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Autore: vanessie    24/10/2014    5 recensioni
Questa FanFiction è il continuo di Sunlight's ray...non l'avete letta? Era la mia prima storia pubblicata qualche anno fa, quindi correte a cercarla!
Avevamo lasciato Jacob e Renesmee ormai adulti, felici e contenti, ma nuove avventure aspettano loro, Jessie, Sarah e Jeremy, nonchè tutti gli altri personaggi della Saga di Twilight.
Una storia fantasy e romantica in cui tutte le ragazze possono riconoscersi, ma che non mancherà di stupirvi!
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sunlight's ray'
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SUNLIGHT'S RAY PART 2 FANFICTION



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Capitolo 57

“La chiamata”




POV Jacob

Dal giorno del mio compleanno le cose erano andate sempre peggio. Mio padre era stato ricoverato all’ospedale per 3 volte nel giro di due settimane. La mia vita seguiva lo stesso ritmo da tempo: mi svegliavo, andavo al lavoro, trascorrevo tutto il tempo restante con papà, andando a casa sua per aiutarlo nelle commissioni quotidiane o per fargli compagnia,  per accompagnarlo alle visite mediche, oppure andavo all’ospedale quando veniva ricoverato. Mi alternavo principalmente con Rachel, ma anche Nessie, Sue, Charlie e altri amici di La Push davano il loro contributo. Trascuravo completamente la mia famiglia, non perché lo volessi, ma solo perché non avevo il tempo materiale per stare insieme a loro. In quelle due settimane mi ero sempre più chiuso in me stesso, ormai avevo la certezza che un giorno mi sarei svegliato e avrei avuto la brutta sorpresa…la morte di mio padre sarebbe stata un fatto inevitabile, con la quale avrei presto dovuto fare i conti. Ma nonostante la mia consapevolezza non riuscivo ad accettarla. Stavo diventando sempre più nervoso e irritabile, non sopportavo niente e nessuno, possibile che non capissero che stavo male? Avevo delegato a Leah il ruolo di capobranco, almeno temporaneamente volevo che le responsabilità del branco non gravassero su di me, non ce la facevo a occuparmi di tutto.

Tornai a casa dopo il mio turno all’ospedale con papà. Aprii la porta e trovai Sarah e Jessie che litigavano, mentre mia moglie cercava di fare da mediatrice. Mi buttai sul divano e cercai di capire il motivo della discussione, anche se ero talmente stanco da desiderare solo di andare a dormire. Cominciarono ad urlare tra loro mentre Nessie continuava a ripetermi “Ma Jacob digli qualcosa” “Piantatela!” dissi esasperato alla quinta sollecitazione di mia moglie. Tutti si ammutolirono voltandosi verso di me “Sono stufo di queste discussioni inutili” precisai e poi andai al piano superiore. Entrai in camera mia, misi il pigiama e mentre stavo per infilarmi nel letto Nessie mi raggiunse chiudendo la porta. Si mise a sedere sul letto e mi guardò incerta se dirmi qualcosa o meno, si autoconvinse a parlarmi “Avresti potuto intervenire nella loro lite” disse “Sono grandi devono imparare a risolvere da soli le loro cose” “Sì ma stavano esagerando” “Non ho voglia di discutere con nessuno e nemmeno adesso ho voglia di parlarne con te” dissi con tono freddo e assente accendendo la tv su un canale qualsiasi. “Jake invece devi parlarne” “Non c’è nulla da dire” “Possibile che tu non capisca? Sono i tuoi figli” “Ti ripeto che non è serata Nessie, lasciami perdere” “Ma certo, per te non è mai serata” disse alzandosi dal letto e mettendosi il pigiama. “Ma che ti prende Jake? Sei sempre lontano anni luce da quello che succede in questa casa e non puoi lasciare che mi occupi di tutto io” “Ti chiedo solo di lasciarmi in pace in questo periodo” “Questo periodo? E nel frattempo i tuoi figli che faranno? Pensi che staranno lì ad aspettare che tu ritorni te stesso?” mi domandò gridando. Mi alzai dal letto e senza dire niente uscii dalla nostra camera e andai in salotto. Dopo poco lei mi seguì “Abbi almeno la decenza di rispondermi quando ti parlo” disse “Basta! Vuoi capire che non ce la faccio più?” urlai “Puoi cercare di capire la situazione? Mio padre sta morendo cazzo…dammi tregua” “Ma Jake…non volevo dire questo” rispose con tono dispiaciuto “Non puoi pretendere che ignori questo e mi comporti come se nulla fosse, lo so, vi sto trascurando ma tu continui a fare la bambina capricciosa invece di comprendermi” continuai ad urlare.

