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Autore: Mrs_Nella    23/10/2014    1 recensioni
Ero seduta su quei maledetti gradini. Ero stata una stupida a pensare che tra me e Greg potesse esserci qualcosa. Improvvisamente sentii una presenza al mio fianco e mi voltai. Non potevo credere che proprio lui, con quei suoi occhioni azzurri e capelli biondi, fosse venuto a cercarmi, anche se ci conoscevamo da qualche ora appena.
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*dalla storia*
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"Il primo che arriva al tronco vince e si fa offrire qualcosa dall’altro, ci stai?” chiese, illudendosi di poter vincere. [...]
“Non ti lascerò vincere!” le ultime parole famose.
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“Sediamoci un attimo e ascoltiamo un po’ di musica” e mi trascinò sul divano facendo partire lo stereo. Era solo la base musicale, e lui iniziò a cantare. [...]
“…Never felt like this before, are we friends or are we more?” nell’udire queste parole sentii un brivido di piacere lungo la schiena. Quella frase descriveva alla perfezione quello che c’era tra di noi.
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"È una sensazione diversa da quella che provo quando bacio le altre ragazze. Mi hai colpito subito, e non so perché. C’è qualcosa di diverso in te”. Lo disse in una maniera tale da farmi sentire davvero diversa, speciale. Nessuno mi aveva mai detto una frase del genere.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POV’S STEFANIA
 
Ormai Nicole stava attraversando quella porta che l’avrebbe portata all’aereo per tornare in Italia, ma un attimo prima si girò verso di noi con il braccio alzato, per un ultimo saluto.
Appena fu sparita dalla nostra visuale, come uno scherzo del destino, mi arrivò un messaggio da Niall.
“Torna a casa il prima possibile, ti devo parlare”. Niente faccine, niente di niente. Un messaggio freddo come il ghiaccio. Mi rabbuiai subito, e Carlotta se ne accorse.
“Tutto ok?” mi chiese preoccupata.
No, cazzo! Niente era a posto! Il tuo ragazzo ti dice di tornare in fretta a casa che ti deve parlare, ma di sicuro è tutto a posto! Le feci leggere il messaggio, senza spiccicare parola.
“Dai, magari non è quello che pensi, magari ti deve solo dire qualcosa di poco importante...” cercò di sdrammatizzare lei, ma con pochi risultati.
“Greg, voglio tornare a casa, e in fretta” dissi al mio amico con tono imperativo guardando verso l’alto per cercare di non farmi velare gli occhi dalle lacrime, anche perché magari poteva essere inutile piangere.
Passai il viaggio di ritorno seduta sul sedile posteriore con lo sguardo fisso fuori dal finestrino, persa in mille pensieri, il mondo attorno a me inesistente, i rumori ovattati e lontani.
Scendemmo dalla macchina un isolato prima, l’unico parcheggio libero disponibile in quel momento, e ci avviammo a piedi, io in testa con passo deciso e sguardo dritto.
Svoltammo l’angolo e vidi il macchinone di Niall fermo davanti al portone, con lui appoggiato contro la piglia.
“Cosa c’è?” chiesi io brusca.
“Ehi ciao come va? Sì, anche io sto bene grazie per averlo chiesto” mi fece il verso lui.
“Allora, cosa mi devi dire?” continuai io imperterrita.
“Apri un po’ il baule” disse lui, indicando con un cenno della testa il bagagliaio.
Un po’ interdetta, corrugai la fronte, e mi avvicinai al retro della Range Rover e con un piccolo sforzo lo aprii, ma con la coda dell’occhio vidi che Niall si era avvicinato a Carlotta con un sorriso strizzandole l’occhio. C’era qualcosa che non tornava. Spalancai la portiera, e vidi dentro la mia valigia.
“Ma... Perché c’è la mia valigia qui dentro?” chiesi rivolta al mio biondo.
“Glielo dico o no?” disse lui rivolto a Charlie.
“Mmm... Dai, diglielo, che è già entrata abbastanza in paranoia e ha tenuto il muso per tutto il viaggio dall’aeroporto!” esclamò lei.
“Cosa? Dirmi cosa? E tu cosa sai, brutta stronzetta?” domandai io accigliata e confusa.
“Se proprio insisti... Ma non prendertela solo con me, anche la tua amichetta è complice!”
“Horan, i patti non erano questi! Me la paghi” rispose lei stando un po’ al suo gioco.
“Gente?! Qua c’è una ragazza che vorrebbe capire qualcosa di quello che sta succedendo!” esclamai esasperata da quel continuo punzecchiarsi tra i due.
