Storie e Leggende
Touko
fissò il display del Pokégear per qualche
secondo.
Perché mai Belle avrebbe dovuto chiamarla?
In tutta franchezza quello non era il momento giusto
per intrattenere una qualsiasi conversazione civile, quindi la ragazza
rifiutò
la chiamata.
«Non rispondi?» le chiese curioso Red.
«Capitan Ovvio all’attacco…»
rispose lei sarcastica.
Ora come ora aveva solo voglia di allontanarsi da
tutto.
«Presumo non ti interessi sapere cosa volevo dirti
ieri sera a Sciroccopoli…» disse disinteressato il
ragazzo.
I ricordi di Touko riaffiorarono subito alla luce. La
sera prima Red aveva detto che doveva comunicare delle cose urgenti al
Campione
e la ragazza, per dimostrargli che fosse lei la Campionessa, era stata
costretta ad accettare la sfida.
Moriva dalla voglia di sapere cosa fossero quelle
informazioni così importanti da aver scomodato
l’allenatore eremita, facendolo
scendere dal Monte Argento, ma sapeva che se avesse dimostrato la sua
curiosità
Red non glielo avrebbe mai detto, perciò si
limitò ad alzare le spalle e disse
«Se proprio devi dirmelo…»
«Non ci casco Campionessa» sorrise divertito il
ragazzo.
La brunetta era una tipa così prevedibile a parere
suo…
«Bene, allora cosa volevi dirmi?» gli
domandò lei
seccata.
«Si tratta di un problema che sta minacciando Unima,
Nardo mi aveva chiesto di svolgere qualche indagine, per capire la
situazione»
Red si bloccò vedendo la faccia di Touko deformata da una
smorfia al solo udire
il nome “Nardo”.
Evidentemente tra i due non correva buon sangue.
La ragazza fece cenno di fermarsi e si sedette ai
piedi della quercia, al margine della radura.
«Se la storia deve andare per le lunghe, lascia almeno
che mi sieda» disse lei una volta seduta.
Era stanca e al contatto con l’erba soffice capì
che
avrebbe potuto addormentarsi facilmente. Tirò un lungo
sospiro e lottò con
tutta se stessa per seguire il discorso di Red, che era ricominciato.
«Stavo dicendo che svolgendo queste indagini ho
scoperto che alla base di tutto c’è un solo
colpevole: il Team Plasma»
«Frena, frena, frena. Di che stai parlando e cosa
centra il Team Plasma?» chiese Touko visibilmente stupita.
«Rapimenti di Pokémon,
incursioni nei musei
alla ricerca di qualche antefatto
appartenente ai Leggiendari… sono piccole somiglianze che ho
notato tra il
vecchio Team e questi nuovi malfattori» spiegò
pazientemente Red.
La sua aria da duro era scomparsa di colpo.
“Rapimenti di Pokémon, incursioni?” la
mente di Touko
era ancora ferma su quei pensieri.
Perché lei non ne sapeva niente?
La sua regione era in pericolo e lei ne veniva a
conoscenza solo ora?
La piega che stava prendendo la conversazione fece
venire fuori il carattere impulsivo della ragazza, che si
alzò e iniziò a
camminare avanti e indietro mentre rifletteva.
Evidentemente alla Lega i Superquattro lo sapevano, e
non le avevano detto nulla… che belle persone leali e
sincere che aveva intorno
a sé!
Batté forte il piede a terra fino a farsi male alla
caviglia e calciò un malcapitato sassolino a parecchi metri
di distanza.
«Calmati Touko» le ordinò Red
fermamente.
Era forse la prima volta che pronunciava il nome della
ragazza «Ora ci serve, anzi a Unima serve, il tuo aiuto. Non
sappiamo cosa
abbia in mente il Team…»
«Fermati Red!» esclamò la brunetta
confusa «Il Team
Plasma è stato sconfitto da me! Io non credo ci sia nulla
che non va, chi mi
dice che tutto questo non sia un invenzione?»
Una altra folata di ventò sferzò l’aria
mentre la
brunetta fissava Red di fronte a sé. Entrambi avevano
un’aria impassibile e
orgogliosa, anche se Touko era sicura che da lì a poco
sarebbe ceduta.
