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Autore: startariot    23/10/2014    2 recensioni
"Stone by stone
We’ll build a tower we can call our own
So high that we’ll forget the world below"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti!

Mettete insieme la mia voglia/non-voglia di scrivere, i post sentimentali di Harry su IG e un paio di canzoni giuste e il mix fa scoppiare la bomba.

Dico solo questo e vi lascio alla lettura, ci vediamo alla fine. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

So high that we’ll forget the world below

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 


Quella mattina aveva lasciato il tepore della sua camera da letto e della sua coperta a frange rossa, Harry, per raggiungere il suo parco preferito di Holmes Chapel. Adorava andarci la mattina presto, al sorgere del sole, e soprattutto amava farlo in autunno, nonostante le temperature rigide.

 

Calpesta, con i suoi stivali scamosciati color caramello, le foglie un po’ ingiallite, un po’ rossastre, causando il loro leggero scricchiolio, proprio come accadeva quando era un bambino e passeggiava con sua nonna in quel parco. E’ passato non molto tempo ma Nanny S gli manca da morire; non può, e non vuole, nasconderlo: gli manca andare a farle visita quando aveva una piccola pausa dagli impegni e dal tour, gli manca sentirla al telefono quando gli chiedeva della sua musica e dei suoi amici, gli manca ricevere le sue carezze quando, da bambino, lo riempiva di attenzioni perché aveva qualche decimo di freddo. Gli manca da morire, ma sapeva che, prima o poi, avrebbe dovuto fronteggiare delle mancanze nella sua vita. Faceva parte della storia di ogni essere umano: crescere con gioie e dolori, attraversare le fasi della vita senza la presenza delle persone care. Andava così, e cosa poteva fare un ingenuo ragazzino del Cheshire contro le leggi dell’universo?

 

Continua a percorrere quel viale, quasi infinito se visto in prospettiva, mentre il vento gli attraversa i capelli e lui si fa sempre più piccolo nel suo cappotto marrone, per ripararsi dal freddo di quella mattina. Amava quel parco per il suo silenzio: solo due rumori a circondarlo; lo strusciare delle foglie l’una con l’altra, a causa del vento, e il rumore dei suoi pensieri. 

 

 


I see your light

I know it’s coming and I’m terrified

No more defences here to hide behind

 

 

 

Poteva dire di essere l’unico cittadino di Holmes Chapel a camminare lungo quel viale all’alba, senza ombra di dubbio; anche se abitante di quella piccola cittadina, lui, non lo era da tempo. L’ultima volta, giocava con Gemma e i suoi amici e lavorava in una minuscola panetteria. Ora, invece, era nella band più famosa del mondo. Ed è strano come la vita possa cambiare da un momento all’altro, come un attimo che ti sembra di aver appena vissuto, entra a far parte del tuo passato in un lampo. Ed Harry sa bene come nella vita, i cambiamenti arrivano e non puoi far nulla per fermarli per quanto tu possa provarci. 

 

Per questo, Harry non aveva fermato Louis, il più grande cambiamento della sua, di vita. E’ sempre stato un ragazzino pieno di energie, senza paure e disposto a tutto, e in quel ragazzo dagli occhi azzurri aveva trovato la sua parte complementare. Dire che lo aveva realizzato fin dal primo momento in cui lo aveva visto, sarebbe stata una bugia. Era stato graduale il loro percorso, ma non per questo lento. Parola dopo parola avevano consolidato la loro amicizia, sguardo dopo sguardo avevano creato la loro complicità, sorriso dopo sorriso era iniziato il loro amore. Come la costruzione di una casa avviene mattone dopo mattone, avevano creato il loro mondo un passo dopo l’altro. 

 

E come tutti i migliori rapporti, anche il loro aveva alti e bassi. C’erano stati momenti in cui, dopo una lite, non si parlavano per giorni. Momenti in cui ognuno aveva bisogno dei propri spazi. Momenti in cui pensavano che quello che stavano vivendo era forse davvero troppo da sostenere, quelli in cui mollare sembrava la soluzione migliore. 

 

Lo spiraglio di luce in fondo al tunnel.

 

E allora hai due opzioni: lasciare che quella luce ti accechi, quando arrivi in fondo al tunnel, o lasciare che ti avvolga e ti riscaldi. 