“La tua dolce amichetta mi ha lasciato le chiavi di casa vostra, ieri sera quando ci siamo salutati, in modo che potessi preparare la tua valigia, per lasciarle la casa libera qualche giorno, mentre io e te ce la spassiamo in un bel weekend romantico, senza nessuno tra i piedi. Almeno lei e Styles non daranno troppo nell’occhio se si dovranno appartare in continuazione. Hanno tutto il tempo che vogliono, perché tre giorni dico che possono bastare, no?” disse tirando una gomitata alla nostra amica, che lo fulminò con lo sguardo.
“Quindi, fammi capire... Io sono stata in ansia per quasi un’ora, per niente?”
“Te l’avevo detto di non agitarti, che magari era una cosa poco importante” mi riprese Carlotta.
“Horan, sei un idiota” dissi avvicinandomi a lui con la mano tesa per dargli uno schiaffo, che si trasformò però in una carezza. Devo perdere il vizio di innervosirmi e preoccuparmi per qualsiasi cosa, se si tratta di Niall, perché tutte le volte che lo faccio mi salgono i nervi a fior di pelle per niente, come in questo caso. Tre giorni solo io e lui, da qualche parte. Non era una cattiva idea.
“Allora non sei arrabbiata?”
“E come potrei?” gli sorrisi.
“Scusate? Potreste scambiarvi le vostre moine da qualche altra parte, che a me e Greg sta salendo il diabete?” ci interruppe Carlotta.
“Va bene. Ma... Dove andiamo?” chiesi, a questo punto, curiosa.
“Non posso dirti tutto, altrimenti che sorpresa è?” rispose Niall aprendo la portiera. “Sali, che il viaggio è lungo.” E dopo aver salutato Greg e Charlie, salii nell’abitacolo.
“Ci vediamo tra qualche giorno, e voglio trovare la casa intera quando torno” scherzai.
“Pensa per te” rispose lei con la linguaccia. Così partimmo verso una meta a me ignota.
Dopo oltre tre ore e mezza di viaggio, finalmente arrivammo a destinazione. Per fortuna lungo la strada ci eravamo fermati in un bar a mangiare qualcosa, se no a quest’ora altro che crampi allo stomaco!
“Non pensavo fosse così lontano questo posto!” esclamai io appena scendemmo dalla macchina. Ci trovavamo in un parcheggio sterrato, con tutte delle canoe accatastate, e davanti una struttura bassa affiancata da una abitazione su due piani.
“Dai, sono appena le 3 del pomeriggio, abbiamo ancora tutto il tempo per sistemarci” disse lui, balzando giù a sua volta dall’abitacolo, per dirigersi verso il bagagliaio a prendere le nostre valigie.
“Lascia fare a me” dissi prendendo il mio bagaglio. “Dove siamo di preciso?”
“Siamo a Combs Reservoir, nel Derby shire. È un po’ distante dal paese, ma ne vale la pena. Questa struttura bassa che vedi è il circolo di vela, ormai in disuso. Era diretto dallo zio di Liam, che ora è in pensione, così anche la casa l’ha lasciata ai suoi nipoti, quindi solo al padre di Liam. È un posto tranquillo, se non sei soggetto alle punture di zanzare!” concluse grattandosi l’avambraccio dove era appena stato punto.
“Tieni, mettiti la protezione, e andiamo a sistemare tutto” dissi lanciandogli una boccetta con del liquido anti insetti.
L’interno della casa era semplice, arredato in legno. Al piano di sopra, la nostra camera da letto aveva un letto matrimoniale, già pronto.
“Eravamo venuti qua l’altro giorno, io e Liam, quando non rispondevo al telefono. Mi ha aiutato anche lui a rendere tutto perfetto, ed è stata sua l’idea di imprestarmi la casa.”
“È stato un pensiero molto dolce” dissi fissando nella mente ogni dettaglio di quella stanza.
Il resto del pomeriggio lo passammo a camminare sulla spiaggia, soffermandoci a guardare quella striscia di cielo arancione per il tramonto che compariva all’orizzonte sotto quel tendone di nubi nere che minacciavano pioggia. Infatti, eravamo giusto dalla parte opposta del lago, quando iniziarono a scendere le prime gocce, ma subito si trasformarono in uno di quei temporali estivi, così, di corsa, entrammo in casa fradici.