«Non ti fidi di me o non ti fidi di te?» le chiese
ambiguamente il ragazzo.
«Cosa intendi dire?»
«Svegliati campionessa, qui sta succedendo qualcosa di
grosso, peggiore di ciò che è accaduto
l’ultima volta e tu ora vorresti dirmi
che non credi a
ciò che ti dico?» anche
Red si stava spazientendo.
Dopo tutte le ricerche che aveva fatto quella ragazza
non voleva nemmeno credergli.
«Non vedo cosa ci sia di grosso in delle semplici
incursioni ai musei…» provò a
difendersi lei.
«Sono stati rubati dei manufatti, Gechis o chi per lui
ha un piano, ma tu sei troppo orgogliosa per ammetterlo. Togliti i
paraocchi
Touko!» non era da Red arrabbiarsi fino a quel punto, ma gli
sembrava di
parlare con una bambina di cinque anni che non ammette i suoi errori.
Dal canto suo Touko sapeva che Red aveva ragione, ma
il suo orgoglio, il suo dannatissimo orgoglio, non le permetteva di
fare un
passo indietro.
«Ghecis l’ho sconfitto io e credo tu stia
esageratamente gonfiando la situazione. Appena vedrò dei
problemi degni di nota
ti informerò, ma per ora…» si
avvicinò ad Unfezant che la stava aspettando «Non
ho intenzione di crederti» terminò alzando
teatralmente il naso all’insù.
«Te lo domando ancora: non credi a me o non credi in
te?»
«Smettila di fare domande così stupide»
disse lei
irritata salendo sul Pokémon.
Dopodiché quest’ultimo spiegò le ali e
prendendo una
breve rincorsa decollò alla volta del cielo.
La ragazza non si guardò indietro nemmeno per appurare
se Red la stesse seguendo o meno e assieme al suo Pokémon si
innalzò tra le
candide nubi cercando di celare i timori che le si erano annidati nel
cuore
dopo quella sgradevole conversazione, ma nemmeno l’ebrezza di
volare riuscì a
cancellare il pessimo presentimento che sentiva.
«Sì, Touko. Tu hai solo paura di non essere
all’altezza della situazione» sussurrò
Red, rimasto a terra.
Poi con nonchalance prese lo zaino in spalla e si
incamminò verso il fitto della boscaglia.
Cosa lo tratteneva ormai a Unima?
Una
figura in impermeabile nero si muoveva tra la
folla con movimenti fluidi, ma decisi, passando inosservata. Un
cappuccio, nero
anch’esso, le copriva la testa, nascondendole la faccia.
Schivava le persone sgusciando tra loro con piccoli
scatti e teneva saldamente in mano una valigetta di alluminio.
In pochi si accorgevano di quel nuovo ospite che
camminava velocemente tra la ressa di Roteolia.
Il crocevia era spesso frequentato dai soliti fanatici
di oggetti che venivano fin lì solo per accaparrarsi le
migliori rarità
scambiando qualche oggetto in proprio possesso.
La cittadina era come una specie di mercato.
Spilungoni con sorrisi a trentasei denti, felici per
l’affare portato a termine, robivecchi che furbescamente
piazzavano merce
scadente tra i barattatori
e ragazzini
alla ricerca di qualche oggetto speciale.
Quello era il tipo di gente che trovavi a Roteolia.
Quindi la maggior parte degli acquirenti erano persone
ingenue e credulone.
Un posto perfetto se si era abili manipolatori o
venditori senza scrupoli.
Quel giorno era speciale perché come ogni fine
settimana nella piazza si accalcavano i venditori più
“celebri” con nuovi
oggetti rari che a fine serata solitamente erano finiti.
Perciò la calca e tutto quel vociare concitato per
molti era motivo di allegria, mentre per altri significava solamente
lucrosi
affari.
Per quel nuovo ospite però tutto ciò non era
altro che
una banale futilità, altri piani e altri pensieri occupavano
la sua mente.
Così la figura nera continuò a camminare fino a
quando
non raggiunse la casa dove aveva appuntamento.
Senza troppi preamboli spalancò la porta ed entro in
tutta tranquillità.
