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Autore: IMmatura    22/10/2014    4 recensioni
Ormai il mondo sembra sempre più ruotare intorno al denaro, e il potere delle Nazioni dipendere dalla loro economia...ma un giorno tutte le più potenti Nazioni vengono private della loro ricchezza, e il denaro stesso viene svuotato del suo valore. Inizia così un sadico gioco in cui ogniuno dovrà lottare per vincere tutto o per non perdere la ricchezza, il potere...e forse la vita stessa. Chi c'è dietro tutto questo? Come uscirne vincitori e soprattutto...a che prezzo?
Ognuno sarà costretto a fare i conti con se stesso, e con la parte peggiore di se, in un gioco di egoismi e interessi dove l'inganno sembra essere l'unica risposta...
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hidekaz Himaruya; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 

Gioco d'inganni


 

 

Tutti si scagliano contro l'egoismo come se fosse possibile sopravvivere senza. Da biasimare è solo il suo eccesso. (Alessandro Morandotti)


 

XI

-Gilbert...-

-Magnifico, prego.-

-Magnifico Prussia?-

-Adesso ci siamo, dimmi.- rispose l’albino, sogghignando all’indirizzo di Matthew, per poi ricominciare a misurare a larghi passi il salone.

-C’è qualcosa che dovrei sapere? Ho notato un po’ di...tensione prima, a tavola.- chiese il canadese, fermo sulla porta, tirandosi su gli occhiali.

L’altro sbuffò annoiato. Stava cercando di concentrarsi su qualcosa di molto più importante, al momento. Dire a Canada che suo fratello si era fatto fregare non era tra le sue preoccupazioni. Però, era anche vero che il canadese si era offerto di aiutarlo...Beh, offerto, per modo di dire. Tecnicamente era sotto ricatto.

Magari quella notizia poteva servire a motivarlo.

-Tuo fratello ha perso dei soldi.-

-C-cosa? Quando?- chiese, per poi prendere un profondo respiro e fare la domanda che temeva più di tutte -Chi...?-

-Francia.-

L’effetto di quella notizia su Matthew fu lo stesso di una secchiata d’acqua gelida. Proprio non riusciva a capacitarsene. Voleva bene a Francis, era stato come un fratello per lui. Non lo riteneva capace di cose del genere...e poi perché contro Alfred? Proprio non capiva. Infilò una mano tra i capelli biondi, mentre si sforzava di analizzare la cosa lucidamente. Prussia lo vide così sconvolto da provare quasi compassione.

-In questo gioco nessuno guarda in faccia a nessuno. Non prenderla sul personale.- consigliò distrattamente, aggirandosi nei pressi di uno scaffale.

-Ma...ma...perché lui?-

-Senza offesa, ma anche a me tuo fratello sembra facilmente raggirabile, sai...-

Ottenne indignate proteste a cui non prestò troppa attenzione. Stava spostando dei libri nella speranza di trovare qualche nascondiglio segreto. Allo stesso tempo, rifletteva su dove potessero aver deciso di nascondere i loro gettoni gli altri. Uno in particolare.

Canada sospirò un “che faccio, adesso?” con l’aria più abbattuta del mondo.

-Ti dico io che fai, mi aiuti a capire dove c’è odore di soldini, e recuperi quello che serve per tappare il “buco finanziario” di quel...genio. Ci stai?-

Si era ripromesso di non approfittare della situazione, Matthew. Ma era anche vero che in quel gioco d’inganni le regole sembravano fatte apposta per essere infrante, e le cose per cambiare tanto in fretta da stordirlo. Inoltre, non poteva dimenticare che, al momento, i suoi gettoni erano ancora nelle mani dell’albino, intento a lanciare ovunque occhiate avide e febbrili.

-Diciamo di si...dato che non ho molta scelta.- capitolò alla fine. -Cercheremo la cassetta di Francis?-

-Nah, non per ora. Aspetterei ancora un po’, per vedere se gonfia ancora il bottino, prima di metterci le mani. Lo freghiamo domani, come Russia.- disse con tono pratico il prussiano. Notando lo sguardo dell’altro, storse un po’ il naso. -Non guardarmi così. Niente di personale, ricordi? So che siete legati, e teoricamente sarebbe anche mio amico, ma è stato lui il primo a non farsi scrupoli.-

Era vero. Per quanto assurdo, o più semplicemente triste, potesse essere, era solo e soltanto la verità.