Ci sedemmo sul pavimento, esausti, ridendo come due matti. Intanto io sentivo i brividi del freddo corrermi lungo la schiena, i capelli ancora grondanti che colavano sulla mia ormai zuppa maglietta. La canottiera di Niall, bianca, era tutta appiccicata al suo torace, lasciando intravedere quello che c’era sotto.
“Direi che ci siamo lavati” scherzò lui.
“Sì, ma io vado a farmi un’altra doccia, bollente questa volta!” esclamai tirandomi su.
“Aspetta solo che mi vado a cambiare un attimo, poi il bagno sarà tutto tuo.”
“Ma che gentile! Allora lanciami un asciugamano, che cerco di scaldarmi” dissi levandomi le scarpe per non inzuppare il pavimento.
“Agli ordini, mia signora!” disse copiando il mio gesto e avviandosi su per le scale che portavano alla camera da letto e al bagno. Io, invece, andai in camera a prendere quello che mi sarebbe servito per la doccia e per quando sarei uscita.
Aprendo la valigia, trovai la felpa con la zip bordeaux e i pantaloni da basket che mi aveva regalato la prima volta che ero andata a casa sua dopo esserci beccati anche lì un bel temporale. Sì, siamo sfigati. Presi quello, un pacchettino che aveva messo Charlie in valigia (era stata lei per forza, la conoscevo troppo bene) con dentro un completino nuovo in pizzo nero e seta azzurra che non era per niente nel mio stile, ma che decisi di mettere in caso fosse successo qualcosa con Niall, e un asciugamano per i capelli, giusto appena prima che lui entrasse di soppiatto in camera e mi circondasse il suo asciugamano umidiccio, facendomi fare un salto.
“Idiota, ora me la paghi!” dissi io abbracciandolo, e quindi bagnando di nuovo i suoi vestiti asciutti.
“Vuoi la guerra? E guerra sia!” rispose lui, provocandomi un urletto stridulo quando iniziò a scompigliarmi i capelli.
“Basta, basta! Ti prego! Hai vinto tu!” mi arresi, sperando così di potermi andare a lavare.
“Se vuoi che ti lasci andare, mi devi dare un bacio” disse abbracciandomi e sporgendo in avanti le labbra, che respinsi posandogli due dita.
“Eh no, caro mio!” dissi per scherzare. Lui iniziò a tenermi il finto broncio, perché sapeva che alla fine avrei ceduto, come appunto accadde. “Ora posso andarmi a lavare?” chiesi svincolandomi dalle sue braccia.
“Vai, che poi ti ammali” disse lanciandomi i vestiti asciutti che avevo posato sul letto.
Uscii dalla porta della stanza ed entrai in quella del bagno, qualche metro più avanti. Mentre mi spogliai, accatastando tutti i vestiti ancora fradici in un angolo su un tappeto, iniziai a far scendere l’acqua nella doccia, per far sì che quando ci fossi entrata era già calda. Rimasi sotto al getto bollente per quasi mezz’ora, pensando che finalmente io e Niall avremmo avuto un po’ di tempo per noi, senza interruzioni (si spera), isolandomi totalmente dai rumori provenienti fuori dal bagno. Quando uscii da sotto l’acqua mi strofinai i capelli, senza asciugarli, in modo che rimanessero un po’ più ondulati, ma facendo sì che non gocciolassero più. Misi i vestiti di Niall, lasciandomi la felpa aperta a metà, con sotto solo il reggiseno.
Uscita dal bagno carico di umidità, mi diressi in salotto, dove sentivo sfrigolare qualcosa sui fornelli, e dove venni avvolta dal calore che spigionava il caminetto appena acceso accanto a un divano di fronte alla tv.
“Qualcuno si è messo a cucinare” dissi abbracciando da dietro Niall che stava cercando di far saltare delle patate in padella.
“Che uomo che sono! E che cuoco!”
“Modesto mi dicono...” commentai sarcastica io.
“Di secondo nome. Mi passi quei due piatti che sono sul tavolo? Grazie” disse mentre riversava il contenuto delle padelle nei due piatti. Pancetta, carne impanata e patate saltate. Che bel piattino! Io lo precedetti mentre andavamo nel salotto.
“Amore, sei davvero sexy con la mia felpa e i miei pantaloni, con i capelli bagnati!” esclamò lui seguendomi.
“Ti correggo. La mia felpa e i miei pantaloni!” dissi ammiccando.
Andammo a sederci per mangiare sul divano, comodi.
“Amore, renditi conto di quanto ti adoro. Questa sera c’è la prima partita di Premier League, e io me la perdo proprio solo per stare con te” mi punzecchiò Niall.
