Storia scritta a
quattro splendide mani (mica tanto dato che io –Rou- mi mangio le unghie…U__U)
Chemical Lady o
meglio Jess nella parte del conte Frank Iero…
Rou o meglio Miky nei panni del pittore Gerard Way…
Enjoy reading and leave some comments… <3
Paint in Black
The Portrait
Of our Romance
First Chapter:
As the future is reaching your pases,
it would be better to leave some traces…
Would you mind to fade away in vacant
alleyways…?
Frank p.o.v
Le tende danzano un ballo lento che in me fa riaffiorare il ricordo di
feste antiche, ove le gonne delle dame risplendevano di luce e colori…
Ma ormai tutto è sbiadito in questo grigio castello, così come la mia
anima…
Tutto è
nato e morto nel giro di pochi anni, troppo pochi a dire il vero…
Passeggio per il salone accompagnato dal solo suono delle mie scarpe
che calpestano il pavimento di bianco marmo.
Quanta desolazione contiene questa enorme sala? Come può un lampadario
così sfarzoso non illuminarla appieno?
Me lo sono sempre chiesto, da che mi sono ritrovato qui, da solo.
Da quando vivo nella solitudine ho imparato a notare anche le più
piccole cose e a distorcerle, per rivelare ancora meglio quanto sia misera la
mia condizione…
Salgo fino alle mie stanze con passo strascicato.
Sento il peso di questi ultimi anni torcermi le budella fino a farmi
cadere a terra per le fitte.
Passo davanti ai ritratti dei miei predecessori e mi fermo come ogni
volta incantato, a rimirarli.
Vorrei essere come queste figure di alta nobiltà, ma non ne sono in
grado.
Sono smidollato, come direbbe la mia amata madre se fosse ancora in
questo mondo…
Sguardi torvi, corrucciati, nobili, mi fissano con sufficienza
attraverso le cornici lavorate e le tele dipinte mettendomi in soggezione…
Come può un quadro fare questo effetto? Come?
Di sovente mi sono ritrovato a pensarci.
Guardando questi uomini che sembrano così virili, pur indossando
sfarzosi vestiti di pizzo e vaporose parrucche bianche mi viene da chiedermi
come sarei io, se mi ritraessero…
Forse è il momento di crescere, diciamo.
Di porre una mie effige per le generazioni future che dimoreranno in
questo maniero…
Così che mi ricorderanno, anche quando sarò morto…
Di questi tempi nessuno sa quanto possa essere lunga la sua vita.
Basta poco, una carestia o una pestilenza, a spazzare via anche il
minimo alito di vita da un corpo…
Appena giungo nella mia stanza apro le pesanti tende di velluto rosso,
e tirando la corda che pende dal soffitto fin al fianco del mio letto chiamo il
mio solo maggiordomo.
Se non fosse per lui la mia emarginazione sarebbe totale, eccetto
qualche visita di poco conto che ricevo avvolte...…
Mi siedo su una sedia di ferro battuto, anche essa adornata di velluto
rosso.
Avvolte mi chiedo se potessi vivere senza tutto questo sfarzo.
A dire il vero si… cedere tutto per una cosa sola… che mi tange assai.
L’amore.
Darei tutto per essere amato anche solo una volta nella vita…
Per sentire la pelle calda del amor mio sulla mia.
Ma so che mi illudo, sono destinato a marcire fra queste mura, me lo
sento dannazione!
La porta si apre lentamente e Robert si inchina davanti a me.
“mi avete chiamato mio signore?”
Annuisco appena facendogli cenno di alzarsi “buon Robert, voi che siete
cresciuto in paese, conoscete per caso un maestro di penna? Un abile artista
che possa ritrarmi su tela?”
Lui sembra pensarci su, corrugando le sopracciglia chiare.
Poi, con un guizzo d’occhi, mi sorride appena “in verità si… conosco un
giovane di appena venticinque anni, che si dice addirittura che con i pennelli
ci riposi la notte! Tanto abile, che ai suoi dipinti, manca giusto il movimento
e la parola per essere reali!”
Mi interesso subito a questo giovane, che da come mi viene ritratto,
sembra sapere il fatto suo “e dove vive?”
