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Autore: BrokebackGotUsGood    26/10/2014    2 recensioni
Uno è già cotto a puntino, l'altro non può più fare a meno di lui ma non se ne rende conto (o non vuole rendersene conto).
Cosa potrebbe succedere se ci si mettesse di mezzo un litigio con la propria ragazza, sensazioni mai provate prima e...una notte insieme?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A love that will never grow old'
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Three.









Jake dormiva beatamente e profondamente a pancia in giù e con un braccio sotto al cuscino, il viso tranquillo rivolto verso di me e il lenzuolo che copriva solo metà del suo corpo, mostrando le linee perfette e ben definite della schiena, delle spalle e delle braccia.
Non sapevo da quanto tempo lo stessi osservando, seguendo con lo sguardo i suoi armoniosi lineamenti, immerso allo stesso tempo nei miei pensieri e nelle nitide immagini di quella notte che, come una pellicola cinematografica, continuavano a scorrere e proiettarsi nella mia mente; non sapevo nemmeno come intepretare il miscuglio di sensazioni contrastanti che stavano attraversando il mio corpo da capo a piedi, tra incredulità, paura di quei sentimenti che mai avrei pensato di provare, gioia per aver passato una notte assolutamente meravigliosa e confusione verso tutta quella inusuale situazione, a causa della quale le cose non sarebbero più state le stesse.
Ora, con la luce del giorno, tutto si era fatto più nitido, era come se davanti a me si fosse aperto un mondo, perché solo in quel momento la verità stava facendo capolino dal nascondiglio in cui si era rifugiata fino ad allora: i pensieri insoliti verso di lui che avevo negli ultimi periodi, la costante voglia di stargli accanto, di sentire la sua risata e di guardarlo in quei suoi meravigliosi occhi azzurri, il senso di liberazione che avevo provato dopo la rottura con Michelle e la mia attuale non-intenzione di tentare una riconciliazione...Lei aveva avuto ragione sin dall'inizio, quelli erano tutti tasselli di un puzzle che avevano finalmente trovato il loro posto, e ne rimasi completamente esterrefatto.
E sì, ne avevo paura. 
Non mi pentivo assolutamente di niente, al contrario, ma avevo paura, perché era accaduto tutto in un lampo, stavo realizzando troppe cose in una volta sola e non ero sicuro di sentirmi già pronto ad accettarlo, a rendermi realmente conto di provare determinate cose nei confronti di colui che, fino al giorno prima, era stato il mio migliore amico e che non lo avrei mai più visto sotto quella luce, mentre lui aveva smesso di farlo già da tempo.
Come diavolo avevo fatto a non accorgermene prima? Insomma, non è che fossero sensazioni di poco conto...Anzi, quella notte si erano rivelate più forti di quanto mi sarei mai potuto aspettare.
Forse, meglio dire sicuramente, la risposta era che fino ad allora avevo solo cercato di convincermi del fatto che in me non ci fosse nulla di ''sbagliato'', avevo sempre avuto paura di interpretare quelle strane emozioni in maniera totalmente differente e avevo sempre cercato scuse e pretesti come ''ti sei calato troppo nel personaggio di Ennis'', mentre non era vero niente.
Non esistevano parole adeguate a descrivere la potenza devastante delle sensazioni che Jake era riuscito a farmi provare: non avevo mai sentito il mio cuore battere così forte e il mio corpo tremare così tanto dall'emozione, non mi ero mai sentito così coinvolto, completamente inebriato e avvolto da un senso di completezza, come se dentro di me avessi sempre saputo che entrambi eravamo nati per quel momento, due metà che erano state divise per troppo tempo e che si erano finalmente ricongiunte per formare una cosa sola, un'unica forza della natura.
Ma c'erano ancora troppi quesiti ad affollarmi la mente, era ancora tutto troppo strano e ancora non mi rendevo pienamente conto di aver scoperto quella parte di me stesso rimasta nascosta per tutto quel tempo, nonostante sapessi benissimo che non c'era assolutamente nulla di male e che la definizione ''contro natura'' era solo una grandissima cazzata, cosa che avevo sempre pensato anche prima di girare Brokeback.
In quel momento avevo solo bisogno di prendere un po' d'aria e riflettere con calma, magari arrivando anche a qualche conclusione, perché non avevo idea di quale fosse la cosa giusta da fare in tali circostanze.