-Renditi utile, aiutami a pensare.- ordinò Prussia, riportandolo coi piedi per terra. -Sono troppo Magnifico per entrare nelle menti mediocri. Se tu fossi, per esempio, quel damerino spocchioso di Austria, dove metteresti la tua cassetta piena di gettoni?-

-Beh...- non voleva pensarci, non voleva fare quelle cose. Eppure, al momento, lasciarsi trascinare gli sembrava l’unica opzione praticabile pur di non affondare in pensieri cupi, disperati, e decisamente poco utili. -Dato che proprio non riesco ad immaginarlo, io partirei cercando di ricostruire i suoi movimenti.-

-Tze. Ci avevo pensato anch’io, cosa credi? Quello non ha schiodato il sedere dal pianoforte, neanche fosse a casa sua!- sbottò nervoso Gilbert.

-Stai dicendo che ha suonato il piano? Non mi pare di averlo sentito...-

-No, si è solo sedut...aspetta!- esclamò, schizzando in direzione dello strumento e aprendo la ribalta. Sbuffò deluso.

-Niet.-

La voce del prussiano era ridotta ad un ringhio per l’irritazione. Si accasciò sulla seduta di fronte allo strumento. Matthew, intanto, si era avvicinato a sua volta, curioso.

-In effetti sarebbe stato troppo facile da scoprire. Chiunque, premendo anche solo per gioco un tasto, si sarebbe accorto che qualcosa impediva alle corde di risuonare. Però...ti spiacerebbe spostarti?-

-Eh?-

-Ti alzeresti da li, per favore?- ripetè gentilmente, per poi chinarsi sulla sedia. Si rese subito conto che la seduta, imbottita, era staccata dal resto della struttura in legno. Lo sgabello aveva praticamente un doppio fondo. All’interno, la cassetta di Austria.

-Magnifico, sapevo di essere sulla strada giusta.- disse Gilbert strofinandosi il naso con un dito, fingendo di ignorare il fatto che era stato Canada ad avere l’intuizione vincente. -comunque anche tu non te la sei cavata male, ragazzino.-

-G-grazie...credo.- non era particolarmente fiero di se, Matthew, ma neppure abituato a ricevere complimenti. Una microscopica parte di lui trovava la cosa gratificante.

-Bene. A te l’onore...-

-Meglio di no.- rispose asciutto, tornando in se. No, non voleva appropriarsene. Era sbagliato. Anche se tutti, compreso Francia, lo stavano facendo, non significava che rubare in quel modo fosse diventata una cosa giusta.

-Allora ne prenderò metà.- Annunciò l’albino riempiendosi le tasche.

-Non tutto?- chiese sorpreso.

-No. Siamo pur sempre parenti, io e Roderich...e poi non voglio mica annientarlo. Solo mettermi in condizione di tiranneggiarlo un po’.- rispose ridacchiando Gilbert. Non sembrava più così cattivo e fuori controllo, adesso. Sembrava solo allettato dall’idea di migliorare la sua situazione attraverso il denaro, come lo erano tutti. Accadeva tutti i giorni anche nella normalità, e questo non faceva di nessuno una cattiva persona a prescindere.

Canada si ritrovò a pensarci e a rendersi conto che, fino ad ora, aveva visto la situazione in modo limitato. O bianco o nero. Invece le sfumature di grigio, erano tante e differenti l’una dall’altra. Così come Prussia aveva sbandierato le sue ragioni, quando si era appropriato della sua cassetta, allo stesso modo Francia avrebbe avuto fior di motivazioni per giustificarsi. Parlare non sarebbe servito a nulla, al momento. Contavano solo i fatti.

 

§§§

 

Lily Zwigli piangeva. Si era accasciata a terra, appena uscita dal bagno femminile della villa. Adesso se ne stava rannicchiata sulla moquette, con il volto tra le mani e le spalle scosse da frequenti singhiozzi. Vash si era chinato su di lei, temendo un malore. Ma appena appurato dai suoi balbettii cosa era accaduto, si era messo a sbraitare cose irripetibili, prendendo un vecchio fucile scarico, da esposizione, attaccato alla parete del corridoio. Probabilmente per abitudine. Del resto aveva intenzione anche di usarlo come oggetto contundente, pur di scoprire quale tra quei disgraziati aveva osato fare una cosa del genere.

La cosa che più lo faceva impazzire di rabbia era che se la fossero presa con lei. Vigliacchi.

