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Autore: njaalls    22/10/2014    2 recensioni
Quel ch’ella par quando un poco sorride, non si può dicere né tenere a mente.
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«Dovresti uscire con me» dice lei con la sua usuale schiettezza, mentre una folata di vento si abbatte contro le loro guance e i loro nasi sono un po' arrossati per colpa dell'alcol. E Nina Evans ha già inquadrato Niall, ha imparato a comprendere un po' il suo carattere e le sue intenzioni e non gli è indifferente, un po' come lui non lo è per lei.
C'è un secondo di silenzio tra loro, nel quale solo la musica proveniente dalla casa è udibile e così lasciano che i loro cuori battano a ritmo quasi sincronizzato. Poi Niall scoppia a ridere. «Dovrei?»
«Dovresti» conferma lei, scrollando più volte la testa.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1 — Party and kindness
 
Perché loro vedono le cose sotto un'altra luce.
 
La festa di quella sera è decisamente un extra che ha già fatto scocciare, e non poco, i genitori di Nina e che le farà guadagnere un coprifuoco ancora più ristretto, se possibile.
Ha usato la carta dell'amicizia, delle pressioni da parte dei ragazzi e ha dovuto accettare che sua sorella andasse con lei, perché «Posso venire con te?» e Nina non mi ha disdegnato l'idea, sia perché portarsi sua sorella non sarebbe stato un problema, sia perché le avrebbe dato una chance in più. E non si è affatto sbagliata, come sempre.
Suo padre è stato quello più restio, ma alla fine Laila Evans è intervenuta, si è seduta sul bracciolo della poltrona su cui il marito guardava il telegiornale e ha lavorato per le figlie, riuscendo a cavarne un «Sì, ma non dopo l'una» e sta bene ad entrambe.
A Nina non danno fastidio quei coprifuochi. I suoi amici spesso si scocciano perché «Facciamolo ora, poi devo andare» o «Sbrighiamoci», ma stanno insieme gran parte delle giornate e possono anche sacrificare qualche ora insieme.
Adesso Nina è davanti l'armadio, le ante spalancate e non sa che indossare perché, fosse per lei, andrebbe in giro in jeans e vestiti comodi, mentre Emma è così impeccabile che spesso si ritrova a pensare di essere in qualche modo invidiosa dei suoi modi di fare.
A lei non importa in che maniera esce, cosa indossa, o cosa dice ed è un libro aperto per tutti, tiene un blog strappalacrime su Tumblr —che non aggiorna da anni— e i suoi sentimenti sono in bella mostra, il più delle volte. Poi arrivano le sue amiche e i suoi capelli sono davvero troppo disordinati, i suoi vestiti troppo casual rispetto a quelli femminili di Ron e quelli alla moda di Emma, e la sua parlantina non è affascinate, perché affascinanti sono le sue amiche, pacata una e misteriosa l'altra. Sospira e afferra un jeans nero, messo solo un paio di volte.
Cecilia arriva alle sue spalle e si siede sul letto, già vestita. Ha solo sedici anni e porta un vestitino di raso meglio di come lo porterebbe lei, che invece è più grande, ma ha meno tette, meno fianchi e una corporatura fin troppo gracile. Le sorride e le mostra un maglione rosso fuoco e una camicia verde, mentre la più piccola opta per la seconda con allegata una smorfia e dei fiorellini stampati sul tessuto.
Quando Ron bussa alla porta, sono le otto e mezza e fuori il tempo sta dando una tregua alla pioggia incessante. Sente già la voce educata della sua migliore amica che prima saluta i due adulti e poi chiede dove sia Nina, due secondi dopo è già davanti alla porta aperta della camera da letto e le nocche bianche che battono sul legno.
«Posso?» e non aspetta nemmeno una risposta, perché in quella casa ci è cresciuta e in quella camera hanno fatto i pigiama party più sfrenati. Quando si accorge della seconda Evans stesa sul letto, intenta a mandare un messaggio, sorride e guarda il suo abbigliamento decisamente poco consono all'andare a dormire. Non ci mette molto a fare due più due. «Ciao, vieni anche tu?»
«Hey» e la sorella di Nina non è molto loquace nemmeno con chi vive con lei o con chi l'ha praticamente vista nascere. Cecilia è sempre stata l'ombra di Nina, da piccola voleva fare tutto quello che faceva la maggiore, poi il tempo ci ha messo del suo ed è cresciuta, come normale che fosse, ed è diventata una ragazzina piuttosto spigliata, ma mai chiacchierona. Le piacciono le feste e porterebbe sua sorella a fare shopping un giorno sì e l'altro pure, se questa non fosse così annoiata dall'andare sempre negli stessi negozi ad Holmes Chapel. Alza lo sguardo dallo schermo, mentre questo le illumina il viso nella penombra. «Sì, è un problema? O non avete spazio in macchina?»
«Oh, no, ci stringeremo» le sorride e Cecilia ricambia, perché Ron le piace, come le piacciono Emma e i ragazzi. Sopratutto*** i ragazzi e, non lo ha mai detto a sua sorella, ma ogni volta che Liam è nei paraggi lei non può far meno che aggiustarsi i capelli e controllare che i vestiti siano al loro posto. Sorride.
