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Autore: Papillon_    26/10/2014    6 recensioni
“E' buffo, sai Kurt? Ogni giorno nella tua vita arriva qualcuno di diverso; ed è buffo perché alcuni sono lì da sempre, da così tanti giorni, eppure è come se non ci fossero, come se non contassero. Non ti danno niente. E poi arriva una persona, quella persona che magari sfiora la tua vita per caso ed è capace comunque di lasciare il segno. E tu non puoi farci nulla, tu puoi solo lasciarti andare e farti travolgere.”
Kurt curvò la linea delle labbra in un sorriso distratto, mozzafiato. “Sei un poeta, Blaine?”
“Avrei voluto diventarlo.”, ammise lui, il tono di voce intriso di tristezza. “Ma no- sono un militare.”
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Kurt e Blaine si incontrano per caso, e da un incontro casuale nasce qualcosa di più. Qualcosa da cui sono entrambi spaventati, perchè a volte è difficile immaginare il per sempre. A volte si crede di non avere il coraggio di andare fino in fondo.
Una storia di un amore che arriva troppo in fretta e che poi non se ne vuole andare - perchè spesso, anche se non lo sappiamo, non possiamo scegliere chi amare. O come farlo.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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The light that makes my darkness disappear


 

Kurt adorava le giornate di pioggia, ma ciò che amava di più delle giornate di pioggia era quando questa si placava e diventava lieve; dei minuscoli fili luminosi e brillanti che lasciavano una scia di acqua sulla pelle e imperlavano le ciglia – e poi amava quel momento in cui finalmente il sole si affacciava timido dietro una nuvola, come a chiedere di poter essere notato.

Quel giorno al solito caffè c'era poca gente, o per lo meno nessuno che Kurt ritenesse importante. Come al solito andava di fretta e corse immediatamente al bancone per fare il suo ordine, le borse enormi di Prada dei suoi nuovissimi acquisti in una mano e la sua tracolla in pelle tenuta stretta e vicina al corpo con l'altra.

Salutò la barista e buttò lì un come stai di circostanza, dopo aver borbottato il suo ordine – piano e stancamente, ma forse nemmeno era importante visto che ormai veniva sempre lì e prendeva lo stesso caffè. Tirò fuori dalla tasca della tracolla il proprio cellulare e scrisse alla sua amica Rachel che era arrivato e che l'avrebbe aspettata al solito posto.

Quando ebbe finito alzò lo sguardo e vide che accanto a sé era spuntato finalmente il suo caffè, così allungò una mano per prenderlo, ma le sue dita finirono per scontrarsi dolcemente contro delle altre.

Kurt ruotò il capo appena e si trovò di fronte a un ragazzo che non aveva mai visto prima – e dio, si chiese dove fosse stato tutto quel tempo. I suoi occhi vacillarono un attimo lungo la linea della guancia fino ad osservargli la mascella – e poi di nuovo gli occhi, due cerchi dorati e caramello luminosi come il sole, con una piccola sfumatura di quel verde che è così puro da ricordare i prati.

“Mi dispiace-”

“Colpa mia-”

Dissero quelle semplici parole insieme, ogni lettera pasticciata che andò a infilarsi tra le altre; così si guardarono ancora un po' ed entrambi si lasciarono andare a una risata leggera, qualcosa di strano ma bello – e semplice, qualcosa che non aveva una spiegazione ma che lasciò loro una strana sensazione nel petto.

Kurt sbattè gli occhi una singola volta, prima di ritrarre la mano con semplicità.

“Pensavo fosse il mio.”, diede come spiegazione, la voce tremolante che assomigliava a un piccolo sussurro. Il ragazzo allargò il suo sorriso, e per un attimo Kurt pensò di non aver mai visto qualcosa di così bello ed incontaminato.

“No, davvero, scusami.”, mormorò lui, muovendo le dita sul bancone distrattamente. “Colpa mia, sono sempre così sbadato.”

Kurt avrebbe voluto chiedergli se era sempre così carino, ma si diede dello stupido un milione di volte e distolse lo sguardo.

“Comunque, manca la panna con l'aggiunta di cioccolato bianco.”

Kurt aggrottò la fronte e tornò a guardare quel ragazzo.

“Come scusa?”

“Ho detto”, disse lui, il sorriso che si allargava impercettibilmente “Che in questo caffè manca la panna e il cioccolato bianco. Quindi dovrebbe essere il tuo.”

“Oh.”, sussurrò Kurt, afferrando il punto della cosa. Allungò nuovamente una mano per avvolgerla al bicchiere completamente, questa volta, sentendo il calore confortante della bibita e rilassandosi di riflesso.

“...hai dei gusti un po' bizzarri.”, gli scappò, parole che scivolarono via con una semplicità che Kurt nemmeno pensava di conoscere.

Il ragazzo alzò un singolo sopracciglio. “Bizzarri?”

“Sì, uhm – caffè con panna e cioccolato bianco?”, chiese in un sussurro Kurt. “Non riesco a immaginarmeli insieme.”

Kurt vide il ragazzo dagli occhi di miele mordersi un pezzetto di labbro – e al contempo, un piccolo ricciolo scappò dalla costrizione del gel e si posò delicatamente sulla sua fronte.

Oh-

“Non puoi non averlo mai provato.”, si lamentò il ragazzo riccioluto. “Ti prego – dimmi che è uno scherzo.”

“Non lo è.”

Il sorriso che gli regalò il ragazzo subito dopo fu disarmante.

“Dammi il tuo caffè, non ho alcuna intenzione di lasciarti andare senza fartelo provare.”, mormorò. Kurt non trovò nemmeno la forza di protestare, perché nel frattempo quel ragazzo gli aveva fatto l'occhiolino – e perché i suoi occhi erano così chiari adesso?

Blaine chiese alla barista di aggiungere anche al caffè di Kurt la panna con il cioccolato bianco – e poi i bicchieroni tornarono di fronte a loro, questa volta insieme.

“E se non mi piace?”

“Ti piacerà.”

“Non mi conosci nemmeno.”

“Fidati di me.”

E per un attimo Kurt non disse niente, si perse semplicemente in quei duo occhi dorati – e poi si portò il caffè alla bocca, e il suo cuore si riempì di qualcosa di dolce e indimenticabile al contempo.

“Oh mio dio – è una meraviglia.”

Quel ragazzo ridacchiò – il suono della sua voce era basso, roco e melodioso, e Kurt non potè fare a meno di sentirsi al sicuro, anche se non riusciva a capire come potesse una voce farti sentire in quel modo.

“Sono Kurt, comunque.”

“Blaine.”, sussurrò il ragazzo, prendendo poi un sorso del suo caffè e leccandosi le labbra.

BlaineBlaineBlaineBlaine. Aveva un bel suono quel nome. Piccolo e facile da pronunciare – si arrotolava bene sulla lingua, e su quel ragazzo con gli occhi enormi e pieni di luce e i riccioli che scappavano via calzava a pennello. Kurt sorrise, e il suo cuore si allargò un pochino di più.

“Ciao, Blaine.”

