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Autore: Thiyori    24/10/2014    2 recensioni
La mia mano si fa strada verso di lei, e, da qualche parte dentro di me, nutro la speranza che lei possa afferrarla e avvicinarla al suo cuore. I miei occhi verdi si riflettono nei suoi grigi come il mare in tempesta. Germogli e fumo.
I ruoli si sono invertiti: lei è il sicario, ed io la vittima. È forse, questo, Amore?

UlquiHime | One Shot | 1456 parole | Rating Verde | 19 Maggio
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arrancar, Espada, Inoue Orihime, Kurosaki Ichigo, Schiffer Ulquiorra
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un anno colmo di prompt ~ challenge
 


Nick: Tecla_ / Tecla__ su Efp
Fandom: Bleach
Mese: Maggio
Giorno: 19
Prompt: Morte

 

~ Germogli e Fumo ~


La mia testa emerge dall’abisso dei miei pensieri giusto quell’attimo che mi basta per guardarla in faccia.

Il suo viso era l’immagine più bella che io avessi mai scrutato.

Mi sento affogare, annegare. Navigo in una dimensione che non è più la mia. Non sono morto, non sto vivendo. Fluttuo in un’incessante rimbombare di suoni, colori, emozioni.

Emozioni. Il mio cuore scalpita per rincorrere il filo dei miei pensieri. Mi sento pieno. Pieno di vita, nonostante io sia ormai prossimo alla morte.

Nichilismo. È questo il mio segno distintivo. Ciò che mi rende il Quarto Espada.

Negazione. Il mio corpo si sgretola, a partire dalle mie luttuose corvine ali che scompaiono in una nuvola di fuliggine.

Disperazione. Il mio reiatsu dovrebbe avvilire la donna ora in piedi davanti a me. Dovrebbe soffocarla, ucciderla.

Nero… e bianco? Per un attimo la vista mi si offusca. I miei occhi vagano nel buio mentre cerco di scorgere la sua figura sotto questa luna lattiginosa. Il suo corpo è li. I vestiti che io, io le ho porto quella sera di ciò che sembra tantissimo tempo fa si stagliano come un’oasi bianca nel bel mezzo del deserto della morte.
Il mio primo istinto è quello di abbandonarmi al mio destino, ma poi qualcosa, nel suo sguardo, mi suggerisce che dovrei parlarle, parlarle un’ultima volta ancora.

Così bella. Orihime è una principessa. La sua pelle è tessuto, velluto. È nata, con quel nome. Quel nome che l’ha per sempre definita. Donna dal cuore puro. Ragazza intrepida. Donna.

La mia mano si fa strada verso di lei, e, da qualche parte dentro di me, nutro la speranza che lei possa afferrarla e avvicinarla al suo cuore. I miei occhi verdi si riflettono nei suoi grigi come il mare in tempesta. Germogli e fumo.
I ruoli si sono invertiti: lei è il sicario, ed io la vittima. È forse, questo, amore?

La profondità del suo sguardo mi cattura, rapisce. Sprofondo nell’oceano della mia stessa, vuota vita.
Vuoto. Le immagini del mio passato sono sfuocate, indefinite. Le uniche cose che ricordo chiaramente sono il riflesso color aurora dei suoi capelli e la sua faccia impaurita quando l’ho presa con me. Quando l’ho ingannata e manipolata, lavando la sua mente di tutti i pensieri razionali che vi erano all’interno.

Quanto avrei voluto che i suoi occhi scintillassero per me, così come hanno fatto quando ha udito la notizia di quell’umano venuto a salvarla. In quel momento, tutto ciò che volevo era ucciderlo. Squartarlo. Eliminare e sopprimere quell’idiota dai capelli arancioni insieme con l’ultimo bagliore di speranza che le era rimasto. L’avrei svuotata. Annichilita. E i pensieri sarebbero fuoriusciti dalla sua mente come il sangue dalle ferite di quella spazzatura che io mi sarei preoccupato di uccidere.

Solo ora mi rendo conto di tutto ciò. Solo ora capisco che anche io, seppur da morto, seppur da assassino, seppur da fallace anima menzognera, un cuore l’ho sempre avuto. Forse non è dove convenzionalmente si crede che debba essere. Anzi no, sicuramente. In quel luogo dove quando ero in vita si trovava la macchina che pompava sangue alle mie cellule, ora vi è un enorme, vuoto, buco. Una voragine causata dalla presa di conoscenza. Un abisso riempito dalle sue parole e dalla sua presenza.
Forse il mio cuore si trova proprio tra le sue mani, la sinistra che si appoggia ora sul suo petto, e la destra che le si sovrappone come a tenerla ferma, a sigillarla lì dov’è, e dove sempre sarà.

