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Autore: HeisWe    26/10/2014    3 recensioni
«Sali sull'edificio più alto della città quando avrai bisogno di me, io sarò lì.»
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'He Was'
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«Sali sull'edificio più alto della città quando avrai bisogno di me, io sarò lì.»

 

«Eccomi qui, la cogliona dell'anno.» 
Bloccai l'enorme e pesante porta grigia con un mattone trovato lì accanto e avanzai di qualche passo. Il vento mi salutò scompigliandomi i capelli e sferzandomi il viso, mostrandomi la sua accoglienza. Mi pungeva le guance come se mi stesse dicendo di non piangere, di essere forte almeno questa volta. 
«Questo è il palazzo più alto di tutta New York, come volevi tu» la mia voce si abbassò di poco, per poi spezzarsi sull'ultima parola. Chi volevo prendere in giro? 
«Ti prego, sono qui, ti prego» sussurrai, incapace di parlare normalmente, facendo suonare le mie parole come una supplica. Una supplica debole e inutile, fatta da una persona debole e inutile. 
L'ennesima folata di vento mi raggiunse, l'unico che mi ascoltava e consolava lì sopra. 
Feci qualche altro passo, esplorando quel terrazzo deserto, tenendomi a distanza dal muretto. 
«Ho portato la chitarra, sai? Volevo suonare» restai in silenzio per un po', le parole giravano nella mia testa senza riuscire a formare una frase di senso compiuto. 
«Non comprendi il vero significato del verbo mancare, finché non ti viene strappata la cosa più importante che ti resta. Me lo ripetevi sempre, continuamente, e avevi ragione» presi un respiro profondo e mossi qualche passo verso il bordo dell'edificio, stringendo la chitarra nella mano destra.
«Sto parlando da sola, vero? E' passato un mese!» raggiunsi il muretto, appoggiandomi con la mano libera. «Dopo trenta giorni, io sono ancora qui a pensare a te, con la stupida speranza di trovarti qui, l'edificio più alto di tutta la città. E tu dove sei, eh?» presi un respiro profondo, impedendo alle lacrime di uscire con tutta la forza che avevo. «Tu non ci sei» sussurrai. 
Mi sporsi per guardare in basso, macchine di vari colori sfrecciavano sulla strada, adulti e bambini camminavano sui marciapiedi, tutti vivevano. 
«Tutti tranne te, razza di idiota, dovresti essere qui. Me l'avevi promesso» 
Mi sedetti sul muricciolo non proprio stabile, con le gambe a muoversi nel vuoto. Cominciai ad agitarle, come se volessi calciare le macchine sotto di me, la sensazione del nulla più totale mi avvolse. 
«Non è così male» dissi, chiudendo gli occhi e alzando il viso verso il cielo, il vento era ancora lì a soffiarmi addosso, le gambe continuavano a muoversi. Restai in quella posizione per un po', e in quel momento, giuro, il pensiero di buttarmi non sembrava più così sbagliato. Dopo qualche minuto, aprii lentamente gli occhi e afferrai la chitarra, cominciando a suonare.

«Home is where you are, kind of tragic that I left your side. 
Left your side, left your side.
I recall a smile, a kiss.
When the sun did rise, by your side,
I was by your side.
I gotta tell you how it feels now.»

Continuai a cantare, come se qualcuno potesse sentirmi. Guardai giù mentre suonavo, le persone non potevano sentirmi, tutti troppo impegnati a pensare a se stessi. Guardai in alto, le nuvole si erano spostato e ora il sole mi scaldava il viso, già troppo bagnato dalle lacrime.
«Non avresti dovuto farlo, non avresti dovuto lasciarmi sola» smisi di cantare e guardai in basso, mentre la testa cominciava a girare.
«Un mese. Trenta giorni senza di te. Hai idea della mia reazione quando mi hanno detto.. tutto? Ero devastata, lo sono ancora» feci una pausa, prendendo un respiro profondo. «La tua assenza si sente così tanto» sussurrai poi, smettendo di lottare con le lacrime e lasciandole scendere liberamente. 
«Perché non sei qui? L'avevi detto, mi sono ricordata della tua promessa, ma non ci sei» una folata di vento più forte delle altre mi sferzò il viso, come se volesse rispondermi.

Chiusi gli occhi, riprendendo a cantare.

«You're my smile, when I just want to cry.
Make it all better as you kiss my sad eyes.
I'm giving you my forever and ever.»

Continuavo a tenere gli occhi chiusi mentre ripetevo quelle parole, il vento mi accazzerava le palpebre serrate, provocandomi un sorriso spontaneo. 

«Ciao, amore mio.»
 





 


 


 

   
 
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