“Ah beh, allora sono molto importante” esclamai sarcastica con sguardo demoralizzato dalla sua idiozia.
“Ehi, il Derby è stato promosso in prima categoria, finalmente dopo cinque stagioni, quindi shhh!” mi sibilò lui sempre scherzando.
“Beh, se la metti così... Passami il telecomando, che stasera gioca il Chelsea!” lo chiusi io prendendo il telecomando dal tavolino prima che ci arrivasse lui. “Mi sembra che questa sera sia proprio Chelsea-Derby la partita che apre il campionato, o sbaglio?”
Niall mi guardò con aria stranita.
“Che c’è? solo perché sono una ragazza non devo seguire il calcio? Oh, quanto maschilismo a questo mondo!” proseguii io cercando il canale in cui trasmettevano la partita.
“Tesoro, non vorrei che piangessi se doveste perdere” disse lui alzando il volume per sentire meglio.
“Guai a te se inizi a frignare, allora” continuai sedendomi con le gambe incrociate sul divano e occhi incollati allo schermo. So che penserete che sono una stupida a guardare una partita di calcio con il mio ragazzo quando abbiamo la possibilità di parlare e stare da soli, ma fidatevi se vi dico che è stato fantastico prenderlo in giro tutta la sera quando i suoi subivano solo da parte dei “Blues”.
“Niente tweet questa sera? Le tue fan saranno preoccupate! Oops, scusami, state perdendo, quindi non puoi dare delle pecore a nessuno” questa volta fui io a stuzzicarlo, così che potesse demoralizzarsi un po’ per poi poterlo torturare dopo.
“Zitta, e guardati questo contropiede...” iniziò a esaltarsi lui quando il Derby riprese possesso palla.
“...bloccato ovviamente dal mitico portiere Cech, e guarda un po’... Tiro da centro campo di Drogba e gol!!” esclamai alzandomi in piedi sul 3-0 della mia squadra preferita inglese, arrivato a pochi istanti dalla fine della partita.
Per far innervosire ancora di più Niall, andai addosso a lui a torturarlo un po’, con solletico e togliendogli il sacchetto di patatine che si era preso per colmare il dispiacere.
“Eh no, cara mia, le patatine non si toccano!” esclamò lui iniziando a rincorrermi per casa, mentre seminavo briciole che fuoriuscivano dal pacchetto in giro per l’appartamento.
Ci ritrovammo seduti a terra davanti al divano a ridere, io con la testa appoggiata sul suo petto che sentivo il battito del suo cuore ritmico, mentre il mio accelerava sempre di più, e non per la corsa. Mi strinsi a lui, riempiendomi i polmoni del suo profumo. Iniziai a sentire un calore pervadermi il corpo, e non era dovuto di certo al calore emanato dalle fiamme del caminetto di fronte a noi. Niall contraccambiò l’abbraccio, facendo scorrere su e giù la mano lungo la schiena e mi lasciò un bacio sui capelli ormai asciutti, facendomi correre un tremito lungo la linea dorsale.
Tutto era perfetto. Il fuoco nel camino, la pioggia battente che aveva ripreso a scendere, una casa tutta per noi, e solo i nostri respiri. Niall annullò nuovamente le distanze tra noi, come ormai era nostra abitudine, e io mi aggrappai ai suoi capelli biondo grano abbassati, che rendevano la sua faccia ancora più dolce. Un fulmine illuminò la nostra abitazione a giorno, seguito subito da un tuono. Ci staccammo e mi misi a cavalcioni su di lui, ancora seduto, mentre ci scambiavamo baci appassionati. Posandomi le mani sui glutei e stringendo un po’, si alzò con me in braccio, che avevo cinto i suoi fianchi con le mie gambe, mentre le braccia erano aggrappate dietro le sue spalle. Niall iniziò a darmi baci sul collo, per poi scendere fino alle spalle, scostandomi un po’ la felpa. A ogni suo tocco mi scappò un lieve gemito di piacere, che lo incitò a continuare, mentre mi trasportava su per le scale fino alla camera da letto, dove mi distese con lui sopra. Capovolsi la situazione, in modo da essere come eravamo seduti in salotto, in modo da poterlo guardare dritto negli occhi. Lui mi abbassò del tutto la cerniera della felpa, senza toglierla, ma passando le sue mani sotto di essa sulla mia pelle nuda, e dal canto mio sollevai la sua maglietta. A quel punto decise di sfilarmi le maniche della felpa, lanciandola al fondo del letto, e così anche la sua t-shirt volò via. Rimanemmo con i nostri corpi a contatto, come mai era successo prima d’ora. Mi sentivo stranamente sicura.
