“Ciao a tutti… sono Sam Colton e non bevo da due anni.”
“Ciao, Sam.”

Il pub è pieno eppure non affollato, non soffoca come Sam sente sempre quando si ritrova tra la gente. L’ha scelto sua sorella, d’altronde, e Marion sa cosa fare per farlo sentire a suo agio. È lei che si prende cura di lui, sin da quando si è ritrovata in casa un uomo diverso da suo padre e un fratellastro che ha accolto con gioia. È stata lei a capire la strada dell’auto-distruzione che stava prendendo, a recuperarlo dal fango in cui si stava affogando, a ripulirlo e a volergli bene.
Marion è sempre stata l’unica.                                                                                             
Ma ora Marion ha altro di cui occuparsi, di cui curarsi. Sono sempre stati solo loro due, nel loro piccolo mondo, bastanti l’uno all’altro; ma ora Marion tiene le dita intrecciate a quelle di un’altra ragazza, ride con lei, si china a lasciarle baci sulla spalla scoperta. E Sam si sente allontanato, anche se la colpa non è di sua sorella, è sua. Di tutte le ardue imprese che si possono tentare al mondo, nessuna è difficile come la guarigione del geloso, dicono e Sam non l’ha mai sentito così vero. D’altronde, Marion è sempre stata con lui, in tutte le imprese. E ora non più.
 
Sam è solo, davanti all’armadietto in cui suo padre nasconde l’acool nonostante Marion insista perché sparisca di casa, per aiutare Sam. Non sa neanche come ci è arrivato.
Pensa a sua sorella che con sguardo serio ma un sorriso in viso dice: “Devi solo trovare un motivo per non bere. Anche se potrebbe sembrare stupido, non importa, devi trovare un motivo che sia solo tuo.”
Pensa a sua sorella, ancora, che è rimasta a dormire con la fidanzata, che forse si trasferirà, com’è giusto che sia, che lo lascerà.
Pensa a sua sorella e non ne trova nessuno.