Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: Nede    24/10/2014    7 recensioni
| One- shot | Questa storia è arrivata VIº al Contest "Guerra, sesso, invidia, peccato" di 9dolina0 |
[Estratto]
Se suo padre avesse saputo gliel'avrebbe fatta pagare cara per aver interrotto i suoi allenamenti, per non essersi presentato e per aver dovuto sopportare le lamentale della madre sui saiyan e la loro “poca predisposizione ad educare i figli”.
Seduto e ben nascosto, si alzò di scatto – in quell'abitacolo dove entrava a mala pena una persona – e accidentalmente premette il pulsante di accensione.
Si accesero le luci, insieme ai motori, un rombo assordante attirò l'attenzione di Bulma che sgranò gli occhi e corse in direzione della macchina del tempo.
«Trunks esci subito da lì! Trunks! Premi il pulsante arancio...»
Non riuscì a terminare la frase, e l'ultima cosa che vide furono gli occhi azzurri impauriti del suo piccolo saiyan.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Mirai!Bulma, Mirai!Trunks, Mirai!Vegeta, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nick Forum/EFP: Nede(EFP) / _Nede (Forum)
Titolo: La verità che non si può camuffare
Fandom: Dragon Ball
Gruppo tematico e citazione: Invidia – 04. Il silenzio dell'invidioso fa molto rumore (Kahlil Gibran)
Lunghezza: 3795 parole
Genere/i: Introspettivo – Malinconico - Sentimentale
Rating: Giallo
Personaggi: Mirai!Trunks – Trunks - Mirai!Bulma – Vegeta – Mirai!Vegeta
Avvertimenti: OOC (Leggero OOC solo su Mirai!Trunks ed i due Vegeta)– What if?
Introduzione: […] Se suo padre avesse saputo gliel'avrebbe fatta pagare cara per aver interrotto i suoi allenamenti, per non essersi presentato e per aver dovuto sopportare le lamentale della madre sui saiyan e la loro “poca predisposizione ad educare i figli”.
Seduto e ben nascosto, si alzò di scatto – in quell'abitacolo dove entrava a mala pena una persona – e accidentalmente premette il pulsante di accensione.
Si accesero le luci, insieme ai motori, un rombo assordante attirò l'attenzione di Bulma che sgranò gli occhi e che corse in direzione della macchina del tempo.
«TRUNKS ESCI SUBITO DA Lĺ! TRUNKS! PREMI IL PULSANTE ARANCI...»
Non riuscì a terminare la frase, e l'ultima cosa che vide furono gli occhi azzurri impauriti del suo piccolo saiyan. [...]
Note dell’autore: Questa storia partecipa al Contest “Guerra, sesso, invidia, peccato” di 9dolina0. Informo, inoltre, che non volendo scrivere sempre “Mirai Trunks” per far capire a chi mi riferissi ho pensato di usare i colori.
Trunks: Color lilla per il piccolo Trunks del passato.
Trunks: Magenda per Mirai!Trunks.
Stessa cosa per differenziare i due Vegeta.
Vegeta: Nero per quello della dimensione di Mirai!Trunks.
Vegeta: Blu scuro per quello della dimensione di Trunks.
La parola “Mirai” non so cosa significhi (me ignora il significato), ma nella stroria significherà “futuro”.
Inoltre gli sbalzi temporali sono voluti, e non sono errori, perché volevo che Trunks avesse i suoi otto anni – post – Majin Bu – e che Mirai!Trunks fosse più grande e che fosse passato più tempo rispetto all'altra dimensione.
Lo so che nel manga originale non è così, ma serviva alla storia.
Le altre note le troverete a fine capitolo.
Un saluto,
Nede.








 

La verità che non si può camuffare 
 

 
 