«Perfetto» dice Nina, mentre saltella sul posto per infilare uno stivaletto che fa i capricci, poi cerca la borsa ed è quasi pronta. Le due la osservano, in silenzio e Ron si poggia allo stipite, le mani dietro la schiena e il busto avvolto da un vestito di lana spessa, mentre il pensiero di Liam che la aspetta già alla festa, le procura un groviglio incontrollabile allo stomaco. Si scosta una ciocca di capelli dalla guancia e Nina è finalmente pronta, questa volta per davvero, e tutte scendono al piano terra. Il signor Evans è abbastanza accigliato, controlla l'abbigliamento delle figlie e appura che il vestito di Cecilia non sia troppo corto o scollato, poi le lascia andare e non dopo aver ricordato una serie di responsabilità che entrambe hanno sulle spalle e il coprifuoco da rispettare. Se si aspetta che nessuna delle due ordini almeno un drink, è fuori strada.
«Non dopo l'una! Mi fido di voi»
«Ciao, papà» risponde Nina, alzando gli occhi al cielo. Poi salutano la madre, un bacio e volano via, lasciando i coniugi in una casa vuota e troppo grande per due persone. Si sorridono e hanno fiducia nelle loro figlie.
Quando arrivano in strada, Emma sta fumando una sigaretta, ormai quasi consumata e Louis Tomlinson le fa compagnia, tenendone una altrettanto finita tra l'indice e il pollice. Quando le vede comparire, questo sorride smagliante, si sofferma su Cecilia e «Non sapevo fosse la serata dei fratelli!» ed entrambe le Evans lo abbracciano contemporaneamente e non si vedono da un po', poi gli lasciano un bacio sulla guancia.
«Nemmeno noi, in realtà» risponde comunque Nina, accarezzandogli la schiena con una mano calda, mentre lui le passa una mano tra i capelli lunghi. Si sorridono.
«Era il nostro unico passaggio» spiega Ron e fa spallucce, salendo sull'auto del fratello.
«Oh, grazie tante» commenta sarcastico Louis, ma ride e non si arrabbia mai per nulla, ama sua sorella e per lei farebbe i salti mortali, se fosse necessario.
«I ragazzi?» domanda allora Cecilia, cercando di trattenere l'agitazione e la curiosità una volta in auto, si sporge un po' avanti, rivolgendosi a Louis e Ron seduti suoi sedili anteriori. Emma, Nina e la piccola Evans, si stringono in quelli posteriori e tappano i finestrini, perché c'è un freddo boia e stanno tremando come foglie.
«Io non sono una ragazza» fa comunque presente il maggiore dei Tomlinson e guarda la mora dallo specchietto retrovisore con una smorfia, continuando a non rispondere. Nina ride.
Conoscono Louis da quando sono nate, inizialmente è sempre stato con loro, le faceva giocare quando erano piccole e si ritrovavano tutti insieme in un'unica casa; poi è cresciuto e ha trovato amici maschi con cui passare il tempo, lasciando le ragazze sole perché erano ancoratroppo bambine. Però nessuna -né Nina, né Ron, né Emma- dimenticherà mai Louis Tomlinson costretto a giocare con le Barbie, quando le lamentele erano troppe e i «Dai, falle contente» dei genitori asfissianti. Ne ridono ancora e in un certo senso sono state manifestazioni d'affetto che oggi scaldano loro i cuori, mentre sorridono a quello che a tutti gli effetti un fratello è.
Louis però ha avuta la sua piccola vendetta e, non mente, gli è piaciuto: ha impiccato la bambola di Nina e l'ha vista crollare a terra, in lacrime per la disperazione, ha distrutto l'osceno servizio di porcellana di sua sorella e ha fatto cadere Emma dallo scivolo quando lei aveva espressamente chiesto di aspettare il via, prima di farla andare giù. E nessuna delle tre dimentica nulla, adesso, perché anche i più piccoli particolari sono importanti e preziosi e Cecilia ha sempre avuto un posto riservato rispetto alle altre, essendo ancora più piccola. Quando Louis la teneva in braccio, non piangeva e sorrideva, è stata l'unica ad avere il privilegio di essere abbracciata da lui anche davanti a degli estranei, l'unica con cui si sacrificasse davvero e senza ripicche per farla giocare, quando le altre tre le spiegavano che loro erano più grandi e non potevano fare gli stessi giochi. Cecilia piangeva e quindi Louis abbandonava il game boy, o al massimo lasciava che lo condividessero, anche a costo di perdere il punteggio salvato dell'ultima partita ai Pokémon.
«Sono già lì» risponde Ron e dà un colpetto al braccio del fratello, ridacchiando. «Ho sentito Liam poco fa»
«E quando mai» mormora Emma, che per tutto il tempo è rimasta in silenzio, ma con le orecchie pronte a captare qualsiasi rumore, voce o parola. Ha guardato il paesaggio inglese scivolarle al fianco, bagnato e umido come il finestrino leggermente appannato e non ha partecipato a nessuna conversazione. Al suo fianco, Cecilia ha sentito la sua battuta appena sussurrata, si è agitata un po' e non ha fatto più domande, perché non vuole davvero sapere altro, tipo cosa ci sia tra Ron e Liam, anche se alla fine lo sanno tutti. Cala il silenzio e Louis accende la radio, quando arrivano sono passati altri dieci minuti.
