. Le lacrime cominciavano a scenderle piano sulle guance, per poi imperlare il pavimento che assisteva complice a quella scena di violenza. Fu in quel momento, proprio quando i pantaloni  le furono tolti bruscamente, che Beth strinse i pugni e capì per chi lo stava facendo: per Daryl, per Carol, per ritornare dal suo gruppo. Daryl l’aveva ritrovata, la stava salvando, ora toccava a lei fare la sua parte, volente o meno.
Le mani del molestatore s’insinuarono tra le sue gambe, allargandole quel poco che potesse permettere al suo membro di penetrare l’intimità della ragazza. Fu un colpo secco e Beth scoppiò in lacrime mentre sentiva David grugnire di piacere.
Si susseguirono colpi sempre più forti e Beth prese a contarli nella sua mente fino a quando, con estremo sollievo, David uscì da Beth ed emise un ultimo gemito prima di venire completamente.

«La prossima volta non sarò così gentile.» Disse, col fiatone, prima di sistemarsi i vestiti ed uscire dalla stanza, lasciando Beth completamente distrutta.

Si guardò i seni, poi la pancia, poi i fianchi, e notò i segni della violenza appena subita. Le lacrime si fermarono e ci volle almeno un quarto d’ora prima che avesse il coraggio di alzarsi e risistemarsi quei pochi stracci di vestiti che ancora le rimanevano addosso.
Dovette subirsi anche le risate degli uomini a quella vista, che l’accompagnarono per tutto il tragitto che percorse dall’ala ovest all’ala est dove la bionda si rifugiò nella sua camera. Un letto in più era stato aggiunto e, su quello, una Carol ancora senza sensi era stata depositata.
Fu grata dello stato della donna e si calò nelle lenzuola, dove le lacrime ricominciarono a scendere veloci ed i ricordi si fecero più vividi.
Una sola consolazione in tutto quel incubo, dopo ore, fece addormentare Beth: Daryl Dixon era lì per salvarla.




Angolino di Aj. Leggete, perfavore.
Ciao a tutti! Innanzitutto, perdonate qualsiasi errore di scrittura, ma premevo dalla voglia di postarla sopratutto perché la continuerò in base al gradimento in generale. So che non ci sono momenti Daryl&Beth - e mi dispiace - ma già dal prossimo capitolo potete aspettarvi di tutto.. Innanzitutto se saprà quello che Beth ha fatto per Daryl, come reagirà e - sopratutto - lo vedremo fingere per far valere le sue ''abilità mediche'' xD! Spero che vi abbia incuriosito, lasciatemi anche qualche critica, poiché ho molte idee per questa FanFiction e vorrei strutturarla al meglio! Bacioni, Aj. P.s: spero che la scena di violenza sia stata descritta bene visto che è la prima che descrivo! Fatemi sapere. 
  
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