“Mi dispiace se hai frainteso…volevo solo che mi aiutassi con i bambini. Se solo tu mi parlassi di quello che provi, delle tue paure io ti aiuterei” “Ma certo credi di potermi capire? Beh ti sbagli! Non potrai mai capire ciò che provo, i tuoi genitori sono immortali così come i tuoi parenti, non hai la minima idea di cosa significhi perdere qualcuno che ami” risposi urlando “Così sei ingiusto Jacob, è vero quello che dici ma anch’io voglio bene a Billy e sto male a vederlo in quel modo e anche a vederti soffrire” “Hai detto bene, anche tu vuoi bene a mio padre ma capisci la differenza? Lui è mio padre e tra poco morirà. Cosa vuoi che mi importi di una sciocca discussione tra Jessie e Sarah quando devo accettare questo? Accettare di passare con lui gli ultimi istanti, prendere consapevolezza del fatto che non potrò più vederlo, avere i suoi consigli…ho bisogno di staccare la spina da tutto il resto Nessie” spiegai con le lacrime agli occhi. Lei mi venne vicina e mi abbracciò. La strinsi a me e le sussurrai di scusarmi se l’avevo ferita poco fa con le mie parole. Si alzò sulle punte dei piedi, sorrise dicendo che era tutto a posto e ci baciammo a fior di labbra. Tornammo in camera e ci sistemammo a letto. Mia moglie spense la luce e rimasi immobile a fissare il soffitto. Era diventato difficile anche prendere sonno per me; ad un tratto lei si mise su un fianco e appoggiò la testa sulla mia spalla. Rimase in silenzio, sapevo che entrambi soffrivamo per la situazione ma ero tanto egoista da pensare che la mia sofferenza superasse tutte le altre.

Lo squillo insistente del telefono mi svegliò di soprassalto, non sapevo nemmeno come avevo fatto ad addormentarmi. La sveglia segnava le 5.00 di mattina, risposi e venni informato da mia sorella che papà si era sentito male nuovamente e che era stato portato da lei e Paul all’ospedale. Le dissi che l’avrei raggiunta al più presto. Mi alzai dal letto e spiegai a Nessie che dovevo andare da lui, mentre infilavo jeans e felpa. In un baleno uscii di casa, presi la macchina e partii verso l’ospedale. Era una fredda mattina d’inverno e le strade erano deserte. A quell’ora infatti tutti dormivano…già tutti tranne me. Guidai superando per tutto il tempo il limite di velocità, parcheggiai e corsi all’ingresso dell’edificio. Un’infermiera all’accettazione mi comunicò dove andare per trovare mio padre e i miei parenti. Terzo piano settore B. Entrai in ascensore, quando uscii seguii le frecce che indicavano la direzione da prendere per il settore B, camminai svelto per i lunghi corridoi fino a quando vidi in lontananza Rachel e Paul. Erano abbracciati, lei piangeva mentre Paul le accarezzava la testa. Li raggiunsi, quando mia sorella mi vide lasciò Paul per venire ad abbracciarmi “Come sta papà?” “Lo stanno ancora visitando, gli hanno fatto delle analisi ma…oh Jake è sempre peggio” disse senza smettere di piangere. Rimasi in silenzio e la tenni stretta a me, solo Rachel sapeva come mi sentivo. Stavamo condividendo lo stesso dolore. “Senti Jake io penso che dovremo dire a Rebecca di venire qui. Ogni giorno che passa papà si aggrava e…è giusto che abbiano la possibilità di vedersi un’ultima volta” “Sì…hai ragione. Vuoi che la chiami io?” “Se ci pensi tu mi sento meglio…non ce la faccio a parlare di papà e della sua morte” “Tranquilla Rachel lo faccio io, la chiamerò oggi stesso” dissi. Aspettai con mia sorella e Paul che i dottori venissero a dirci qualcosa, i minuti sembravano interminabili. Finalmente un medico ci venne incontro, ci spiegò che la situazione era ancora peggiorata e che era meglio che restasse in ospedale per monitorarlo meglio. Mi organizzai con Rachel per i turni, non potevamo lasciarlo solo.