 

 

 


—————————

 

 

 

 


“Una casa. A Los Angeles. Harry stai scherzando?”, aveva esclamato Louis scioccato, sbattendo la porta di casa.

 

“Pensi che possa scherzare su una cosa del genere?”, il tono di voce del più piccolo era fermo e serio.

 

“A cosa ti serve una casa a Los Angeles?”

 

“Ad andare via da qui, Louis.”

 

“Cosa?”

 

“Lou, ascoltami e voglio che tu lo faccia davvero.”, aveva iniziato a dire Harry, dopo prese un respiro e aveva ricominciato a parlare. “Londra non la sento più mia. Non è più la città in cui mi sono trasferito quando avevamo sedici e diciotto anni. Ora posso fare altro che farmi vedere alle feste, farmi paparazzare mentre vado a fare shopping o vado a correre. Devo uscire di casa e stare attento che non scoprano che viviamo ancora insieme…santo cielo!”, aveva sbottato esasperato infine, alzando le mani al cielo. 

 

“E per questo compri una casa dall’altro lato dell’oceano?” 

 

“Perché non puoi capire il mio punto di vista, per una volta?”, sussurrò Harry. “Io non sto bene, tutto questo ci sta allontanando Louis e tu fai finta di non vederlo.”

 

“Tu ci stai allontanando, Haz.” sussurrò il più grande in risposta, chiudendo l’argomento.

 

 Il giorno dopo, Harry aveva preso il primo volo per Los Angeles. 

 

 

 

 

 

Five tattoos from your shoulder to your hands

You could give me what I have never had

Boy, keep leading me on

 

 

 

 

 

 

 

Era passata una settimana da quando Harry aveva lasciato l’Inghilterra, un borsone sulle spalle e un’enorme valigia nella stiva del jet privato ad accompagnarlo. Ed era una settimana che cercava di abituarsi alla sua nuova routine californiana. Si svegliava tutte le mattine intorno alle nove, faceva colazione e andava a correre; e quando non lo faceva, seguiva speciali lezioni in palestra. Poi tornava a casa, e si rinchiudeva nel piccolo studio che si era creato, e buttava giù note e parole per comporre nuova musica. Era stato piuttosto facile abituarsi alla soleggiata e vivace Los Angeles, ma Harry sentiva sempre quello strano fastidio al centro esatto del petto. Come se fosse mai tutto perfetto, o tutto in ordine. Come se gli mancasse qualcosa. 

Il suono insistente del campanello della sua villa, lo aveva risvegliato all’improvviso, quella mattina. Ancora assonnato, aveva raggiunto l’ingresso aprendo lentamente la porta. 

 

“Non ti permettere mai più.”, aveva affermato Louis severo. 

 

“Louis…cosa ci fai qui?”, aveva risposto il riccio sbadigliando, senza nemmeno realizzare, forse, che Louis si trovava davanti la porta di casa sua, a Los Angeles.

 

“Sei sparito nel nulla. Non rispondevi alle chiamate, ai miei messaggi, sei scappato..io..”

 

“Lou, ehi…calmati.”, aveva sussurrato Harry avvicinandosi lentamente  lui. “Sono qui, davanti a te. Non volevo andare via così ma…non ero più me stesso a Londra, dovevo andare via. Dovevo pensare..”

 

“A cosa?”

 

“A quanto non mi importa quanti chilometri ci siano a separarci. Fino a quando tu avrai il mio cuore, non andrò mai da nessuna parte.”, aveva concluso Harry con un sorriso. 

 

“Ti odio, Harry Styles.” aveva risposto Louis lanciandosi quasi contro il suo corpo e abbracciandolo forte, quasi aggrappandosi a lui. In fondo, Harry era la sua ancora. 

 

Harry lo strinse forte contro il suo corpo, imprimendoselo quasi addosso e accarezzandogli la schiena lentamente. “Se mi avessi lasciato finire di parlare quel giorno….ti avrei detto che la casa che volevo comprare qui, era per noi.”

 

“Harry, cosa….”, chiese Louis inarcando le sopracciglia. 

 

“Benvenuto a casa Tomlinson, stupido.”, si limitò a dire Harry poggiando le sue labbra, calde e morbide su quelle di Louis, che rimase senza fiato. 