Le ragazze scendono lentamente dall'auto posteggiata diversi metri lontana dal locale e si stiracchiano come se fossero state sedute per ore, ferme sempre nella stessa posizione. Ma in realtà è solo il freddo che intorpidisce le loro gambe calde e non riescono quasi a muoversi.
Louis è l'ultimo ad uscire dall'auto, chiude la portiera con il telecomando e le raggiunge, sorridendo.
«Dimmi che stai congelando e starò meglio» brontola Emma nella sua direzione, perché ha solo un maglione leggero sopra una maglia di cotone, i jeans arrotolati e un beanie in testa che forse è l'unico indumento adatto alla stagione.
«So che mi vorresti agonizzante sul ciglio della strada, ragazzina» risponde lui serio e le dà una spallata delicata. «Ma sto alla grande, mi basta il tuo sorriso a riscaldare ogni centimetro del mio corpo»
A quel punto Emma accenna una risata sarcastica e Louis un sorriso altrettanto ironico, mentre le altre ridono e quella di Nina, risata, è forse udibile anche da dentro il locale, dal quale proviene un rumore assordante di musica che batte contro le pareti, insistentemente.
Zayn e Liam sono a diversi metri da loro, stretti nei loro blue jeans e in due parka pesanti. Il primo si è fatto la barba e pare abbia guadagnato almeno cinque anni in meno, il secondo sta buttando la cicca delle sigarette dentro un tombino, prima di sorridere alla combriccola. Li raggiungono e Cecila si sente già fuori posto, Zayn non le va molto a genio e Liam fin troppo, ma questi la salutano con normalità, uno troppo espansivo l'altro con un sorriso timido e sono troppo occupati a far festa a Louis per badare realmente a lei.
«Quanto tempo, Tomlinson» e Liam è stato quello che con l'inizio delle elementari ha rimpiazzato Louis nei giochi per ragazze, ha portato sua sorella e le sue amiche a vedere film idioti e noiosi, ma non ha mai disdegnato la compagnia. Sono diventati grandi amici e poi Zayn si è unito ai due, ma Louis ha iniziato a lavorare subito dopo il liceo e vederlo in giro, ora, è quasi un miraggio. Partecipano alle stesse feste raramente e quando succede, come quella sera, passa sempre diverso tempo prima che si possano rivedere  di nuovo per bere qualcosa insieme. Zayn allunga la mano verso il maggiore e poi si abbracciano, una pacca sulla schiena e dei sorrisi caldi di due persone che sono davvero contente di essere insieme.
Nina avanza a sua volta verso Zayn con un passo mascolino, le gambe molle e leggermente aperte e prova a scambiare con lui un cinque e un saluto uguale a quello che si è dato con Louis, ma Zayn si morde prima il labbro confuso e poi la accontenta, ridendo piano. Emma distoglie lo sguardo e ha già detto «Hey» quando li ha visti, può bastare.
Zayn non è bravo nel manifestare affetto, lo fa con Liam a mo' di scherzo, ma con le ragazze è proprio una frana e vorrebbe abbracciarle, ogni tanto, perche se lo meritano.
Vorrebbe stringere sopratutto Emma, che è sempre così fredda e dovrebbe lasciarsi un po' andare, ma poi rimane in silenzio, sorride e sta con loro -con lei- e questo sembra bastare a tutti. Perché Nina lo cerca quando ha bisogno di compagnia per fumarsi una sigaretta ed è il primo a cui si rivolge, Ron si preoccupa ogni giorno che abbia studiato matematica perché non è un granché bravo e spesso acconsente a dargli qualche ripetizione ed Emma, invece, lo guarda ed è quasi la ricompensa migliore. Sa che i suoi occhi lo studiano quando crede di non accorgersene, che gli chiede una sigaretta quando sa che ha l'ultima e faranno allora un tiro l'uno e che lo vorrebbe prendere per mano quando è arrabbiato, per tranquillizzarlo, ma non è affatto brava a consolare, quindi muove impercettibilmente le dita e poi ci ripensa. Ma Zayn vorrebbe dirle che può farlo, può unire le loro mani, ma sono più simili di quel che vogliono ammette e sono loro e finisce che hanno paura anche solo di sfiorarsi per sbaglio.
Nina allora spinge un po' avanti Emma con nonchalance, facendola finire contro il braccio di Zayn. Quando lei si volta, uno sguardo che se potesse la ucciderebbe all'istante,  l'amica è già impegnata a conversare con Louis, lo prende sottobraccio e fa finta di nulla, convincendolo a fumare un'ultima sigaretta prima di entrare. Zayn, Emma, Nina e il maggiore dei Tomlinson si fermano quindi all'esterno, stretti nei giubbotti, si poggiano al muro ed escono gli accendini, ridendo e scherzando, intanto che Liam convince Ron ad andare con lui per salutare degli amici. Spariscono oltre la porta del locale e il resto del gruppo sa già che una volta dentro, sarà difficile rimanere insieme.