Erano trascorse due settimane, quel giorno era San Valentino e avevo appena staccato dal lavoro. Tornai a casa per una doccia veloce, diedi un bacio sfuggente a mia moglie facendole gli auguri e risalii in auto per andare in ospedale da mio padre. Trovai Rebecca al suo fianco. Mia sorella Rebecca ci aveva raggiunti a Forks due giorni dopo la mia chiamata. Era ospite a casa di Rachel e si era dimostrata subito disponibile a fare i turni per assistere papà. Quando mio padre la vide arrivare all’ospedale per la prima volta, si mise a piangere per la commozione. Rebecca abitava alle Hawaii e la vedevamo solo nelle grandi occasioni speciali. Billy era sicuramente felice di averla al suo fianco in quelli che ormai anche lui aveva capito essere gli ultimi giorni della sua vita. Diedi il cambio a Rebecca e restai solo con papà. Cercavo di mostrarmi sereno e tranquillo anche se dentro avevo l’inferno. Gli raccontai qualche fatto divertente accaduto alla Riserva, lo aiutai a cenare, guardammo insieme la tv che aveva nella sua stanza d’ospedale. Poi venne il momento di dormire, restai lì finchè non chiuse gli occhi e cominciò a respirare profondamente. Solo quando ebbi la certezza che dormisse raccolsi le mie cose e lasciai l’ospedale. Guidai per tornare a casa, che razza di marito ero diventato? Non avevo nemmeno avuto il tempo di comprare un regalo a Nessie per San Valentino…e oltretutto quel giorno avevo passato con lei meno di cinque minuti del mio tempo. Entrai in casa cercando di non fare troppo rumore, ma vidi mia moglie addormentata sul divano. Forse mi aveva aspettato lì nella vana speranza di stare un po’ con me. Tolsi il mio cappotto e le andai vicino. Stava dormendo profondamente, allora la presi tra le braccia e la sollevai portandola sul letto. Le sistemai le coperte poi anch’io mi preparai per dormire. 

 

POV Nessie  

Il suono del telefono ci svegliò in modo brusco e improvviso. Jacob allungò la mano verso il telefono e rispose, anche se ero ancora mezza frastornata per il sonno, capii dalle sue parole che doveva essere successo qualcosa a Billy. Aspettai che riattaccasse e poi chiesi spiegazioni “Che succede amore?” “Era l’ospedale, mio padre si è sentito male e hanno detto di andare subito là” rispose infilando un maglione e un paio di pantaloni “Mi dispiace…vuoi che venga con te?” “No Nessie stai qui, ti chiamo quando so qualcosa di più” disse baciandomi sulla testa “Stai attento e vai piano con la macchina” dissi, lui annuì e uscì dalla camera. Pochi minuti dopo sentii il rumore di accensione della sua auto. Restai a letto, ero stanca ma riprendere sonno non sarebbe stato facile vista la preoccupazione che avevo per mio suocero. Osservai la sveglia che segnava le 4.50. Provai a chiudere gli occhi cercando di rilassarmi, con l’inutile risultato di girarmi e rigirarmi nel letto. Niente, il sonno ormai era passato. Trascorsi una quarantina di minuti in quel modo, poi alle 5.30 decisi di rinunciarci. Mi alzai dal letto e andai a lavarmi il viso in bagno. Indossai degli abiti comodi e scesi al piano inferiore a fare colazione. Il telegiornale mattutino mi teneva compagnia mentre mangiavo.