 

 

 

 

 


—————————

 

 

 


 

 

 

Percorre il viale alberato di quel parco che ha visto tante e tante volte quando era bambino, ma che sembra non stancarlo mai. Ha questa strana caratteristica Harry: non si stanca mai delle cose che gli piacciono. Potrebbe passare pomeriggi interi a vedere il suo film preferito con sua sorella Gemma, o ascoltare la sua canzone preferita per ore intere senza annoiarsi. E come un bambino curioso, si guarda intorno attento, come se fosse la prima volta, studiando le sfumature dei colori sulle foglie che giacciono sul terriccio, ascolta il fruscio delle foglie che creano quasi una dolce melodia insieme all’eco del vento. 

 

Il suo iPhone trilla, distogliendolo dal flusso dei ricordi e dei pensieri e  segnalandogli un sms, ed Harry sorride perché sa chi è stato a mandarglielo. Continua a sorridere, fissando il suo schermo illuminato e ripensando all’intero pomeriggio trascorso sul divano di casa sua. 

 

 

 

 

Stone by stone

We’ll build a tower we can call our own

So high that we’ll forget the world below

 

 

 

 


 

—————————

 

 

 

 


 

“Harold, quante volte devo dirti che sei una frana nel calcio ed è inutile che fingi interesse?”, aveva iniziato Louis la discussione con un sorrisetto stampato in volto. 

 

Era mezzogiorno ed erano seduti sul divano di casa di Harry, ad Holmes Chapel; Louis completamente steso su di esso, con le gambe poggiate su quelle di Harry, che era seduto dritto, con le gambe sul piccolo tavolino di fronte a loro; entrambi con lo sguardo fisso sullo schermo della tv. 

 

“La frana ha segnato alla partita di beneficenza di Niall.”, aveva risposto a tono Harry voltando lo sguardo verso il più grande soddisfatto. 

 

“Era un rigore curly. Li segnano tutti.”

 

“Ci sono poche cose che so del calcio, ed una di queste è che i rigori sono una delle cose più difficili per un calciatore.”, aveva ribattuto il riccio. “E me lo hai insegnato tu.”

 

“Touché.”, aveva risposto semplicemente Louis, dandogliela vinta. Ripensò per un attimo al giorno di quella partita, e a quanto fosse stato orgoglioso di vedere Harry segnare un goal, e a quanto Harry fosse felice di quella sua piccola vittoria. 

 

“Mi lasci vincere così?”, aveva chiesto Harry quasi scioccato e a Louis scappò una piccola risata nel vedere la sua espressione. 

 

“Sono solo troppo stanco, e rilassato in questo momento per iniziare una discussione con te in questo momento”. Si alzò, mettendosi a sedere sul divano, quando improvvisamente sembrò cambiare idea e semplicemente si accostò ad Harry avvolgendolo con braccio e poggiando la testa sulla sua spalla. “Che c’è?”, aveva esclamato sentendo il riccio accanto a lui irrigidirsi per un secondo. “Ho solo freddo”, aveva aggiunto poi con una smorfia in viso.

 

 

“A che ora devi partire?”, aveva chiesto Harry, dopo qualche attimo di silenzio, passando un braccio intorno al ragazzo accanto a lui e tirandoselo maggiormente addosso. 

 

“Tra un’ora”,aveva sussurrato l’altro “ma torno stasera, Haz!”

 

“Non voglio che tu torni qui da solo, sarai stanco Lou!”, sarebbe dovuto andare alla partita dei Doncaster Rovers quel pomeriggio e il più grande insisteva da giorni affinché il tutto avvenisse in giornata, la sua partenza e il suo rientro. 

 

“Ho ventidue anni Harold, e non sarà poi così tardi. E io voglio tornare qui”, aveva detto Louis risoluto, alzando gli occhi e incrociando quelli di Harry e il riccio non riuscì a non cedere. Il leggero “ti amo”, sussurrato all’orecchio del più grande fu la sua risposta.

 

 

 

“Vi interrompiamo?”, aveva chiesto Anne cono tono dolce e carezzevole, entrando nel salotto. 

 

“Mamma, dai !”, aveva detto Gemma, accanto a lei. “E’ il tuo compleanno e puoi fare ciò che vuoi..perfino interrompere loro due.”

