*****Sebastian*****
Da quando la signorina Karin
è corsa via, non l’ho più vista
né sentita. Ho cercato ovunque: nella sua stanza da letto,
nel salone, in
giardino, nulla. Devo ammettere che sono parecchio curioso.
Chissà cosa sta
facendo… non so molto di lei, e questo mi dispiace. So solo
che aveva contatti
con una certa signora di nome Maryanne, ritrovata morta in casa sua, il
corpo
riportava segni di proiettili. “Sebastian!”
L’urlo del mio Bocchan mi riporta
bruscamente alla realtà, interrompendo i miei pensieri. Mi
alzo dalla panchina
nascosta fra i rami del vecchio salice e appoggio per terra il piccolo
micino
bianco che avevo in braccio… anche se con grande tristezza.
Appena entro
nell’ufficio del Bocchan lui è già in
piedi, nervoso ma anche adirato. E’
esilarante osservare il suo viso severo, il suo occhio puntato su di
me, riesco
quasi a vedere delle fiamme di rabbia che vogliono incenerire il mio
corpo fino
all’ osso. “Si, Bocchan?” Ciel prende il
suo bastone e comincia a fare avanti indietro per la stanza:”
Dov’è Karin?” mi
chiede. Io scrollo leggermente le spalle:” Non ne ho idea,
Bocchan. E’ uscita
di corsa mezz’ora fa.” Dalla sua espressione
capisco che ho scelto la risposta
sbagliata. “Perché non me l’hai detto
SUBITO?!” Rispondo con un lieve
sorrisetto, sarcastico, pur di farlo arrabbiare:” Non me lo
ha chiesto prima,
Bocchan.”
*****Karin*****
Non so da quanto tempo sono sdraiata
sul pavimento in legno,
sporco di sangue incrostato, ma quando ho finito le lacrime e mi alzo,
le mie
gambe sembrano fatte di granito. Ho gli occhi arrossati. Non posso
tornare da
Sebastian in questo stato, potrebbe interpretare che sia colpa sua, o
addirittura cominciare a investigare. Non appena riacquisto la
possibilità di
camminare, mi avvicino alle vecchie scale scricchiolanti. Mi appoggio
al
corrimano, così come facevo quando mia madre era viva.
Quando sorridevamo.
Quando la aiutavo a portare la cena. Voglio piangere ancora, ma non
riesco…
Quando entro nella mia vecchia camera non ho la minima idea del
perché sono
voluta tornare in questa casa. Ricordo ancora quel giorno…
*****Ciel******
Sistemo le ultime scartoffie, mentre
aspetto che Lau arrivi.
Non aspetto molto… Qualcuno spalanca la porta. Molto
rumorosamente. Anche
troppo:” Conte! Abbiamo novità!” esclama
Lau, Lan mao attaccata al suo braccio
con un espressione strafottente. Mi alzo, aspettando che il cinese
parli. Solo
dopo qualche minuto in assoluto silenzio Lau comincia a
parlare:” Beh Conte,
lei si sta cacciando in un grooosso guaio.˜”
lo guardo serio, cercando di non alzarmi e tirargli uno
schiaffo.
“Parla. Ora.” Lui accenna un sorriso, di quelli
veramente odiosi, poi
continua:” Ha mai sentito parlare della famiglia De
Guertè?”
*****Sebastian******
Non ho idea di cosa sia successo dopo
che Bocchan ha
ricevuto Lau, cosa si siano detti. Ma, a parer del padroncino, non mi
è dato
saperlo. Sono solo un maggiordomo. Il mio compito è solo di
ubbidire. Dopo aver
scortato Lau e sua sorella all’ uscita, Bocchan mi ha subito
dato un incarico:”
Trova Karin.” Oh, come siamo diretti. Haimè, non
posso rifiutare… dopotutto gli
ho promesso fedeltà fino alla morte.
Sto camminando per la
città semideserta, cercando
dappertutto il suo odore inconfondibile. Dove potrebbe essere andata?
Non ha
conoscenze, amicizie… invece si. O meglio… ne
aveva una. Raggiungo il portone
con i nastri della polizia attaccati e lo spingo. E’
già aperto… buon segno.
Subito le mie orecchie odono della musica da pianoforte, una dolce
melodia un
po’ incerta. Quando mi guardo attorno mi accorgo che non
è molto arredato: un
tavolo, la cucina e qualche sedia. Il pavimento è sporco, ed
è pieno di
ragnatele ramificate. Le scale che portano al piano di sopra sembrano
instabili, ma decido di salire. Evito di appoggiare i guanti bianchi
sul
corrimano, essendo esso pieno di polvere, e non vorrei altre rogne dal
padroncino. Al piano di sopra lo spettacolo cambia radicalmente: pareti
rosa
confetto, un letto a fiori, una specchiera impolverata, e…
bambole. Bambole e
peluche ovunque. Sparsi per terra, sul letto e sul pianoforte vicino
alla
finestra. E lei è lì… seduta su un
piccolo sgabello, le sue incantevoli mani
sembrano ballare sulla tastiera bianca e nera, come dolci ballerine. La
melodia
si velocizza, e sul volto di Karin scorgo per un attimo un sorriso
sereno,
quasi rassegnato. Non mi sembra cortese interromperla ora, nel bel
mezzo del
concerto. Così mi siedo sul letto, appoggiando le mani sulla
morbida coperta a
fiori colorati, in totale silenzio. Dopo che l’ultima nota
svanisce nell’aria
così come hanno fatto tutte le altre, mi alzo in piedi e
applaudo. E credo
proprio che non se lo aspettava.
Angolo dell’autrice:
Ciao a tutti!!! Allora… questa volta ho
scritto di più, perché non trovavo il giusto
momento di staccare. (MUAAHAH) Vi
chiedo solo di lasciare magari una mini recensione, ditemi cosa ne
pensate, se
volete datemi qualche consiglio… beh che dire. Alla
prossima! With Love,
-MissYandere-