Era sabato, ma ogni giorno sembrava sempre uguale da quando Billy si era ammalato. Tutto era cominciato a metà dicembre e adesso eravamo ai primi di marzo. Prima aspettavo in gloria il fine settimana per trascorrere più tempo con i miei figli e con mio marito, ma ora non esistevano più uscite e passeggiate. Non trascorrevo un pomeriggio o una serata da sola con lui dal giorno del suo compleanno, ossia da circa due mesi. Jacob si era completamente chiuso in sè stesso, nonostante le mie incitazioni al dialogo e alla condivisione di quel momento difficile. Aveva continuamente lo sguardo assente e triste, ogni minuto della sua giornata era colmo di impegni e niente riusciva a distrarlo. Lo capivo, ero affranta anch’io e lui lo era sicuramente più di me, ma una piccola ed egoistica parte di me desiderava che Jacob tornasse quello di sempre. Sbattei gli occhi ripetutamente accorgendomi di essermi persa nei miei pensieri. Lavai le stoviglie della colazione e decisi di andare a fare la spesa. Il supermercato apriva alle 8.00 e sarei stata una delle prime clienti, tanto valeva sfruttare il fatto di essermi alzata presto per poter girare tra i corridoi del negozio deserto. Tornai in camera e infilai dei jeans e un maglione, poi misi scarpe e cappotto e uscii di casa. Guidai per le strade deserte per raggiungere la mia meta e parcheggiai. Mancavano ancora dieci minuti all’apertura…quando vidi le porte scorrevoli del supermercato aprirsi allora scesi dall’auto ed entrai. Comprai molti prodotti per rifocillare la mia dispensa e andai alle casse. Quando ebbi finito uscii e caricai le buste della spesa nel bagagliaio. Tornai casa e trovai Jeremy e Jessie in cucina. Stavano facendo colazione mentre Sarah era ancora a letto. “Buongiorno” dissi ad entrambi “Buongiorno mamma” risposero. “Hai bisogno di una mano con le buste della spesa?” “Sì grazie Jessie, vai a prenderne altre dalla macchina” dissi. Mio figlio uscì mentre sistemavo le cose nel frigorifero o nei vari scaffali. Appena finito mi misi a sedere con loro al tavolo “Papà dov’è?” “Jeremy papà è andato dal nonno in ospedale…non è stato bene stanotte” spiegai ai miei figli. Rimanemmo tutti in silenzio, ogni parola sarebbe stata inutile. Li lasciai studiare e feci un po’ di pulizie. Più tardi Jake mi telefonò per dirmi che adesso la situazione si era ristabilizzata e che lui sarebbe rimasto in ospedale. Preparai il pranzo e mangiai insieme ai miei tre figli. Nel pomeriggio loro uscirono con gli amici così ne approfittai per far visita ai Cullen.