 

“Grazie Gem”, aveva risposto Harry

 

“Oh, andiamo….state sempre insieme voi due!”

 

“Ti vogliamo bene anche noi, Big Styles!”,aveva ribattuto Louis, difendendo Harry. E la ragazza lasciò cadere l’argomento, ben consapevole che quando Louis interveniva per difendere Harry era una guerra persa, in casa loro. 

 

 

 

 


—————————

 

 

 


 

 

And you and I can rule each others’ hearts

We’ll build on love and we’ll make it our

Empire, empire, empire

 

 

 

 

 

“Avresti dovuto svegliarmi, sai?”, recita il messaggio, semplice ed efficace. Harry continua a sorridere, leggendo per la seconda volta quelle poche lettere sullo schermo del suo telefono, e poco dopo ripone il telefono nella sua tasca perché, conoscendolo, sa che Louis si è riaddormentato il minuto dopo aver digitato quelle poche parole. Continua a camminare per qualche metro, mentre il freddo continua a farlo rabbrividire più volte. 

 

 

 

“E avresti anche dovuto rispondere al mio messaggio.”, e non ha bisogno di voltarsi per sapere a chi appartiene la voce alle sue spalle, né per percepire un sorriso accennato nel suo tono di voce. 

 

“Come facevi a sapere che ero qui?”, risponde semplicemente Harry voltandosi verso Louis. 

 

“Tua madre.”, dice semplicemente Louis. Ed Harry pensa che si, sicuramente lo aveva visto sgattaiolare fuori casa alle sei del mattino, proprio quando a quindici anni lo guardava uscire di casa quando usciva con gli amici. “Allora, cosa ci facevi qui tutto solo?”, chiede poi avvicinandosi a lui. 

 

“Non ho mai tempo per fare una passeggiata qui….e amo farlo quindi, eccomi qui.”, ammette Harry con un sorriso luminosissimo. 

 

“Beh, è un bellissimo parco.”

 

“Come è andata la partita ieri?”, chiede Harry chiudendo la distanza tra di loro e lasciando una carezza sulla guancia dell’altro. Tornato piuttosto tardi, la sera prima, si era semplicemente spogliato, stendendosi accanto ad un Harry completamente rilassato ed addormentato che si era accorto del suo rientro solo quando le braccia di Louis lo avevano avvolto all’altezza del busto. 

 

“Uhm…bene, facciamo progressi. La strada è ancora lunga però..”

 

“Ehi, ehi ecco Louis Tomlinson, il business man che tutti adorano”

 

“Incluso te?”

 

“Me soprattutto.”,risponde Harry sfiorando le labbra con le sue.

 

 

 

 

Louis ed Harry si definiscono una coppia normale, ma tutti quelli che hanno il piacere di osservarli sanno che sono una coppia fuori dagli schemi, speciale. C’è sempre quella scintilla nei loro occhi che rende il loro rapporto palpabile e vivo, anche per chi li guarda. C’è quella dolcezza nell’interagire tra di loro, che fa trasparire il loro amore attraverso un semplice contatto, o una semplice parola. C’è sempre qualcosa che, in qualche modo, li mantiene sempre vivi e insieme, nonostante tutto

 

 

 

“They’ll never take it down

Take it down, burn it down

Burn us down, take it down

Take down our empire”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eeeeeccomi qui!

Essenzialmente non c’è una gran trama, non è niente di speciale, solo un insieme di pensieri nati ascoltando queste canzoni e guardando le foto di Harry. Spero sia chiara la divisione tra il presente e i due flashback in quel caso mi aspetto che me lo facciate notare. Sarei curiosa di sapere cosa pensate di questa piccola follia e spero vi sia piaciuta :) 

 

Ultimamente ascolto parecchio Ella Handerson, mi piace da morire la sua voce e adoro i testi di parecchie delle sue canzoni. Poi mi fanno pensare parecchio a questi due lovebirds quindi le canzoni che trovate nella storia sono entrambe le sue:

 

 

 

 

Vi ringrazio tanto se scegliete di leggerla, o se lascerete un commento (di qualsiasi tipo). 

 

Non credo di aver molto altro da aggiungere, se non che per qualsiasi cosa (commenti sulle mie storie, domande, critiche o altro) potete trovarmi qui su efp, su ask e su twitter

 

Alla prossima, C. 

   
 
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