La sto spaventando? Questo pensiero mi assilla, e non appena lo domando a lei, il sollievo quasi mi avvolge nel sentirla negare docilmente; le sue labbra poi sigillate, quasi a non voler rompere la bolla di silenzio e comprensione di cui ci siamo avvolti.
È così bella, Orihime, in questo momento. Le gambe leggermente sfaldate, il piede sinistro che supera il destro come volesse avvicinarsi a me. Sento i guaiti di quel cane che si lamenta per il modo in cui ha posto fine alla mia seconda vita, ma non lo ascolto con dovuta attenzione. Il mio interesse in lui è ormai svanito. So già cos’è capace di fare, so già fino a che punto potrà arrivare.

Continuo a concentrarmi su di lei, lei che mi guarda con la stessa espressione che aveva quel giorno, nelle sue stanze. Quel giorno in cui l’ho quasi derisa per la sua fin troppo romantica visione del mondo. Ricordo che le domandai dove stesse, effettivamente, quel suo cuore che lei tanto acclamava e difendeva, quel suo amore in cui tanto sperava. L’avrei trovato, le chiesi, se le avessi aperto il petto? L’avrei trovato, se le avessi strappato le ossa dal corpo?

Solo ora mi accorgo di aver passato la mia intera esistenza nel torto. Le mie intere convinzioni mandate all’aria nel giro di una lotta interiore con me stesso. Il mio cuore… il mio cuore adesso aleggia intorno a lei. E forse, forse il suo avrei sempre potuto vederlo, se solo avessi aperto la mia mente prima di doverle dire addio.
Il mio occhio non poteva scorgerlo, ma la mia anima si è ora intrecciata ad esso in una maniera quasi indissolubile. Ora lo vedo. Questa cosa che sento gravare nella mia mano, questo peso è il suo cuore.

Il mio corpo decade sempre più in fretta. La mia mano si sbriciola nel momento in cui lei tenta di afferrarla. Ormai sono troppo lontano. Lei è irraggiungibile, io sono irraggiungibile. Ma io ho lei e lei ha me. Continuo a guardarla. Non distolgo lo sguardo da lei nemmeno quando di me è rimasta solo la faccia. Voglio che il suo viso sia ben impresso nei miei ricordi per poter affrontare ciò che mi aspetta. Mi pare quasi di riuscire a scorgere una lacrima percorrerle il viso, prima che tutto diventi niente.



Il suo viso scompare, e tutto ad un tratto sono avvolto da una scura foschia impenetrabile. È questo che c’è oltre la morte dell’anima? Non riesco a spiegarmelo. Ho vissuto la mia intera esistenza brancolando nel nulla, ed ora che vi ci sono avvolto, mi sento quasi fuori luogo, sbagliato. La mia testa, o ciò che ne rimane, è estremamente pesante. Ondeggia lentamente e mi dà le vertigini. Come se stessi affogando, cerco la superficie in mezzo al buio, è ormai forte la convinzione che sia questo ciò che mi spetti: destinato a condurre un'infinita esistenza all'oscuro di tutto, tagliato fuori dai miei stessi ricordi, dai miei stessi pensieri.

Sto quasi per lasciarmi andare nella morsa della disperazione quando un lieve bagliore si accende. Il suo viso risplende in fondo alla mia mente, abbagliandomi sempre più mentre mi avvicino a lei. Le sue labbra accennano un debole sorriso. È qui, davanti a me, e mi tende la mano.
I miei occhi tornano a specchiarsi nei suoi e siamo di nuovo verde all’interno del grigio.
Morte illuminata da vita.
La mia anima è morta.
Ma noi due siamo tornati ad essere germogli e fumo.

 



"Possiedo un cuore dunque invidio,
possiedo un cuore dunque divoro,
possiedo un cuore dunque depredo,
possiedo un cuore dunque sono pigro,
possiedo un cuore dunque sono superbo,
possiedo un cuore dunque mi adiro,
possiedo un cuore dunque desidero tutto di te."


 

"Hearts, you say? You Humans are always so quick to speak of such things.
As though you carry your hearts in the very palms of your hands.
But this eye of mine perceives all. There is nothing that it overlooks.
If this eye cannot see a thing, then it does not exist.
That is the assumption under which I have always fought.
What is this "heart"? If I tear open that chest of yours, will I see it there?
If I smash open that skull of yours, will I see it there?"

 



   
 
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