Imboccai la via per Forks e poi svoltai nel vialetto di casa Cullen. Mi avevano sentita arrivare, infatti li trovai tutti ad attendermi in veranda. Li salutai uno ad uno e parlammo tutti insieme seduti in salotto. In realtà ero andata lì per confidarmi un po’ con mia madre, avevo bisogno dei suoi consigli. Quando ci lasciarono sole lei mi portò in cucina offrendomi anche dei biscotti. “Mamma non so mai come comportarmi con Jake…cosa dire, cosa fare per aiutarlo. È così diverso…lontano anni luce da me” “Renesmee devi capirlo non è facile” “Ma io lo capisco però vorrei che si confidasse con me raccontandomi come si sente” “Jacob è fatto così, lo conosci molto meglio di me ormai. Non puoi pretendere che lui si comporti in un modo che non gli appartiene, soprattutto adesso” disse mia madre. Aveva ragione ma la mia volontà era solo quella di aiutarlo “Lo so, vorrei soltanto che Billy guarisse e che Jake tornasse ad essere felice e spensierato” dissi. Mia madre mi accarezzò e sorrise per consolarmi. La abbracciai e il contatto con la sua pelle fredda mi fece tornare bambina. Ogni volta che stavo tra le sue braccia mi sentivo meglio, al sicuro, serena e anche quella volta fu così. “Dovrai stargli vicina quando succederà” “Ti prego mamma non voglio sentir dire che Billy morirà” “Ma tesoro dovrai farci i conti e non sarà semplice, ma ricordati che io sono qui e ci sarò sempre se ne avrai bisogno” “Lo so, grazie mamma” dissi prendendomi un altro abbraccio. “Come posso far capire a Jacob che gli sono vicina?” “Renesmee certe volte non serve farlo capire con le parole…si può stare accanto a qualcuno e dargli sostegno anche restando in silenzio” disse con la sua saggezza. La ringraziai ancora e restai un altro po’ con lei e gli altri miei parenti a parlare. Era tardo pomeriggio quindi lasciai la casa dove ero nata e cresciuta e tornai a La Push. A casa mia non c’era nessuno, i miei figli sarebbero tornati a breve, allora preparai la cena e poco dopo Sarah e Jeremy rientrarono. Dopo un po’ arrivarono anche Jessie e Jacob. Tutti chiedemmo a mio marito come stava Billy, poi ci sedemmo a tavola. Finita la cena Jake disse di essere molto stanco e andò a vedere la tv in camera nostra. Anch’io ero stanca morta…ci eravamo svegliati alle 5.00, quindi lo seguii in camera. Misi il pigiama e mi infilai sotto alle coperte. Alla tv c’era un film thriller, mi misi su un fianco e andai ad appoggiare la testa sulla spalla di Jake. Sentii il suo braccio destro avvolgermi e accarezzarmi. Mamma aveva ragione il silenzio valeva più di mille parole a volte. Ma io avevo una possibilità in più degli altri: potevo comunicare senza parole usando il mio potere. Allungai una mano sul suo viso bellissimo e gli dissi ‘Ci sarò sempre e comunque, qualsiasi cosa accada, se hai bisogno di me io sono qui’ poi tolsi la mano dal suo volto e rimasi immobile nella mia posizione, senza nemmeno guardarlo. Jake riprese ad accarezzarmi “Lo so amore, lo so e scusami se sono tanto assente” disse con un tono calmo e malinconico “Non devi scusarti, ti amo e capisco ogni tua difficoltà” risposi. Poi mi sollevai su un gomito e accarezzai la sua guancia, appoggiando le mie labbra sulle sue in un bacio dolce e pieno di complicità.


NOTE:

Buon venerdì! Eccomi puntuale con un nuovo capitolo! Prima però vi voglio davvero ringraziare <3 mi leggete in tantissime e lo apprezzo infinitamente! Grazie anche a chi mi ha messo nelle preferite, ricordate e seguite.

In questo capitolo ripiombiamo nella tristezza...Billy si sta aggravando, viene più volte portato in ospedale e ricoverato. Jacob e Rachel decidono perfino di richiamare Rebecca a Forks. Una situazione non facile, che porta Jacob ad allontanarsi un po' dalla sua famiglia per assistere il padre. Anche Renesmee ne soffre molto e cerca rifugio dai Cullen, per poi chiedere consigli a Bella su come comportarsi. Cosa accadrà?

A martedì! Passate a trovarmi anche su facebook (Taylor Lautner my sweet love).

Vanessie

   
 
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