“Ciao.”, sussurrò Blaine, un sorriso piccolo e delle piccole rughe attorno agli occhi. “Felice di averti fatto conoscere il caffè più buono del mondo.”

 

“Non ci credo. Vieni da Westerville.”

“Non ti sto mentendo.”

“Lo stai facendo, lo vedo.”

“Te lo giuro, Kurt. Westerville.”

“Non posso credere che veniamo da due posti così vicini.”

“Mi piaceva Lima.”

“Lima fa schifo, Blaine.”

“E invece no. A Lima facevano del buon caffè. A volte il caffè è l'unica cosa per cui valga la pena vivere, Kurt.”

 

“No. Solo- no. Glee club?”

“Te lo giuro. Gli Walbers.”

“Oh! Quelli carini con la divisa! Vi ho intravisti a una competizione, una volta.”

“Ero il loro Leader.”

“Io ero semplicemente uno come tanti.”

“...non credo tu possa essere uno come tanti.”

“Che cosa te lo fa credere?”

“Il modo in cui guardi il mondo.”

 

“Ed ero così stanco di tutto, Blaine. Di ogni piccola cosa, così sono venuto qui. New York mi ha salvato.”

“Ha salvato anche me.”

 

“Cosa studi?”

“Musica e recitazione, alla NYADA. Oh, sono anche uno stagista di Vogue.”

“Kurt, ma- ma lo trovi il tempo di respirare?”

“Pensa che nel tempo libero gestisco una band che fa cover di Madonna.”

La risata di Blaine assomigliava a qualcosa di caldo – e Kurt cominciò a chiedersi se una risata potesse effettivamente essere calda.

“Vorrei sentirti cantare un giorno.”

“Anche a me piacerebbe sentirti.”

“Dovremmo cantare insieme.”

Kurt sentì quella parole – insieme – e perse ancora qualche battito di cuore.

 

A un certo punto Kurt ricevette un messaggio da Rachel in cui gli disse che non sarebbe riuscita a venire quel giorno – e Kurt fissò il telefono con il labbro inferiore tra i denti.

“Kurt, tutto bene?”

“S-sì, solo- la mia migliore amica ha avuto un contrattempo e non può raggiungermi.”

Kurt non disse che stava aspettando lei – e non disse che, ora che Rachel non lo avrebbe raggiunto, lui sarebbe potuto andare a casa. Ma Blaine sembrò capire ogni cosa, i suoi occhi diventarono più scuri.

“Devi andare a casa.”

“Non l'ho mai detto.”

Blaine gli sorrise, un sorriso bellissimo.

“Puoi restare. Se...se lo vuoi.”.

Kurt gli sorrise di rimando e ordinò un altro caffè.

“Lo voglio.”, disse intensamente, sistemandosi meglio sulla sedia. “Resto.”

 

Ed è incredibile come a volte si guarda negli occhi l'altra persona e si pensa di conoscerla da sempre – è incredibile, ancora, come a certe persone basti un attimo per entrare sotto la pelle e rubare sorrisi, risate e occhi brillanti, e Kurt e Blaine lo scoprirono quel pomeriggio, tra bicchieri di caffè all'aroma di cioccolato.

“Non mi sono mai innamorato.”, sussurrò Kurt a un certo punto, il bicchiere stretto tra le mani.

“Nemmeno io.”

I loro occhi si incontrarono per un lungo, interminabile istante – ed era come se con gli occhi volessero gridarsi tutti gli istanti di vita passata che avrebbero potuto avere insieme.

“E' buffo, sai Kurt? Ogni giorno nella tua vita arriva qualcuno di diverso; ed è buffo perché alcuni sono lì da sempre, da così tanti giorni, eppure è come se non ci fossero, come se non contassero. Non ti danno niente. E poi arriva una persona, quella persona che magari sfiora la tua vita per caso ed è capace comunque di lasciare il segno. E tu non puoi farci nulla, tu puoi solo lasciarti andare e farti travolgere.”

Kurt curvò la linea delle labbra in un sorriso distratto, mozzafiato. “Sei un poeta, Blaine?”

“Avrei voluto diventarlo.”, ammise lui, il tono di voce intriso di tristezza. “Ma no- sono un militare.”

“Oh.”, sussurrò appena Kurt, il cuore che si faceva più pesante.

“Starò...starò qui un mese.”

Perché me lo dici? Perché vuoi rendere tutto più difficile?

“Poi dovrò ripartire.”

Perché non mi guardi negli occhi, Blaine?

“Non hai paura?”

“Di cosa?”

“Del futuro, Blaine.”

“No.”, rispose in un sussurro Blaine, gli occhi che scivolarono sulla sua tazza. “Il vuoto – quello mi spaventa. Non il futuro, quello mai, Kurt.”

Kurt si sporse un pochino in avanti col busto, in modo da avere Blaine più vicino.

“E io cosa sono, Blaine?”, chiese piano. “In questa giostra della vita, che cosa sono? Qualcuno che lascia il segno o che non conta niente?”

Blaine inclinò un pochino la testa, i suoi occhi erano diventati verdi.

“Tu cosa vuoi essere?”

“I-io...io credo di voler lasciare il segno, Blaine. Come- come tu hai fatto con me.”

“Non devi preoccuparti, Kurt.”, sussurrò dolcemente Blaine. “Lo hai già lasciato, il segno.”

E il cuore di Kurt si fermò lì, da qualche parte nella gola.

“...mi sembra di conoscerti da sempre, Blaine.”

 

Fuori ormai c'era quasi buio quando uscirono – avevano parlato per quasi quattro ore, avevano le gambe intorpidite e le mani calde per il caffè – e si guardarono con occhi timidi, quando fu l'ora di salutarsi.

“Prendi la mia giacca se hai freddo.”

“No, Blaine – altrimenti prendi freddo tu.”

“Speravo dicessi di sì.”

“Perchè?”

La pioggia era quasi impercettibile, adesso.

“Perchè volevo una scusa per rivederti.”

Kurt inspirò a fondo, uno sbuffo d'aria che gli riempì i polmoni – e il suo cuore adesso era gonfio di paura, ma anche si qualcosa che lo faceva stare bene.

E poi Blaine allungò una mano e la intrecciò alla sua – e improvvisamente, il mondo intorno a loro smise di esistere; la pioggia il vento il freddo: tutto superfluo. Le loro dita combaciavano perfettamente e colmavano vuoti, e i loro corpi furono attraversati da un brivido.

“Voglio rivederti.”

“Blaine-”

“Ehi, lo...lo so che è complicato. Ma-” e poi Blaine si fermò, uno sbuffò di risata che lasciava le sue labbra. “Oddio, è da pazzi, okay? Ma sento qualcosa. Tu mi fai sentire qualcosa – e non sono pronto a rinunciarci. Credo di volerla provare fino in fondo.”

Kurt sbattè le palpebre e guardò per terra, giù giù perché così i suoi occhi non potevano mentire.

“Non so se ne ho il coraggio, Blaine.”

