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Autore: Xandalphon    25/10/2014    4 recensioni
Seconda classificata al "Kyuubi contest - cronache della volpe a nove code", di Supersara.
Da un dolore può nascere una nuova consapevolezza, da un lutto, una nuova gioia. Questo fanno gli umani: lottare, attraverso polvere e fango, alla continua ricerca di qualcosa che dia senso alla loro vita. E per una povera contadina orfana, questo qualcosa è una volpe dalle nove code, proveniente da un passato lontano.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kurama, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la serie
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- Questa storia fa parte della serie 'Himiko'
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2)Kurama

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“Dannazione a te, Mugi! Te la faccio vedere io l'incolumità! Cavolo, quasi quasi preferivo quando i miei jinchuuriki mi consideravano un mostro e mi ritenevano solo un'arma!”

 

L'enorme e maestosa volpe dalle nove code si era risvegliata dal suo sonno. Ma non si era trattato di un breve attimo, come credeva.

 

Invece della sua amata e odiata Mugi, quella pestifera donna con i capelli color del grano e gli occhi come smeraldi, degna nipote di suo nonno Naruto e sua jinchuuriki, si era ritrovata nella penombra di una squallida caverna, da sola.

 

No, a vedere bene non era esattamente sola. Al suo cospetto stava un piccolo scricciolo. Una ragazzina vestita di stracci, non molto alta e visibilmente denutrita, con degli arruffati capelli neri come l'ebano e dei penetranti occhi da felino, dall'intenso color celeste. Doveva essere stata lei e non quella dannata bionda, ad aprire l'anfora.

 

Con un ghigno apparentemente malvagio, avvicinò il muso a pochi centimetri dal volto di lei e disse, con la voce più crudele che poteva produrre: “Dove si è nascosta la Kyudaime Mugi Uzumaki, piccola bambina? Parla, o verrai divorata in un sol boccone dalle mie possenti fauci!”

 

Con un certo disappunto, Kurama notò che la minaccia non aveva sortito alcun effetto. La ragazza continuava a fissarlo intensamente, muta, ma non aveva inarcato nemmeno un sopracciglio dalla paura di fronte alla sua bocca spalancata. In quei lunghi anni di amicizia prima con Naruto e poi con suo figlio e sua nipote, forse si era rammollito un po' troppo.

Mentre era ancora assorto in quel genere di pensieri, la piccola prese a parargli. E finalmente comprese che c'era qualcosa che non quadrava. Infatti, non stava capendo una parola.

 

La sonorità era in qualche modo simile a quella cui era abituato, ma toni, accenti... Era tutto sbagliato! Cercò di concentrare il chakra nei centri neurali del linguaggio, per porre rimedio alla situazione e, pian piano, il discorso della sua interlocutrice assunse una forma per lui intelligibile.

 

“...Oni, o Yokai? Non ne ho mai veduto uno prima... A dire il vero nemmeno pensavo esistessero. Beh, a quanto pare mi sbagliavo.”

 

Ancora un po' frastornato, il Kyuubi cercò di rispondergli a tono. Chissà perché, ma quella sfrontata gli aveva fatto perdere la voglia di fare il gradasso e alimentato la sua preoccupazione su dove effettivamente fosse.

 

“Yokai? Io? No, non scherziamo, non mi mischio con quelle stupide palle di pelo... Io sono un vero demone, un concentrato di chakra dall'immenso potere! E ora, bella bambina, mi potresti dire in che diavolo di paese mi hanno cacciato, se non ti dispiace?”

 

“Non so chi ti ha messo in quell'anfora da dove provenisse... Ma tecnicamente questo monte dovrebbe essere sotto l'autorità del signore di Yamatai.”

 

“Eh?”

 

“Forse vieni dalle isole del nord e non ne hai mai sentito parlare.”

 

“Nord? Isole? Di che accidenti stai parlando, scricciolo? Quanto siamo lontano da Konoha?”

 

“Kono...ha? Mai sentito parlare di una città con questo nome... Ma sono solo una figlia di contadini... Ho studiato per conto mio un po' di cose, ma probabilmente ho molto da imparare del mondo...”

 

“Ok, ok, frena un attimo, bella. Cerca di dirmi tutto ciò che sai del luogo in cui ci troviamo. Una volta capito quello, per quanto dimenticato dagli dei possa essere questo posto, sarà uno scherzo tornare a casa.”