“in fondo al paese, assieme al fratello minore. Sono orfani da anni e
si pagano da vivere con i servigi che entrambi… em… offrono” mi spiega
frettoloso e imbarazzato, così soprassiedo.
“e sia! Domani ci recheremo in paese e andremo da questo artista! Ma
prima vallo a cercare, e digli che Sir Iero chiede urgentemente udienza…”
“sarò lesto e dirò che avete premura…”
“vai ora… e portami presto buone notizie…”
Fa una svelta riverenza uscendo.
Si, anche io voglio andare in paese.
Mi sembrano passati secoli da quando sono uscito per l’ultima volta da quel
portone che delimita i miei territori…
E poi, devo costringere questo ragazzo a ritrarmi, mi intriga il suo
modo di essere… deve essere un personaggio pittoresco, un uomo del popolo, di
ventura e quindi con una tempra morale carismatica sotto ogni aspetto…
Si, decisamente mi intriga…
Gerard p.o.v
Cerco di
tenere lo sguardo basso mentre cammino per la via ciottolata, per evitare
d’incontrare gli sguardi mendicanti delle persone a cui sto passando accanto.
Quale
sgradevole decadenza sono costretto ad osservare ogni giorno…
Percorro le
vie del borgo ed è come mettere piede in un oscuro incubo popolato da contorte
creature dalla pelle grigiastra e dai lineamenti scavati.
Un mondo che
sembra scaturito direttamente da una tavola di Bosch…
Strambi
individui che si perdono in bislacchi cannibalismi ed elemosine ai limiti della
meschinità.
Mostri balordi
che ti strisciano ai piedi, sporchi del fango in cui si affonda pure in una
strada selciata .
Piccole e bizzarre
anime che cercano di strapparti una lacrima tirandoti il lembo della casacca e
guardandoti con occhi mendici.
C’è chi, in
terre lontante, tenta di cambiare tutto questo.
Rivoluzione,
la chiamano…
Io la
definirei ‘Utopia’…
L’unica cosa
al mondo che si puo’ modificare completamente è una tela…
Gratta via il
colore secco e dipingila di bianco e tutto sarà come nuovo.
Niente
affliggenti ed inguardabili deformità.
Solo il nulla
da riempire come meglio ti sembra…
Per dare a
questa angosciante realtà i colori e le forme che più si avvicinano alla
perfezione.
Ma la vita non
è un quadro, questo lo so fin troppo bene.
Se potessi
prendere la mia esistenza e dipingerla, certo non sarei quello che sono.
Mi avvolgo
alla meglio nel mantello e imbocco un viottolo stretto e illuminato solo dalla fioca
luce di una lanterna che ciondola accanto all’insegna traballante di
un’osteria.
Il putrido
odore simile a quello di una fossa comune di cadaveri consumati dalla peste
m’invade le narici mentre passo accanto alla macelleria , fino ad entrare nel
piccolo locale.
La penombra
che regna qui dentro, resa poi opaca dal fumo, impedisce di vedere chi mi sta
intorno…
Gente di
malaffare, senza dubbio, ma anche chi come il sottoscritto cerca una fuga di
quache attimo dalla strada.
Mi appoggio al
bancone unto e l’oste mi si avvicina lentamente appoggiandomi davanti un
bicchiere vuoto e sudicio.
“Cosa
desiderate, giovane..?”
Passo l’orlo
della manica sul bordo del boccale e poi faccio scorrere gli occhi lungo la
collezione di bottiglie impolverate sulle mensole dietro l’uomo.
“Assenzio, di
grazia…”
Mi mostra i
suoi denti giallastri prima di voltarsi ed afferrare ciò che ho richiesto e
servirmelo con la gentilezza che riesce a dimostrare.
Ghermisco il
bicchiere e lo avvicino alle labbra per sorseggiarne lentamente il contenuto…
Veleno per il
corpo…
Medicina per
la mente troppo assopita da questo grigiore…
“Gerard…”
Un alto uomo
dai capelli ricci che gli ricadono soffici sul volto si avvicina a me
sorridendo e slacciandosi il mantello.
“Raymond, che
ci fate qui…? Eravate partito per unirvi all’orchestra della corte del regno
vicino o erro…?”
I suoi occhi
marroni risplendono nella debole luce, mentre mi passa la mano sulle spalle
amichevolmente.