“Okay.”, fu la sua risposta. La sua mano strinse il suo polso un attimo prima di lasciarlo andare – e poi Blaine si sporse per lasciarli un piccolo, innocente bacio sulla guancia, qualcosa di così impercettibile da sembrare pioggia.

Quando Blaine si allontanò Kurt sentì così freddo – freddo e vuoto, ed era la peggiore delle sensazioni perché lo aveva appena conosciuto eppure sembrava già così indispensabile-

Così alzò lo sguardo, avvolse il suo stesso corpo con le braccia, e poi gridò.

“Blaine!”

Blaine si voltò, ormai a qualche passo da lui.

“Voglio...voglio rivederti anche io.”

Quel sorriso, quel sorriso con le rughe e pieno di luci – quello era il preferito di Kurt, quello che gli si era impresso sulla pelle come inchiostro. Quello che gli regalò in quel momento.

“Stesso posto stessa ora, domani?”

Blaine annuì, e Kurt sentì il suo cuore cominciare a battere in modo diverso – più completo rispetto a prima, un po' come se potesse essere migliore con Blaine.

 

***

 

Kurt entrò nel suo appartamento e trovò Rachel sul divano con il pigiama addosso – un pigiama grande, rosa e con disegnati sopra dei piccoli pupazzi, ma Kurt non aveva tempo di obiettare.

“Rachel.”, disse, chiudendosi la porta alle spalle. “Dobbiamo parlare.”

Lei sgranò gli occhi e abbassò immediatamente il volume della televisione.

“Tesoro, mi dispiace per oggi, è che è stato un vero disastro con Finn e dovevo-”

“Non sono arrabbiato per oggi.”, la interruppe lui, versando in un grande bicchiere di vetro del vino che trovò in frigo. Andò a sedersi vicino a lei e glielo porse. “Ho...ho un problema.”

Rachel annuì e sistemò meglio sul divano. “Okay, spiega.”

“Prima bevi.”

Rachel bevve e fece una strana smorfia.

“Che schifo-”

“Già, Santana deve averlo corretto con qualcosa, all'ultima festa.”

Anche Kurt si sistemò, portandosi le ginocchia al petto e facendosi piccolo piccolo.

“Ho conosciuto qualcuno.”

“Kurt, ma è una notizia meravigliosa! E come si chiama?”

“Blaine, lui- è arrivato da nulla, sai? Era proprio al nostro bar quando ci sono andato io, e mi ha offerto dei caffè. Dei caffè un po' speciali, e abbiamo parlato tutto il pomeriggio.”

“Solo parlato.”

“Rachel, concentrati.”, la rimproverò Kurt. Così Rachel bevve un altro sorso di vino e fece una piccola smorfia.

“Ok, concentrata. Avete parlato. E come...come ti sei sentito?”

“Solo...”, Kurt scosse la testa, e si soffermò un attimo a cercare le parole giuste. “Hai presente quando incontri una persona e dici a te stesso oh, eccoti qui, ti sto cercando praticamente da sempre? Io non credo in queste cose, Rachel, lo sai, è solo che...Blaine, lui diceva sempre delle cose bellissime, ed era così intenso, così tutto-”

“Ti piace dire il suo nome, vedo.”

“...uhm, sì. Okay, a parte quello. Rachel, ha detto che vuole rivedermi. Cioè lui- lui mi ha preso la mano e l'ha stretta e mi ha guardato negli occhi – e che occhi che ha Rachel, non hanno un colore, devi vederli – e poi tutto ha smesso di avere senso, però allo stesso tempo vedevo le cose con nitidezza. E Blaine...lui era semplicemente lì, e io non capivo più niente, sentivo solo il cuore nella gola.”

“Oh mio dio – hai preso una sbandata.”, Rachel ridacchiò, dondolandosi avanti e indietro. “Sei così adorabile!”

“Rachel, concentrata.”

“Okay, okay. Dicevo soltanto.”, borbottò lei, bevendo subito dopo ma senza smorfie questa volta. “Dunque. Se ti ha fatto stare così bene, perché dovrebbe esserci un problema?”

Kurt si morse un pezzetto di labbro inferiore, e improvvisamente i suoi occhi diventarono più chiari, azzurri come i cieli senza traccia di tempesta.

“Fa il militare, Rach.”, sussurrò, e sembrava quasi una sconfitta. “Fra un mese sarà già andato via – e io non posso dare il mio cuore a qualcuno per un mese.”

“Oh.”, soffiò Rachel, facendosi piccola piccola contro lo schienale del divano. Rimase in silenzio per diverso tempo, poi porse il bicchiere di vino a Kurt. “Bevi.”

Kurt bevve, e rischiò quasi di soffocare. “Dio, hai ragione, fa così schifo.”

Il bicchiere alla fine rimase vuoto tra di loro, sopra le coperte. A un certo punto semplicemente Rachel allungò una mano e prese la sua, accarezzandola lievemente con la punta delle dita.

“Dovresti fare qualcosa di pazzo qualche volta, Kurt.”

“Rach, innamorarsi della persona sbagliata non è qualcosa di pazzo. E' qualcosa di distruttivo.”

“Come puoi sapere se Blaine è la persona giusta se non ci provi nemmeno?”, chiese lei, alzando un sopracciglio. “Ascolta, va bene avere paura. A maggior ragione se avete questa specie di data di scadenza. Ma ti dirò una cosa, Kurt: se Blaine è lui, la tua anima gemella, quella persona con cui siamo destinati ad avere il per sempre, allora la distanza sarà un ostacolo invisibile. Credimi.”

Kurt si passò una mano tra i capelli.

“E se non fosse quello giusto?”

“Tu vuoi che lo sia?”

“Sì, Rachel”, disse Kurt, e sembrava senza fiato. “Lo vorrei così tanto-”

“E allora combatti perché sia così, Kurt.”

Kurt pensò che Rachel Berry fosse la miglior-miglior amica che si poteva trovare – e se glielo avessero detto al liceo probabilmente si sarebbe messo a ridere, ma quello adesso poco gli importava.

 

***

 

E così, ogni giorno Kurt e Blaine cominciarono a vedersi in quel bar – Blaine insisteva per offrirgli il caffè tutti i giorni, ma qualche volta Kurt gli faceva una sorpresa e glielo faceva trovare già pronto con una spruzzata di panna, e Blaine gli regalava quei sorrisi che gli toglievano il fiato e la ragione, e che facevano sembrare il mondo più netto e colorato intorno a lui.

C'erano sempre più risate e scherzi e sorrisi e le loro mani si incontrarono molte più volte di quante avrebbero dovuto – e un giorno Blaine per scherzo gli sporcò il naso con la panna, e Kurt quasi non scoppiò a piangere.

“Ma Blaine- sarò così ridicolo!”

“Sei bellissimo.”, uscì invece dalle labbra di Blaine, un soffio che destabilizzò Kurt e gli fece spalancare gli occhioni blu. “Sei bellissimo.”

E Kurt non sapeva rispondere a quelle parole – non ne era capace, non era mai stato capace, ma in un certo senso era come se con Blaine non ce ne fosse bisogno, così si sporse e gli baciò una guancia, ed era soffice, soffice come la neve sulle dita o una carezza sul viso.