Rimasi a guardarlo per qualche altro minuto, incantato dal suo viso che quando dormiva lo faceva sembrare ancora più piccolo di quanto non fosse, poi, facendo attenzione a non svegliarlo, scesi dal letto e recuperai i miei vestiti, che lui aveva riposto accuratamente su una sedia poco distante, per poi uscire in balcone con una sigaretta che sfilai dal pacchetto sul comodino.





Mi svegliai a causa del sole che mi batteva prepotentemente sul viso, come a volermi annunciare che era ora di alzarsi; infastidito, mi girai su un fianco in modo da poter aprire gli occhi senza doverli esporre immediatamente alla luce accecante e mi passai una mano sul viso, sbadigliando, poi mi stiracchiai distrattamente, strizzando le palpebre per mandare via gli ultimi rimasugli dell'appannamento da sonno.
Ero mezzo rincoglionito e ci misi più del solito a convincere le mie palpebre a rimanere aperte, come se prima di addormentarmi avessi fatto qualcosa che aveva esaurito completamente le mie energie e...
Oh.
Certo, ora si spiegava tutto.
Ogni cosa mi tornò alla mente quando, dopo essermi svegliato completamente, mi accorsi di non avere niente addosso e che una certa parte del mio corpo non era ''sveglia'' a sua volta, segno evidente che ciò che era successo quella notte era accaduto davvero e non me l'ero sognato, anche se quel dubbio mi balzò nuovamente in testa quando vidi che né Heath né i suoi vestiti erano più nella camera; mi sollevai a sedere e cominciai subito a guardarmi intorno, già con l'ansia addosso e la paura che potesse essersene andato e che si fosse reso conto di aver commesso l'errore più grande della sua vita.
''No, non se ne andrebbe mai in questo modo. Non se si tratta di me''.
Se si fosse davvero reso conto che non era ciò che voleva davvero, oppure se fosse stato talmente spaventato dalla faccenda da non volerne più sapere di me, i miei giorni sarebbero davvero arrivati al termine.
Distrutto. Finito. Morto.
Non avrei mai potuto fare a meno di lui e Michelle aveva utilizzato proprio il termine giusto, ''dipendente'', per descrivere il bisogno che avevo di averlo vicino: non riuscivo nemmeno a immaginare cosa ne sarebbe stato di me se fosse improvvisamente uscito dalla mia vita, perché lui era ciò che mi teneva in piedi, che mi faceva venire voglia di affrontare anche la più grigia delle giornate e che dava al mio mondo un valore inestimabile...
Chiunque al mio posto avrebbe pensato che quello che avevamo fatto non era da considerare esattamente ''giusto'', non era nella nostra natura e non eravamo nemmeno omosessuali, ma io avevo smesso di dare peso a questi dettagli già da tempo: Heath mi aveva cambiato la vita e l'aveva resa migliore, non mi ero mai trovato così bene e a mio agio con nessun altro, ero diventato pazzo di lui e non potevo né volevo fare nulla per cambiare le cose. Perché mai avrei dovuto farlo, dato che era la cosa più bella che mi fosse mai capitata nella mia intera esistenza? 
Perciò ora mi restava solo da sperare che non fosse lui a tirarsi indietro.
Fortunatamente ogni traccia di agitazione venne cancellata da alcuni rumori provenienti dal balcone, e il peso che aveva iniziato a gravare sul mio petto si alleviò quando vidi il fumo di una sigaretta fluttuare silenziosamente nell'aria.
Meno male, avevo temuto il peggio; di solito non scendevo mai a conclusioni così affrettate, ma ormai sapevo che quando si trattava di  lui nulla rientrava nella norma, ancora di più quando c'era in ballo il nostro legame.
Sospirai di sollievo e la mia espressione si rilassò, anche se dalla mia posizione non riuscivo a vederlo, e feci un debole sorriso divertito, ricordando come il fumo gli fosse sempre stato utile come una sorta di calmante; doveva essere confuso, cosa più che lecita, dato quello che era successo, e probabilmente era uscito per schiarirsi un po' le idee al riguardo.
Dio, il mio stomaco veniva preso d'assalto da uno sciame impazzito di farfalle se solo ripensavo a quella notte.
Le sue mani che accarezzavano mio corpo, le nostre labbra unite, il mio nome sussurrato ossessivamente come avevo sempre sognato che accadesse...era stato tutto perfetto, meglio di qualsiasi sogno o aspettativa e mi ero sentito come se fosse stata la mia prima volta in assoluto, talmente mi ero emozionato e talmente forti erano state le sensazioni provate: per un attimo avevo creduto di poter toccare il cielo con un dito, non avevo mai vissuto niente di così meraviglioso, intenso e travolgente nemmeno nelle mie relazioni passate e non avrei mai immaginato che un giorno sarebbe stato lui a farmi sentire in quel modo, a farmi sentire completo, pienamente realizzato.