 
«Trunks Brief! Fermati subito, vieni immediatamente qui!»
Aveva urlato Bulma, mentre correva per tutta la casa, nel vano tentativo di acciuffare il figlio e metterlo in punizione.
La donna aveva ormai compreso che a suo figlio piacesse farla arrabbiare.
Con suo padre non osava provare; visto che Vegeta non gliel'avrebbe fatta passare liscia.
Trunks correva saltando abilmente ogni mobile che ostacolava la sua corsa, mentre cercava una scusa o un “rimedio istantaneo” alla furia della madre.
Il bambino aveva “accidentalmente” preso a pugni uno dei progetti costruiti da Bulma, e che presto avrebbe dovuto presentare ad un importante convention, perché aspettandola si stava annoiando ed aveva pensato di “giocare”.
Il piccolo saiyan si voltò appena, vedendo la madre non demordere e continuare nella sua corsa, e senza pensarci entrò dentro il laboratorio nel vano tentativo di nascondersi.
«Devo nascondermi, ma dove?»
Pronunciò a se stesso, scrutando ogni angolo dell'immensa stanza.
I suoi occhi azzurri puntarono una navicella, ben nascosta a prima vista, così corse verso di essa e vi entrò dentro.
Bulma entrò come una furia dentro il laboratorio, avendo visto la zazzera lilla di quella peste di suo figlio entrare lì.
«Trunks, esci fuori! Sei in punizione, sappi che puoi dire addio ai tuoi incontri con Goten. Hai tre secondi per uscire dal tuo nascondiglio, altrimenti mi faccio aiutare da tuo padre a trovarti. E sappi che non te la farà passare liscia. Allora, Trunks
Sobbalzò nel sentire la minaccia della madre.
Se suo padre avesse saputo gliel'avrebbe fatta pagare cara per aver interrotto i suoi esercizi, per non essersi presentato ad allenarsi e per aver dovuto sopportare le lamentale della madre sui saiyan e la loro “poca predisposizione ad educare i figli”.
Seduto e ben nascosto, si alzò di scatto – in quell'abitacolo dove entrava a mala pena una persona – e accidentalmente premette il pulsante di accensione.
Le luci si accesero, insieme ai motori, un rombo assordante attirò l'attenzione di Bulma che sgranò gli occhi e  corse in direzione della macchina del tempo.
«Trunks esci subito da lì! Trunks! Premi il pulsante arancio...»
Non riuscì a terminare la frase, e l'ultima cosa che vide furono gli occhi azzurri impauriti del suo piccolo saiyan.











 
****












Trunks era terrorizzato, non riusciva a capire cosa stesse succedendo, guardava fuori e vedeva soltanto una scia luminosa di colori e scosse elettriche che attraversavano quella galleria che pareva non avere fine.
Dallo sguardo della madre aveva capito che si era cacciato nei guai.
Grossi guai.
Aveva tanta voglia di alzarsi, guardare i comandi di quella stranissima navicella e cercare in qualche modo una soluzione per tornare indietro.
Era quello che avrebbe voluto fare, ma la sua razionalità gli urlava di star fermo e di non toccare nulla per evitare ulteriori disastri.
Dove stava andando?
Cosa stava accadendo?
Cos'era, in verità, quella stramaledetta trappola in cui era rinchiuso?
E cosa ne sarebbe stato di lui?
Domande che gli affollavano la mente, mentre le lacrime gli solcavano il viso.
Se suo padre l'avesse visto in quelle condizioni lo avrebbe definito “ una femminuccia ”, così in un gesto veloce si asciugò le lacrime.
Doveva fare qualcosa.
Si alzò in piedi barcollando, cercando di mantenere l'equilibrio, fin quando i suoi occhi vennero investiti da una luce accecante e tutto intorno a lui fu buio.