“Solo...è bello che ci siamo trovati.”

Blaine alzò una angolo della bocca.

“Vorrei non doverti lasciare più.”

E Kurt si chiese se un giorno i loro incontri avrebbero mai smesso di fare così male.

 

***

 

E poi, un giorno Blaine si presentò davanti alla facoltà di Kurt con una moto, il giubino di pelle nero e un casco in più – e quel sorriso che provocava a Kurt piccole scariche elettriche.

“Blaine, cosa-”

Ma Blaine lo abbracciò stretto prima, incastrando la testa nel suo collo, e Kurt avvolse le braccia attorno al suo corpo e desiderò che quel momento durasse per sempre.

Quando si staccarono, Blaine rimase con il viso vicino al suo.

“Hai mai fatto qualcosa di pazzo?”

“Quando sto con te mi sembra di fare qualcosa di pazzo ogni giorno, ma non so se vale.”

Blaine ridacchiò. “Avanti, seriamente.”

“No, Blaine.”, borbottò Kurt. “Non credo.”

“Okay.”, disse lui allungando una mano e afferrando la sua. “Vieni con me, allora.”

 

Il vento sulla faccia e tra i capelli e tra i vestiti erano vita, vita e luce e poi c'era il corpo di Blaine sotto le dita e i suoi muscoli tesi e il suo profumo – e Kurt era inebriato dalla velocità e da tutto quello che Blaine era in grado di fargli provare, e tutta quella gioia in qualche modo era anche destabilizzante, perché faceva paura.

E poi arrivarono in un posto che Kurt non aveva mai visto, un posto magico e pieno di luce in cui Kurt desiderò perdersi. C'era una scogliera, e poi un piccolo faro che dava sul mare, lo spazio intorno a loro era completamente deserto e c'era pace, tanta di quella pace da far bene all'anima.

“Vengo qui quando voglio staccare dal mondo.”, disse Blaine, e quella confessione fu così intima da spezzare il cuore di Kurt. Lo prese per mano e lo portò lungo una scala che li fece arrivare ai piedi del faro – e lì c'era un muretto alto fino ai fianchi di Kurt che li separava dal vuoto.

Blaine ci salì sopra e Kurt urlò quando accadde.

“Blaine, scendi di lì!”

“No. Non cadrò, Kurt.”

“Senti non- non fare l'idiota! Mi spaventi a morte- scendi!”

Ma Blaine rideva, e più Blaine rideva più Kurt si arrabbiava – ma al contempo il suo cuore batteva più forte e no, non poteva innamorarsi. Non così, non di lui, non in quel modo.

Alla fine, Kurt sbuffò. “Perchè lo fai?”

“Per il pericolo, Kurt.”, sussurrò Blaine. “Il pericolo mi fa vivere.”

“Mi spaventi quando fai così.”

“E' solo qualcosa di pazzo.”, gli spiegò Blaine dolcemente. “Dovresti farlo anche tu qualche volta.”

E okay, se Blaine voleva la guerra allora Kurt gliel'avrebbe data più che volentieri. Si arrampicò sul muretto e arrivò all'altezza di Blaine – ma non guardò giù, perché non era una bella sensazione, quella.

Blaine lo afferrò per i fianchi saldamente e gli si fece più vicino, facendo scontrare i loro corpi.

“Ti tengo.”, sussurrò, la sua mano calda aperta sulla schiena e i suoi occhi verde scuro. “Sono qui, non ti lascio cadere.”

Kurt si aggrappò alle sue spalle e chiuse gli occhi. Ascoltò il verso dei gabbiani in lontananza, il suono delle onde e del respiro di Blaine – e poi sentì le labbra di Blaine sulla carne del lobo, calde e tenere e presenti.

“Balla con me.”

“Non- non c'è la musica, Blaine.”

“Non importa.”, sussurrò Blaine, avvolgendolo più stretto. “Balliamo lo stesso.”

E lo fecero. Lì, come due pazzi su quel piccolo muro che li separava da un precipizio ballarono dondolandosi l'uno tra le braccia dell'altro – fino a che Blaine iniziò a intonare una canzone, e poco dopo anche Kurt lo seguì, e finalmente – finalmente - cantarono insieme per la prima volta.

 

The story of my life I take her home
I drive all night to keep her warm and time
Is frozen

 

The story of my life I give her hope
I spend her love until she’s broken inside
The story of my life

 

E poi rimasero fermi e intrecciati mentre il sole tramontava in un punto imprecisato dietro di loro, almeno finchè Kurt non alzò lo sguardo e trovò il volto di Blaine vicino – così vicino che era così facile perdersi, così facile amarlo, ma non poteva, non poteva davvero così scivolò via dalle sue braccia e scese con un salto – perché sentiva che stava soffocando, e aveva bisogno di aria e di stare lontano da Blaine.

“Ti ricordi quando ti ho detto che non ho paura del futuro, Kurt?”

Anche Blaine scese, e presto fu di fronte a Kurt, che con la schiena si era appoggiato alla parete bianca del faro.

“Sì, lo ricordo.”

“Beh – mentivo, Kurt. A volte mi spaventa.”, sussurrò Blaine, facendoglisi più vicino. “Da quando ci sei tu mi spaventa.”

“Perchè?”, chiese Kurt, praticamente senza fiato.

“Perchè penso al giorno in cui dovrò perderti – e credo che non ne sarò capace, Kurt.”, mormorò Blaine, alzando una mano e accarezzandogli la guancia. “Credo di voler tenerti con me per sempre.”

Kurt lasciò che il suo sguardo scivolò sulle labbra di Blaine – e il suo cuore accelerò, riempiendosi di qualcosa che assomigliava a desiderio e voglia e qualcos'altro, qualcosa di intimo. E dio, aveva così bisogno che Blaine colmasse quella distanza – così bisogno che faceva male.

“Voglio baciarti, Kurt.”

Il respiro di Kurt si bloccò da qualche parte nella gola, fece per dire qualcosa, qualsiasi cosa – ma non aveva senso parlare, non quando gli occhi di Blaine gridavano tutto. Sbattè le palpebre solo una volta, e sembrò passare un'eternità intera, un'eternità fatta di sguardi e timidezza e indugio.

“Dovresti farlo.”, soffiò Kurt infine, ma lo fece così lievemente che fu quasi sicuro che Blaine non lo avesse sentito – eppure Blaine si avvicinò piano, senza fretta, chiuse gli occhi e così lo fece anche Kurt e presto sentì il suo fiato caldo sulle labbra, si stavano praticamente sfiorando-

E poi qualcuno da lontano gridò loro che non potevano stare lì, e così Kurt e Blaine si separarono con un sussulto. Poi scoppiarono a ridere.

“Oh- oh mio dio, faremmo meglio a tornare a casa.”

Kurt dovette reggersi al muro per non cadere. “Già, credo- credo sia la cosa migliore.”

