Serie TV > Roswell
Ricorda la storia  |      
Autore: agatha    16/10/2008    4 recensioni
Dopo un litigio Maria finisce per partire da sola, poco prima di Natale. Proprio quando si rassegna a quanto successo inizia a ricevere una serie di biglietti che le riserveranno un'inaspettata sorpresa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maria De Luca, Michael Guerin
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Altra ff riesumata dal pc, scritta sempre per un contest nel periodo delle feste e dopo essere tornata dalla mia amata Austria. Dedicata in particolare al "capo" perchè senza le sue pressioni non mi sarei decisa a postarla (e alla compagnia della panchina perchè ormai è diventato un rito xD)



 

 

I fiocchi di neve stavano cadendo lentamente.

 

Maria guardò dietro di sé, sconsolata, le impronte che stava lasciando sulla neve. Orme solitarie.

Rabbrividì e si strinse di più nella giacca. Faceva freddo, davvero tanto freddo e lei si stava domandando, per la millesima volta, com’era finita in questa situazione.

Come sempre era colpa di Michael.

Fece una smorfia ricordando cos’era successo.

 

La settimana prima era stato il loro anniversario e lei aveva organizzato una cena al ristorante per festeggiare. Adorava le tradizioni e le era sembrata una cosa molto carina uscire ogni anno. Purtroppo lui, al contrario, non era un amante di tutto ciò  e gli anni scorsi vi aveva partecipato un po’ controvoglia. Questa volta aveva superato ogni limite. Lei era già arrivata al ristorante quando lui aveva chiamato avvisando che era stato trattenuto al lavoro.

“Non puoi liberarti prima?”

“Maria sto lavorando, non sono qui a giocare”

“Ma io sono qui già seduta…”

“Per favore. Se tu non avessi prenotato quella stupida cena…”

“Adesso è colpa mia vero?”

“Mi chiamano, devo andare. Ne parliamo stasera a casa”

Lei non aveva neanche fatto in tempo a salutarlo.

 

Alla sera la discussione si era aggravata ancora di più. Michael le aveva spiegato di non poter andare via quel week end, nonostante avessero già prenotato di andare qualche giorno in Spagna.

“Non puoi dirmi così Michael”

“Non è colpa mia”

“Io dico di sì. Lo sai quanto ci tenevo sia alla cena che al nostro viaggio. E’ tanto che non andiamo via insieme. Il tuo lavoro viene sempre prima di tutto”

“Non è vero”

“Non lo so più”

 

Così era andata in agenzia da Isabel, loro amica, per cercare di annullare la loro prenotazione. Invece si era ritrovata a raccontarle quello che era successo e poi, su suo suggerimento, aveva prenotato un tour per visitare i più caratteristici mercatini di Natale. Isabel l’aveva convinta che se avesse semplicemente rinunciato a tutto voleva dire lasciargli partita vinta. Le aveva assicurato che in questo modo poteva vendicarsi di lui andando a divertirsi lo stesso.

E ora, senza aver capito in che modo, lei si trovava a Innsbruck, sotto Natale, completamente sola e infreddolita. Maledisse più volte Michael dandogli la colpa di tutto, anche della neve e del freddo.

 

Rientrò in albergo e si rifugiò nel caldo tepore della sua camera. Notò subito una macchia scura al centro del letto e si avvicinò. Riconobbe un peluche, una splendida pantera nera, che teneva una busta tra le zampe. Maria si sedette sul materasso e si tolse la sciarpa. Dopo aver accarezzato la pantera aprì la busta.

-Ti ricordi?-

 

Erano i primi di dicembre e lei stava girando per i negozi cercando un regalo di compleanno per la sua migliore amica Liz. Ad un tratto aveva notato un negozio che vendeva esclusivamente peluche ed era entrata. La sua amica aveva una passione per questi animali e forse poteva trovare qualcosa per la sua collezione.