 
****










Bulma seduta sul prato tentava di riparare, dopo averlo ritrovato in fondo ad uno degli scatoloni in cantina, il radar cerca sfere.
Quell'oggetto che l'aveva condotta nell'avventura più bella della sua vita.
Grazie a quel minuscolo ammasso di circuiti aveva incontrato il suo caro amico Goku e vissuto momenti che non avrebbe mai potuto dimenticare.
Gli mancavano i suoi amici, ma più di tutti gli mancava quel saiyan che Trunks aveva avuto la fortuna di poter incontrare e che a lei non era stato concesso rivedere.
Alzò il viso puntando gli occhi verso suo figlio, in una delle giornate di allenamento che si era sempre imposto da parecchi anni, che sferrava calci e pugni in aria con la tipica espressione concentrata che aveva ereditato dal padre.
Sorrise.
Aveva appena ventisette anni, il suo Trunks, eppure a lei sembrava sempre il ragazzo coraggioso – appena diciassettenne – che partì con la macchina del tempo per salvare un mondo diverso dal loro.
Si alzò ed aprì la porta a vetri, ma prima di entrare si rivolse al saiyan.
«Trunks, tesoro, sono tre ore – se non di più – che ti alleni senza fermarti. Fai una pausa, nel frattempo porto da bere a entrambi.»
Trunks la guardò, annuì e si sedette sul prato.
«Va bene, grazie, mamma.»
Bulma gli sorrise e scomparve dentro casa.
Trunks chiuse gli occhi, beandosi di quel fresco venticello, mentre con un elastico legava i capelli ormai lunghi fino alle spalle.
Dopo gli anni bui che aveva trascorso per quasi tutta la vita, non riusciva a credere che sulla Terra fosse tornata di nuovo la pace.
Erano passati sette anni da allora, eppure ricordava tutto come se fosse stato il giorno prima.
Ricordava perfettamente le parole taglienti di Vegeta all'inizio dell'allenamento, ma non avrebbe dimenticato le parole che gli rivolse alla fine “Sei un ottimo guerriero, Trunks. Non deludermi.”
Quanto avrebbe voluto che la sua vita si svolgesse allo stesso modo di come la stava vivendo il suo piccolo se stesso dell'altra dimensione.
Quel bambino fortunato che avrebbe avuto due genitori e una vita totalmente diversa dalla sua.
Provava invidia verso di lui.
Invidia per ciò che lui aveva avuto e ciò che a Trunks avevano sottratto.
I suoi pensieri furono interrotti da un rombo assordante che si propagò per tutta la Capsule Corporation, Trunks aprì gli occhi di scatto rivolgendo lo sguardo al cielo.
Vide una navicella che stava precipitando diventata incandescente, ricoperta di fiamme ed avvolta in una coltre di fumo.
Mancavano pochi secondi e si sarebbe frantumata.
«Cosa sta succedendo, Trunks? Cos...»
Bulma, arrivata in quell'istante, vide il figlio spiccare il volo verso quella navicella che stava per schiantarsi al suolo.
Trunks volò veloce nella sua direzione, pensando ad un modo efficace per evitare l'impatto.
Arrivato più vicino all'oggetto i suoi occhi si sgranarono quando vide un'altra macchina del tempo con il marchio della Capsule Corporation.
Mille pensieri e paure cominciarono ad inondare la mente del giovane saiyan.
Chi dal mondo che aveva salvato era arrivato nel suo?
Con una ki-blast distrusse la cupola di vetro, si fiondò a guardare e tirò fuori il viaggiatore – senza nemmeno guardare chi fosse – distruggendo la macchina del tempo.
Evitando che un quartiere della Città dell'Ovest potesse ricevere danni.








 
****








Trunks camminava avanti e indietro, come un leone in gabbia, nel vano tentativo di capire che accidenti ci facesse il suo mini se stesso lì.
L'aveva salvato, portato alla Capsule Corporation e donato alle cure di sua madre.
Per fortuna non aveva riportato nessuna ferita, tranne un piccolo graffio al braccio destro.
Bulma guardava teneramente il figlio dormire beato, con un sorriso.
Aspettavano, da ormai due ore, che il bambino si risvegliasse e che desse loro delle risposte.
Perché era lì?
Cos'era successo nel passato perché lei decidesse di mandare Trunks nella loro dimensione?
«Non sarebbe meglio svegliarlo? Invece di aspettare? Sai bene che la sua presenza qui può alterare il corso degli eventi, sia della nostra che della sua dimensione.»
Pronunciò Trunks con cipiglio severo, guardando la madre accarezzare la chioma lilla del bambino.
«Hai ragione, ma non ho il coraggio di svegliarlo. Guardal...cioè guardati, sei adorabile.»
Sua madre era cocciuta.
Maledettamente cocciuta.
«Mamma, adorabile o non adorabile, dobbiamo svegliare il principino
«Uffa, va bene, mister “ io sono per le regol...”»
Bulma non concluse la frase, perché il termine con cui si era rivolto al suo se stesso l'aveva sbigottita.
Trunks si morse la lingua per aver fatto la figura del moccioso invidioso.
Si vergognava a provare un sentimento tanto negativo verso di lui, ma non riusciva a farne a meno.
Il piccolo Trunks aprì gli occhi lentamente, sentendo qualcuno chiamarlo, aveva un fortissimo mal di testa e non riusciva a capire dove fosse.
Quando i suoi occhi azzurri misero a fuoco la persona davanti a sé non poté non rimanere sconvolto.
Scattò in piedi, strofinando gli occhi, e guardando attentamente le due persone davanti a sé.
Bulma si alzò dalla sedia, mise entrambe le mani sulle sue spalle e gli sorrise.
«Non avere paura, lo so che ti può sembrare strano, ma io sono tua madre Bulma
Trunks la guardò all'inizio scettico, ma poi dovette ammettere che somigliava tantissimo alla sua mamma, però lei era...diversa.
«La mia mamma non è una vecchia, come te.»
Inarcò un sopracciglio, mentre una vena pulsava prepotente sulla sua fronte per poi scatenare la sua ira.
«Chi sarebbe una vecchia?! Figlio ingrato. Tutti mi dicono che sembro molto più giovane della mia età.»
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, diventando rossa dalla rabbia.
«Allora è vero, sei davvero tu!»
Bulma lo guardò sbigottita e confusa, non capendo dove quel piccolo saiyan volesse arrivare.
«Come? Che vuoi dire?»
«Beh, per capire se eri davvero mia madre, dovevo metterti alla prova. E la mia mamma tiene parecchio al suo aspetto, diventa furiosa quando le dicono che è invecchiata.»
Pronunciò divertito, con le braccia incrociate al petto e un piccolo ghigno a solcargli il viso.
«Smetti di dire stupidaggini, Trunks.»
Il bambino si voltò e vide un ragazzo, che sembrava essere la sua copia da grande, guardarlo nello stesso modo in cui suo padre lo guardava quando aveva combinato una delle sue.
Il suo tono poi, glielo ricordava moltissimo.
Da grande sarebbe diventato tanto uguale al padre?
«Trunks
Pronunciò Bulma con tono di rimprovero al grande Trunks.
Quest'ultimo però l'aveva ignorata, puntando lo sguardo sul bambino.
«Perché sei qui? E perché eri all'interno della macchina del tempo?»
Il piccolo saiyan non credette alle sue orecchie.
Era nel futuro?
«Quello strano trabiccolo era una macchina del tempo








