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Autore: Elissa_Bane    22/10/2014    1 recensioni
John ha trovato una compagna, Giulia. Se ne andrà dal 221 B solo quando sarà certo di aver lasciato Sherlock in buone mani. Ed è così che conosce Cecilia, troppo giovane per il dolore che ha già sopportato. Cecilia, che è in grado di competere con Sherlock. Cecilia, che ha cicatrici ricamate addosso.
Attenzione: Mary nella storia non è presente, non è mai nemmeno esistita. Tutti i fatti si svolgono dopo la 2x03
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Deduction Is Easy, Life Is Not.'
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Cercatevi una stanza

Capitolo 4

Lividi e cicatrici

Sherlock

Il laboratorio è silenzioso e deserto mentre esamino il corpo metodicamente. Pochi attimi dopo ho la risposta che cerco e afferro qualche provetta, mescolando acidi per passare il tempo. A volte è così difficile tenermi impegnato, il mondo è davvero noioso e lento. E Giulia è in ritardo.

Dopo la prima sfuriata di John su come tratto questa relativamente nuova ragazza ho deciso di non cancellare il suo nome dalla mente per evitarne una seconda; è davvero pignolo su qualsiasi cosa la riguardi, così ho dovuto lasciare un piccolo spazio della mia mente anche per le informazioni su di lei.

Sento il suo piede poggiarsi sul primo gradino della scalinata. Non capisco perché le donne si mettano i tacchi, sono davvero rumorosi, di certo scomodi e inadatti al lavoro sul campo. Ma, in effetti, una come Giulia non potrebbe mai lavorare sul campo. Ben poche donne potrebbero farlo e una l'ho incontrata pochi giorni fa. Giulia, invece, è troppo emotiva, troppo poco reattiva.

-Ciao Sherlock, scusami ma... - attacca a dire.

-... il taxi è rimasto bloccato nel traffico- finisco per lei. Arriccia il naso infastidita e mi sento soddisfatto. Sospira.

-Bene, visto che sai già tutto possiamo passare al caso.

-Io parlo di un caso, tu parli dei problemi psicologici di un uomo.

-Stiamo parlando di un caso che vede il coinvolgimento di un mio paziente con problemi psicologici, Franz Cherished e di suo fratello, la tua vittima, Fred Cherished- ribatte seccata. Potrebbe anche piacermi battibeccare con questa ragazza, è facilmente irritabile ma cerca di nasconderlo.

-Visto che stiamo parlando del caso, non posso sperare che tu mi consegni e basta il fascicolo, suppongo.

-No, infatti, ottima deduzione. Franz Cherished non era un pazzo ma era incapace di contenere le sue emozioni. Si faceva trascinare da essere, era uno schiavo di se stesso. Si era innamorato della moglie del fratello, che lo aveva respinto più volte. Fred non ne era a conoscenza.

-Anche Elosie Hall era tua paziente?

-No.

-E da cosa deduci che Fred non fosse a conoscenza dei sentimenti del fratello?-

-Elosie doveva essere troppo spaventata per parlargliene. Inoltre i fratelli erano molto legati e penso che nessuno voglia distruggere un rapporto tra fratelli così stretto.

-Oh sì, per questo Franz Cherished ha ucciso suo fratello. Comunque, il caso è risolto- concludo voltandole le spalle e tornando alle mie provette. Non sento i suoi passi ma continuo a udire il suo respiro. –Ciao.

Niente.

Emotiva, orgogliosa e cocciuta.

-Senti, Sherlock- inizia con una forte esitazione. -Sta' attento con Cecilia. Lei non è John. Non vuole tornare in battaglia. Ha passato abbastanza guai per una vita intera. Semplicemente lasciale vivere la sua vita-. Le sue mani si torturano a vicenda, è tesa. Preoccupata. Affezionata. - Credo che tu abbia visto la sua paura del contatto fisico, quindi non sforzarla. Inoltre, il suo sonno è tormentato dagli incubi, te lo voglio dire in caso ti venga in mente di parlarle una volta che lo scoprirai. Non farlo. Già rivivere certe cose durante la notte è abbastanza, non costringerla a farlo anche di giorno solo per saziare la tua stupida curiosità...

