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Autore: Gleetar    22/10/2014    2 recensioni
Lea e Cory sono felicemente fidanzati quando Cory rimane vittima di un incidente aereo ed è dichiarato disperso. La giovane sarà costretta a ridimensionare la sua vita e dopo mesi riesce a frequentare Matthew con cui cerca di instaurare una relazione romantica. Ma cosa succede quando un giorno Lea e Cory si rincontrano e la brunetta scopre che lui è ancora vivo?! Riusciranno i due a superare gli scogli creatisi nel loro rapporto? ed il loro amore sarà ancora vivo? Tante emozioni e romanticismo in una storia che sono sicura vi appassionerà! Leggete in tanti :)
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cory Monteith, Lea Michele, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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È una fresca mattinata primaverile. Il sole è ormai alto nel cielo, c’è una leggera brezza che scuote gli alberi ma è un venticello caldo e piacevole. Uno di quelli che accarezza il viso, uno di quelli che ti permette di respirare.
Ed è proprio di questo che ho bisogno: respirare. Può sembrare assurda come cosa da dire, chiunque è in grado di respirare altrimenti non si potrebbe vivere, ma io non respiro da un po’ di mesi. Sono in costante apnea, la vita mi passa davanti come un treno che non sono riuscita a prendere … forse perché sono arrivata troppo tardi … e questo pensiero mi riporta al sogno che mi ha tanto turbata la settimana scorsa.
Su quell’aereo dovevo esserci anche io, ma sono arrivata troppo tardi, non sono riuscita a salirci. E così mi sono salvata la vita. Forse il destino vuole che io resti in apnea, che io non viva pienamente perché  quel giorno sarei dovuta morire, quel giorno sarei dovuta essere con il mio innominabile lui. Ed invece sono ancora qui, inerte, a chiedermi cosa farne della mia esistenza.
Forse dovrei parlare con qualcuno di come mi sento. Ma ho paura che mi prenderebbero per pazza e allora cerco di non pensarci.
Ho bisogno di distrarmi. Prendo il mio trench beige, lo indosso e mi immergo nelle strade di Los Angeles.
L’aria fresca mi colora le gote di un rosa chiaro, il vento mi abbraccia e mi spinge a camminare. Vago senza meta per svariati minuti ed improvvisamente il mio corpo si ferma.
Come ci sono arrivata qui? Non mi ero nemmeno accorta di star percorrendo questa strada.
Osservo con attenzione il piccolo bar che ho di fronte. Attraverso la vetrina scruto che molti tavoli sono liberi. Oh, anche il nostro quello in fondo sul lato destro da cui è possibile vedere la gente che passa. Improvvisamente sento la mia vocina, quella che ogni tanto decide di parlarmi, dirmi “No, non ci pensare nemmeno Lea Michele. Non puoi entrarci, ci sono troppi ricordi in questo posto.”
Io la zittisco e prima che riesca a ragionarci meglio, spingo aperta la porta del bar e mi ci fiondo dentro.
 
Ce l’ho fatta, ci sono entrata. Mi do il cinque da sola, mi guardo attorno ma nessuno ha apprezzato il mio grande gesto. Certo, non è tanto difficile aprire una porta (anche se ricordo perfettamente che una certa persona non ne era capace) ma per me era estremamente complicato riuscire ad aprire quella. Riuscirci avrebbe significato aprire tante ferite non ancora del tutto emarginate ed entrare in un mondo di ricordi. Cammino verso IL tavolo rosso che sembra aspettare soltanto me.
Mi  siedo al mio solito posto e tiro un sospiro di sollievo. Subito una cameriera mi raggiunge e prende la mia ordinazione: un crumble alle pesche ed una tazza di tè.
La cameriera mi sorride gentilmente e dopo mi lascia ad i miei pensieri.
Pochi minuti dopo vedo un uomo sulla ventina entrare nel locale. Subito noto che la ragazza altrettanto giovane seduta al tavolo alla sinistra del mio, alza lo sguardo e sorride non appena nota la presenza del suo cavaliere.
Quante volte ho compiuto anche io gli stessi gesti?! Improvvisamente un ricordo mi invade la mente.
 
Sono seduta in un bar e sfoglio nervosamente le pagine del copione che ho recitato meno di un’ora fa davanti a numerosi produttori. L’ansia mi divora. Appoggio la testa sul braccio e metto il broncio. Guardo la gente che passa attraverso la vetrata. Un ragazzo molto alto che si aggira con aria goffa intorno al bar si dirige verso l’entrata del locale. Cerca maldestramente di aprire la porta tirandola verso di se ma questa non si scosta. Sul suo viso si forma un adorabile cipiglio che mi fa sghignazzare. Ecco, questo ragazzo è stato capace di farmi sorridere con i suoi gesti impacciati.
Improvvisamente alza lo sguardo ancora intontito e i nostri occhi si incontrano. Io gli mimo di spingere la porta  e lui subita fa come gli ho suggerito.
Appena entrato esulta in silenzio ed io inizio a ridere sommessamente. Egli si accorge del mio sorriso e mi raggiunge.
“Ciao, grazie per … beh, avermi spiegato come aprire la porta!” dice evidentemente in imbarazzo ma riesco  a percepire nella sua voce una nota di ironia.
“Penso che dovrebbero metterci un cartello in cui spiegano come aprirla” replico io, sentendomi improvvisamente audace ed esilarante.
Vedo che le sue guance si tingono di rosso e senza chiedermi il permesso si siede di fronte a me.
“Piacere, sono Cory Monteith, non so se ti ricordi di me ma questa mattina eravamo allo stesso provino” dice porgendomi la mano che scuoto con piacere.
Ecco dove lo avevo visto. Questa mattina era così nervoso che non smetteva di camminare nemmeno per un secondo.
“Si, mi ricordo di te. Allora anche tu sei un attore! Comunque io sono Lea, Lea Michele. È un piacere conoscerti Cory!”
Dopo aver superato lo scoglio delle presentazioni noto che sta fissando la mia tazza di caffè e la sua fronte si corruga impercettibilmente.
“C’è qualcosa che non va con il mio caffè?” gli chiedo curiosa.
Egli sembra essere stato colto con le mani nel sacco, sul suo viso si stampa un sorriso mozza fiato. Quelle fossette, cavolo, già le adoro e so che farei qualsiasi cosa pur di rivederle ricomparire sul suo volto.
“Nulla di che. Solo che qui il caffè fa abbastanza schifo. Se posso darti un consiglio io ordinerei un crumble e del tè. Sono le specialità della casa”
Lo guardo negli occhi e sento una fitta allo stomaco. La semplicità di questo ragazzo mi disarma e mi incanta allo stesso tempo.
 
Vengo distratta dall’arrivo della cameriera al tavolo con la mia ordinazione. Mi getto a capofitto sul crumble e ne assaggio un cucchiaino. Come mi era mancato il suo sapore così delicato.
Mangio tranquillamente il dolce e mi ritrovo a guardarmi intorno. Il mio sguardo si sofferma per un attimo sulla figura di un uomo seduto su uno sgabello posto di fronte al bancone al centro del bar.
Deglutisco e sento il cuore salirmi in gola.
Improvvisamente sono in piedi e cammino verso l’uomo. Adesso lo vedo meglio, adesso posso vedere il suo profilo.
Con un filo di voce dico “Cory” ed il giovane si gira verso di me. È lui. È vivo.





 
Angolo autrice: ed ecco completato il secondo capitolo. Vi lascio con la suspance ahahah ... spero che vi stia piacendo la storia, fatemi sapere cosa ne pensate :) prossimo capitolo lunedì 27 ottobre! a presto :)
  
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