Tornarono alla moto tenendosi a distanza l'uno dall'altro, Kurt che si teneva le braccia ben salde attorno al petto per scaldarsi – e al ritorno, seduto dietro Blaine, gli cinse forte il corpo quasi come se non volesse farlo scivolare via. Aveva come l'impressione che nel momento in cui avrebbe mollato la presa lo avrebbe perso per sempre.

 

***

 

Quel giorno pioveva nel modo in cui piaceva a Kurt – quel modo lieve e delicato che non dava fastidio, e a Kurt in quei giorni piaceva stare in casa a leggere o disegnare modelli guardando di tanto in tanto fuori dalla finestra, ma Blaine gli chiese di uscire – gli disse che era urgente, e Kurt semplicemente non poteva lasciarlo. Si vestì in fretta e prese un taxi, e alla fine lo trovò davanti al loro caffè.

“Hai voglia di fare una passeggiata?”

Kurt sorrise ed accettò, e alla fine camminarono fianco a fianco per la città, il cuore che nel petto faceva cose strane che non aveva mai fatto prima – e c'era uno strano silenzio tra di loro, un silenzio che non c'era mai stato e in qualche modo spaventava Kurt. Così a un certo punto si fece coraggio e decise di parlare.

“Perchè non mi dici cosa c'è, Blaine?”

E così Blaine si bloccò. Era nel mezzo di un ponte costruito per il passaggio dei pedoni: intorno a loro c'erano bambini che giocavano, anziani che si tenevano per mano o giovani ragazzi che portavano a spasso il cane.

“Mancano due settimane, Kurt.”

Perchè glielo stava dicendo? Perchè lo guardava così, come se gli stesse chiedendo di salvarlo?

“Io...io non so cosa devo fare, Blaine.”

“O magari lo sai, ma non hai il coraggio di farlo.”

Kurt sentì il cuore esplodere, ed era come se una lama affilata gli stesse squarciando il petto.

“Non guardarmi così, Blaine.”

“Così come?”

“Come se ti aspettassi qualcosa. Come se da me volessi il per sempre.”

Blaine fece un passo verso di lui, gli occhi spalancati e luminosi.

“E se lo volessi, Kurt?”

“Non puoi volerlo.”, soffiò Kurt, gli occhi che iniziavano a pizzicare. “Non...non possiamo volerlo, lo sai.”

“No, invece, non lo so. Non so più niente quando sto con te, Kurt; e per la prima volta in tutta la mia vita ho paura di qualcosa. Ho paura di perdere te – perché sento che senza di te non posso vivere, sento che non sono niente.”

“...allora smetti di aver paura e lasciami andare.”

Blaine avvolse il suo viso con le mani.

“Non posso.”

“Sì che puoi.”

“Kurt, lo so che provi qualcosa per me. Smettila di fingere.

Una lacrima calda scivolò giù dalla guancia di Kurt, e si mischiò alle gocce di pioggia.

“Mi sto innamorando di te, Kurt.”

Il cuore di Kurt precipitò nello stomaco e tornò al suo posto d'origine mille volte – e fu doloroso, magnifico, da togliere il fiato. Ma era anche maledettamente ingiusto.

“N-non puoi.”, balbettò Kurt. “Non puoi innamorarti di me, Blaine-”

“E' troppo tardi.”

E a quel punto, Kurt non ce la fece più, il suo cuore si incrinò - e lui esplose.

“Non puoi dire questo, Blaine!”, quasi gridò in mezzo alla gente, spingendo via Blaine. “Non puoi prima piombare nella mia vita e darmi una data di scadenza e poi pretendere che tutto sia semplice, perché non funziona così, Blaine!”

“E come funziona?”

“Funziona che devi lasciarmi andare!”, disse Kurt, spingendolo ancora, e ancora, e andava bene infliggere dolore a Blaine, perché era come fare del male a sé stessi. “Credi che sia facile, Blaine? Credi che sia facile sorriderti ogni giorno e pensare che prima o poi dovrò vederti partire? Credi che sia facile aspettare una persona per una vita intera e poi trovarla solo per scoprire che sei destinato a vederla andare lontano da te? E' questo che vuoi sentirti dire?” Kurt singhiozzava, e voleva andare via, via da lì, ma gli occhi di Blaine erano ancorati ai suoi ed era come se tutto il dolore che ci leggeva dentro fosse l'unica cosa che lo teneva in vita. “Perchè credi che non riesca a toccarti come vorrei, Blaine o- o baciarti? Perchè anche io mi sto innamorando di te, e tu lo sai, lo sai dal primo momento che non ho avuto scelta con te eppure sei stato così egoista e non mi hai lasciato andare-”

“Kurt, smettila-”

“No!”, gridò Kurt, spingendolo di nuovo. “No, okay? Fa male Blaine, fa male ed è così ingiusto sapere che te ne andrai e io rimarrò vuoto e senza per sempre, senza il tuo sorriso e i tuoi caffè e quei tuoi stupidi papillon che stanno bene solo a te e-”, un singhiozzo, e poi Kurt prese un bel respiro “E non voglio perderti, Blaine, sei la cosa più bella che ho e ho così tanta paura-”

E poi Kurt non potè più dire niente.

Kurt non potè più dire più niente perché ora Blaine lo stava baciando.

Blaine lo stava baciando, proprio su quel ponte e davanti a tutti, una mano immersa tra i suoi capelli e l'altra sui fianchi per tenerlo stretto e più vicino, sempre più vicino; e Kurt dopo un primo momento di smarrimento si lasciò baciare, avvolgendo i riccioli morbidi di Blaine con le dita e sentendo il sapore delle sue stesse lacrime che si mischiavano alla pioggia, e-

E durò all'infinito, forse, perché quando si staccarono aveva smesso di piovere; poi Blaine aveva le guance e le labbra rosse e piene per i suoi baci.

“Ehi.”, gli sussurrò Blaine sulle labbra, scacciandogli via le lacrime.

“Ehi.”, soffiò di rimando Kurt, il cuore che batteva così forte da temere che se ne andasse via. “M-mi hai baciato.”

“Lo voglio fare dal primo giorno che ti ho incontrato.”, ammise Blaine sorridendo, e Kurt temette di cedere ma per fortuna Blaine lo teneva saldamente tra le sue braccia forti.

“Credo di essere felice che tu lo abbia fatto.”

Blaine gli baciò uno zigomo. “Perchè?”

“Perchè ora ho capito.”

Poi Blaine gli baciò la guancia. “Capito cosa?”

“Che se vogliamo, possiamo essere più forti.”

Poi gli baciò il centro della fronte.

“Voglio stare con te.”, sussurrò Kurt. “Voglio che proviamo ad avere il per sempre.”

E alla fine, Blaine lo baciò di nuovo sulle labbra, lentamente – come se volesse sigillare una promessa.

“Improvvisamente”, soffiò Blaine sulla sua pelle, per poi immergere la testa nel suo collo. “Ho smesso di aver paura, Kurt.”

