Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |       
Autore: Cira    17/10/2008    6 recensioni
Jiraiya osservò con disappunto la copertina de 'Orgoglio e Pregiudizio' consumata leggermente agli angoli, forse, per le continue letture.
Non era tra le sue abitudini spiare una donna addormentata , e vestita, ma non riuscì a staccare lo sguardo da quei lineamenti familiari,
il viso tondo, le labbra con una punta di rossetto per riaccenderne la bellezza.
Restò a fissarla per minuti interi ipnotizzato dal movimento ritmato del petto,
prima di concentrare tutta la sua attenzione verso il controllore appena entrato dall'uscio.
[ Jiraiya x Tsunade ][AU][Parte II di II]
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jiraya, Tsunade
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Philophobic.


"Voi che li occhi mi passaste 'l core
e destaste la mente che dormia,
guardate a l'angoscia vita mia,
che sospirando la distrugge Amore."
~ Guido Cavalcanti.




Il fischio del capotreno risuonò sulla banchina del binario sette, avvisando gli ultimi viaggiatori dell'imminente partenza dei vagoni.
L'uomo si accoccolò meglio, all'interno della cabina, sul pesante sedile ricoperto di un tessuto ormai smunto e usurato.
Ravvivò i lunghi capelli argentei per togliere l'umidità presente su di essi; la stessa che si condensava sui vetri nascondendo il panorama.
Tirò un sospiro di sollievo quando vide una madre e due bambini passare oltre il suo abitacolo: voleva restare solo più tempo possibile.
Si accorse solo poco tempo dopo della figura di una donna addormentata vicino al finestrino.
Indossava un largo maglione di lana, color antracite, che stonava totalmente con i fini capelli d'oro e la pelle pallida.
Le dava un'aria malinconica, triste.
Jiraiya osservò con disappunto la copertina de 'Orgoglio e Pregiudizio' consumata leggermente agli angoli, forse, per le continue letture.
Non era tra le sue abitudini spiare una donna addormentata , e vestita, ma non riuscì a staccare lo sguardo da quei lineamenti familiari, il viso tondo, le labbra con una punta di rossetto per riaccenderne la bellezza.
Restò a fissarla per minuti interi ipnotizzato dal movimento ritmato del petto, prima di concentrare tutta la sua attenzione verso il controllore appena entrato dall'uscio.

«Signore, il biglietto?»

«Certo, prego.»

Prese dalla tasca interna della giacca il pezzo di carta azzurrognolo porgendolo all'uomo.

«La signorina è con lei?»

«Eh? Oh, no, no, non la conosco» le ridiede un occhiata, scuotendo la testa imbarazzato «deve svegliarla?»

Il moro sorrise malizioso lanciando una lunga occhiata alle generose curve della donna.

«Se lo facesse lei mi farebbe un favore ed allungherebbe sicuramente il mio matrimonio.»

Jiraiya si alzò dal sedile con una smorfia sul volto, mentre il suo sesto senso gli urlava di allontanarsi e contemporaneamente sussurrava di avvicinarsi a quella pelle bianca e le labbra dischiuse.
Posò una mano sul tessuto morbido del maglione pervaso ancora da uno strano nodo allo stomaco.

________





Quando incontrò gli occhi nocciola della bionda il respiro gli si mozzò letteralmente in gola.
Annaspò ossigeno quando scorse il ciondolo di pietra azzurra che le impreziosiva il collo.

«Si sente bene? »

«Certo»

Tsunade lo guardò confusa, esaminò il viso improvvisamente pallido e gli occhi color pece fissi, le pupille sottili forse per uno stato di panico.

«Ne è sicuro?»

________





Jiraiya sbatté violentemente la porta del bagno e scartò febbrilmente il pacchetto di 'Lucky Strike', fregandosene altamente dell'imponente cartello di divieto di fumo verde evidenziatore.
Rilassò i muscoli delle spalle solamente al quinto tiro di fumo.
Ed ora?, pensò frastornato, è lei, cazzo, è lei!
Si passò una mano sul viso e si lasciò andare contro la porta della toilette cullato dal rumore dei binari.