Cecilia è in silenzio, le mani nelle tasche del cappotto e si guarda intorno. A Nina non piace che fumi ed è sicurissima che sua sorella non lo faccia, infatti, le sorride e indica con un cenno del capo l'intero del pub, facendole intendere che non rimarrà lì a respirare fumo passivo.
«Credo ci siano le mie amiche dentro, con qualche compagno di scuola. Vado» dice e inizia a camminare, senza nemmeno attendere una risposta e aggiustandosi i capelli lisci.
«Okay, ma tieni il cellulare con te» urla sua sorella, scostandosi dal muro e sporgendosi oltre Louis, per riuscire ad intravederla nell'ombra della sera. L'unico segno di assenso è il pollice in su che Cecilia le rivolge prima di sparire, oltre un muro di gente e musica assordante, verso i propri conoscenti.
 
 
 

Sono le undici e mezza passate da un po' e sono tutti lì da tre ore abbondanti, stipati nella folla di corpi umani accaldati e inebriati, più o meno, da drink comprati alla zona bar.
Nina si guarda intorno e sorride, mentre Louis, che fino a poco prima le stava raccontando del suo nuovo lavoro in un locale poco lontano da Holmes Chapel, ora è occupato a chiacchierare, sorridere e sorridere ancora, ad una rossa piuttosto bassa e provocante, la quale sembra molto interessata ai denti bianchi e il mostra del suo amico, che invece non guarda altro se non cosa c'è oltre la scollatura.
Nina ha decisamente bisogno di una sigaretta e di un pretesto per uscire da quella situazione imbarazzante, in cui lei è stata messa da parte e ora è costretta a guardarsi intorno, alla disperata ricerca di una via di fuga. Quella prima di entrare è stata l'ultima e Nina sente il desiderio impellente di acquisire nicotina e portarne una alle labbra, come se fosse il suo ultimo e più grande desiderio.
La sua è ormai un'abitudine della mente e del corpo, più che una necessità, perché sa di fumare troppo, o di puzzare come una ciminiera ogni volta che esce da scuola, ma continua a farlo, danneggiandosi. Ed è convinta che i suoi genitori ne siano già venuti a conoscenza, perché –diciamocelo- il deodorante che si porta in borsa non è abbastanza forte e non riesce a coprire gli odori, ma loro non dicono nulla al riguardo e lei tace allo stesso modo.
Ora sospira e scende dallo sgabello, decisamente fuori posto. Senza avvertire Louis, che probabilmente non le rivolgerebbe nemmeno sufficiente attenzione per capire cosa voglia da lui: si guarda intorno alla ricerca di qualche altro suo amico, o magari potrebbe solo trovare Emma e Ron e già sarebbe un successo. La prima è sparita con Liam, quando loro erano ancora fuori, l'ha intravista mentre chiacchierava con una ragazza e poi ha perso le sue tracce, nello stesso modo nel quale ha perso quelle di Emma che si è allontanata senza dire una parola e poi Zayn la è andata a cercare e «Magari le offro qualcosa» ha ammesso e Nina gli ha sorriso.
Ora però è rimasta sola, Louis troppo occupato, le sue amiche dissolte nel nulla e i suoi amici con loro, mente Cecilia è a diversi metri da lei, seduta su un divanetto con un combriccola abbastanza appariscente e confusionaria. Aggrotta le sopracciglia e non conosce nessuno di quei ragazzi e probabilmente appartengono all’altro liceo, quello che frequenta sua sorella e di cui lei ignora per lo più l'esistenza. 
Decide quindi, che è meglio fumarsela da sola, la sigaretta, il pacchetto è quasi vuoto e quando spinge la porta d'ingresso c'è troppo freddo per stare in strada, per giunta sola, senza nessuno che le tenga compagnia, così rientra.
Nina ed Emma durante le lezioni scappano in bagno e si lanciano l'accendino, mentre dalle maniche lunghe dei vestiti escono le sigarette attentamente nascoste, si intrufolano in due cabine diverse e se le accendono. Nina ed Emma fumano un po' troppo e forse dovrebbero andare meno spesso in bagno e stare più in classe, dovrebbero ascoltare i consigli saccenti di Ron e farne buon uso. Ma se lo ripetono sempre e poi non lo fanno mai, nemmeno Nina, per quanto ami le sue amiche e la sua vita, per quanto i suoi voti siano buoni e i suoi genitori orgogliosi della figlia amabile e allegra che hanno cresciuto.
I suoi stivali sono sicuri, ora, come sicura di sé è Nina, che cammina a testa alta, i capelli sciolti sulle spalle e la camicia sbottonata fino alla seconda asola. Ha la borsa in mano, la cerniera già aperta e le mani che, con un pacchetto di carta un po' consumato sui lati e sugli angoli, spingono la porta del bagno.
Questo ha una sola stanza principale —stessi specchi, stessi lavandini e stesso pavimento lurido— e poi le due cabine si dividono in donne e uomini: c'è un ragazzo che esce dalla porta dell'altro sesso come se nulla fosse, sudato e accaldato, gli occhi lucidi ridotti a due fessure. Le sorride.
