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Autore: The Ghostface    22/10/2014    3 recensioni
Sono passati tredici anni…tredici lunghissimi anni da quando Ghostface è stato rinchiuso nel Tartaro.
Di lui non resta che un vago ricordo, voci, leggende urbane…tutto sbiadito dal tempo…dalla magia…
Sulla Terra le cose sono cambiate, nonostante il tempo trascorso i Titans sono rimasti uniti…e con un membro in più, un vecchio rivale pentito…
Alcuni si sono sposati, alcuni hanno avuto dei figli…alcuni nascondo terribili segreti nel profondo del loro animo che mai mai e poi mai dovranno essere svelati.
Il ritorno in circolazione di un noto avversario da un occhio solo terrà alta la guardia dei nostri eroi.
Ma quello che tutti loro non sanno…e che sono finiti tutti nel mirino dell’ormai leggendario…Ghostface.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Ghostface, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rigor Mortis'
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Esatto, cari appassionati lettori della serie Rigor Mortis, una nuova storia si è aggiunta alle altre.
L’attesissimo (bum…) sequel di Ghostface/Revenge ha finalmente inizio!!
Nuove minacce, piani malvagi, altri avversari, vecchi alleati, misteri e segreti che verranno svelati ribaltando la vita a tutti i personaggi che dovranno misurarsi…col Ghostface.
È tempo che il mondo senta ancora parlare di Ghostface!
Ma ora basta coi convenevoli e gli spoiler… che Alive cominci!!
(sono così felice di essere tornato in gioco col mio caro alter-ego!!)
Si consiglia a chi fosse interessato alla storia senza aver letto Ghostface/Revenge di andarli a leggere prima di iniziare se voglion capirci qualcosa in questa.
 
CAPITOLO 1
 
Luogo :Carcere di massima sicurezza e base spaziale in orbita attorno al pianeta Terra.
Nome in codice: Tartaro.
 
Il Tartaro era la struttura di detenzione più sicura esistente nello spazio conosciuto.
Solo i peggiori criminali vi erano trasferiti, non c’era modo di evadere.
All’interno della struttura, munita dei più innovativi metodi di sorveglianza, non c’erano navicelle spaziali per uscire, la base fluttuava nello spazio cosmico, priva di motori per poterne deviare la rotta, celle singole e completamente isolate per ogni prigioniero e i carcerati erano sorvegliati 24 ore su 24 senza interruzione alcuna, le guardie, gente sadica e senza scrupoli privi di qualcosa che li attaccasse alla vita vera, superavano il numero dei detenuti di 3 a 1 passavano nel Tartaro tutto il tempo del loro servizio senza mai una licenza, e solo la voce del direttore del penitenziario poteva dare l’accesso all’armeria.
Le provviste erano sufficienti per decenni prima di necessitare di un rifornimento.
I detenuti non si incontravano mai, né potevano ricevere alcuna visita o oggetto, solo messaggi elettronici.
Le porte blindate di cristallo infrangibile invece si aprivano solo dopo lo scanner della retina delle guardie.
I detenuti non uscivano mai dalla loro gabbie, se non per le “visite mediche” ossia esperimenti scientifici condotti sui carcerati.
Vista la lontananza da qualsiasi giurisdizione terrestre, il direttore del penitenziario aveva diritto di vita e di morte sui galeotti.
Ma non l’avrebbe mantenuto a lungo…
 
