Alzò lo sguardo verso il professore, che aveva parlato abbastanza per quel giorno. Dopo qualche attimo di esitazione si decise a dar loro il permesso di godersi quei pochi minuti di libertà tra una lezione e l’altra. Ansiosa prese la merenda, già pronta sul banco, infilò il cellulare in tasca e guardò le amiche.
-Andiamo su?-
La ragazza dai capelli castano chiaro annuì accennando un sorriso. Velocemente uscirono dalla classe e con un groviglio nello stomaco salì le scale.
La fanciulla dal viso così puro, da apparire quasi infantile, sospirò amareggiata. Non l’avrebbe visto, ne era sicura.
Senza alcuna voglia di mangiare si costrinse a dare un morso alla mela mentre le compagne la intrattenevano immerse nell’aria gelida dei primi di novembre.
Fece una smorfia disgustata e buttò il cibo. Ignorò entrambe, sapendo che non avrebbe ricavato alcun diletto dallo starle ad ascoltare nel tempo restante. Non avrebbe mai concluso niente.
Trattenne le lacrime infami, osservando l’edificio di fronte. Non importava. Sarebbe sopravvissuta, come sempre. Un trillo lontano indicò la fine della pausa. Mise le mani in tasca e si guardò i piedi per tutto il tragitto. Si sedette al proprio posto e guardò mesta il vento, in tutta la sua potenza, volteggiare tra le piante. La stessa potenza che invece andava scemando dal suo corpo.

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