“Mi hanno
covocato per suonare alla festa allestita dal banchier Pendleton per il
prossimo giovedì…. Voi piuttosto, amico mio, che ci fate qui a quest’ora
tarda?”
Sospiro
svuotando definitivamente il bicchiere e rimango con lo sguardo fisso sulla
superficie lercia del banco, appoggiandoci poi le tre monete che devo per
quest’attimo di svago.
“Aspetto che
mio fratello finisca di lavorare e mi raggiunga per tornare a casa… Volete
qualcosa da bere?”
Scuote la
testa e chiama il locandiere con un gesto della mano, facendomi notare gli
anelli che porta al dito, uno dei quali spicca fra tutti sull’anulare sinistro.
“Vi siete
fidanzato, Raymond…? Vedo che le vostre dita brillano ed illuminano questa
catapecchia.”
Lui inizia a
ridere ed annuisce intanto che ci vengono portate due birre e la schiuma mi
cola sulla mano…
Mi pulisco nei
miei calzoni e poi prendo il recipiente per assaporare quel liquido ambrato.
Perfetto, offre lui.
“Sono promesso
ad una ragazza di diciassette anni di buona famiglia, mio Gerard… E vi avrei
invitato all cerimonia, senza dubbio. Credo che verrà organizzata per gennaio.
Voi invece…? Avete trovato una donna che vi fa battere il cuore, o ancora
sognate ninfe e odalische fatte di tempera ad olio?”
Accenno un
sorriso e appoggio le labbra al boccale per evitare di rispondere ad una così
futile domanda.
Non sogno
schiave esotiche o creature mitologiche…
Niente di
concreto rapisce il mio cuore.
Quelle che mi
fanno innamorare sono solo nere sagome dagli occhi brillanti che nei sogni mi
avvolgono e mi trascinano in un mondo coperto di ragnatele…
Incomprensibile
per Raymond…
A volte a dire
il vero nemmeno io capisco cosa siano questi pensieri che mi rapiscono la
notte.
La porta del
locale cigola e l’esile figura che entra mi si avvicina con sguardo distrutto.
“Michael…
Finalmente ti fai vivo. Dai, torniamo a casa che domani devo recarmi dal signor
Schechter per una commissione”
Mi alzo e
saluto Raymond ringraziandolo della bevuta insieme, per poi afferrare le spalle
a mio fratello e accompagnarlo fuori.
Camminiamo
insieme nelle strette e tenebrose vie che ci portano nell’abitazione che
abbiamo in affitto nel palazzo del mio maestro, Brian.
“Fratello… La
commissione che ti ha dato Brian, almeno questa volta, ti permetterà di
guadagnare abbastanza per l’affitto e gli alimenti…? L’ultima volta hai dovuto
vendere gli orecchini di nostra madre per prendere…”
Lo guardo
qualche secondo e accenno un sorriso prima di alzare gli occhi verso il cielo
stellato.
“Non mi è
stato riferito alcunchè sul lavoro che devo svolgere, Michael… Ma uno vale
l’altro, no? A me basta solo dipingere…”
Lui sbuffa e
scuote la testa…
Ma è vero
quello che affermo.
Dipingere,
disegnare…
Vivo solo per
questo.
E come ogni
artista da una vita cerco quell’immagine che nella mia mente ha preso fattezze
smussate e confuse…
Quell’immagine
perfetta da riprodurre.
Sono al mondo
per trovare il modello che rappresenti la perfezione per me…
Di certo non
lo troverò fra gli sghembi omini che popolano questo borgo putrefatto.
Che ci sia al
mondo qualcuno che potrà portare la mia arte alla forma più sublime…?
Ed eccoci qui per la prima volta insieme
solamente per voi…
Direi inizialmente che per me è un onore assoluto
scrivere con Jess!!
Spero che vi piaccia questa astrusa idea partorita
dalle nostre menti…
Il linguaggio è un po’ particolare, ma deve
ovviamente esser giusto nel contesto in cui la storia è ambientata.
Non abbiamo specificato l’anno, ma siamo in
pieno periodo romantico!
D’altronde si parla di Gerard Arthur Way…
Dove avrebbe potuto vivere quest’assurda creatura se non nel Romanticismo?
Aspettiamo commenti sperando sia di vostro gradimento! ^__^
Miky
& Jess