La pantera nera spiccava, nel grande cesto, insieme ai leoncini e alle tigri dal pelo chiaro. La colpì subito e allungò il braccio per prenderla. Contemporaneamente qualcuno, dal lato opposto, allungò la mano per prendere lo stesso peluche.

“Mi scusi ma l’ho visto prima io” precisò Maria.

“Non credo proprio signorina” ribattè lo sconosciuto.

“Ho allungato la mano prima di lei e quindi è mio”

“Spero si renda conto dell’assurdità di quello che sta dicendo”

“Ma come si permette? La pantera è mia, mi serve per un regalo di compleanno”

“Anche a me serve per lo stesso motivo”

Maria sbuffò e si tolse il berretto rosso di lana che indossava scuotendo i capelli e sistemandoli dietro le orecchie.

Si accorse che lo sconosciuto la stava fissando.

“Cosa c’è? Vuole rubarmi anche il cappello?”

Lui rise nel sentire le sue domande e Maria ne rimase affascinata.

“Io non sto rubando niente, tanto per cominciare. Stavo pensando che potrei anche lasciarle la pantera…”

“Davvero?”

“Sì, ma ad una condizione”

“Quale?”

Michael prese la pantera e la mosse come se fosse il peluche a parlare.

“Solo se accetta di uscire con me a bere qualcosa”

Maria pensò, per un momento, di aver capito male, ma guardandolo si rese conto che lui l’aveva realmente invitata fuori.

“Io…. accetto”

Lui le porse la pantera.

“Affare fatto”

 

Così era cominciata la loro storia. Prese quel peluche e lo strinse forte. La presenza della pantera non poteva che indicare che anche Michael era lì.

Ma quand’era arrivato?

E perché non l’aveva chiamata?

Le sembrava tutto misterioso ma decise di soffocare la tentazione di chiamarlo.

Era lui ad aver rovinato il loro rapporto, quindi toccava sempre a lui cercare di rimediare. Quella sera dormì nel letto con la pantera, stringendola forte.

 

La mattina dopo si svegliò con il sorriso sulle labbra, immaginando di trovare Michael ad aspettarla. Aveva già deciso come comportarsi. Avrebbe fatto un po’ la preziosa, salutandolo freddamente e poi, dopo avergli fatto pesare ancora un po’ quello che era successo, avrebbero trascorso finalmente un week end, proprio come previsto. Con questi pensieri in testa si era vestita e truccata con cura.

Ma finita la colazione Michael non si vedeva ancora.

Quando, alla fine, era risalita sul pullmann si era dovuta arrendere all’evidenza: lui non c’era.

Forse aveva semplicemente inviato la pantera sperando che bastasse a sistemare tutto. Forse Isabel l’aveva informato del suo cambio sul viaggio e lui, rubando minuti preziosi al suo lavoro, aveva spedito quel peluche.

Maria strinse i pugni stropicciando la rivista di gossip che aveva tra le mani. In questo modo lui aveva solo peggiorato le cose e lei era decisa più che mai a non perdonarlo.

 

Arrivarono a Salisburgo per l’ora di pranzo e Maria assaggiò appena quello che aveva nel piatto. Quando vide avvicinarsi il cameriere posò la forchetta nel piatto e fece per alzarsi.

“Aspetti. Ho un messaggio per lei”

“Per me?”

“Lei è la signorina De Luca?”

“Sì”

“E quello è il suo cappello?”

“Sì, ma…”

“Allora è proprio per lei”

Le porse la busta sorridendo e si mise a sparecchiare. Maria si allontanò e l’aprì, tirando fuori il biglietto.

-C’è un puntino in libreria che ti sta aspettando-

Aggrottò la fronte non capendo il significato del messaggio.

Un puntino.

Cosa mai voleva dire?

Poi capì.

Dot. Puntino.

Lui stava parlando del libro di Dickens, Il Grillo del Focolare. La sua mente si tuffò, ancora una volta, nei ricordi.