________





Pioveva quella sera.
Una pioggerella fine che gelava ugualmente le ossa.
I due ragazzi uscirono dal casinò, all'angolo di Backwill Street, lasciandosi alle spalle il caldo vociare dei giocatori d'azzardo un po' alticci e le risate acute delle rispettive accompagnatrici.
L'albino, preso da un moto di galanteria, posò il giaccone di pelle sulle spalle della bionda che lo guardò con la solita nota di disappunto.

«Jiraiya non sono ubriaca, non ci provare nemmeno...»

«Se fremi dalla voglia di congelare fino all'hotel me lo riprendo»

Tsunade fece una smorfia di diniego e si strinse nel cappotto nero, maledicendo mentalmente il precario clima londinese e il silenzio che in quei giorni calava sempre troppo facilmente nelle loro discussioni.
Era sempre stato un rapporto burrascoso il loro: insulti, bevute, partite ed uno strano legame che non riuscivano -o non volevano- a comprendere pienamente.
L'uomo alla fine di ogni discussione, di ogni bicchiere o della solita vittoria a poker sentiva quella tensione che li avvolgeva.
Si sentiva impotente davanti al mutamento dell'
amica; vedeva il dolore in fondo ai suoi occhi.
Si stava distruggendo con le sue stesse mani, si stava costruendo un muro con il proprio orgoglio e lui non poteva far nulla.
Jiraiya allungò il passo distanziandosi di vari metri, irritato: ogni volta che ci pensava rischiava seriamente di urlarle tutta la sua frustrazione.
Perchè non era abbastanza per un suo sorriso?
Contò i passi lungo la strada bagnata cercando di liberare la propria mente dal futuro imminente.
Con tutta probabilità, visto l'evidente andatura claudicante della compagna, lo aspettavano una nottata da balia e rare ore di sonno su quel dannato divano.
Sbuffò nel constatare che il loro gruzzolo di sterline stava calando precipitosamente anziché fruttare come previsto.

«Complimenti vecchio mio: senza soldi, con un tetto precario sulla testa, una donna ubriaca cinque volte alla settimana e tutto per ritrovare quel bastardo!» serrò la mascella «spero che non sia morto sotto qualche ponte... non mi può togliere anche il piacere di ammazzarlo con le mie stesse mani»

In quel momento un impetuoso fiume di ricordi invase la sua mente; il protagonista era sempre un uomo dai setosi capelli neri e una pelle di marmo.
Lo stesso amico d'infanzia che imperlava i ricordi più felici, che accompagnava la sua adolescenza.
Lo stesso che li aveva traditi, umiliati e che ora lasciava solamente un scia d'odio e dolorose cicatrici.
Ma lo avrebbe trovato, oh sì, e ne era certo: non sarebbe stato un incontro piacevole.


L'ostello che le si presentò davanti agli occhi valeva molto meno delle dieci sterline a notte, soprattutto per l'enorme insegna al neon posta proprio di fianco alle finestre della maggior parte delle camere.
La scritta 'Sweet Dreams', avevano anche il senso dell'umorismo, si illuminava esattamente ogni trenta secondi, dopo i quali l'abitazione veniva inondata di luce rosa acceso - veramente fastidiosa.
Barcollò fino all'uomo fermo davanti al portone e lo usò come appoggio momentaneo: il suo stomaco si era ridotto in unico nodo e la testa continuava a diventare sempre più pesante.

«Jiraiya...» tenne lo sguardo basso «non penso di p-»

«Tsunade sono soltanto venti scalini; lo so che in questo momento vorresti solamente vomitare da qualche parte» non le risparmiò un'occhiata gelida «ma hai tutta la notte per rimpiangere l'ennesima sbornia della tua vita.»

«Non ti facevo così debole» proseguì.

Lei lo guardò confusa, gli occhi lucidi per l'alcol, si morse il labbro inferiore contando ad una ad una le scale che si intravedevano dalla porta.
Era solo una questione di orgoglio.


