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Autore: Lumineer    24/10/2014    1 recensioni
“E sembrava quasi uno scherzo del destino, che lei, la fredda e inavvicinabile Johanna, trovasse finalmente l’amore per non essere corrisposta.”
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Johanna Mason
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Johanna sbatte più volte le palpebre, poi aprì gli occhi.
Era mattina presto. Le tende erano tirate, e la camera era buia.
Si girò sul fianco, sentendo la morbida coperta sfiorargli le gambe e la pancia nuda.  Al suo fianco c’era un ragazzo, disteso sulla schiena, con una mano posata sulla pancia e le labbra incurvate in un leggero sorriso, come se stesse facendo il più idilliaco dei sogni.
Era Finnick.
 
 
Johanna restò a guardarlo per tutto il tempo che le era concesso.
Cerco di imprimere nella sua mente ogni particolare, ogni sfumatura dell’unica persona che avesse mai amato. Perché sapeva che non sarebbe durata fino al sorgere del sole.
Johanna lo aveva drogato.
Beh, non esattamente. Lei aveva solo usato delle pasticche mediche. Aveva solo gettato tutte le sue speranze in quell’unica possibilità , incastrando varie situazioni e combinazioni per fare in modo che lui non realizzasse.
Ma il punto era che lei era vigile, e sveglia.
E anche se la storia andava avanti da due settimane, anche se era immorale, infantile e meschino, Johanna non poteva farne a meno.
E sembrava quasi uno scherzo del destino, che lei, la fredda e inavvicinabile Johanna, trovasse finalmente l’amore per non essere corrisposta.
Insomma … lei era così calcolatrice, così menefreghista, così incazzata col mondo, e il suo cuore aveva scelto la più ingenua e pura delle creature.
Okay, forse stava esagerando. Anche Finnick aveva i suoi difetti. Era egocentrico, narcisista e anche molto furbo. Ma alla fine anche Dio aveva i suoi difetti. E lei, di difetti, ne era piena.
 
Tese con cautela una mano sulla fronte del ragazzo, e gli spostò con dolcezza i capelli di lato, accarezzandoli e facendoci scorrere le dita.
Era iniziato tutto per gioco … una semplice sbandata che si era presa mentre guardava gli Hunger Games. Quando era ancora una ragazzina.
Allora si che amava gli uomini. Nella piena libertà del suo carattere se li cercava in giro per il distretto e li stuprava manco fosse Deadpool
Ma la cotta che si prese per quel tributo del quattro era diversa. Finnick era diverso. Finnick era buono, nutriva speranza, perdonava, dimenticava, sopportava.
E nel corso degli anni era diventato un balsamo per l’inferno che bruciava nella sua testa. Un’isola dove approdare durante le tempeste.
Solo vedendolo riusciva a calmarsi.
E lo amava.
E voleva proteggerlo.
Perché se qualcuno avesse fatto qualcosa al suo Finnick, se quella splendida creatura fosse stata anche solo sfiorata, Johanna sarebbe esplosa.
Perché non le rimaneva più niente .
 
 
Tolse la mano facendo attenzione a non fare rumore. Poi si mise a sedere e cercò la sua vestaglia. Quando la trovò, vide che era ancora tutta sgualcita per aver fatto da tappeto ai loro corpi la notte precedente. Sorrise.
 
Alla fine, Finnick non era stato così remissivo quella notte.
Nella sua testa si insinuò la speranza che forse la droga non aveva fatto effetto. Forse Finnick fingeva. Forse era talmente spaventato e sorpreso dai suoi sentimenti da mentirle. E quelle parole, che le ripeteva ogni giorno : “Non ricordo niente di ieri sera … cavolo devo aver bevuto un sacco”. Forse erano tutta una montatura. Forse volevano dire:
“Non ricordo quando è iniziato né perché ma ho bisogno di te, ti amo .” .
No, si disse. Queste sono parole tue.
 
Si mise la vestaglia, si alzò e gli gettò un’ultima occhiata.
Avrebbe voluto che aprisse gli occhi, anche solo per un secondo. Per vedere un’ultima volta quel blu oceano che aveva faceva zittire le voci nella sua testa, e la rabbia nella sua anima.
 
 Poteva anche darsi che a Finnick tutto quello non interessava. Forse cercava solo delle scappatine notturne. Forse lei si stava immaginando tutto.
 Ma quando lo vedeva così, di mattina, dopo che era stato suo per una notte intera, era felice. Ricominciava un’altra giornata ma lei era felice.
Finnick non sarebbe mai stato suo completamente ma lei era felice.
E chi lo sa, un giorno avrebbero persino potuto baciarsi senza la metanfetamina.
Chi lo sa.
La ragazza percorse la strada che la separava dalla porta a piedi nudi, in silenzio. Prima di chiuderla, si girò un’ultima volta, posò lo sguardo a terrà e deglutì.
So che tutto questo è sbagliato, so che ti sto facendo un torto, so che vorresti uccidermi o scappare o forse entrambe le cose ma non è colpa mia. E colpa di questo mondo schifoso che ti lega a cose e persone che ti fanno stare male e allo stesso tempo ti fanno stare meglio di quanto starai mai nella vita. Ed è così stupido da pensare e così scontato, sentito e risentito in milioni di poesie, ma è così. E’ la realtà. E’ un gioco crudele, è peggio degli Hunger Games. E non ci sono vincitori, né vinti. Solo ferite e cadaveri.
Il suo cuore sprofondò nell’abisso.
 – Perdonami.- sussurrò . Poi chiuse la porta alle sue spalle.
Dopo qualche secondo, Finnick sollevò le palpebre lasciando che una lacrima scendesse giù per la guancia.
- Perdonami.- sussurrrò.
Ma Johanna non lo seppe mai.
 
 
  
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