 

“Mmm... Dunque, come ti dicevo, siamo nella signoria di Yamatai... Uno dei tanti regni della terra di Wa, il piccolo popolo. Questo nome ci è stato dato dal grande popolo dei chugoku1, che governa un ricco e potente impero al di là del grande mare occidentale... Più di questo non so dirti, grande demone. Dalla tua faccia perplessa posso intuire di non esserti stata molto d'aiuto.”

 

In effetti, Kurama era sconsolato: perché una terra fosse sconosciuta a lui, che aveva vissuto per centinaia e centinaia d'anni, doveva essere proprio isolata dal resto del mondo... All'improvviso, però, gli sovvenne un pensiero ancor più inquietante. Forse il punto non era il dove si trovava, ma il quando. Mugi gli aveva promesso che, appena passato il pericolo lo avrebbe liberato. Ma quella che aveva davanti non era la Kyudaime, quindi qualcosa doveva essere andato maledettamente male.

 

Ancora una volta, la piccola lo sorprese mentre pensava, dicendogli: “Senti, grande volpe, io... Ecco, io penso che chi ti abbia posto in questo luogo sia... Come dire... Rimasto a vegliare su di te per molto tempo. “

 

“Cosa intendi, pulce?”

 

La ragazza, però, fece una faccia arrabbiata e gonfiò le guance in segno di stizza. Poi gli disse: “Eh, no! Adesso devi piantarla di chiamarmi con soprannomi idioti! Io ho un nome, sai? Mi chiamo Himiko!”

 

“Ok, piacere di conoscerti Himiko. Ma – aggiunse con un ghigno la volpe – rimani sempre una pulce!”

 

La giovane sbuffò e gli voltò le spalle, replicando scocciata: “Ok, se non vuoi il mio aiuto allora me ne vado. Ho fame e devo mettere qualcosa sotto i denti, se non voglio morire presto. E star qui a farmi insultare da una volpe gigante con un pessimo carattere non migliorerà di certo la mia condizione!”

 

Come osava quella maledetta a voltargli le spalle e andarsene? Era imperdonabile, anche se non aveva ancora idea dell'essere con cui stava parlando! Per farglielo capire con le cattive la afferrò con una zampa e la portò davanti al muso. Ma, anche in quel caso, Himiko non diede mostra di alcuno spavento.

 

“Sia che me ne vado, sia che mi mangi, rimarrai piantato qui da solo. Non mi sembra che tu abbia molta scelta se non quella di rivolgerti a me con un minimo di gentilezza in più, grande volpe, se vuoi qualcuno disposto ad aiutarti. Allora?”

 

“Ahahah! Sei forte ragazzina... Ah no, giusto, Himiko... Possibile che tu non abbia il benché minimo timore che io possa effettivamente ingoiarti in un sol boccone?”

 

“No. Non più tardi di qualche ora fa ho visto i miei genitori e tutto il mio villaggio trucidato da una banda di briganti. Ora non so più come vivere e sono troppo codarda per darmi la morte da sola. A conti fatti, credo che se tu mi mangiassi, mi faresti solo un favore.”

 

Quelle parole le aveva pronunciate con durezza, quasi con cattiveria. Kurama, per esperienza, sapeva ben riconoscere l'odio e l'amarezza nel cuore di un uomo. E la ragazzina che aveva di fronte aveva un enorme buco nero di disperazione, nel suo, che controllava a stento.

 

La volpe la posò delicatamente a terra e le rispose, tra il serio e l'ironico: “Allora, visto che sono una creatura dispettosa, vedrò di non farti alcun 'favore'.”

 

Tra sé e sé, però, pensò: Io e te abbiamo molte più cose in comune di quanto non pensi, spaventapasseri.

 

Lo spaventapasseri in questione ci mise un po' a rinserrare la ferita nell'animo che aveva lasciato intravedere per un attimo al suo interlocutore. Come per farsi forza, e non pensarvi più, cambiò repentinamente argomento:

 

“Allora, qual è il tuo nome? Io ti ho detto il mio, ma tu non ti sei ancora presentato. Non pensi sia scortese?”

 

Kurama, ancora preso dalle sue parole di prima, si lasciò scappare una risata: “Credi che un grande demone come me si dia la pena di far conoscere a tutti gli esseri umani che incontra il proprio nome? La tua pazzia va proprio premiata, Himiko. Io sono Kurama, la volpe dalle nove code. Piuttosto, Cosa intendevi prima, dicendo che chi mi ha posto nell'anfora ha vegliato a lungo su di me?”

 

“Ah, sì, giusto! Intendevo che fuori da questa grotta c'è una necropoli, con molte lapidi intagliate con dei simboli a me ignoti. Secondo me, si tratta della stessa gente che ti ha messo nell'anfora.”