 
****









Passò una settimana, e Trunks aveva raccontato nei minimi dettagli cosa era accaduto e cosa aveva combinato nella sua dimensione.
Confessando che nel panico aveva lanciato una ki-blast rivolta al vetro della macchina per tentare di scappare, ma per sua sfortuna era caduto sul sedile e l'onda energetica era finita per distruggere i comandi.
Così Bulma dovette abbandonare il progetto a cui stava lavorando per dedicarsi alla manutenzione della macchina del tempo di Trunks.
Doveva pur rimandare quel piccolo birbante nel suo tempo!
Ed inoltre il piccolo saiyan si dovette sorbire la ramanzina di sua madre e del suo alter-ego.
Quel suo se stesso che trovava antipatico.
Qualunque cosa gli chiedesse a lui dava fastidio.
Ricordava, benissimo, il suo sguardo quando gli aveva chiesto se poteva avere un cuscino più morbido.
Invidia.
Nei suoi occhi azzurri aveva letto proprio quel sentimento.
Loro erano uguali.
Avevano la stessa casa, la stessa mamma e lo stesso papà.
Non avevano perso niente.
In fondo, in quella dimensione, Vegeta era andato in una missione top secret e presto sarebbe tornato.
Era curioso di vedere il suo papà invecchiato di qualche anno, e se era diventato forte quanto il principe dei saiyan che conosceva lui.
Bulma non aveva avuto il coraggio di dirgli la verità.
Come poteva dire a suo figlio che Vegeta in quella dimensione non c'era più?
Trunks, dal giorno successivo al suo arrivo, era sempre stato impegnato ad aiutare la madre nel suo lavoro.
Gli mancava la sua mamma, il suo papà, i suoi nonni, il suo migliore amico e gli amici di sempre.
Voleva tornare al più presto a casa.
Nella sua dimensione non gli sarebbe mai importato di andare in laboratorio, c'era sempre il nonno che l'aiutava, lui le sarebbe stato solo d'intralcio.
E poi suo padre, ogni pomeriggio, lo trascinava all'interno della Gravity Room.
Non gli dispiaceva allenarsi, ma avrebbe preferito almeno per un'ora giocare ai suoi videogame ed invece non gli era concesso.
Seduto su di uno sgabello, mentre Bulma era intenta a lavorare con fili e circuiti, vide il suo stesso in giardino allenarsi.
Era antipatico, ma gli sarebbe piaciuto passare un po' di tempo con lui.
E poi era pur sempre se stesso.