La guardia scorreva pigramente l’elenco delle mail inviate a i vari detenuti, data la distanza le lettere anche se elettroniche impiegavano dieci anni a giungere nella stazione spaziale.
Per la prima volta dalla sua cattura il detenuto numero 37 ricevette un’e-mail, il primo messaggio esterno da tredici anni di reclusione.
Tredici anni che il più famigerato ospite del Tartaro aveva passato nella sua solitudine, sottoposto a vere e proprie vivisezioni e asportazioni di organi per studiare la sua incredibile capacità rigenerativa.
Tredici anni passati senza quello che poteva essere definito un vero e proprio contatto umano, era finito lì per aver tentato di cambiare la storia…e per ironia nessuno si ricordava di lui…o quasi.
Il guardiano si avvicinò al suo collega, che sorvegliava il corridoio corazzato che portava alla cella numero 37.
-Posta per Jonathan Argenti, di circa dieci anni fa, inviata da una certa Rae666- disse presentando il permesso d’accesso all’amico dietro il cabinotto di guardia corazzato.
-Davvero? È qui da tredici anni e nessuno si è mai fatto sentire, non deve avere molti amici sulla vecchia Gea. Che dice?- domandò il carceriere prima di dare l’accesso al corridoio.
-“Mar’i deceduta. Femmina. Non farti più vedere, spero tu sia morto. Ti odio!!”- lesse ad alta voce.
-M’ha…io non vedo perché perder tempo a scrivere una roba del genere. Comunque permesso accordato-
Il portone di titanio si sollevò, la guardia col messaggio entrò nel lungo corridoio spoglio, illuminato a giorno, percorse il lungo tragitto fino a trovarsi davanti a un altro posto di guardia, ne aveva già passati quattro all’interno del corridoio, quello era l’ultimo prima della cella 37.
Due soldati coperti dalle uniformi bianche impugnavano i mitra a raggi ustori, invece l’addetto alla sicurezza vestiva al semplice divisa nera portata anche dalla guardia col messaggio.
-George Marwell, guardia giurata del Tartaro, servizio delle telecomunicazioni.
È arrivato un messaggio per Jonathan Argenti-
Il collega aprì la porta del cabinotto di sorveglianza facendo entrare il guardiano.
-Com’è messo oggi?- domandò prima di consegnare il messaggio acustico.
-Quel tipo è sempre più fuori di testa, continua a cantare e pretende di essere chiamato col suo nome d’arte…Ghostface.
Non so nemmeno perché il direttore abbia acconsentito a lasciargli quegli occhiali da sole-
-Girano strane voci sull’Argenti dicono che abbia degli occhi terrificanti e abbia tentato di distruggere il mondo-
-La metà della feccia qui dentro c’ha provato…e visto dove sono finiti? B’ha lasciamo perdere, preparo il contatto-
Il guardiano accese il microfono collegato all’interno della cella, subito si sentì un fischiettio provenire da lì.
-Oh no!! ecco che ricomincia! Ma che avrà tanto d a cantare quel pazzo?! Fosse per me glia avrei già strappato la lingua- commentò esasperato la guardia al posto di blocco.
-Lo hanno fatto. Ma il giorno dopo era ricresciuta. Comunque tra due ore è di nuovo il suo turno col Dottor Tod, vedrai che allora griderà come tutti gli altri detenuti…-
-Fosse vero…non ha mai aperto bocca…-
La voce del detenuto risuonò meccanica e distorta dal microfono all’interno del cabinotto blindato.
 
-Tu prova ad avere un mondo nel cuore,
e non riesci ad esprimerlo se non col dolore.
E alla luce del giorno si divide la piazza
tra la gente che vive e te, lo scemo che ammazza.
E neppure la notte mi lascia da solo,
gli altri sogna se stessi ed io, sogno di loro.
 
E se anche poi andrei a cercare
Le parole sicure per farmi ascoltare:
Fare il killer non basta per entrar nella storia,
i cercai di conquistare tutto il mondo in un’ora,
e con decine di paini e un progetto mal fatto.
Mi fermarono i Titans e mi videro matto.
 
E senza sapere a chi dovessi la vita,
i un manicomio io l’ho restituita:
in questa prigione dormo mal volentieri
eppure c’è luce ormai nei miei pensieri,
qui nella penombra ora invento parole
ma rimpiango una luce, la luce del sole.
 
Le mie ossa reclamano ancora la vita:
reclamano ancora erba fiorita.
E la vita mi è rimasta, nonostante Corvina,
anche a chi ha perso una figlia ancora piccina.
A chi ancora spera con la stessa ironia…
Che una morte pietosa mi strappi alla pazzia…ha ha ha ha ha ha ha-