“E questo reggiseno hot?” mi chiese il biondo giocando con il gancetto.
“L’ho trovato in un pacchettino che era nella valigia” dissi accennando al sacchetto buttato in un angolo.
“Ecco allora cosa conteneva. Charlie non voleva dirmelo” esclamò lui, come colto da illuminazione.
“Previdente la ragazza. Non voleva mica farmi sfigurare” lo provocai un po’ io.
“Non sfiguri, non ci pensare nemmeno” disse facendomi arrossire e appoggiando la mia fronte alla sua con gli occhi chiusi e sorridendo.
Ricominciò a farmi il solletico, che pativo da morire, così mi trovai schiena sul materasso e il suo torace a qualche centimetro dal mio. La maggior parte delle ragazze si immaginano Niall con un fisico super palestrato e scolpito. Non è così. O meglio, un po’ si, un po’ di muscoli ce li ha, ma non come quelli che passeggiano sulle spiagge della California! A parte le spalle. Niall ha delle spalle fantastiche, larghe, protettive, da nuotatore. Si avvicinò al mio orecchio, bloccandomi i polsi, e sussurrandomi: “You make me wanna Szzz, one more night” facendomi venire in mente tutti i pensieri più pervertiti che potessero esserci, come era successo un po’ di tempo prima, alla stessa frase, al concerto di beneficienza.
Con lenti movimenti di bacino, sentii sempre di più premere la sua eccitazione contro le mie parti intime. Pian piano sfilò via i miei pantaloni, e io i suoi, rimanendo in intimo.
“Vedo che Charlie si è proprio divertita a cercarti un completino” disse malizioso massaggiandomi con le mani i seni, i capezzoli ormai turgidi, da sotto l’intimo.
“Vedo che anche Styles è stato previdente” dissi allungando la mano sotto il cuscino del mio ragazzo, da dove estrassi una scatola di preservativi.
“Cazzo di Liam!” esclamò lui. Liam? E ora cosa c’entrava? Intuendo i miei pensieri, prese subito parola. “Deve averli lasciati sotto il cuscino mentre ero distratto.” Per una volta Harry non era stato così malizioso, allora!
Io però avevo un problema, e dovevo dirlo immediatamente a Niall.
“Niall, io... beh, ecco... non so come dirtelo e mi vergogno un po’... io... sono...” dissi balbettando, senza nemmeno cercare il suo contatto visivo per l’imbarazzo.
“Vergine” mi interruppe lui, dandomi poi un bacio sul naso.
“C-come lo sai?” chiesi stupita.
“Ti conosco, amore mio. Si vede da come sei agitata” rispose prontamente lui. Ecco che si era accorto della mia agitazione.
“Scusa, avrei dovuto dirtelo prima ma...”
“Ehi, è tutto a posto. Anzi, meglio”. Lo guardai con aria torva, mentre si era posizionato di fianco a me, sempre senza staccare il contatto tra i nostri corpi. “Meglio, perché, se tu vuoi, posso essere io il primo.”
Dolci parole, a cui non seppi dire di no. Mi si riempirono gli occhi di lacrime, per la commozione, lacrime che lui prontamente asciugò. Io gli sorrisi e annuii violentemente. Sapevo che sarebbe stata una delle poche occasioni in cui ci saremmo trovati così da soli, e non potevo farmela scappare.
“Sei sicura? Non ti voglio forz..” disse, ma lo interruppi con un bacio.
“Non aspettavo altro da quella sera in discoteca” dissi fermamente io. Sul suo volto si stampò un ampio sorriso.
Mi sentii mozzare il fiato quando scese con le labbra fino all’incavo dei miei seni. I nostri corpi caldi si avvinghiarono, pelle contro pelle, solo un sottile strato di stoffa a separarci. Finalmente riuscì a slacciarmi il reggiseno, che mi sfilò con molta delicatezza, per poi scendere con le mani a fasciare i miei seni e poi accarezzarmi il ventre. Niall iniziò a giocare con il bordo dei miei slip in pizzo, che furono eliminati facendomi sollevare il bacino, e lo stesso feci io con lui. Ora eravamo nudi, l’uno nelle braccia dell’altro. Inarcai la schiena mentre Niall rotolava su me con un unico movimento fluido e mi stringeva i fianchi tra le ginocchia, mentre io coprivo il suo amichetto con un preservativo. La prevenzione prima di tutto! Sollevai il capo per baciargli il mento e il collo, respirando con affanno, e lo attirai a me, lottando contro la tensione dei suoi muscoli, perché si limitò solo ad abbassarsi su di me e strusciarsi piano, ancora e ancora, poi baciò ogni parte del mio corpo mentre vibravo di desiderio nell’attesa e mi lasciavo sfuggire brevi gemiti di piacere.