Il furto era stato così rapido, da non dare il tempo alla ragazza di notare nulla. Esattamente come le era stato detto da Svizzera, lei non aveva parlato con nessuno, cercando di passare inosservata. Aveva aspettato che l’unica altra ragazza, Ungheria, usasse la toilette, per poi finalmente entrare anche lei, senza pericolo. O così credeva. Aveva posato la cassetta a vista, mentre si lavava le mani. Poi, però, si era resa conto di non poter far a meno di usare il gabinetto. Il ladro aveva approfittato del momento in cui si era, giustamente, chiusa nel cubicolo.

Era stata ingenua, questo era vero, ma Svizzera sentiva di avere una parte di colpa. L’aveva fatta isolare, convinto di poterla proteggerla in ogni situazione, invece era bastato un attimo in cui si erano separati a metterla nei guai. Come se l’infame, chiunque egli fosse, stesse aspettando da tutto il giorno solo il momento in cui Vash avrebbe necessariamente dovuto allentare la sorveglianza.

Il frastuono avrebbe dovuto attirare tutti i presenti, ma la maggior parte ormai sguazzava in altre preoccupazioni o in un’egoistica indifferenza. I pochi che si affacciarono alla porta, ricevettero poi un’accoglienza tutt’altro che calorosa.

-Chi di voi è stato?- chiese lo svizzero, puntando la canna del fucile contro un terrorizzato Ravais.

-Vash, smettila!- si intromise Elizaveta. -Dubito che il ladro sia tra i presenti...ed anche se lo fosse di certo non verrebbe a dircelo.-

-Credo che la signorina Ungheria abbia ragion...- mormorò la vittima, prima di essere interrotta dal fratello.

-Io invece credo di avere proprio di fronte la ladra.-

Lily protestò debolmente che non poteva trattarsi della giovane ungherese, senza che la sua voce riuscisse a sovrastare quella indignata dell’altra ragazza. Tuttavia i sospetti che Svizzera aveva non erano del tutto infondati. Ungheria era l’unica altra donna, ovvero l’unica che l’aveva vista entrare in bagno, e che poteva rientrarci per compiere il furto senza destare troppi sospetti.

-Non sono spariti un po’ di gettoni, è sparita la cassetta intera. Dove avrei potuto nasconderla per portarla via, eh?-

-Che succede, qui?-

L’intromissione di Austria fu tutt’altro che di aiuto. La discussione prese pieghe quasi violente. Vash impugnò il fucile scarico dal lato della canna, come se volesse spaccare qualche testa con il calco. Roderich aveva difeso Elizaveta, con un piglio che raramente dimostrava. Si era ripromesso di fare la sua parte per difenderla e l’avrebbe fatto. Glielo doveva e, nonostante dovesse ritrovarsi a discutere in maniera così volgare, voleva anche farlo. Ungheria era commossa, e allo stesso tempo, si teneva pronta ad intervenire se la situazione fosse degenerata in uno scontro fisico. Dietro le spalle di Vash, Lily continuava a piangere sommessamente.

Ci volle un po’ perché tutti si calmassero, o per lo meno fingessero di farlo. Ungheria ed Austria se ne andarono per primi. Lui ostentava un’aria indignata, mentre la ragazza stringeva i pugni con rabbia. La cosa che le dava più fastidio era quell’atteggiamento di Vash. Pensava alla sua amica (perché tale considerava, comunque, la minore degli Zwigli) e all’atteggiamento che aveva avuto fino ad ora. Silenziosa, isolata, sola. Perché Svizzera non si rendeva conto che non avrebbe potuto proteggerla per sempre? Perché non le permetteva di trovare anche qualcun altro su cui contare?

Lo svizzero accompagnò la sorella nella direzione opposta, dandole il braccio. Scossa, lei continuava a piangere dicendo che era stata colpa sua. Vash si fermò un attimo. La vide porgergli la sua cassetta, che nella confusione aveva posato a terra, accanto alla sorella.

-Tienila.-

-Come?-

-Finchè non ritroviamo l’altra...quella è tua.-

-N-non posso...io...-

-Se non l’avessi sorvegliata avremmo perso anche quella, quindi è giusto così.-

Lily si ricordò di quando Vash si era preso cura di lei, arrivando letteralmente a togliersi il pane di bocca per farla mangiare, e aiutarla a rimettersi in sesto come nazione. Le si riempirono gli occhi di lacrime. Lui la scosse delicatamente. Se avesse voluto vederla piangere, non le avrebbe certo ceduto i suoi gettoni. Era sicuro di riuscire a ritrovare gli altri, ma...aveva capito, adesso. Si era reso conto che saperla felice e al sicuro era più importante di tutto. Compresa la sua ossessione per i soldi. Si sarebbero rialzati, come avevano fatto già una volta. C’era tempo per ricostruire un patrimonio, un’eternità, nel suo caso. Ma una volta persa una persona, non si può più recuperare. E Lily era da sempre una persona troppo importante per correre questo rischio.