«Ciao» dice, la voce impastata per il troppo alcol, vorrebbe risultare suadente, ma sta fallendo miseramente. Nina lo fissa con una smorfia e lui fa un passo avanti sorridendo ancora, ma lei è più piccola e veloce, quindi ne fa uno di lato e lo supera senza troppe difficoltà, perché non si regge quasi in piedi. Si chiude dentro il gabinetto con un sospiro e il tonfo delle porta che si incastra allo stipite, abbassa poi le palpebre e si abbandona con la testa contro il muro freddo.
Passano due, quattro, cinque minuti e Nina ha aperto gli occhi, ma non ha preso ancora a fumare, vorrebbe qualcuno che le facesse compagnia, ma è sola, chiusa dentro un bagno fetido e si accontenta.
Porta la sigaretta incastrata tra l'indice e il medio alla bocca, gira la rondella dell'accendino e una fiammella le bruciacchia l'estremità, intanto che lei si aiuta aspirando. La prima boccata è il paradiso e, nel bagno accanto, qualcuno sta facendo la stessa cosa e lo intuisce dalla nuvola di fumo che si scontra con la sua e che proviene dalla cabina di destra.
Controlla che ci siano messaggi sul cellulare, ma la casella è vuota, sua sorella è ancora di là è i suoi amici lo stesso, ma è quasi mezzanotte e per Cenerentola tra poco arriverà il coprifuoco.
Quando la sigaretta si è consumata, rimanendo nulla tra le mani di Nina, questa butta il mozzicone nella tazza e tira l'acqua, riacquistando l'equilibrio e staccandosi finalmente dalla parete di calcestruzzo, che una volta era stata bianca e che ora è ricoperta di scritte colorate e disegni volgari. Cammina piano, fa qualche passo e afferra la maniglia, spalancando la porta.
Nina sa che di fronte ha degli specchi, che potrebbe alzare lo sguardo e ammirare la sua figura, con tutti quei difetti che lei si trova, ma non lo fa semplicemente perché non è vanitosa e non sente la necessità di guardarsi.
Almeno non fino a quando qualcuno tra lei e il suo riflesso non sbuffa e poi mormora qualcosa, Nina quella voce la riconosce. É inevitabile per lei alzare lo sguardo e scontrarsi con quella persona imbronciata che studia la propria maglietta bianca, macchiata di rosa sulla pancia, sente una strana sensazione e non se lo aspettava.
Non pensava di vederlo lì e, sinceramente, non trova un motivo valido per dare forza a questa sua idea, ma comunque ora è davanti a lei e lui ha alzato lo sguardo, sentendosi osservato. Nina non può scappare e non lo farebbe mai, perché, anche se imprevisto, lo guarderebbe per ore, mentre sbuffa, sospira, si scombina i capelli biondi, alza le sopracciglia o le aggrotta a tal punto da procurarsi una ruga marcata poco sopra gli occhi. Ogni tanto sorride, ad Harry magari, fuori dalla scuola e Nina sorride a sua volta.
Questi occhi ora la studiano, la osservano e ammirano ogni mossa e passo, quasi indagatori e il suo sguardo è per un momento perplesso. Nina crede, che nemmeno lui pensava di trovarla lì e allora si rallegra, perché vuol dire che ha notato la sua presenza a scuola, durante l'ora di storia, per i corridoi o a mensa e, per un secondo, il pensiero di tutto ciò la fa sentire meglio.
Sorride a Niall e lui sposta lo sguardo, senza ricambiare, poi la mora fa un altro passo e guarda la maglia macchiata.
«Un po' d'acqua frizzante. Se fai tempo, riesci a non lasciare la macchia» gli consiglia con una voce squillante, che quasi investe Niall, che non se l'aspettava. Si stringe nelle spalle.
«Uhm, non fa nulla» ma la sua risposta bassa e indifferente, non ha nulla di gentile e anzi sembra quasi indeciso se mettersi un guardia o meno, perché lei lo sta studiando e gli sta rivolgendo uno dei suoi solito sorrisi: con fastidio, si domanda perché quella ragazza debba sempre sorridere.
Niall sa che si chiama Nina, frequentano storia insieme e la guarda sempre ridere a mensa, ma solo da lontano, perché Harry non fa altro che lanciare occhiate verso il loro tavolo e Niall non riesce mai a capire chi osservi esattamente tra le tre ragazze. Non glielo ha mai chiesto e, probabilmente, mai lo farà.
«Potrei aiutarti» dice lei e si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, continuando a guardare un po' Niall, un po' la macchia.
«Non ce n'è bisogno»
«A me piacerebbe, invece» e la sua voce è decisa, graffiante e il biondo alza di scatto il capo perché le sta tenendo testa e lui ha solo voglia di lasciarla fare. «Siamo insieme durante le ore di storia. Sei Niall»
«Sì, ma-» inizia, bloccandosi subito dopo. Lei lo guarda e lui rimane in silenzio, chiudendo i pugni e intanto la ragazzina gli sorride. Un sorriso a metà tra il compressivo e il vittorioso.
