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Autore: RebsGnaf    22/10/2014    3 recensioni
" Sono in mezzo a persone di cui posso dedurre tutto"
"Uscite e ti prego non portartelo a dietro la prosima volta o in questa casa si vedrà calare il quoziente intellettivo in modo così affrettato che nessuno lo potrà capire, anzi tu puoi rimanere. Ma Anderson se ne può andare."
"Mi faccio il nodo sul braccio con il laccio e aspetto di riuscir a vedere la mia vena e finalemente mi buco con l' ago, spingo lo stantuffo, mi è concessa un po' pace e confusione voluta nella mia mente."
Johnlock naturalmente.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Quasi tutti, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno.

Sono nel parco.

Cammino, non ho meta o meglio la mia meta prevista tra un po' è il 221b di Baker Street, la mia casa, ma sto facendo un giro per il parco di Londra senza ricordarmi il perché, sono in mezzo a persone di cui posso dedurre tutto, per esempio una donna alta con la carnagione pallida e i capelli mori sta chiamando suo marito (lo si capisce dal fatto che i suoi occhi verdi guardano la fede come per ricordarsi che è ancora lì e da come con quella mano minuta riesca ad avere una presa così salda sul telefono) per parlare a proposito del tumore che ha appena scoperto di avere (ha una cartellina medica e la sta stringendo come per sperare che non sia così, non la vuole lasciare come se fosse sia una speranza e insieme un delitto) ma non sa come parlargli (le sue carnose labbra rosee si stringono riducendosi a due sottili linee) per quello che può accadere, perché la sua paura è che la lasci per quelle "sgualdrine" (lei le chiama così, lo si capisce da come si formino delle rughe sulla fronte); forse oggi non voleva nemmeno uscire, pensa di averne troppo per una sola vita e come la capisco.

In effetti ora che ci penso, quando sono uscito di casa?

Qualcuno me lo avrà detto o ordinato, forse è meglio che vada a comprarmi una dose, almeno non penso più. Quell' uomo invece oggi ha appena capito che ha trovato l'amore (so cosa si prova, ma non so come sia averlo al suo fianco).

Il suo viso è pieno di amore sorride senza motivo ma so che vuole fare (sta guardando da lontano la vetrina di orificeria, fa una piccola smorfia di assenso con le labbra, ha paura di questo salto gli occhi grigi si posano sul negozio di fiori chiamato:"Flower street" ha cambiato idea e ora punta sul negozio diretto) le prenderà un mazzo di rose e dei cioccolatini (lo si capisce da come si lecca i baffi), non sorrido quando passa e mi sorride per cortesia.

Senza preoccuparmi di quanto accade attorno e del tempo che è passato mi ritrovo davanti la porta del 221b, apro la porta e la signora Hudson mi saluta con cortesia, (lo capisco che mi sorride e leggo il suo labbiale:"Buongiorno, bella passeggiata?" Non le rispondo ormai è da tempo che non riesco ad ascoltarla, sono ritanato nel mio Mind Palace 24 ore su 24, dormo lo stretto necessario, mangio così poco che se non fosse che sono io cadrei a terra senza nemmeno riuscire ad alzarmi più.

Salgo le scale e entro in casa quella casa, che è stata la mia vera casa per un po', ma ora non la guardo nemmeno e non faccio altro che drogarmi o stare nel mio Mind Palace.
Prendo quella vestaglia blu scuro piena dell' odore che so riconoscere benissimo, mi metto in maglietta e boxer per poi mettermi su quella, inspiro l' odore dei miei ricordi di quel profumo che ora riconosco solo come mio, mi sdraio su quel divanetto e non faccio altro che stare zitto a pensare.
Non sento la porta che si apre e Lestrade che entra con Anderson, quello non sa nemmeno cosa fare, guarda la casa sorridendo e leggo il labbiale di Lestrade che mi dice:" No, tranquillo non dobbiamo guardare che hai in casa, siamo solo passati per vedere come stai", scuoto la testa e poi indico la porta, con la voce rauca di chi non parla più da molto dico: "Uscite e ti prego non portartelo a dietro la prossima volta o in questa casa si vedrà calare il quoziente intellettivo in modo così affrettato che nessuno lo potrà capire, anzi tu puoi rimanere. Ma Anderson se ne può andare."

"Ok, Anderson esci"

"Ma voglio parlare con.."

"Anderson!"

"Va bene."


Anderson ha i capelli lunghi e mori ma sembrano unti, sporchi anche se so per deduzione che li lava spesso, la barba incolta mezza rossa e mezza grigia è davvero orrenda.

Se ne va guardandomi di sottecchi, lo trovo davvero irritante il fatto che si permetta di entrare qui e alla fine punto gli occhi addosso a Lestrade.

"Allora?"

"Sei stato al lavoro anche sta notte, mentre venivi qui ti sei bevuto un caffè in tutta velocità, hai cambiato il cerotto anche se in tasca hai un pacchetto di sigarette, potrei averne una? 

Tornando a noi, oggi devi parlare con Microft della mia situazione, dì a quella "regina" di non preoccuparsi so badare a me stesso, prima che tu possa aggiungere altro ti dico che se cerci qualcosa da sgranocchiare in questa casa non c'è e io se fossi in te leverei quella fede, ormai è da non so quanto ma posso ricordarmi il fatto che hai divorziato, quindi quel ricordo ti fa solo stare male levarlo sarebbe un buon passo.
Si, parlo io che sono in queste condizioni ma Lestrade io e te non siamo la stessa persona, buona giornata"

Lestrade boccheggiando mi da una sigaretta e un accendino, mi porto la sigaretta tra le labbra, l' accendo, la nicotina mi fa rinchiudere nel mio Mind Palace ancora di più, sento la porta che sbatte passi veloci che scendono le scale, un saluto e la porta principale che si chiude.

Già non mi sembra vero, ho bisogno della mia dose, prendo la siringa che è sotto il teschio e il laccio che è sulla libreria nascosto dai libri.
Mi faccio il nodo sul braccio con il laccio e aspetto di riuscir a vedere la mia vena e finalemente mi buco con l' ago, spingo lo stantuffo, mi è concessa un po' pace e confusione voluta nella mia mente.

Mi immagino quella faccia, gli zigomi affilati, le labbra carnose a cuore, tutto così perfetto lui è perfetto, poi sento o almeno i miei sensi immaginano di sentire la porta aprirsi, ma è impossibile nessuno oggi verrebbe da me, le persone di cui ho accettato la presenza sono poche, ma poi lo vedo davanti a me, sicuramente un' allucinazione, sento una mano che mi accarezza la guancia, sollevo gli occhi per fissare quelli di ghiaccio del mio coinquilino immaginario e poi lo sento dire:"John".

Si, sono io, il blogger innamorato perso del suo coinquilino nonché migliore amico Sherlock Homles.
È passato un anno o forse di più ma non me lo ricordo e non penso che in questo momento potrei ricordare.
Ma si, sono io John Watson.

*Angolo dell' autrice*
Ciao sono Rebs!
Spero che questa mia fanfiction vi piaccia, ci ho lavorato un giorno intero senza quasi nessuna sosta, questa trama mi è venuta in mente una sera fa e senza accorgermi ero nel mio mind fanfiction palace e per Gallefrey non ci potevo credere, le scene che ho scritto le vedevo perfettamente nella mia testa scorrevano senza sosta e naturalmente io dovevo trascriverle con un senso compiuto.
Spero davvero che vi piaccia mi sono impegnata al massimo.
Un salutone Rebs!
  
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