A margine della scena Ravais, ormai rimasto solo, si morse un labbro, avvicinandosi al mobiletto tra le porte dei due bagni. Era una specie di comodino con un buffo vaso da fiori. Vuoto. Aprì l’anta di legno con un sospiro triste...

 

§§§

 

Quella sera non ci furono altre sorprese. Tutti andarono a dormire nel più assoluto ed imbarazzato silenzio. Il mattino dopo, di buon’ora, Romano sentì bussare alla porta della sua stanza. All’inizio pensò ad uno scherzo dell’immaginazione. Bussarono di nuovo.

-Chi cazzo è a quest’ora?- sbraitò, girandosi verso il muro e calcando il cuscino sulla sua testa.

-Fratellone.-

Veneziano? Alle...sette del mattino? Era assurdo. Scattò in piedi, preparato al peggio. Doveva essere successo qualcosa di tremendo per buttarlo giù dal letto a quell’ora indecente. Il minore sobbalzò quando si vide aprire di fronte la porta di scatto, e si trovò faccia a faccia con il fratello stravolto.

-Che succede? Qualche altro bastardo ha provato a rompere? I tuoi gettoni ci sono ancora?-

-Nessuno mi ha dato fastidio. Tutto a posto, per ora, ve.- biascicò con un sorriso, sforzandosi di non sbadigliare.

-E quindi?-

-Non ti ricordi che volevi accompagnarmi?-

-A quest’ora?- chiese il meridionale, trasecolato.

-Ci siamo messi d’accordo...yawn...così.-

-Scommetto che l’orario l’ha deciso quel crucco bastardo...- bofonchiò, afferrando al volo una camicia posata su una sedia. Il tempo di vestirsi e i due si avviarono attraverso il giardino. La rugiada aveva depositato le sue gocce sulle foglie degli alberi, che ora penzolavano appesantite, pronte a gettare loro qualche piccolo schizzo sul naso. L’aria era fresca. I due fratelli si lanciarono uno sguardo d’intesa e si separarono per qualche minuto. Ciascuno doveva controllare le proprie cose, e l’accordo di farlo in segreto, per non rischiare di esporsi a vicenda, era ancora valido. Sorprendentemente, tornarono al punto in cui si erano lasciati quasi contemporaneamente. Feliciano sorrise, mentre Romano si limitò a brontolare un “andiamo?” decisamente poco convinto.

-Tutto bene, vero fratellone?-

-Ma si, si, accidenti...-

-Ve...allora perché sembri preoccupato?-

-Perché non capisco dove vuoi arrivare.- sbottò alla fine. -Ho detto che ti appoggerò e lo farò, ma cazzo spiegati una dannatissima volta!-

-Beh...- esordì Italia, alzando leggermente lo sguardo verso il cielo che si stava rischiarando. Camminava a piccoli passi, mentre il fratello lo affiancava. Non aveva paura di andare a sbattere contro qualcosa per questo. In pratica, lo stesso discorso valeva per il gioco, ma non sapeva bene con che parole esprimersi. -Vedi io ho chiacchierato con un po’ di gente, da quando siamo qui.-

-Gente tipo il mangia crauti?-

-Anche, ma non solo lui!- esclamò convinto, continuando -Il punto è che tutti, fino ad adesso, mi sembra non si fidino di nessuno.-

“Ma non mi dire...” pensò Romano, senza però esternare i suoi pensieri.

-Se ci pensi, l’abbiamo visto già da Prussia, che ha deciso di non dire niente a Germania di quello che stava facendo. Poi ho parlato con Germania, era un po’ agitato persino lui, perché dice che il vero problema è capire chi ci ha fatti venire qui. Più o meno le stesse cose ha detto Inghilterra, che stava indagando da solo.-

-E questo perché ci riguarda?-

-Ve, infatti non ci riguarda!- Era proprio quello il punto. -Perché io e te fino ad adesso abbiamo deciso insieme cosa fare, e tu mi hai aiutato e ci stiamo coprendo le spalle a vicenda. Secondo me è per quello che possiamo stare più tranquilli. Sappiamo sicuramente che almeno una persona qui non cercherà di imbrogliarci.-

Aveva senso, aveva maledettamente senso. In qualche modo, si ritrovavano in una situazione insolitamente avvantaggiata.