 

“Mostramela, allora.” Le fece Kurama, solenne.

 

Appena giunti all'esterno, Il Kyuubi scattò in avanti, fermandosi esattamente dinnanzi ad una stele più alta delle altre. Il suo sguardo si fece attento. Himiko fece per avvicinarsi e chiedere qualcosa, ma Kurama l'anticipò:

 

“Monta su di me, bambina. Prima di capirci qualcosa, va innanzitutto data una bella pulita a questo posto.”

 

La fanciulla non comprese che cosa volesse dire 'dare una pulita', ma obbedì comunque, salendo sulla schiena della bestia. Il contatto con il suo corpo le diede una sensazione di calore strana... Insolitamente familiare. Ma non ebbe modo di analizzare ulteriormente quanto provò, dato che il suo stupore venne catturato da quanto avvenne subito dopo.

Un'enorme ondata di energia proveniente dalla volpe investì l'intera area. Il risultato fu che muschi e piante, come per magia, svanirono nel nulla, lasciando spazio alla nuda pietra. Scale, ponti, archi emersero dalla terra, rivelando quello che secoli addietro doveva essere stato un vasto tempio. Ora, la stele centrale mostrava appieno la sua altezza di diversi metri, tutti incisi di fittissime parole.

 

Kurama, più per fissare bene ciò che stava leggendo che a beneficio di Himiko, iniziò a leggere ad alta voce quanto vi era scritto:

 

Kaguya concesse all'uomo un potere troppo grande da gestire. Il chakra, che fluisce come spirito vitale, non è, in fondo, che una funesta maledizione. E' quindi giusto che coloro che lo possiedono spariscano da questo mondo senza lasciare memoria, affinché il mondo possa trovare pace in un modo che noi non conosciamo.

 

Queste furono le ultime parole di Sasuke Uchiha, portatore del rinnegan. Noi che ci opponemmo a lui, lo facemmo perché credevamo in un'alternativa, nel fatto che l'uomo fosse in grado di costruire, non solo di distruggere. Ma abbiamo perduto la nostra battaglia. Gli dei hanno favorito la sua causa.

 

L'intero continente di Sokoku venne distrutto e sommerso nello scontro finale, che vide la morte di molti valenti shinobi, tra cui l'eternamente compianta Mugi Uzumaki. I pochi scampati a quell'immane cataclisma furono sospinti dalle onde su questa terra. Decidemmo di sigillare i nostri poteri, per timore che lo spirito vendicatore dell'Uchiha ci colpisse e ci annientasse. Forse la nostra fu mera codardia.

 

Che qui la nostra stirpe possa trovare finalmente pace, al riparo dalla ferocia, dalla morte e dalla distruzione.

 

“Tsk... Mugi, che baka che sei stata...” Disse la volpe, ridendo.

 

Eppure quella risata la conosceva bene anche Himiko. Era di quelle beffarde, di quelle che non toccano il cuore. Di quelle che si fanno per evitare di piangere.

 

La ragazza non aveva capito molto di tutto quel discorso, ma aveva capito una cosa. Che quella volpe era come lei. Aveva perso ogni essere a lei caro su questa terra. Aveva capito che era sola.

Nessun essere che avesse coscienza di sé era fatto per stare solo, senza alcun tipo di legame che rendesse la sua vita degna di essere vissuta. Si sarebbe certamente lasciato morire. Himiko lo capiva bene, perché lei stessa aveva quella medesima tentazione. Per cui, disse:

 

“Grande volpe, forse troverai buffo quanto ti sto per dire, ma... Cosa ne dici se ci aiutassimo a sopravvivere?”

 

“Eh? Cosa stai dicendo, ragazzina? Io me la cavo benissimo da solo!”

 

“Ah, capisco... Allora me ne vado.”

 

“No, ehi, pulce, ahem... Himiko! Aspetta un attimo!”

 

“Sì?”

 

“Cosa hai intenzione di fare?”

 

“Non ne ho idea. Credo innanzitutto decidere se cercare qualcosa da mettere sotto i denti o lasciarmi morire di fame. E tu, grande volpe?”

 

“Beh, io non ho bisogno di nutrirmi, per cui direi né l'una né l'altra cosa. Visto che non ho nulla da fare, potrei darti una mano, se scegliessi la prima opzione.”

 

“Grande volpe, te l'ha mai detto nessuno, nelle centinaia d'anni che hai vissuto, che dovresti essere più onesto con te stesso?”

 

“In effetti, sì, parecchie volte...”

 

“Ah, lo immaginavo.”