''-Se sei tu a non voler andare avanti e non senti niente di quello che sento io, allora è un altro discorso, sei libero di andare e non rivolgermi mai più la parola, anche se ne morirei. Ma se lo vuoi anche tu...ti prego...non fermarti-''.
Gli avevo dato la possibilità di scegliere. Lui aveva scelto.
Era voluto andare avanti, quindi suppongo che fosse consapevole di quello che sarebbe successo e che lo volesse quanto me, e questo pensiero bastò per darmi un minimo di forza e determinazione nell'arrivare fino in fondo alla faccenda: ora era arrivato il momento della verità, di affrontare le cose seriamente.
Avevo paura, certo, sia di quello che lui avrebbe avuto da dire e delle decisioni che avrebbe preso, sia di come le nostre vite sarebbero state completamente sconvolte da quel giorno in poi, senza via d'uscita, ma dovevo essere preparato a tutto e, se necessario, incassare dolorosi colpi al cuore, anche se speravo ardentemente che non ce ne sarebbero stati e che le mie speranze non sarebbero state brutalmente spente come un soffio di vento avrebbe fatto con una candela.
Dopo varie serie di auto-incoraggiamenti, mi decisi ad alzarmi dal letto per raggiungerlo, indossando i boxer e la maglietta gettati a terra con noncuranza e incamminandomi poi verso la porta-finestra con passo quasi felpato, come se non volessi fargli notare subito la mia presenza (il che probabilmente era vero, dal momento che l'ansia nei confronti dell'imminente conversazione non faceva che crescere ad ogni secondo); invece di uscire subito mi appoggiai allo stipite con una spalla, gustandomi i muscoli della schiena e delle spalle, perfettamente visibili sotto la sua maglietta, e osservandolo per un po' mentre era assorto nei suoi pensieri, con il sole mattutino che rendeva i suoi capelli di un bellissimo colore dorato.
Mi morsi inconsciamente il labbro inferiore, arrendendomi all'evidenza di essere completamente perso di quel ragazzo, poi inspirai profondamente per darmi un po' di carica e, dopo essermi passato una mano tra i capelli per dar loro qualcosa di vagamente simile all'ordine, mi avvicinai cautamente e gli andai di fianco, appoggiando i gomiti sulla ringhiera e guardando verso il basso.
Lui non se lo aspettò e voltò di scatto la testa verso di me, le labbra leggermente dischiuse dalla sorpresa, ma io non ebbi il coraggio di incrociare il suo sguardo ipnotico e continuai a guardare il giardino sottostante cercando di sembrare indifferente, quando in realtà il cuore mi tamburellava incessantemente nel petto e anche un filo di imbarazzo si era aggiunto al mix di agitazione e ansia. 
Per lui, conoscendolo, doveva essere la stessa cosa, infatti tornò a guardare davanti a sé, anche se con un'aria decisamente meno rilassata di poco prima, e sentii la sua respirazione accelerare quasi impercettibilmente.
Restammo così per qualche minuto, il muro di silenzio che si era frapposto tra noi interrotto solamente dal rumore delle auto in lontananza e da qualche leggero cinguettio proveniente dalle chiome degli alberi, ma non ce la feci a resistere troppo a lungo e dopo un po' fui costretto a cedere, assillato dal desiderio di parlare con lui e di conoscere i suoi pensieri.
-Stai...stai bene?- chiesi con titubanza, cosa che non mi aveva mai caratterizzato se non quando si trattava di lui.
''Complimenti, tu si che sai sempre come iniziare un discorso delicato!".
Probabilmente non si aspettava di sentire la mia voce e lo vidi sussultare leggermente, per poi lanciarmi qualche sguardo fugace con la coda dell'occhio e facendo un debole sorriso. -Sì, sto bene...sono solo uscito a prendere un po' d'aria-. 
Non c'era astio nella sua voce, né freddezza o distaccamento e questo, con mio grande sollievo, potei interpretarlo come un ottimo segnale; annuii, mordendomi leggermente l'interno della guancia, non avendo assolutamente idea di come continuare e perciò limitandomi a far tornare il silenzio, che non era mai stato così irritante come in quel momento.