 

***

 

E poi fu semplice abitarsi alle labbra di Blaine, o alle sue mani tra i capelli e sulle porzioni di pelle scoperta. Fu meraviglioso lasciarsi trascinare verso un mondo fatto di emozioni – perché Blaine lo era, un emozione. O un colore, forse. Un colore caldo. O forse un colore non bastava, un colore era troppo poco. Servivano tanti, troppi colori, proprio come quelli che contenevano i suoi occhi. E che cambiavano ogni singolo istante, a seconda della luce.

Giorno dopo giorno, Blaine si innamorò di Kurt e Kurt si innamorò di Blaine - di più, sempre di più, fino a quando i loro cuori sembravano dover gridare e improvvisamente allargare i loro confini.

E un pomeriggio Blaine lo portò alla scogliera, lo stesso posto in cui avevano ballato quella volta. C'era il sole, quel giorno, anche se un vento d'Autunno si infrangeva sulle loro pelli. Blaine però insisté tanto per bagnare i piedi nell'acqua – e alla fine lo fecero, anche con Kurt che rideva come mai in vita sua e continuava a ripetere che si sarebbero presi l'influenza.

Ballarono anche quel giorno, questa volta con i piedi nell'acqua. Il sole brillava dietro di loro illuminando il mare di strane sfumature di rosso e oro – e improvvisamente, gli occhi di Blaine erano diventati miele con sfumature arancioni.

“Non so se riesco a lasciarti andare.”, sussurrò Kurt a un certo punto, aggrappandosi ai suoi bicipiti. Temeva di lasciargli il segno delle unghie.

“Certo che riuscirai a lasciarmi andare.”

“Come puoi saperlo?”

“Perchè tornerò da te.”, disse chiaramente Blaine, superando con la voce il suono delle onde del mare. “Lo sai che tornerò da te.”

Kurt si morse le labbra, e appoggiò la propria fronte a quella di Blaine. Le sue dita accarezzarono lievemente il suo braccio, fino ad arrivare a una piccola sporgenza di tessuto morbido al livello del suo polso.

Blaine sollevò il braccio per mostrare quella porzione di pelle a Kurt.

“Ho questo braccialetto da quando ero piccolo.”

Kurt sorrise, un sorriso piccolo e semplice, di quelli che guarivano le ferite che avevi dentro.

“E' così bello.”

Blaine si lo sfilò e lo porse a Kurt.

“Voglio che lo tenga tu.”

“Blaine, non posso accettarlo.”

“No, davvero.”, sussurrò Blaine, agganciando il braccialetto al polso di Kurt. La pelle scura contrastava perfettamente con la pelle di porcellana di Kurt. “Così avrai sempre qualcosa di mio addosso, quando io non ci sarò più.”

Le ciglia di Kurt svolazzarono per qualche attimo – ed era in quei momenti che Blaine desiderava amarlo, amarlo senza inibizioni e paure di fronte al mondo intero.

“Non lo toglierò mai.”, sussurrò lievemente, baciandogli una guancia. “Come se fossi impresso sulla mia pelle.”

Ed era così, Kurt pensò subito dopo, quando ormai le sue labbra erano pressate contro quelle di Blaine. Proprio così.

 

***

 

Arrivò l'ultima sera in cui poterono stare insieme.

L'ultima sera in cui potevano esserci mani intrecciate e promesse e baci e Kurt e Blaine uniti come un corpo solo e non due persone separate.

Kurt non si muoveva dal letto da quella mattina, da quando si era svegliato. Non aveva trovato nemmeno la forza di andare a lezione.

“Vuoi portarmi a cena.”

“Voglio portarti a cena, sì.”

Blaine sembrava davvero entusiasta dall'altra parte del telefono.

“Perchè?”

“Come perché? Abbiamo solo questa notte, Kurt.”, sussurrò Blaine, senza tristezza. Non era ancora arrivato il momento della tristezza. “L'ultima notte in cui siamo io e te, in cui siamo noi. Non ne sprecherò un solo istante.”

Kurt strinse forte il lenzuolo sotto di lui con la mano libera.

“Farà male, Blaine.”, mormorò. “Tanto, tanto male.”

“Ti prometto che lo renderò meno doloroso possibile.”, disse lui con certezza, e Kurt poteva quasi sentire il suo sorriso. “Fidati di me, Kurt.”

“Io mi fido di te completamente.”

“Lo so.”, sussurrò Blaine, e poi rise. Rise piano, per qualche istante che sembrò durare vite intere, e Kurt si innamorò di lui ancora di più. “Vestiti elegante, mi raccomando.”

 

***

 

Blaine lo venne a prendere in macchina quella sera, e lo aspettò ai piedi delle scale di casa sua. Quando i loro occhi si incontrarono – Kurt appena uscito da camera sua e Blaine lì, vicino alla soglia della porta – sembrò che il tempo si dovesse fermare, e a tutto il mondo fu chiaro che Kurt non esisteva senza Blaine – come Blaine non esisteva senza Kurt. Sembrava che ogni piccola azione della loro vita li avesse portati semplicemente a quello – incontrarsi, e amarsi poi con il tempo.

Poi furono di fronte, e il cuore di Blaine perse qualche battito.

“Sei il ragazzo più bello che io abbia mai visto, Kurt.”, gli disse, e poi fece suo il bagliore dei suoi occhi, la bellissima emozione che fu trasparente lì nel suo viso, e poi il suo bellissimo rossore sulle guance.

Blaine lo prese tra le braccia e gli diede un tenero bacio – e Kurt si sciolse completamente contro il suo corpo, smettendo per la prima volta da quel mattino di aver paura.

“S-smettila. E poi se bellissimo anche tu.”

Blaine gli porse il mazzo di rose con cui era arrivato – un misto di fiori rossi e gialli, e Kurt trovò quell'abbinamento semplicemente perfetto. Appoggiò il naso su qualche rosa e si perse tra il loro profumo, prima di lasciarle in un vaso che trovò per caso vicino al lavandino.

E poi Blaine tese la mano verso di lui, e Kurt l'accettò con piacere – e senza alcun tipo di esitazione o indugio.

 

Blaine lo portò in un ristorante vicino al centro della città; quei posti in cui le tavole erano di cristallo e c'erano mille luci e mille colori – quei posti che credi esistano solo nelle favole o nei film. Quei posti in cui Kurt pensava di non andare mai e poi mai nella sua vita.

“Blaine, è davvero troppo. Non posso permetterti di spendere una fortuna.”

“Kurt, solo- non pensare a niente.”, gli disse Blaine con dolcezza, prendendolo per mano e trascinandolo al centro del locale, dove li aspettava il loro tavolo. “Voglio che ogni cosa sia perfetta per il nostro primo appuntamento ufficiale.”

Kurt ridacchiò. “Primo appuntamento ufficiale.”

“Sì, uhm- primo appuntamento come fidanzati.”

Blaine arrossì nel dire quelle parole, e Kurt sentì il proprio cuore fermarsi per poi ripartire in un modo completamente nuovo e diverso.

Allungarono le mani all'unisono e le intrecciarono al centro del tavolo.

“Non pensare a domani. Pensa ad adesso, Kurt. Adesso siamo qui, e siamo insieme.”