-Sono giorni che non fa che ripeterla…-borbottò il secondino.
Il primo guardiano si avvicinò al microfono e scandì le parole.
- Argenti, ti è arrivato un messaggio dalla Terra…- la voce dall’altro capo interruppe la guardia –Ghostface. Chiamatemi Ghostface per favore-
-Stammi bene a sentire, Argenti, ci sono voluti sei anni per scoprire la tua identità, e abbiamo dovuto esaminare ogni dannatissimo elenco di tutti i lager nazisti per trovare quello corrispondete al numero che hai marchiato sul braccio, e non ho idea di come c***o tu faccia a essere così vecchio, ma non  credere che butterò all’aria tutta questa fatica. Ti chiami Jonathan Argenti e come tale sarai chiamato!!
Tornando al messaggio…te lo invia una certa Rae666 e dice “Mar’i deceduta. Femmina. Non farti più vedere, spero tu sia morto. Ti odio!!” fine comunicazione. Ma tu guarda che ignoranza, non sanno nemmeno scrivere correttamente Mary…-
Al vecchio criminale non era sfuggito quest’ultimo commento della guardia, prima che la trasmissione fosse interrotta replicò calma.
-Ignorante sarai tu. Mar’i era proprio il nome di quella persona. E riguardo alla mai vecchiaia…sappi ragazzo, che nella mia lunga vita ho avuto modo di studiare molto, la cultura è importante, tra le altre cose ho imparato anche l’astronomia…certo che è buffo, essere circondati dall’immensità dello spazio e non poter vedere nemmeno una stella, ma così va il mondo…in particolare mi affascinano le comete.
Lascia che ti dica una curiosità, tanto per fare quattro chiacchiere…pensa che nei miei studi ho imparato a memoria traiettoria della cometa di Halley e l’arco di tempo che impiega per compiere la sua orbita…lo sapevi che si schianterà contro l’ala ovest di questo carcere tra tre giorni esatti? E che l’urto spingerà questa prigione nell’atmosfera terrestre, con relativa precipitazione letale, almeno per voi, dovuta alla forza di gravità?-
-Ma cos…- mormorò la voce della guardia stupita.
-Hai capito bene mio caro, tra poche ore i radar la segnaleranno…ma sarà comunque troppo tardi- sorrise macabro l’assassino dalla pelle cadaverica.
-Cosa vorresti dire?!- rispose il secondino accusatorio, come se il vecchio lì dentro avesse colpa.
-Voglio farvi notare che questa stazione è una trappola, non c’è via di fuga-
-Se davvero tu avessi ragione e se davvero la cometa arrivasse non credi che sposteremmo il Tartaro dalla traiettoria della cometa-
-Questa stazione non ha motori, l’hai dimenticato?- rispose allegro Ghostface.
Il tono del secondino appariva più nervoso e preoccupato.
-Allora chiederemo un’evacuazione dalla Terra!-
-Non ci sono navette per giungere sul pianeta…- replicò il detenuto.
-Invieremo un messaggio d’urgenza!!- sbraitò la guardia al microfono.
-Sai bene quanto me che non arriverà mai in tempo- Ghostface rise sconsideratamente.
-Perché c***o ridi?!!-sbraitò la guardia.
-Perché morirete tutti…non c’è scampo-
In quel momento suonò l’allarma di un corpo in rapido avvicinamento alla stazione, l’alto parlante annunciò l’impatto previsto tra 36 ore.
-M***a…NO! ci deve essere una via di fuga…un modo…-
-Sei al Tartaro figliolo, non c’è modo di fuggire. Io sono dentro una cella e tu no, ma questa stazione è una prigione per entrambi…-
-Q-quindi s-siamo tutti…-
-Condannati- ghignò malvagio Ghostface.
Presto molto presto sarebbe tornato sulla Terra.
 
Mettiamo in chiaro una cosa. La parola “femmina” nel messaggio non è un dispregiativo rivolto al nostro amico dagli occhi di ghiaccio, ma ha un suo significato a parte che si spiegherà più in là. Lo metto in chiaro per evitare equivoci.
In secondo luogo vorrei avvisare che per me è un periodaccio e quindi gli aggiornamenti andranno un po’ a rilento, ho un sacco di cose da fare, lo so che vi ho abituato rapidi aggiornamenti con Revenge, e cercherò di mantenere lo standard ma non credo di farcela.
Comunque Unstoppable Love serve appunto a render più leggera l’attesa.
Spero che questa storia vi piacerà come e più delle precedenti…
Nel prossimo come hanno passato i 5 eroi tutto questo tempo, non perdetelo.

Sono passati 13 anni ma Ghostface è tornato! Ghostface vive, vive è vivrà!!
Non posso assicurare lo tesso per i nostri ormai non più “Teen” Titans…
 
Ghostface.
 
p.s. lo sapevate che “Tod” in tedesco vuol dire “morte”? il dottor Tod = il dottor Morte, carino no?
 
  
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