«Vado a prendere l'acqua, non ti muovere» e scompare oltre la porta, senza preoccuparsi che lui possa risponderle o possa semplicemente seguire le sue orme, lasciare il bagno e sparire tra la folla del locale.
È confuso, sente lo sguardo di Nina ancora addosso e quella ragazza è un uragano, la voce squillante e gli occhi incavati che brillano. Si poggia al marmo del lavandino, dà la schiena allo specchio e si chiede cosa ci faccia ancora lì, perché della sua maglietta non gliene frega proprio nulla ed è più irritato dal dover essere andato lì per forza —perché Harry lo ha letteralmente supplicato, e per cosa poi?, vederlo ficcare la lingua dentro la bocca di una biondina tutta tette?— da quel deficiente che gli si è fiondato contro con il drink perché non si reggeva in piedi e, sì, da quel sorriso sghembo che non fa altro che mostrarsi a lui e a sottometterlo quasi prepotentemente. Perché si incontrano a mensa e gli sorride, e lo è stesso per i corridoi, o durante l'ora di storia, e Niall si chiede che abbia sempre da sorridere. Poi si sente quasi costretto a distogliere lo sguardo e allora si domanda, invece, perché cerca di fuggire da tutta quella gentilezza, quasi esagerata.
Si scosta alla svelta dal lavandino e le sue Vans consumate lo conducono veloce verso la porta, la apre con una spalla, ma prima che possa uscire, la ragazzina approfitta del suo gesto per entrare e Niall sospira pesantemente. Adesso deve rimanere.
Lei cammina lentamente verso il piano di marmo e fa attenzione che l'acqua non esca fuori dal bicchiere e Niall non avrebbe mai fatto nulla di tutto ciò per qualcuno, mentre lei si sta dando da fare per una persona che a malapena conosce.
Niall è egoista, Niall è stanco e ha una padre che fa i salti mortali per pagare l'affitto, senza ricevere grandi ricompense da un figlio che vorrebbe solo tornare indietro nel tempo, se fosse possibile, ed avere la sua famiglia.
Si sente in dovere di rimanere e lascia andare la porta, fa una smorfia e lei si è munita anche di un tovagliolo, strappato dal rotolo per asciugarsi le mani. Lo intinge nell'acqua, si lecca le labbra e aggrotta le sopracciglia, intanto che lo estrae dalla bocca troppa stretta del bicchiere, facendone rovesciare metà. Niall sente quasi le sue labbra voler abbozzare un sorriso, ma si è già voltata e quindi evita. Le sue ciglia lunghe svolazzano e sorride.
«Toglitela»
«Scusa?»
«La maglietta» spiega, indicandogli il capo macchiato. «Toglila. Non posso aiutarti, sennò. Farei un pessimo lavoro e ti bagnerei soltanto la pancia»
Niall vorrebbe riderle in faccia e si chiede se non sia solo un pretesto per provarci con lui. No, perché non ne sarebbe in vena e non è davvero interessato. Ma poi lo sguardo serio di Nina, gli fa cambiare idea, perché dice davvero e le sue mani strette intorno al tovagliolo non scherzano affatto, quindi sospira. E quella ragazza riesce a sottometterlo.
«Okay» esala soltanto e a quel punto Nina sorride amabilmente, perché c'è riuscita.
Niall ha la mascella contratta, mentre si leva la felpa aperta e velocemente si sbriga a sfilarsi la maglia, come se si dovesse quasi togliere un pensiero e alza gli occhi sul viso di lei, allegro, felice e gentile. Tiene l'indumento in mano, ma non glielo tende, sia perché Niall aspetta che lei compia il passo falso, abbassando gli occhi sul suo petto nudo, sia perchè non vuole risultare troppo accondiscendente a quel carattere euforico ed esuberante, quindi è lei a prenderla con le mani sfilate. Si guardano negli occhi e nessuno ha paura dell'altro: lei ha incatenato i suoi verdi in quelli più chiari del biondo, così Nina percepisce che la sta studiando, come si studia una radiografia, o una persona nuova; a sua volta Niall si convince che non ci stia provando e che la sua sia reale gentilezza d'animo. Si arrende, quasi sconfitto, con un sapore amaro in bocca e indossa di nuovo la felpa.
Nina lascia la maglia attentamente sul marmo, mentre lui poggia la schiena a questo, freddo e duro, e la guarda. 
La guarda di sottecchi mentre esce la lingua e aggrotta le sopracciglia, osserva le sue mani che sfregano concentrate il tovagliolo sulla macchia rosa e la chiazza d'acqua che si allarga, fino a mischiarsi con il drink. Pian piano si sbiadisce e lei continua, imperterrita, non con tanta forza, ma con concentrazione, intanto che Niall ha distolto lo sguardo e ha assottigliato gli occhi, stancamente.
«Mi chiamo Nina, comunque» si presenta, come se ce ne fosse bisogno.
«Uhm» brontola annuendo appena, perché lo sa già. Lei non accenna a continuare e allora Niall rimane in silenzio, a chiedersi cosa abbia di strano, perché nessuno aiuta così degli estranei, perché alla fine non si conoscono davvero. Però gli sorride.