Kurt fece un respiro profondo. “Okay.”

Le loro mani si strinsero più forte.

“Blaine?”

“Mmmh?”

Kurt non lo guardò negli occhi quando fece la sua domanda.

“Credi che due persone possano decidere come amarsi?”

Ci fu un momento di silenzio, poi la voce di Blaine arrivò calda e roca.

“Penso che a volte le persone non abbiano scelta, Kurt.”, gli sussurrò. “Io con te non l'ho avuta.”

“Davvero?”

“Davvero.”, ammise Blaine, gli occhi enormi e così suoi. “Ti ho guardato, eri lì con i tuoi occhi d'oceano e quella strana voglia di provare il mio caffè – e non eri qualcuno che potevo dimenticarmi. Eri qualcuno da cui ho voluto farmi lasciare un segno.”

“Anche io ho avuto diverse sensazioni quando ti ho incontrato.”

“E cosa hai sentito?”

“Che eri qualcuno che mi sarebbe rimasto dentro.”, ammise Kurt, senza distogliere lo sguardo stavolta. “Qualcuno da cui non potevo scappare.”

 

La cena fu perfetta, come per tutto il tempo lo fu il sorriso di Blaine, o il modo in cui tacitamente allungava la mano di tanto in tanto per afferrare quella di Kurt ed accarezzare la sua pelle con dolcezza – come a chiedergli Restiamo qui per sempre e Non sarò mai davvero pronto a lasciarti andare, e Kurt lo guardava di rimando e annegava nei mille colori dei suoi occhi infiniti.

“Voglio fare una cosa.”, sussurrò Blaine a un certo punto. Si alzò dal tavolo e venne a dargli un piccolo bacio sulla guancia. “Solo- fidati di me, okay?”, gli mormorò, lì vicino all'orecchio. Kurt percepì un fremito invaderlo tutto, e poi osservò Blaine allontanarsi da lui e raggiungere una piccola piattaforma vicino al centro del ristorante in cui era posto un pianoforte. Blaine ci si sedette davanti e toccò qualche tasto con reverenza, e i suoi occhi furono immediatamente in quelli di Kurt.

“Uhm, scusate.”, disse incerto, avvicinando le labbra al microfono. “Vi prego di perdonarmi, ma ho visto questo pianoforte e non ho potuto fare a meno di venire qui a suonare.”, spiegò, e Kurt sentì il cuore cominciare a battere più forte in mezzo al petto.

“Volevo solo...cantare una canzone, sì. E dedicarla al ragazzo che è qui con me, stasera.”, sussurrò Blaine, proprio come se fosse una cosa che stesse dicendo solo a Kurt, un mormorio al suo cuore. “Kurt, credo che a volte la risposta sia nei nostri cuori, non nel tempo. Me lo hai dimostrato tu.” Dio, come brillavano i suoi occhi. “Questa è per te.”

 

If the heart is always searching,
Can you ever find a home? 
I've been looking for that someone, 
I'll never make it on my own. 
Dreams can't take the place of loving you, 
There's gotta be a million reasons why it's true 

 

Kurt stringeva forte il tovagliolino di stoffa che aveva raccolto dalla tavola con la mano, e i suoi occhi erano completamente immersi in quelli di Blaine – non esisteva nessun altro, nessun altro-

 

When you look me in the eyes,
And tell me that you love me.
Everything's alright, 
When you're right here by my side. 
When you look me in the eyes, 
I catch a glimpse of heaven. 
I find my paradise, 
When you look me in the eyes. 

 

E poi Blaine chiuse gli occhi e il suo volto era così dolce e perfetto e concentrato e netto e racchiudeva ciò che c'era di più puro e immacolato e nitido al mondo, e Kurt non aveva mai immaginato che quello sarebbe stato l'amore. Quella sensazione di perdita dei propri confini e qualcos'altro, qualcosa che ti lacerava dentro – eppure rimaneva bello.

 

How long will I be waiting, 
To be with you again 
Gonna tell you that I love you, 
In the best way that I can. 
I can't take a day without you here, 
You're the light that makes my darkness disappear

 

E poi Blaine aprì gli occhi e gli sorrise – quel sorriso che portava via ogni piccola cosa, e alla fine Kurt non ce la fece a non trattenere una lacrima. Pianse perché Blaine stava diventando tutto, pianse perché aveva così voglia di baciarlo da sentire male a livello fisico; pianse perché il giorno dopo lo avrebbe inesorabilmente perduto.

 

More and more, I start to realize, 
I can reach my tomorrow, 
I can hold my head high, 
And it's all because you're by my side.

 

Kurt lasciò andare il tovagliolo e tese una mano verso Blaine – e Blaine lassù era lui, veramente lui, in tutta la sua grazie e bellezza e grandezza. Il Blaine che cantava, quello sommerso dalle luci e gli applausi. Il Blaine che in quel momento si stava rispecchiando nei suoi occhi.

 

When you look me in the eyes, 
And tell me that you love me,
Everything's alright, 
When you're right here by my side. 
When I hold you in my arms 
I know that it's forever 
I just gotta let you know 
I never wanna let you go 

 

...When you look me in the eyes.

 

E andava bene così. Andava bene che in pochissimo tempo Blaine gli avesse dimostrato di avere un cuore e di essere in grado di provare qualcosa di grande, di sconfinato, e la realizzazione di tutto quello costrinse Kurt ad alzarsi di scatto e scappare fuori, scappare lontano dove poteva respirare e chiudere gli occhi e cercare di staccare dalla bellezza di tutto quello-

Finchè una mano calda avvolse il suo polso, e così fu costretto a voltarsi.

“Kurt, ehi.”, mormorò Blaine, l'altra mano che si modellava perfettamente sulla sua guancia, con le dita che lavoravano per trascinargli via le lacrime. “Ehi, m-mi dispiace. E' stato troppo, avrei dovuto capirlo, è solo che volevo fare qualcosa di speciale, qualcosa che tu avresti potuto portarti dentro sempre-”

“Credo di amarti, Blaine.”

E Blaine si bloccò di colpo, lì nel giardino di quel bellissimo ristorante costoso, gli occhi spalancati che avevano una venatura di lacrime, e le sue dita si incurvarono improvvisamente a sfiorare le labbra di Kurt.

“Credo di amarti- ed è bellissimo.”, Kurt emise un sospiro liberatorio, qualcosa di così prezioso e raro che Blaine si lasciò scappare un sorriso enorme – e poi lo avvolse completamente tra le braccia.

“Sei così luminoso, Kurt.”, soffiò Blaine, lì vicino alle sue labbra. “La luce che fa scomparire tutto il buio che ho dentro.”

E poi Blaine lo baciò, piano e lentamente; lo baciò come se lo volesse trascinare in un mondo in cui il male non esisteva. E quando si staccarono, le guance di entrambi erano rigate di lacrime.

“Vieni a casa con me.”, mormorò Blaine. Gli baciò uno zigomo, la guancia, il centro della fronte, poi scese fino al mento. Kurt rabbrividì tra le sue braccia e fu costretto a chiudere gli occhi – e alla fine, impercettibilmente, annuì.