Continuò così finché capì che non avrei più retto, così, quando finalmente entrò in me, lanciai un breve urletto, causato un po’ per il dolore della prima volta, un po’ per il piacere. Niall continuava a sussurrarmi dei dolci “shhh” per tranquillizzarmi, come per alleviare il dolore. Infatti fu meno doloroso di quanto immaginassi. Affondai le dita nella sua schiena, poi nascosi il viso sulla sua spalla mentre lo sentivo penetrare a fondo dentro di me, forte e gentile, carne e anima. Cominciò a muoversi ritmicamente, e io mi lasciai guidare, in quel luogo tanto atteso e tanto sognato.
Tra i nostri corpi si era formato uno strato di sudore, che permetteva alla pelle di scivolare ancora meglio l’una sull’altra.
I nostri corpi vibravano per l’interscambio di tutto ciò che ciascuno di noi prendeva e donava, e mi sentii colmata dalla pienezza di una sensazione che non avrei creduto possibile, che sembrava prolungarsi all’infinito finché non si spense lasciandomi tremante tra le sue braccia forti e possenti. Ma subito dopo qualcosa si risvegliò, e fui sommersa da lunghe onde che si succedevano sempre più rapide, fino a quando la pioggia non smise di picchiare contro il vetro, e ci fermammo, entrambi esausti.
“Ti amo” mi sussurrò Niall fissandomi negli occhi, per la prima volta in italiano. Può sembrare una stupidaggine, ma per me contava più di qualsiasi cosa, più del fatto che avevo appena perso la verginità.
“Ti amo” risposi mentre mi appoggiavo al suo petto sudato.
Passammo le ore seguenti l’uno nelle braccia dell’altra, a volte rifacendo l’amore, a volte con lui che mi cantava dei pezzi di canzoni.
“Niall, posso chiederti una cosa?” chiesi io quasi all’alba. Quella notte non avevamo chiuso occhio.
“Certo” rispose accarezzandomi la guancia.
“Hai mai pensato che tra meno di un mese tutto questo sarà finito, che probabilmente le nostre strade si separeranno per sempre, mentre tu sei in giro per il mondo, e io sarò sui quei banchi di scuola?” chiesi fissando il soffitto.
“È per questo che ti ho voluta portare qui adesso, perché mi sono accorto che il tempo stringe, che tutto potrebbe finire da un momento all’altro. Non volevo perdere la cosa più bella che mi sia capitata negli ultimi anni, e non potevo aspettare oltre” fu la sua risposta, calda e fredda allo stesso tempo.
Mi strinsi ancora di più a lui, per quando fosse possibile, e ci addormentammo, ancora nudi, abbracciati, fino a metà pomeriggio. I due giorni rimanenti li passammo a camminare sulla spiaggia e ne approfittammo per scambiarci ancora un po’ di ‘coccole’, fino a quando non arrivò il lunedì pomeriggio, che preparammo le valigie per ritornare nella caotica Londra, totalmente in contrapposizione a quell’isola di paradiso.
Salimmo in macchina alle 5 del pomeriggio, guardando un’ultima volta quel posto che sarebbe stato per sempre una parte di noi, o almeno di me, dove avevo lasciato qualcosa di mio. Con il sole alle spalle ci avviammo sulla strada principale, senza fermarci a mangiare, perché al nostro arrivo saremmo andati con gli altri, che ci aspettavano ansiosi. E io ero ansiosa di sapere in che condizione avevano lasciato il nostro appartamento Charlie e Harry.


 
Oops... Mi sa che sono un po' sparita (di nuovo xD)
Scusatemi, ma ho avuto davvero troppi impegni, ma spero, anzi, sono sicura, che con questo capitolone mi sia fatta predonare ;)
Beh, non ho niente da dire, se non che non vedevo l'ora di pubblicare questo capitolo, che trovo dolce e divertente allo stesso tempo ^^
Beh, almeno su questo mi aspetto tante recensioncine (o almeno più di una xD)
Torno a studiare, girls.. A presto!! xx
PS: grazie a chi continua a seguirmi :*
  
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