 

Avevano appena fatto l’amore, una delle prime volte, quando lui aveva estratto, da sotto il cuscino, un pacchetto avvolto nella carta regalo. Lei lo aveva scartato e ne era uscito quel libro. Le piacevano molto tutti i libri di Dickens e si era lamentata una volta raccontandogli di non essere mai riuscita a trovare l’edizione di lusso pubblicata l’anno prima. Lui se n’era ricordato e l’aveva cercata e comprata solo per regalargliela. In quel momento aveva capito quanto fosse profondo il loro rapporto, quanto lui, nonostante l’apparenza, ci tenesse veramente. Si erano detti ti amo per la prima volta. Un ti amo sincero, detto con gli occhi, con le parole, ma soprattutto con il cuore.

 

Si strinse la lettera al petto.

Non si era sbagliata, Michael era davvero lì, nascosto da qualche parte ed era opera sua questa strana caccia al tesoro. Si era sentita così delusa non vedendolo quando era scesa a far colazione che ora non le importava più del loro litigio, desiderava solo farsi stringere tra le sue braccia.

Rilesse attentamente il messaggio e in basso le indicazioni per arrivarci.

Entrò e riuscì, a fatica, a spiegare cosa voleva.

Il commesso la guardò e poi fissò, stranamente, il suo cappello rosso. Lei sapeva che era abbastanza singolare, per via del pon pon bianco, ma non capiva perché lui lo guardasse il quel modo. Prese da sotto il bancone il libro, quasi come se sapesse già che sarebbe venuta a prenderlo. Lo pagò e uscì.

 

Una volta uscita lo sfogliò e trovò un altro biglietto. Questa volta rise ancora prima di leggerlo. Cominciava ad essere molto divertente  questo gioco.

Camminò in mezzo ai mercatini di Natale.

Il sole era tramontato presto e nel buio tutte le luci delle bancarelle risplendevano come tante  candele nella notte. Si respirava aria di Natale e di festa.

Maria si fece strada tra i turisti ricordando le parole appena lette.

-Vorrei vederti volteggiare sul ghiaccio-

Noleggiò un paio di pattini e cominciò a muoversi sulla pista. Guardava intorno a sé sperando di vederlo. Le persone scorreva veloci accanto a lei, facce anonime che le bloccavano la visuale.

E poi lo vide.

Era in fondo alla pista, appoggiate alla barriera di legno, con un assurdo cappello rosso simile al suo.

 

Si diresse verso di lui e si buttò tra le sue braccia, sentendo che Michael la stringeva forte a sé. Poi lui le rialzò il viso per baciarla. Labbra fredde contro labbra fredde ma riuscì a trasmetterle tanto amore e tanto calore.

“Ma come…”

“Shh. A dopo le spiegazioni”

La trascinò in mezzo alle persone che pattinavano. Si divertirono a volteggiare, ridendo e scherzando, compreso quando Maria aveva perso l’equilibrio, finendo per terra, e trascinando anche Michael nella caduta.

Avevano girato per le bancarelle illuminate e poi lui l’aveva condotta nella piazza principale. Con grande sorpresa di Maria si erano avvicinati alle carrozze scoperte, trainate da due cavalli.

“Sali” la invitò lui.

Si sedettero e lui coprì entrambi con il plaid che era appoggiato sui sedili.

Fecero il giro della città nel buio della notte. Maria si guardò intorno ammirando le luci natalizie, le decorazioni appese alle case e appoggiò la testa contro la spalla di Michael e per un attimo chiuse gli occhi assaporando quella sensazione di benessere e di sicurezza che provava stando vicino a lui.

Una volta scesi Michael l’aveva abbracciata e baciata teneramente sentendola rabbrividire.

“Hai freddo?”

“Un pochino”

Lui le aveva sistemato il cappello coprendole bene le orecchie e si era allontanato.

“Aspettami qui”

Era tornato poco dopo con 2 tazze rosse e fumanti.

“Cos’è?”

“Succo di mela caldo”

Avvolsero entrambi le mani intorno alla tazza.