-Quindi, siamo solo noi che possiamo stare un po’ più tranquilli e aiutare anche gli altri, capisci? Lo possiamo fare solo noi, fratellone! Dobbiamo fare in modo che gli altri si fidino di noi, così potremo collaborare e trovare una soluzione...senza continuare a trattarci così male a vicenda.-

-Collaborare?- chiese sarcastico il maggiore, facendo schioccare la lingua con stizza. -Non siamo mai riusciti per secoli e ti aspetti che proprio in una situazione del genere, in cui a fare gli stronzi ci si guadagna, tutti diventino dei...-

-Mica tutti, ve. Abbastanza da fare un gruppo. Un gruppo che debba preoccuparsi un po’ meno dei propri gettoni e possa pensare anche ad uscire da questa situazione.- precisò -Però...sarebbe bello se alla fine si riuscisse ad aiutare tutti...-

Che ingenuo che era Veneziano. Eppure il suo discorso non era sconclusionato come al solito. Anzi, doveva ammettere che l’idea di avere le spalle più coperte a Romano sarebbe davvero piaciuta. Però non dalle persone a cui suo fratello, al momento, aveva deciso di affidarsi. Era molto scettico, su quelli li. Era scettico su tutti, in realtà.

Veneziano procedeva tranquillo, e Romano capì che non avrebbe rinunciato alla sua idea, perché per quanto pigro, fifone e un po’ combina guai, il suo fratellino era un altruista. E un ingenuo. Per assurdo, l’unica soluzione era seguire il suo piano, cioè coprirgli le spalle. Avrebbe verificato lui che la fiducia di suo fratello non andasse sprecata e che nessuno li prendesse per fessi. Feliciano era incapace di essere diffidente...

In un certo senso, ogni singola parola uscita dalla bocca del settentrione era vera: poteva essere così, poteva provare a fare la differenza con quell’assurdo piano, solo insieme a lui. Romano non si sarebbe tirato indietro, anche se non condivideva proprio tutto...forse un pochino fesso, anzi no, altruista, poteva riuscire ad essere anche lui. In fondo, tutta quella storia dei gettoni era sempre più chiaramente un giochino sadico utile soprattutto a mettere gli uni contro gli altri, senza apparente alternativa. Valeva la pena provare a...collaborare...solo per deludere il bastardo che si stava godendo lo spettacolo dalle telecamere.

“Vediamo che succede, signor voce-del-cazzo, a guastarti la festa!”

 

 

E l'idea mia è tutta qui: se le persone viziose sono tutte quante collegate tra loro e appunto perciò costituiscono una forza, allora basterà che le persone oneste facciano anche loro altrettanto. (Lev Tolstoj) 

 

 

 

Angolino del disimpegno (presso il Mind Palace di IMma)

Beh, che dire...un bel po’ di colpi di scena notturni, non vi pare? Innanzi tutto Matthew. Lo adoro. Mi piace soprattutto perché finora sta cercando di mettersi nei panni delle persone che ha intorno. Volevo che fosse un personaggio intelligente e positivo, ma senza trasformarlo in una specie di moralizzatore. Anche se hanno la fortuna-sfortuna di essere Nazioni, non dobbiamo dimenticarci che i nostri hetaliani sono anche, senza eccezione alcuna, umani. Quindi ci stà che si mettano in discussione, o si lascino trascinare dalle circostanze, a volte...

Parliamo di Lily...non uccidetemi. Il furto della sua cassetta sarà l’ennesimo mistero nel mistero, e credetemi che potrebbe rivelarsi un colpo di scena niente male. Inoltre mi serve ai fini della trama. #vivalasincerità

Siete felici di rivedere in azione Romano? Nel prossimo capitolo tornerà anche Inghilterra.. E i miei due tsundere del cuore dovranno pure interagire, quindi...preparate i parafulmini, perché prevedo tempesta! xD

Scusate inoltre il ritardo nell’aggiornare, ma sono stata fagocitata e digerita per un po’ dalla vita reale. Grazie più che mai dunque a Chibs, chocobabana_, ChocolateKiller, Clepsamia, danonleggere, Ester 961, Fantom94, IamCrazy, JLuna_Diviner, ladyanarchica, Momoe12, Nemesis98, nikkith, Queen Giulietta, Shir, Triscele_Celtica98 e WeirdPuck che hanno deciso di continuare (o iniziare) a seguire questa storia sopportando la mia lentezza.

Grazie a tutti e al mese prossimo

IMma

  
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