Gli sorride quando si incontrano e qualche giorno prima in mensa lo guardava. Niall a quel punto si era sentito soffocare e il suo sguardo, lo sa ma non lo ammetterà, lo rende quasi frustrato. Percepisce sicurezza il lei, euforia e gioia e probabilmente è tutto ciò di cui lui ha bisogno, perciò si sente in qualche strano modo intimidito dai suoi modi, dalle spalle piccole e dei suoi occhi profondi, ma non glielo dirà.
Come non la ringrazierà quando le ridarà la maglietta, che ora ha una grande chiazza grigiastra e bagnata sull'addome, e non ha nemmeno guardato il suo petto nudo quando se la è tolta. Ed una persona seria, a modo suo, Nina.
Gliela tende e gli sorride, come sempre, senza smettere di fronteggiarlo. Per quanto Niall sia spavaldo, cammini con le spalle dritte e la testa alta, non dice nulla, limitandosi a togliergliela dalle mani e rimetterla in fretta. La macchia si appende alla sua pancia, ma, per lo meno, una volta asciutta non sarà rosa.
«Rimarrà l'alone, dovrai lavarla»
«Lo avrei fatto comunque»
«Okay» risponde Nina. Non la sta nemmeno ringraziando, ma non le interessa, perché ha una ruga proprio in mezzo alle sopracciglia aggrottate da quando si sono incontrati. Già a quel punto, aveva compreso che non lo avrebbe fatto e aveva deciso di aiutarlo lo stesso.
C'è un momento di silenzio imbarazzate per Niall, mentre Nina sorride e lui non sa che fare, che viene interrotto dalla porta del bagno che si apre e la musica assordate del locale che entra con una ragazza trafelata e affannata, i capelli lunghi e gli occhi chiari. Il suo sguardo si poggia su Nina e a quel punto fa una smorfia, prima di sorriderle.
«Ti cercavo» esclama Ron rivolta all'amica, poi si accorge di Niall che le sta accanto e si incupisce. «Ho interrotto qualcosa?»
La sua voce si fa un pizzico curiosa e -lo notano sia Nina che Niall- alza un sopracciglio quasi scettica. Nina ride e scuote la testa, mentre Niall affila lo sguardo.
«No» sbotta, abbassa gli occhi e volta la testa verso il lavandino. Trattiene uno sbuffo e vuole solo tornare a casa.
«Okay» dice l'ultima arrivata stranamente schietta, aggiustandosi i capelli e rivolgendosi poi a Nina. Niall non le piace e lo si vede da lontano un miglio, perché c'è quel modo in cui sta stringendo la maniglia della porta e la mascella che serra con forza, che fa prevedere solo una ramanzina inutile per l'amica. «È ora di andare»
Nina annuisce, sorride e deve solo buttare il bicchiere e recuperare sua sorella, mentre si aggira per il bagno e si tira con nonchalance su i pantaloni che le cadono.
Niall è rimasto impalato, ma ha ficcato le mani nelle tasche dei jeans e lo sguardo basso. Osserva le gambe lunghe di lei che si muovono frenetiche nel suo campo visivo e studia il modo sciolto in cui i suoi stivaletti camminano su quel pavimento lurido, poi lei afferra la borsa abbandonata sul marmo del lavandino e gli sfiora un braccio involontariamente. Lui alza la testa di scatto, ma Nina pare non abbia nemmeno prestato attenzione a quel gesto, gli sorride mettendo in mostra i denti bianchi e gli si avvicina.
La sua amica è ancora alla porta, batte irritata un piede per terra e distoglie lo sguardo con una smorfia, quando Nina si allunga verso il biondo, lasciando così la sua bocca a pochi centimetri dall'orecchio di Niall. Fa attenzione a non sfiorarlo, ma qualche capello solletica le guance di entrambi.
«Sei carino quando sorridi» sussurra così piano che, se non fossero a un centimetro di distanza, probabilmente avrebbe difficoltà a sentirle, quelle parole. E Nina si allontana, sorride ancora e la sua frase rimbomba come la musica assordante nelle orecchie di Niall. Sei carino quando sorridi e lui non ha sorriso per tutta la serata e lei si è fidata di lui con tutto il cuore.
Fissa il suo riflesse nello specchio e la mora sparisce oltre la porta, in quella confusione fatta di corpi caldi e mani curiose. Nina sorride e Ron la trascina via, prendendola per un gomito e strattonandola.
«Che diavolo ci facevi con il nuovo?» domanda, spalanca gli occhi e la lascia andare per agitare le mani.
«L'ho solo aiutato»
«Non mi piace» sbotta, urlando sopra la confusione. Nina alza gli occhi al cielo, ma non ribatte, perché non ne ha le forze e perché è ora di andare.
«Dov'eri?» domanda qualcuno ed è la voce di Louis ad arrivare alle orecchie della mora, quando si volta, gli è praticamente al fianco. Cecilia gli tiene una mano, le dita intrecciate e il pollice di lui che le accarezza il dorso, mentre rimane un passo indietro e cerca di non essere divisa da quello che considera suo fratello. «Ti abbiamo cercata per tutto il locale»
«Mi avete mollata da sola!» esclama a quel punto Nina e ride irritata da quelle domande insistenti ed inutili. L'hanno trovata, basta così. «Dove sono gli altri?»