 
****












Trunks sferrava calci e pugni in aria con concentrazione e precisione, cercando di non pensare al suo mini- se stesso.
Quel bambino che invidiava e che evitava in ogni modo.
Evitava di parlarci.
Evitava, persino, di stare nella stessa stanza.
Purché non l'avesse davanti.
Lui aveva tutto.
Una casa accogliente, i suoi nonni, i suoi amici, una vita serena.
Lui non aveva avuto un'infanzia infelice e piena di sofferenza.
Lui aveva un padre.
Un padre che, per quello che aveva raccontato, lo allenava ogni giorno e che gli aveva fatto capire più volte di essere fiero di lui.
Aveva un ricordo diverso da quello del bambino.
Solo una volta gli aveva dimostrato di tenere a lui, proprio quando si era scagliato su Cell cercando di vendicarlo.
Solo, in quel momento, aveva capito che Vegeta lo riteneva sangue del suo sangue.
Gettando al suolo la sua maschera d'orgoglio, solo per suo figlio.
Era stato un gesto significativo, ed aveva sperato che Vegeta sarebbe rimasto con loro.
Diventando così una vera famiglia.
Suo padre pareva essersi adattato alla sua vita e  aver accettato, se pur con riluttanza, di sposare sua madre e quindi di diventare il suo legittimo marito.
Bulma era rimasta sconvolta da quella notizia, gli occhi le erano diventati lucidi e con una scusa si era allontanata.
La conosceva bene, troppo bene, per non capire che quella notizia l'aveva ferita nel profondo.
E tutto perché il suo se stesso non riusciva a star zitto.
Perché lui credeva che suo padre fosse in missione; una trovata poco geniale uscita dalle labbra di sua madre.
Ed in quel momento aveva avuto l'impulso di tappargli la bocca e rispedire quel moccioso viziato, a calci nel fondo schiena, nella sua dimensione.
Uffa, questo materasso non è come il mio! Troppo scomodo, non c'è un'altra stanza con un letto migliore?”
In questa dimensione non si ha mai nulla da fare. Non c'è nemmeno il mio parco giochi preferito, tutti per mocciosi sotto i sette anni.”
Cosa? La Capsule Corporation è stata battuta da un'altra azienda sul mercato? State scherzando, vero? Ma perché accidenti vi siete fatti battere? Scommetto che il mio me stesso non vuole aiutarti. Pigrone! Se ne sta tutto il giorno in giardino solo ad allenarsi. Non ti aiuta per niente!”
No, non lo sopportava più.
Quanto avrebbe dato, o fatto, per essere lui al suo posto?
Per far parte di una vera famiglia.
«Vuoi ascoltarmi? Invece di far finta che io non ci sia?»
Pronunciò Trunks, risvegliandolo dai suoi pensieri poco cordiali.
«Vattene, devo allenarmi, mi fai perdere la concentrazione.»
Ignorò l'invito del suo alter-ego ad andarsene e si sedette sul prato.
«Lo sai cosa mi dice sempre papà? O meglio, il mio papà.»
«Non m'importa cosa dice, nostro padre.»
Si guardarono negli occhi per interminabili minuti.
Azzurro contro azzurro.
Cielo contro cielo.
L'infelicità contro la felicità.
«Il silenzio dell'invidioso fa sempre rumore.»
Trunks sgranò gli occhi incredulo, fissandolo senza pronunciare parola, e il piccolo saiyan sorrise soddisfatto.
Allora non era diverso da lui come credeva.
Erano davvero uguali.
«Il tuo evitare il moccioso che ha quello che tu non hai equivale a una grossa dose d'invidia che fa parecchio chiasso.»
In quel dannatissimo attimo Trunks si sentì scoperto.
Come accidenti aveva fatto quel principino viziato a scavargli dentro?
«Tu non sai niente. Quindi va a giocare e lasciami in pace.»
Pronunciò ricominciando il suo allenamento.
«Combatti contro di me, Trunks
«Scordatelo. E poi mi pare di averti detto, più di una volta, di chiamarmi Mirai Trunks
Trunks sbuffò rassegnato, si mise in posizione e gli sorrise ghignando.
«Quanto sei pignolo! Solo perché Mirai significa futuro non vuol dire che devo chiamarti Mirai Trunks
I loro occhi azzurri si specchiarono, un'altra volta, dando inizio a un duello senza esclusioni di colpi.