Certo che anche lui poteva darmi una mano, però! Insomma, sapevo che non era mai stato particolarmente propenso a prendere in mano le redini del discorso, ma diamine, lì si trattava di noi due, di ciò che c'era tra noi e che ora si era trasformato in qualcosa di non ben definito, quindi avrebbe potuto rendersi un minimo partecipe, no?
A meno che lui non volesse affatto parlarne. 
A meno che lui la considerasse una faccenda chiusa, ''una cosa che comincia e finisce qui''
Lo stomaco mi si chiuse in una morsa.
-Se vuoi che ti lascio da solo non c'è problema, vado giù a preparare un caffè...- dissi a bassa voce e con tono leggermente amareggiato, facendo per voltarmi e tornare dentro, ma lui, con mia grande sorpresa e sollievo allo stesso tempo (anche se non lo diedi a vedere), posò velocemente la sigaretta nel portacenere e mi prese delicatamente per un braccio, attirandomi leggermente verso di sé.
-No, Jay...-.
Incontrai il suo sguardo dispiaciuto, dolcissimo, stupendo, che mi fece sciogliere lì sul pavimento del balcone e non mi fece desiderare nient'altro che perdermi nel profondo di quelle iridi (come del resto avevo sempre fatto, anche durante eventi pubblici come photocalls, e riguardando le foto sul web mi ero reso conto di essere sempre stato decisamente troppo palese).
Deglutii, sentendo che dentro di me un lume di speranza si riaccendeva di una timida luce, mentre lui sospirò rumorosamente, scuotendo la testa.
-Scusami, sono uno stupido...-
-No, io...ti capisco se non vuoi parlarne o...-
-Certo che voglio parlarne, Jake, non possiamo lasciar perdere tutto in questo modo. Questa notte ha avuto un significato per me, ed è ovvio che da questo momento in poi le cose tra noi non saranno più le stesse, ma...non deve essere per forza in senso negativo, no?-.
Dio, non c'erano parole per descrivere quanto mi fece piacere sentire quelle frasi dette da lui; ero emozionato all'inverosimile, un piacevole brivido mi aveva attraversato la schiena e, se non fossi stato attento, mi sarebbe persino uscito un sorriso ebete che mi sarebbe rimasto addosso per il resto della giornata.





-Beh, io...spero di no- rispose quasi sussurrando, non distogliendo i suoi grandi occhi azzurri dai miei. -Già è un sollievo che tu non mi abbia mandato a quel paese dopo averti confessato ciò che realmente provavo, quindi...-.
Feci un mezzo sorriso, scuotendo poi la testa in segno di negazione. -Non avrei mai potuto. Perché anch'io provo le stesse cose, le ho sempre provate, solo che non ho mai voluto rendermene conto e... mi dispiace per questo-.
Non riuscivo a credere che quelle parole stessero relamente uscendo dalla mia bocca, anche perché in altre circostanze non avrei mai avuto il coraggio di affrontare un discorso del genere, anzi, molto probabilmente mi sarei lasciato sopraffarre dalla paura e dalla stranezza della situazione, ma lì si trattava di quella che si era rivelata la persona più importante della mia vita e non volevo mandare tutto a puttane per delle stupide insicurezze, anche perché quelle non sarei mai riuscito a sconfiggerle in nessun caso.
Mezz'ora lì fuori sul balcone e tre sigarette fumate erano state sufficienti per farmi capire quello che volevo davvero (anche perché solo un pazzo si sarebbe lasciato sfuggire una persona meravigliosa, stupenda e perfetta come Jake) e, nonostante non potessi dire di essere improvvisamente certo e convinto di tutto, volevo vedere dove avrebbe portato quella strada che avevamo imboccato.
Insieme.
Mi guardò incredulo, gli occhi lucidi dall'emozione e un sorriso che andava sempre più crescendo sul suo volto, e -Dici sul serio?- mi chiese con un filo di voce, infondendomi tenerezza infinita e un potente desiderio di stringerlo forte tra le mie braccia.
Chissà che agonia doveva essere stata per lui, dover soffocare ciò che provava, con in testa la costante consapevolezza che io non sarei mai potuto essere più di un amico...
''Scusa per averti fatto aspettare. Ora non ci sarà più niente a separarci''.
-Mai stato più serio in vita mia- risposi, e tanta decisione davvero non l'avevo mai avuta nell'arco della mia intera esistenza.