L’albino tenne lo sguardo fisso sul soffitto.
Tsunade era in bagno da tre quarti d’ora e l’acqua del rubinetto continuava a scendere.
Si girò per l’ennesima volta sullo scomodissimo sofà bordeaux, lasciando cadere così le coperte sul pavimento.
Quello era il momento più snervante della serata: aspettare fino a quando non usciva da quel maledetto bagno, cercare il suo viso per constatare il suo stato di salute, trovandolo sempre più pallido e scosso, e infine arrendersi all’insonnia.
Ed a quell’ora non erano altro che alla prima fase.
Portò una mano sulla fronte sudata, per quanto sarebbe continuata questa tortura?
Si alzò di scatto, lanciando un occhiata d'astio alle lancette dell'orologio, incominciò a camminare, come un leone in gabbia, avanti e indietro per la stanza.

«Ancora dieci minuti, poi puoi anche sfondare la porta, solo dieci minuti»

Lo sussurrò a denti stretti, debolmente, in un soffio, come una nenia che entra velocemente nel cervello.

Quando si decise ad entrare nel bagno perse, come ogni sera, un battito. Lei era sdraiata sul pavimento gelido ed abbracciava, più come un'ancora di salvezza che un provvisorio cuscino, la ceramica bianca del bidet.
Respirava ancora, era l'unica cosa importante.
L'espressione cupa dell'uomo si raddolcì nel spostarle qualche ciocca bagnata dal volto.
Gli occhi scesero sulle labbra ora arrossate e dischiuse alla ricerca d'ossigeno.
Le accarezzò la guancia, sfiorò le ciglia e gli occhi chiusi mentre si godevano il sonno.
Jiraiya la contemplò in tutta quella vulnerabilità così rara, se non impossibile, nelle ore diurne e sobrie.
Avrebbe fatto di tutto pur di proteggerla, l'aveva promesso a se stesso, ed ora mentre la vedeva in balia delle sue stesse emozioni si sentiva un fallito.

La sollevò portandosela tra le braccia.
Sentì le sue mani sulle spalle,il seno premuto sul petto, il capo appoggiato alla clavicola, il suo profumo dolce e il caldo respiro a diretto contatto sulla sua pelle.
Deglutì a vuoto, alzando gli occhi verso il soffitto, per poi calcolare i passi restanti a raggiungere il letto.
Sembrarono immensi.
Procedette lentamente, quasi per allungarsi quella dolce agonia, la cullò con una vecchia canzone inglese di cui ricordava solo la melodia e infine la lasciò su quel letto proibito per lui, ma così invitante per ogni uomo sano di mente.
Decise di sdraiarsi solo un istante, solo uno, per ammirare ancora i suoi lineamenti.
Le diede un bacio sulla guancia, leggero, pudico, le accarezzò i capelli morbidi e senza accorgersene si gettò tra le braccia di Morfeo, lasciando nell'aria un unico sussurro.

«Buonanotte principessa...»




NdA -
Dunque partiamo con ordine:
-Inanzitutto il titolo 'Philophobic' significherebbe 'Filofobia', parola che deriva dal greco, cioè paura dell'amore ed il perchè di questa scelta lo scoprirete nel prossimo ed ultimo capitolo;
-Secondo, è una Alternative Universe non proprio dei giorni nostri... fate anni '90 da un tocco più malinconico;
-Terzo, nella prima fase della storia i nostri due beniamini hanno 30 anni e nel flashback ne hanno dieci in meno, ergo 20;
-Quarto, questa storia è stata ispirata da una canzone di Francesco Guccini che s'intitola 'Incontro'. Ascoltatela perchè anche Guccio è un fedele JiraTsu!
-Quinto ed ultimo, non aspettatevi miracoli con gli aggiornamenti sia di questa Fan Fiction, a cui ormai tengo molto, sia con le altre raccolte perchè sono parecchio incasinata, chiedo venia.
Un bacio, July
  
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Cira