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Autore: bacionero    23/10/2014    7 recensioni
Candice si ritrova ad abitare nuovamente a villa Andrew. E' lontana da anni dal suo Terry ma qualcosa potrebbe riavvicinarli...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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lcune persone vivono i loro sogni 

alcune persone chiudono gli occhi 
il destino di alcune persone gli passa accanto

appena il mio cuore smetterà di spezzarsi 
e si metterà ad aspettare 
appena il "per sempre" sarà finito 
mi sarai passata dalla mente


Terence aveva scritto queste poche parole sul primo foglio trovato prima di farsi prendere dallo sconforto e scolarsi mezza bottiglia di whisky.

Qualche ora  prima, mentre si stava truccando passandosi il pesante cerone sul viso, Robert Hathaway lo aveva raggiunto in camerino per scambiare due ultime parole prima dell’alzarsi del sipario.

-Ciao Terence, questa sera bisognerà fare bella figura, sai che tutto il ricavato andrà in beneficenza. Il teatro sarà pieno delle personalità più eminenti di Chicago: i Livingstone, magnati delle industrie estrattive, il senatore Elliott con tutta la famiglia e i potenti  Andrew…

-Davvero? Gli Andrew?-chiese il giovane con trepidazione-sai se la famiglia sarà al completo?

-Ci sarà certamente una rappresentanza. Il giovane capo della famiglia ha già fatto una cospicua donazione e quasi certamente sarà presente...

-E…sarà solo?

-Forse no. I soliti ben informati dicono che  il giovane Archibald Cornwell e Candice Andrew si mostreranno in pubblico per la prima volta come marito e moglie.

Terence aveva fatto cadere per terra  uno dei vasetti che si trovavano sulla toeletta.

-Archibald e…Candice? Robert, sei sicuro?

-Ma come mai sei tanto curioso su questa famiglia?

-Robert, rispondimi, è importante…

-E va bene…  per ora a dire il vero è  solo una diceria, ma  sempre più persone sono sicure della cosa…sembra ci sia stato un matrimonio tra i due ragazzi…dico sembra perché ancora non hanno ufficializzato nulla…è  stata una cosa improvvisa e strana  perché il ragazzo era fidanzato con un’altra, una certa Breton o Britton. Ad ogni modo a me non interessa con chi si sia sposato questo Archibald Cornwell, mi interessa solo il fatto che è un pettegolezzo tanto succulento da  attirare in teatro gran parte  dell’elite di Chicago:  tutti vorranno vedere con i loro occhi. Adesso ti lascio, devi finire di prepararti.

Dopo che Robert ebbe lasciato il camerino Terence si prese la testa con le mani, assorto. Archie e Candy sposi? Quel damerino insulso sposato con Candy?

E lei, poi, che gli aveva permesso di arrivare ad una tale confidenza! Tra tutti i possibili pretendenti aveva scelto proprio il cugino…Certo, doveva immaginarlo che prima o poi lei si sarebbe sposata, ma non con un tipo come Archibald Cornwell!

 Gelosia e frustrazione, perché all’improvviso sentiva che l’ultimo suo sogno intatto era stato distrutto.

Tutti i più bei ricordi che gli venivano in mente dei momenti passati con la bionda ragazza, ora, alla luce di questa novità, gli sembravano improvvisamente arrugginiti.

Neanche lei era stata vera, allora.

Negli ultimi anni si era aggrappato alla certezza che quello che c’era stato tra di loro, seppur effimero, aveva avuto una purezza e una grandezza come nient’altro nella sua vita.

Aveva rinunciato a lei proprio per sublimare quell’amore, che  era rimasto intatto e incontaminato perché non vissuto. Nei momenti di sconforto si era aggrappato a quell’immagine sorridente e gentile per ricordarsi che un tempo c’era stato davvero qualcosa di bello nella sua vita.

Ma si era sbagliato, Candy era una ragazza come le altre. Mentre lui aveva accettato di prendersi cura di Susanna per dimostrarsi degno della sua stima, Candy aveva sposato il fidanzato della sua migliore amica, uno sbarbatello che aveva sempre detestato.

Bisognava dimenticarla, allora, perché mai più pensare a lei gli avrebbe dato quel sollievo di cui aveva bisogno. Scrisse quelle parole che gli martellavano in testa e poi aprì uno sportello: era lì, la bottiglia, e non lo avrebbe mai tradito come un essere umano.

 Dapprima si versò un goccio nel  bicchiere, poi continuò a bere direttamente dalla bottiglia di vetro, mentre i minuti passavano inesorabili e il momento dell’entrata in scena si appressava.

Quando lo chiamarono non si reggeva in piedi, ma lo stesso decise di salire sul palco e di mostrarsi in pubblico. Non ne poteva più dell’ipocrisia che era costretto a sopportare, del falso perbenismo, delle illusioni perdute. Che lo vedessero per quello che era, un uomo con le sue fragilità, non un eroe.