“Andiamo a sederci”

Trovarono una panchina libera e rimasero in silenzio mentre bevevano. Fu Maria a rompere il ghiaccio.

“Mi spieghi come hai fatto a trovarmi? E la tua riunione?”

Lo vide bere ancora un sorso e poi sorridere furbescamente.

“Non c’è mai stata nessuna riunione”

“Cosa…”

“E’ proprio quello che ho detto. La sera in cui dovevamo uscire a festeggiare ho avuto davvero un problema di lavoro. Ammetto di non amare quella tradizione di andare a cena ma non avrei mai voluto rovinartela. E’ stato dopo che abbiamo discusso che mi è venuta l’idea”

Si fermò, osservando Maria che lo fissava stupefatta.

“E’ proprio così. Ti ho mentito dicendo che dovevamo annullare il nostro viaggio”

“E se io fossi rimasta a casa?”

“Impossibile, tu dovevi cambiare prenotazione e venire qui”

“Ma tu non potevi essere sicuro che io… Isabel!”

“Già”

“Voi eravate d’accordo”

“E’ così, lei doveva convincerti a partire lo stesso, magari per ripicca, e farti arrivare qui”

“Quello che non capisco è il perché”

“Volevo farti una sorpresa e trascorrere insieme una giornata unica e speciale per festeggiare il nostro anniversario”

Maria si alzò in piedi buttandogli le braccia al collo.

“Allora ci tieni anche tu”

“Certo. Solo che non mi piaceva quell’uscita a cena… Era diventata quasi un obbligo e non la sentivo mia”

“Oh Michael”

“Che ne dici se….”

“Sì?”

“Diventasse questa la nostra tradizione per festeggiare? Venire qui fuori dal mondo, dove non ci conosce nessuno?”

“Dico che è un’idea fantastica”

Unirono le loro labbra scambiandosi un profondo bacio. Maria infilò le mani sotto al suo giaccone e gli accarezzò la schiena sopra il maglione. Lui la strinse forte e le bisbigliò nell’orecchio.

“Non è mica finita qui la nostra giornata”

“Mmh sono molto curiosa”

“C’è una piccola baita, in legno, con il camino acceso che ci sta aspettando”

“Interessante”

“Davanti al fuoco c’è un grande tappeto morbido ed io ho intenzione di spogliarti, farti stendere lì e fare l’amore con te per tutta la notte”

“Questo è ancora più interessante. Quando ci andiamo?”

“Anche subito, se vuoi”

“Non vedo l’ora. Però…”

“Dimmi”

“Mi spieghi perché tutti guardavano in modo strano il mio cappello prima di darmi le buste?”

Michael scoppiò a ridere nel sentire la sua domanda.

“E’ così divertente?”

“Scusa, ma aspettavo che mi facessi questa domanda”

“E la risposta?”

“La prima volta che ci siamo incontrati sono rimasto colpito da questo buffo cappello – le scompiglio il pon pon – e sapevo che lo avresti indossato per tutto il viaggio. Non ho potuto fare a meno di descriverti così a tutti per essere sicuri di aver trovato la persona giusta”

“E questo?”

Maria gli sfiorò il suo di cappello.

“Era un modo per farmi notare da te in mezzo a tutta quella gente”

Lei gli carezzò una guancia.

“Ti noterei anche in mezzo ad un milione di persone perché nessuno è come te. Però devo ammettere che ti dona”

“Io, in verità, mi sento un po’ ridicolo”

“Sei adorabile”

Presero le loro tazze e Michael le passò un braccio intorno alle spalle mentre camminavano sulla neve candida.

“Michael guarda, nevica!”

“Buon anniversario amore mio”

“Buon anniversario”

 

Maria guardò dietro di sé. Questa volta non c’erano orme solitarie ma le loro impronte vicine e questo la fece sorridere. Lui si accorse che guardava qualcosa.

“Cosa c’è?”

Lei gli sorrise caldamente.

“Niente”

E si strinse più forte a lui.

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Roswell / Vai alla pagina dell'autore: agatha