Ad aspettarla c’era un ragazzo, circa sui
vent’anni,
il tipico “tanto fumo e niente arrosto”.
Si atteggiava come uno che la sapeva lunga quando si
vedeva chiaramente che andava catalogato nella categoria
“facili da fregare”.
«Ehi!» esordì il tipo, che dalle
informazioni ricavate
doveva chiamarsi Felipe.
Per tutta risposta l’ospite chiese rudemente
«Allora
hai quello che ti avevo chiesto?»
Felipe annuì tirando fuori dalla tasca un foglio
sgualcito, mentre l’acquirente lo esaminava con estremo
interesse.
«Sono le leggende più antiche rinvenute ad Unima,
parlano di Pokémon inimmaginabili»
spiegò il ragazzo «Ma tu hai la Statuantica
che ti avevo chiesto in cambio?»
A quella domanda l’ospite si tolse il cappuccio
rivelando il volto di una diciottenne dai capelli biondo grano. Felipe
deglutì
per lo spavento vedendo il viso della giovane sfigurato da parte a
parte,
evidente effetto di una terribile ustione.
Gli occhi blu della ragazza riflettevano un odio
immenso nei confronti del mondo e fissavano quelli castani del ragazzo
con
disprezzo.
La bionda gli si avvicinò con fare minaccioso tanto
che il ragazzo indietreggiò
verso il muro, sempre più spaventato.
«Credi davvero ti avrei portato la
Statuantica?»
domandò retoricamente
lei con voce roca, ma ormai a Felipe era chiara la
situazione.
«Ascolta non voglio aver…» le parole gli
morirono in
gola quando la ragazza lo afferrò per il collo sbattendolo
con forza contro la
parete.
La presa della giovane era di ferro e per quanto il
ragazzo provò a liberarsi ogni suo tentativo fu vano.
Iniziò a vedere tutto intorno sempre più sfocato
e più
provava a prendere aria più si sentiva annaspare.
Stava soffocando.
Ritentò ancora una volta di sfuggire a quella presa
mortale, ma la debolezza iniziava a farsi strada mentre sentiva le
unghie della
sua aguzzina segnargli il collo.
«Troppo tardi» la bionda gli sputò in
volto fissandolo
malevola.
L’ultimo pensiero del ragazzo fu chiedersi quale fatto
atroce avesse spinto quella ragazza ad agire in quel modo, a emanare
così tanto
odio e fece quasi per chiederglielo, ma la domanda gli morì
in gola come anche
il suo ultimo respiro.
«Grazie, sei stato molto utile al Team Plasma»
sorrise
nuovamente la bionda, per poi mollare la presa sull’ormai
inerme ragazzo.
Gli controllò il battito e vide che era assente.
Morto.
Non c’era molto altro da dire.
Guardò distrattamente i segni sul collo del cadavere,
segni che aveva lasciato con le sue mani e non si dispiacque
minimamente.
La vita andava così in quel mondo.
Prese il foglio che era rimasto nella mano del ragazzo
e lo mise all’interno della valigetta come se fosse
l’oggetto più prezioso al
mondo. Poi uscì in tutta tranquillità
socchiudendo la porta.
Sgusciò nuovamente in mezzo a quella gente,
inconsapevole del delitto che era appena stato compiuto, e prese il
primo treno
per abbandonare Roteolia.
Il cadavere sarebbe stato scoperto a ore.
Ma in fondo lei era Adelaide e nessuno poteva
fermarla.
La calma e la tranquillità che si
potevano respirare a
Fortebrezza erano uniche in tutta la regione di Unima.
La gente lì viveva rinchiusa nel passato, tra antiche
leggende e falsi miti.
La struttura della città, ideata come l’interno di
un
castello, era interamente costruita con mattoni color panna dove
camminavano
ogni giorno sempre le stesse identiche persone.
A Fortebrezza nascevi e morivi.
In pochi avevano avuto la fortuna di andarsene da
quella apparente oasi.
Le case, provviste di attico e piscine, erano
sicuramente piene di qualsiasi confort, ma quel posto era falso, solo
apparenza.