 
****












Vegeta, posto sulla cupola della Capsule Corporation, guardava entrambi i Trunks combattere con agilità e maestria.
Suo figlio era forte, la sua aura era potente ed era cresciuto moltissimo.
Dovette ammettere, però, che il moccioso era davvero forte.
Un degno erede del principe dei saiyan, nonché un impertinente linguacciuto che era riuscito nella sua ardua impresa.
Il piccolo Trunks aveva urlato a gran voce il nome di Re Kaio ed appena aveva ricevuto una risposta gli aveva parlato, spiegandogli la situazione, convincendolo a chiamare per lui Kaioshin il Superiore e Kibith.
Riuscendo a farli teletrasportare sulla Terra per portarlo su neo- Namek e chiedere a Dende di diventare il Supremo.
Così che le sfere del drago potessero esistere anche in quel mondo.
E sul pianeta dei namecciani aveva chiesto il permesso di invocare Polunga per esprimere il suo unico desiderio.
Ed appena li aveva visti, e lo aveva visto, aveva sorriso al Drago.
«Ehi, Polunga, sei più bravo tu che la notte di Halloween a riportare le persone in vita.»
Aveva espressamente chiesto a tutti di sostare al palazzo del Supremo e farsi vedere solo quando lui sarebbe tornato nel suo tempo.
E fu allora che il principe dei saiyan l'aveva preso per il colletto intimandogli che non gli importava un accidente.
Che lui faceva quel che voleva e che di quella donna, che era sua madre, non gli importava nulla.
Trunks lo aveva guardato con sfida, sostenendo il suo sguardo, per poi guardarlo negli occhi.
«Prova a ripetere queste stesse parole al Vegeta del mio tempo. Penso che te le suonerebbe di santa ragione, visto che ti batterebbe di sicuro. Lui è molto più forte di te ed anche migliore di te.»
Chi meglio di un figlio, che conosce perfettamente il proprio padre, può scatenare una reazione del tutto distruttiva?
Non c'erano stati colpi di quel piccolo guerriero, e del principe dei saiyan, che non erano andati a segno.
E lui sembrava abituato a combattere e a stargli accanto.
Aveva il suo stesso stile di lotta.
Identico.
«Ti ho allenato io? Rispondi.»
«Certo! Chi meglio del principe dei saiyan poteva farmi da maestro.»
Pronunciò facendogli l'occhiolino.
Ed il principe restò a fissarlo sbigottito.
Quanta era la sua stima verso di lui?
Ghignò divertito nel ripensarci, continuando a guardarli lottare.