 

Suo malgrado, a Kurama venne da ridere alle parole di lei. E anche Himiko, vedendo il ghigno divertito della volpe, abbozzò un sorriso.

 

***

 

Se c'era una cosa che l'eremita delle sei vie non aveva immaginato, quando aveva creato i cercoteri, era che uno di loro si mettesse a dar la caccia alla selvaggina per far contenta un'orfana sedicenne. Anche perché mole e poteri mal si confacevano a tale attività, per Kurama.

 

Alla fine, con un po' di fortuna, riuscì a calibrare un biju dama minuscolo per impallinare un daino. Meglio che niente. Inoltre, la sua nuova amica era di bocca decisamente buona, visto che aveva campato praticamente solo con riso bollito e poco più per tutta la sua giovane vita.

 

Mentre Himiko addentava con gusto un pezzo di coscia, chiese: “Senti, grande volpe, ma non potresti modificare le tue dimensioni? Non che al momento mi dispiaccia, ma rimanere per tutta la vita confinata su questa montagna potrebbe risultare noioso sia a te, sia a me.

 

“Ehi, pulce, tu la fai facile, ma guarda che controllare il flusso di chakra non è uno scherzo... Ci sono delle regole precise, non si tratta mica di magia!”

 

“Ah, ancora che parli di questo 'chakra'. Ma cosa sarebbe di preciso?”

 

Kurama fece una faccia decisamente stranita. Come poteva essere che non conosceva nemmeno il chakra se...

 

“Ehi, perché mi guardi così, grande volpe?”

 

“Anche tu hai un flusso di chakra al tuo interno, spaventapasseri.”

 

“Eh?”

 

“Davvero non sai di possederlo? Giuro, non so se ridere o piangere. Il mondo è andato decisamente in malora!”

 

“Guarda che l'ignoranza non è una colpa!”

 

“Va bene, non ti scaldare, era solo una battuta... Se io dovrei essere più onesto con me stesso, tu dovresti prenderti meno sul serio, invece, piccoletta. Comunque, tornando al discorso di prima, il chakra è una strana energia che ti permette di controllare gli elementi. Nel mio mondo fluiva anche negli esseri umani. Nel tuo, ad occhio e croce intuisco che debba essere un dono piuttosto raro... Potresti essere addirittura l'ultimo umano sulla terra che lo possiede, per il poco che ne so.”

 

“E' per quello che sono riuscita ad aprire la tua anfora?”

 

“Mmm... Potrebbe essere, ragazzina. Cosa è successo di preciso, quando hai fatto leva sul tappo?”

 

“Beh, c'era un simbolo, un vortice rosso. All'improvviso si è illuminato, con l'intensità di un lampo. Poi sei uscito tu.”

 

“Ah, Mugi... Se io sono una vecchia volpe, tu cosa diamine eri? - Disse tra sé Kurama. Poi aggiunse, ad alta voce – Allora credo che non sia solo questione di possedere del chakra. Credo sia più che altro questione di possedere un certo tipo di chakra. Per dirla in termini che tu possa capire, sei una lontanissima parente di colei che mi ci ha sigillato dentro, in quell'anfora. Senti, per caso nella tua famiglia c'era qualcuno che aveva dei capelli di un colore insolito? Chessò biondo, rosso...”

 

“Mia nonna. Aveva i capelli rossi. Anche se è morta quando ero ancora piccola, me lo ricordo perché la tintura nera che si metteva per nasconderli puzzava da fare schifo.”

 

“E perché mai se li tingeva?”

 

“Non lo sai? Si dice che avere i capelli rossi o gli occhi color del mare porti sfortuna.”

 

“Certo che voi umani non smettete mai di stupirmi. Ad ogni generazione inventate un set diverso di nuove idiozie.”

 

“Può darsi. Piuttosto, grande volpe...”

 

“Se non la finisci con questo 'grande volpe', giuro che potrei pensare seriamente a mangiarti!”

 

“Fino a che tu mi chiamerai 'ragazzina', 'pulce', 'bimba', invece che Himiko, io ti chiamerò 'grande volpe' invece che Kurama. Capito?”

 

“Nemmeno Kushina era permalosa quanto te...”

 

“Un'amica tua?”

 

“Non esattamente. Ad ogni modo, che volevi chiedermi?”

 

“Ma se io ho questa cosa, il chakra... Posso anche imparare a controllarlo come fai tu?”

 

“Teoricamente sì. Ma se credi che io mi metta a sprecare tempo e fiato per insegnarti, ti sbagli di grosso!”

1Cinesi, in giapponese

  
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