Gli abitanti di lì non conoscevano praticamente nulla
del mondo fuori, coccolati da tutti gli agi possibili e imprigionati in
storie sconclusionate
e fantasie irreali.
L’ingenuità e la leziosità erano
sovrane a
Fortebrezza.
Touko, uscita dal centro Pokémon, camminò per
l’intricato
labirinto di strade che caratterizzava la cittadina fino a giungere
nella sua
parte più alta e si appoggiò alla ringhiera del
muretto.
Da lì poteva scorgere tutto il bosco che circondava la
città.
Aveva scelto apposta quella cittadina come meta dopo la
sua bruciante sconfitta. Anche la ragazza era apparenza, proprio come
Fortebrezza,
perciò lì si sentiva in qualche modo compresa.
Buttò l’occhio oltre tutta quella miriade di
alberi e
scorse in lontananza la Fossa Gigante.
Al solo pensiero un sorriso divertito le increspo le
labbra.
C’era una famosa storia raccontata dagli abitanti
della cittadina che ruotava attorno a quella misteriosa fossa.
Molta gente che diceva fosse solo il cratere d’impatto
di un meteorite, ma la vera leggenda tradizionale era
un’altra.
Gliela aveva raccontata una signora del posto tempo
prima, durante il suo primo viaggio per la regione.
La leggenda diceva che in quella fossa ci fosse rinchiuso
un terribile mostro, giunto da
un altro
pianeta, e che questa creatura di notte facesse scendere a Fortebrezza
un
freddo pungente, rapendo la gente che si trovava fuori casa.
Così gli abitanti durante le ore notturne rientravano
spaventati nelle loro abitazioni e dal tramonto all’alba le
strade erano
deserte.
La prima volta che Touko aveva sentito questa
storiella aveva pensato immediatamente ad una stupidaggine del posto e
aveva
aspettato la notte per accertarsi della veridicità delle
parole della signora.
Inutile dire che arrivato il buio nessun terribile
mostro aveva fatto la sua comparsa, anche se una brezza fredda era
scesa col
calar del sole…
A Touko erano sempre piaciute le leggende, la
distraevano e le strappavano spesso un sorriso.
Però quel giorno la brunetta non riusciva a calmarsi
in nessun modo.
Le parole di Red l’avevano scossa nel profondo. Non
tanto per la storia di una eventuale ricomparsa del Team Plasma, ma
più che
altro per la frase “non credi a me o non credi in
te”.
In fondo lei era Touko, eroe di Unima, Campionessa
indiscussa, grande allenatrice eppure… e se ci fosse stato
un fondo di verità
in quelle parole?
La ragazza scosse la testa persa nei suoi pensieri e
tornò a volgere lo sguardo al cielo in direzione della sua
“casa”, la Lega.
Ciò che vide, però, la lasciò
impietrita e per poco
non temette di avere le allucinazioni. Strizzò maggiormente
gli occhi per
mettere meglio a fuoco l’immagine che le si presentava di
fronte agli occhi.
Non poteva crederci.
Era assolutamente impossibile.
Doveva essere impazzita.
Ma no, lo vedeva.
Un enorme drago bianco si stava avvicinando
tranquillamente alla Lega.
Touko montò immediatamente in sella ad Unfezant e lo
spronò a volare il più velocemente possibile.
Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace. Il mio
ritardo
è terribile, ma impegni sportivi mi hanno tenuta lontana dal
computer per
parecchi giorni. Perciò scusate ancora per il ritardo.
Questo capitolo, lo ammetto, mi sono divertita molto a
scriverlo e spero sia venuto bene. So che non succede niente di che
ma… insomma
Felipe viene ucciso!
Chi è Felipe? Bella domanda, ho preso un nome a caso e
BAM l’ho fatto morire.
Divertente no? No, lasciamo perdere.
Beh spero il capitolo vi sia piaciuto e il prossimo
prego di riuscire a pubblicarlo entro settimana prossima.
Passo ai ringraziamenti. Un grazie immenso a SM99,
Andy Black e Barks per aver recensito la storia, le vostre opinioni
sono molto
importanti per me anche per potermi migliorare.
Bien un saluto e al prossimo capitolo!