Dovrei avere sul viso una maschera, perché la gente non mi legga in viso. Mi sento così vulnerabile, adesso, come se tutta questa gente a teatro potesse scorgere i recessi più reconditi della mia mente. Neanche se mi concentrassi riuscirei a ricordare le battute, eppure avrei potuto rifiutarmi di salire sul palco, ma non era ciò che volevo. Eccomi, guardatemi, questo sono io! Non sono Romeo né alcun altro personaggio, sono Terence Granchester, e il mio vero dramma è non potere strapparmi questa maschera di falsità! Ogni attore smette di essere il suo personaggio quando torna a casa, io continuo a fingere, a recitare un copione che non mi piace e che è sempre lo stesso!

Mentre pensava queste cose, si era messo improvvisamente a ridere e ad additare alcune persone tra il pubblico;  subito e con tempestivo intervento Robert ordinò che il pesante tendone di velluto venisse chiuso, e l’ordine venisse riportato tra gli attori esterrefatti. Sapeva che di lì a poco i giornalisti, giunti per immortalare un trionfo e non certamente la scena cui avevano assistito, si sarebbero precipitati dietro le quinte. Bisognava creare un diversivo e non permettere loro di avvicinarsi a Terence.

-Forza, ognuno torni nel suo camerino!-urlò Robert-e tu, Susanna, porta via Terence e fallo uscire dal retro! Tra qualche minuto vi farò arrivare una carrozza e tornerete in albergo. Nel frattempo io mi barricherò nel camerino di Terence e farò credere che si trovi lì dentro! Svelta!

-Susanna non sapeva come agire, impacciata dalla sua condizione, ma per fortuna incontrò una guardia della sicurezza e gli chiese di accompagnarli fino all’uscita sul retro, che poteva essere raggiunta solo attraversando un dedalo di corridoi conosciuto solo dagli addetti ai lavori.

Raggiunta l’uscita e respirata finalmente l’aria frizzante della sera, Susanna si sentì meglio, ma la guardia dovette abbandonarli per dare man forte a Robert alle prese con un nugolo di giornalisti pronti a scrivere l’epitaffio di Terence Granchester e della compagnia Stradford e a scattare le foto più crudelmente veritiere sulla fine di una leggenda.

Susanna si sentì improvvisamente sola e impaurita, in quella piazzetta tanto silenziosa. Vicino a lei un serafico Terence si appoggiò al muro e si accese una sigaretta.

-E’ finita per me….la mia carriera è finita….

-Terence…

Il silenzio appariva tanto più irreale quanta più era la consapevolezza del trambusto che stava mettendo in subbuglio il teatro.

Terence fece qualche passo verso di lei, ma ad un tratto due figure misteriose sbucarono dall’oscurità e trascinarono il ragazzo verso una carrozza che con tempismo stupefacente si era fermata nello stesso momento  davanti a loro. Susanna capì subito che qualcosa non andava, quella non era la carrozza mandata da Robert.

-Fermatevi! Chi siete? Chi vi dà il diritto di….

Come se la voce di Susanna avesse risvegliato Terence dal suo torpore il ragazzo guardò meglio i due uomini che lo stavano accompagnando con una certa prepotenza verso la carrozza e riconobbe un volto conosciuto.

-Albert! Ma allora sto  sognando…

-No, Terence, non stai sognando. Sono il tuo vecchio amico e voglio aiutarti…devi venire con me…

-Cosa mai potresti fare per me, Albert? Questa volta non puoi nulla…

-Sei ubriaco, Terence, Sali in carrozza. Fidati di me…

Susanna udì la conversazione, e allarmata e confusa chiese ulteriori spiegazioni, mentre Terence era entrato nella carrozza.

-Ma come vi permettete, voi! Lasciatelo stare! Non mi  avete neanche detto chi siete!

-Signorina, calmatevi-rispose Albert, sfidando con l’imponenza della sua calma quella donna esagitata-mi chiamo William Albert Andrew e questo è il mio biglietto da visita.

-Adesso che vi siete presentato potete anche dirmi cosa volete da Terence. Dove lo portate?

-Sono un vecchio amico di Terence. Ho assistito alla scena pietosa di stasera e so di essere l’unico in grado di aiutarlo. Fate fare a me, fidatevi, ve ne prego.

Da un lato lo sguardo placido e rassicurante dell’uomo, dall’altro l’ira trattenuta a stento della ragazza, che sembrava un animale sul punto di  azzannare.

-Chiedete a Robert…Robert Hathaway, l’attore e  impresario…lui mi conosce bene, e ditegli che stanotte stessa lo chiamerò per confermare che Terence si trova a casa mia. Adesso dovete rientrare, mi sembrate molto scossa. Il mio collaboratore George vi accompagnerà dentro e vi aiuterà, forse avete bisogno di bere un bicchiere d’acqua.

Susanna non riuscì ad ammettere con se stessa che l’imponenza e la fermezza dell’uomo le avevano trasmesso una grande fiducia.
   
 
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