-Quindi non...non sei pentito di niente?-
-No, Jake. E' come se... come se in qualche modo mi fossi svegliato da un limbo in cui ero rimasto imprigionato per tutto questo tempo. E' vero, è tutto completamente nuovo per me, mi sono reso conto di troppe cose in una volta sola e non posso dire di non provare nemmeno un minimo di inquietudine verso quello che ci è successo e che ci succederà in futuro, però questo futuro voglio che ci sia, e non voglio lasciar perdere. Voglio portare avanti tutto questo insieme a te e...-.
Non feci in tempo a finire la frase, che mi ritrovai le sue braccia attorno al collo e il viso affondato nella mia maglietta, un verso di gioia e incredulità che sfuggì dalle sue labbra, attutito dalla stoffa.
Ricambiai la stretta dopo il primo attimo di sorpresa, sentendomi da Dio e finalmente completo, sensazione che, a quanto pareva, non avevo mai conosciuto fino in fondo; forse le cose sarebbero dovute andare in quel modo sin dall'inizio, forse non eravamo mai stati destinati ad essere solamente amici ed entrambi lo avevamo sempre saputo nel profondo, ma ogni volta che arrivava il momento di fare i conti con noi stessi, ammettere che qualcosa dentro di noi era cambiato il giorno in cui ci eravamo conosciuti, avevamo sempre cercato di fuggire dalla realtà, o almeno era quello che io avevo sempre fatto e avevo continuato a prendermi in giro, a tal punto che Michelle si era resa conto di tutto prima di me. Messa così, la faccenda era alquanto divertente.
Mai avrei pensato che un giorno avrei provato dei sentimenti così forti nei confronti di un altro ragazzo, ma ora sapevo che era una sensazione assolutamente meravigliosa e a cui non avrei rinununciato tanto facilmente.
Sì, la mia vita sarebbe stata in ottime mani.
-Dio, Heath...Tu non hai idea di...Dimmi che sta accadando davvero e che non sto sognando, ti prego...-.
Risi sommessamente, accarezzandogli i capelli con una mano e constatando che non lo avevo visto così emozionato nemmeno alla vincita del premio BAFTA. -E' tutto reale, sta' tranquillo- gli sussurrai con dolcezza e, come risposta, gli sentii aumentare la presa attorno alle mie spalle.
Per qualche minuto fu solo un abbraccio silenzioso, cullato dal leggero vento mattutino e scaldato dagli ancora deboli raggi del sole, testimoni di quel nuovo inizio del tutto inaspettato e di tutte le cose che avremmo condiviso da allora in avanti; poi, quando lo sentii fare una lieve pressione, ci staccammo in modo da poterci guardare negli occhi e io deglutii, per niente immune a quell'immenso azzurro acceso.
Mi posò una mano sulla guancia e mi sentii letteralmente rinato quando mi tirò verso di sé e mi prese le labbra, avendo bramato quel contatto praticamente da quando mi aveva raggiunto sul balcone: non esitai a rispondere e approfondii, posandogli una mano sul fianco e l'altra sulla nuca per portarmelo contro ulteriormente e, giuro, era da tempo imprecisato che non mi sentivo così bene, pieno di vita e voglia di scoprire cosa il futuro avrebbe avuto in serbo.
Sì,  mi ci sarebbe voluto un po' per abituarmici, ma non volevo tornare indietro: avremmo affrontato tutto insieme, e se le cose dovevano venire, che venissero.
E se il mondo ci avesse guardati con occhi accusatori, puntandoci il dito contro come a volerci ricordare che stavamo commettendo un enorme sbaglio, per una volta non gli avrei dato ascolto.
Perché quella di Jack e Ennis era un'altra storia.
Quelli eravamo noi, Heath e Jake.











(In questa storia, come potete notare, Matilda non è mai nata, ma questo solo per non complicare la situazione tra i due ammmori)


Credevo che non ce l'avrei mai fatta a pubblicare l'ultimo capitolo.
Mi scuso infinitamente, ma proprio ero rimasta bloccata, l'ho riscritto da capo qualcosa come quattro volte e, come se non bastasse, la scuola non mi lascia mai un minuto di respiro :(
Comunque finalmente l'ho conclusa, con la speranza di non aver fatto così schifo, e ho in mente così tante altre storie su di loro che mi sa che intaserò la sezione (?) lol 
Bene, fatemi sapere con quattro paroline cosa ne pensate, se potete >.< A presto! 
Melissa <3
   
 
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