 
****










Trunks e Trunks continuavano a combattere non avendo per nulla percepito l'aura della figura, molto irritata, dietro di loro.
Un Vegeta allo stremo della sopportazione e coi nervi a fior di pelle.
Quell'oca che aveva per moglie lo aveva interrotto nel bel mezzo degli allenamenti, gli aveva fatto prendere un colpo nel dirgli che suo figlio era sparito chissà dove, e che lei non ricordava che data avesse impostato nella macchina del tempo cinque anni prima, non avendo la più pallida idea di dove fosse finito.
Gliel'avrebbe fatta pagare a suon di sculacciate, allenamenti e ramanzine.
«Ne avete ancora per molto? La mia pazienza ha un limite, mocciosi.»
Entrambi si voltarono verso colui che aveva interrotto il loro scontro.
Trunks si rivelò incredulo nel vederlo indossare abiti terrestri e nel constatare che il suo timore si fosse realizzato.
Aveva desiderato ardentemente che lui non venisse a prendere Trunks.
Non avrebbe sopportato vederlo andare via, consapevole che loro erano una famiglia.
Trunks, senza pensare alle conseguenze, si fiondò ad abbracciare il padre felice di rivederlo.
Vegeta diventò rosso dall'imbarazzo, infuriandosi con quel pidocchio del suo moccioso.
Da quando faceva tutte quelle moine per un misero giorno che non lo vedeva?
«Che bello, papà! È più di una settimana che non ti vedo, mi mancavi.»
Quell'ammissione così spontanea fece sciogliere il cuore duro di entrambi i Vegeta.
Trunks rimase a guardare quella scena e quella sensazione d'invidia verso quel piccolo se stesso era diventata ancor più grande di quanto non fosse prima.
«Ora staccati, e non farlo mai più.»
«Padre è meglio che voi due vi sbrighiate a tornare nel vostro tempo. Non vorrei che uscisse mia madre qui fuori, non sarebbe saggio. Le dirò io che lui è tornato nel suo tempo.»
Pronunciò Trunks con una leggera vena di fastidio nella voce, che il principe notò subito.
Non volle indugiare oltre, o chiedere, perché conosceva il motivo di quel disagio.
«Bene, nemmeno io voglio rimanere un minuto di più. Visto che abbiamo alterato abbastanza il corso degli eventi. » disse al alter-ego di suo figlio, per poi rivolgersi alle peste e guardarlo truce «Trunks sali immediatamente sulla macchina del tempo, appena arriviamo a casa facciamo i conti noi due.»
Il piccolo saiyan deglutì, diventando blu, sperando che nessuno del suo tempo – in primis Vegeta – potesse mai accorgersi che lui aveva riportato tutti in vita.
Tranne C-18, ovviamente.
Visto che conosceva bene la storia.
Sua madre gliel'aveva raccontata sino alla nausea, ma non aveva voluto dire nulla.
Era curioso di cosa potessero mai inventarsi, ed aveva fatto finta di credere alla missione top secret.
Ma prima di ubbidire al padre, si aggrappò alla schiena di Trunks – ignorando le sue lamentele – e dicendogli qualcosa all'orecchio.
E per non far si che rivelasse qualcosa lo spinse facendolo cadere sul prato, volò in direzione della macchina del tempo – non prima di aver afferrato il padre – per poi entrarvi dentro e spingere il pulsante verde di accensione.
«So che ho alterato il corso degli eventi, ma io non voglio essere invidioso di me stesso. Quindi appena ce ne andiamo, guarda il tetto.»
La macchina del tempo svanì nel nulla, riportando i venuti del passato nel loro tempo.
Ma, grazie a Trunks, adesso Mirai Trunks poteva affermare con gioia di avere una famiglia.
«Ricordati: La verità non si può camuffare. E quel moccioso l'ha capito.»
Una voce a lui ben nota si era rivolta a lui.
L'aveva visto andarsene, sparire, e non poteva essere lui.
Per una frazione di secondo pensò bene di non guardare il tetto, come il bambino gli aveva suggerito, ma la curiosità prese il sopravvento ed alzò gli occhi puntandoli sulla cupola dell'edificio.
«Padre...»
Riuscì a sussurrare.





 
****












Bulma era rimasta, all'interno del laboratorio, a camminare avanti e indietro in attesa del loro ritorno.
Si era preparata una lunga ramanzina da fare a quella peste di figlio che si ritrovava, ma appena l'aveva visto sano e salvo aveva dimenticato tutto fiondandosi a stringerlo tra le  braccia.
Vegeta aveva roteato gli occhi, sbuffando di fronte a quelle misere smancerie.
«Oh, tesoro, per fortuna stai bene. Non osare mai più farmi prendere un colpo del genere, capito Trunks
Pronunciò severamente, per poi sorridere.
«Te lo prometto, mamma.»
E mentre tutti e tre si avviavano in salotto, per raccontare cosa era successo, Trunks ghignò soddisfatto ripensando al suo operato.
Finalmente, in entrambe le dimensioni, vi era un forte e valoroso principe dei saiyan.
E il suo se stesso non sarebbe più stato invidioso della sua vita, ma solo della sua impeccabile furbizia.



































 

Salve a tutti!
Non immaginate quanto io sia soddisfatta di questa One-shot.
Per la prima volta, in quattro anni, sono riuscita a scrivere una trama che avevo in mente in un unico capitolo.
Lo so che può sembrare una sciocchezza, ma io sono sempre stata breve e non ho mai scritto un capitolo con più di 3000 parole.
Spero di non aver reso Mirai!Bulma e Trunks OOC
La frase “Tutti mi dicono che sembro molto più giovane della mia età” è una frase di Bulma che dice nella puntata di Dragon Ball Z “Pan, la nipotina di Goku”.
Qualsiasi errore, refuso, virgola, verbo sbagliato vi prego di riferirmelo.
Così che io possa correggere e capire i miei errori nel testo.
Io non mi arrabbio e non mi offendo, anzi ve ne sarei grata :)
Spero di non essere peggiorata, invece di migliorarmi, accetto critiche di qualsiasi tipo.
Un saluto,
Nede

 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Nede