Maledico Giulia nella mente mentre aggiungo l'acido sbagliato nella provetta. I suoi passi si allontanano veloci.

Emotiva, orgogliosa, cocciuta e anche determinata.

 

Quella sera

Torno a casa zoppicando dopo lo scontro con Franz Cherished, assassino e fratello di Fred Cherished, trovato ucciso tre giorni fa. Era un caso estremamente facile, tanto che ho temuto che Lestrade mi stesse insultando, ma quell’uomo si è rivelato una sorpresa. Sicuramente non è stata una mossa intelligente attendere la polizia sulle rive del Tamigi con un coltello in mano. Inutile ed un dispendio di energie inutile quel tuffo nel fiume. Avrebbe potuto correre.

Entrando in casa sento muoversi Cecilia in cucina e mi dirigo verso la mia camera, ma prima che vi possa giungere lei esce dalla stanza e si ferma a scrutarmi, analizzandomi. Fastidioso, visto che le potrei raccontare tutto il caso, ma questo suo sguardo mi fa sentire sollevato. Non serve che parli, ha già capito sia degli ematomi che del taglio.

-Veloce, in bagno. Inforno e arrivo.

-Hai aperto il frigo?- sicuramente se l’ha fatto avrà visto la testa del defunto Fred Cherished.

-Certamente. Il tuo pallido amico non è morto per il trauma cranico ma per un’iniezione di aria, comunque.

-Lo so benissimo- le rispondo –volevo solo vedere la tua reazione.

È serena, sebbene infastidita dal mio comportamento che reputa infantile, e che John avrebbe trovato sconveniente. Ha mantenuto la calma e non è stata indiscreta, un atteggiamento lodevole. La aspetto in bagno come mi ha chiesto di fare, se non altro per il fatto che non so dove possano essere disinfettante e cotone.

Mi raggiunge in fretta e senza esitare apre un armadietto, tirandone fuori una piccola borsa. Disinfettante, cotone, aghi, filo, cerotti, medicinali e altre cose. Versando su un dischetto di cotone il liquido chiaro, la mano le trema un poco. È la mia vicinanza in uno spazio così ristretto. Incurva le spalle in avanti, come a volersi difendere e si gira verso di me.

-Tieni, sai medicarti?- mi chiede gentilmente e lasciandomi vedere tutta la sua paura. È un passo in avanti il fatto che non si rinchiuda in se stessa. La sua reazione al contatto fisico sarà la stessa dell’abbraccio di ieri? No. Lo so.

Non la forzare al contatto fisico Sherlock mi ammonisce il ricordo di Giulia.

-No- come un animale in gabbia dilata leggermente le narici mentre la sento respirare più profondamente, la pelle che si accappona e il battito che accellera. Non cancella quei segni dal suo corpo anzi, lascia che io la osservi.

Vuole essere onesta.

Ha le mani calde contro il mio viso gelido, mentre con una mano mi disinfetta il taglio e con l’altra mi tiene il mento per vedermi meglio.

Colgo l’occasione, capendo quante poche volte mi potrebbe ricapitare di vederla senza i limiti che si impone di solito. I capelli legati in una semplice coda le lasciano libere le spalle, che non sono coperte dalla canottiera che indossa. Come la mano, anche la spalla sinistra è segnata da un intrico di piccole, lisce cicatrici. Nessuno se le sarebbe inferte da solo, anche vista la precisione chirurgica delle ferite, e stranamente mi richiamano alla mente l’opera dell’unica altra persona, oltre ora a Cecilia, il cui sguardo avesse la mia stessa intelligenza.

Perso nei miei pensieri, mi rendo a malapena conto che lei ha finito di disinfettarmi e che si è allontanata. China sul lavandino respira pesantemente e le tremano le spalle. Rialza il viso e con la voce tremante mi chiede se possiamo andare a cena. Annuisco e mentre si dirige in cucina si volta a guardarmi.

-Non rimettere a posto, dopo finisco quello che ho iniziato.

 




Nda: Back from Hell! Scusate il vergognoso ritardo, ma dovete imputarlo a Francesca, la mia beta, che non si decide a fare il suo lavoro! Ti si ama, Muffin.  Coooomunque: spero che vi piaccia, anche solo la metà di quanto a me sta piacendo scriverla!
A presto 
xxxx
-Dan

  
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