«Fuori, andiamo»
In quattro si fanno spazio tra la folla e chiedono vani «Permesso», ma nessuno li sente e non è di certo un posto dove bisogna essere gentili per arrivare all'uscita. Nina segue Ron e sua sorella è con Louis, proprio alle sue spalle, quindi non si volta e cerca di sfuggire alla morsa delle persone che la circondano. Ha bisogno di un po' d'aria, decisamente, e Niall l'ha lasciata fare. Sorride al pensiero e spingono la porta, trovando ossigeno sufficiente per tutti.
Ha un sorriso meraviglioso ed è più o meno lo stesso che ha stampato ora Nina sulle labbra, lo ha sentito quando la guardava, cercava di essere indifferente, ma ha percepito i suoi occhi su ogni centimetro del suo corpo. E a Nina piace anche la ruga tra le sopracciglia aggrottate e la linea della mascella serrata, perché le piace tutto di Niall, pure quell'odoraccio di sigaretta che ha addosso e che è lo stesso che si porta dietro Nina.
«Dov'eri?» chiede Liam, sul ciglio della strada, le mani nei jeans a vita bassa e un solo sopracciglio alzato. Emma e Zayn gli sono accanto.
Nina vorrebbe rispondere, apre la bocca, ma qualcuno la precede: con fastidio pensa che ha la bocca per parlare anche da sola.
«In bagno» risponde Ron, con il suo solito tono saccente, ma questa volta è più graffiante e sicuro. Nina si chiede se abbia bevuto, perché regge male già un bicchiere. «Con il nuovo»
«Il nuovo?» chiede Zayn, ma non sembra né arrabbiato, né irritato. Solo curioso. Nina annuisce e non vuole più parlare, ora. Cala un attimo di silenzio, in cui nessuno proferisce una sillaba e il solo suono è la musica attutita che proviene dall'interno.
«Bene» interviene Louis, incamminandosi verso il lato nel quale hanno posteggiato l'auto. «Abbiamo due ragazze da portare a casa. E mi sta gelando il culo»
«Noi andiamo di lì» gli ricorda intanto Liam assottigliando lo sguardo in modo buffo. Quando Louis si ferma e si volta per guardarlo, l'amico gli indica l'altro lato della strada con fare ovvio. Il maggiore annuisce.
«Hai ragione, amico» e si stringono in un abbraccio, si danno qualche pacca e poi è il turno di Zayn. Sorridono e i ragazzi salutano le tre amiche con dei baci e dei sorrisi caldi, si vedranno solo il giorno dopo.
«Buona notte»
«Notte»
E, stretta nei sedili posteriori dell'auto di Louis, Emma si abbandona contro il finestrino, gli occhi aperti e i capelli biondi che le solleticano le guancia. Cecilia le sta accanto, gamba contro gamba, la testa sulla spalla di sua sorella e le palpebre abbassate.
Davanti, i due Tomlinson borbottano qualcosa, ma Nina non gli presta nemmeno attenzione un po' perché è stanca, un po' perché sente la ancora il suo braccio sfiorare accidentalmente quello di Niall e aspetta solo la lezione di storia del giorno dopo. Chiude gli occhi anche lei e attende che il tragitto termini in fretta, come attende che sparisca quella sensazione che ancora le scotta sulla pelle.
Quando Louis spegne il motore, c'è il viale di casa Evans illuminato e ci sono sbadigli trattenuti dentro il vano dell'auto, mentre quel formicolio insistente è ancora lì, più presente di prima e chissà per quanto ne avrà.
 
 
 
 
Salve!
Sono tornata con il primo capitolo: ci sono i ragazzi e ci sono le ragazze che avete già conosciuto, ma ci sono due nuove new entry (oltre i coniugi Evans), che sono Cecilia (si legge Sesilia!) e Louis, nonché fratelli di Nina e Ron.
Sinceramente, non ho la benché minima idea di che ruolo avranno. Ho riplottato la storia e Louis farà (per il momento?) qualche comparsa, mentre Cecila non so bene come inserirla, anche perché ho avanzato questa “cotta” (spero si sia capito) per Liam e quindi dovrò lavorarci.
Ho in mente diverse cose sebbene abbia iniziato un capitolo da diversi giorni e non sia ancora riuscito a finirlo, ma spero che liberandomi di interrogazioni/compiti e finendo American Horror Story possa riuscire a concludere o almeno a portarmi avanti.
Per quanto riguarda Niall non definitelo come ‘bad boy’, perché non lo è e non è mia intenzione renderlo tale. Penso che essere solo un po’ chiusi e incazzati, non significhi essere un cattivo ragazzo. Con il passare dei capitoli cambierà, comunque, si apprezzerà anche con l’arroganza e le imprecazioni e, niente, tutto qui.
Spero che vi piacciano i personaggi e la storia.
Un bacio,
Njaalls.


  
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