 

Blaine gli aveva tolto la maglietta come se fosse fatto di vetro, mentre erano ancora in piedi; e ora era il turno di Kurt farlo. Gliela tolse con premura e poi si soffermò a guardare il suo petto – Blaine era...era perfetto, muscoloso e lineare e bellissimo e perfetto, e Kurt sentì di arrossire improvvisamente, ma Blaine gli prese il volto tra le mani e gli baciò l'angolo della bocca.

“Non aver paura.”, gli disse. Kurt fece passare un singolo dito sul petto di Blaine, sempre più già fino a sfiorare il bordo dei boxer, e di conseguenza vide le grandi spalle di Blaine tremare. “Non c'è niente di cui tu debba aver paura, quando sei con me.”

Kurt si aggrappò al suo collo e lo baciò, lo baciò a lungo e con foga e voglia e desiderio e pensando Non lasciarmi ancora o Non lasciarmi mai, poi caddero sul letto senza mai separarsi veramente, Blaine che lo sfiorava con le mani calde come se fosse qualcosa da venerare, oltre che amare; ma improvvisamente, Kurt sentì le guance troppo umide e afferrò con forza i bicipiti di Blaine.

“Non- non ce la faccio.”

Blaine non sembrava deluso, nemmeno arrabbiato. I suoi occhi erano intrisi di dolcezza e affetto e comprensione – e poi si abbassò e gli lasciò un lungo, tenero bacio al centro della fronte.

“Va bene così.”

Kurt si morse il labbro inferiore così forte che temette di farlo sanguinare – i suoi occhi conficcati in quelli scuri di Blaine.

“Non voglio lasciarti andare.”, sussurrò, la voce flebile, un filo pronto a spezzarsi. “Non ci riesco – sento che sono fatto per starti vicino. Non- non costringermi a stare senza di te.”

Blaine immerse il volto nell'incavo del suo collo e ispirò forte.

“Puoi lasciarmi andare, se vuoi.”

E quello spezzò Kurt definitivamente, perché finalmente scoppiò a piangere lì, nascosto nel corpo di Blaine, in un mare di sospiri come Scusami scusami scusami non volevo non voglio lasciarti è solo che ho paura – e Blaine lo strinse forte, e più forte ancora, finchè Kurt non tornò a respirare regolarmente, la tempia appoggiata nel punto del petto dove batteva il cuore.

“Sono sei mesi, Kurt. Prova a credere che ce la farai ad aspettarmi sei mesi.”

“Sei mesi sono tantissimi, Blaine.”

“Lo so. Lo so.”

“...se io ti prometto che fra sei mesi sarò proprio qui, che non andrò da nessuna parte e ti aspetterò, tu mi prometti di tornare?”

Blaine gli alzò il mento con due dita, invitandolo a guardarlo negli occhi.

“Certo che tornerò da te, Kurt.”, sussurrò semplicemente, come se fosse la cosa più facile della sua vita, la sua unica certezza. “Sei la mia destinazione, il posto in cui voglio lasciare il mio cuore.”

E poi Kurt poggiò le labbra sulle sue – un contatto sfiorato, una promessa.

“Mi-mi dispiace di non aver fatto l'amore con te. Lo volevo, lo voglio davvero, con tutto il cuore, è solo che-”

“Shhh, mi basta averti così.”

“Puoi stringermi stanotte? Così...così forte che poi in un tutte le altre notti non ne sentirò la mancanza?”

Blaine lo baciò a lungo prima di stringerlo – e poi si addormentarono così, petto contro petto, i cuori che battevano all'unisono.

 

All'aeroporto il mattino dopo c'era poca gente.

Blaine indossava già la sua divisa, e Kurt lo trovava così bello che a volte doveva guardare altrove per ritrovare il suo respiro.

Quando lo abbracciò per l'ultima volta, divenne piccolo contro il suo corpo – e sembrava che Blaine lo volesse inglobare dentro di sé.

“Ti prego, ti prego, stai attento.”

“Sempre.”

“E torna. Torna da me, Blaine.”

Poi Blaine lo baciò, le sue mani che indugiavano sulla carne pulsante del suo collo, lì ad avvolgere la pelle calda sotto la quale poteva sentire con la punta dei polpastrelli il sangue scorrere veloce. Roteò i pollici per scacciare via le lacrime e osservò gli occhi di Kurt fino a ubriacarsi del loro colore immenso.

“Ti aspetto qui.”

“Sei mesi, Kurt. Sei mesi e sono di nuovo da te.”

“Sembrano un'eternità.”

“Non lo sono – l'eternità è quella che voglio con te, ed è tutta un'altra storia.”

Kurt si lasciò abbracciare di nuovo, più forte stavolta, con più pelle e calore e indugio. Blaine gli diede un bacio sulla fronte, e lui fece scivolare tra le sue mani un ciondolo d'argento.

“Non perderlo mai.”, gli sussurrò Kurt, prima che le loro mani si lasciassero definitivamente.

E poi Blaine dovette voltarsi e andare via.

Appena fu sicuro di essere abbastanza lontano da Kurt, aprì le dita della mano e guardò il ciondolo che vi era poggiato dentro.

Era semplice e d'argento, e si poteva aprire. Dentro, ben sigillata come qualcosa di indelebile, c'era una foto sua e di Kurt.

Blaine tenne il ciondolo sul cuore per tutto il viaggio, e appena scese dall'areo lo indossò fieramente – e non se lo tolse davvero, davvero mai.

 

***

 

Giorno 11

Non ci sono parole per dirti quanto mi manchi, Kurt.

Tutto quello che faccio è rivolto a te, e sei sempre,

costantemente nei miei pensieri. Sei il mio coraggio,

la mia luce, tutto ciò che ho di bello.

 

Giorno 20

Mi manca il sapore delle tue labbra.

Mi mancano i nostri caffè.

Mi manca il tuo profumo, il colore dei tuoi occhi.

Mi mancano le nostre passeggiate, e persino la tua voce.

Cantami qualcosa, Blaine.

Non voglio dimenticarmi di te.

 

Giorno 38

Il tuo ricordo mi aiuta a sopravvivere

giorno dopo giorno.

 

Giorno 56

Rachel mi dice che da quando sei partito sono un'altra persona.

E che sorrido solo mentre ti scrivo.

Forse dovrei dirle che sei la ragione del mio sorriso,

e che quindi non posso farlo se tu non ci sei.

 

Giorno 65

Sei la prima cosa che mi viene in mente

quando ho paura.

Non solo perché penso sempre a te,

Ma perché sei ciò che mi fa credere che riuscirò a tornare.

Perchè ho fatto una promessa.

Intendo mantenerla, Kurt.

 

Giorno 73

Oggi ho preso il nostro caffè, Blaine.

La barista mi ha chiesto dove fossi, e così le ho raccontato di noi.

A casa ho pianto, ma per la prima volta dopo tanto ero felice.

Ero felice, perché mentre mi sporcavo di panna e cioccolato bianco,

tu eri lì con me, Blaine.

 

Giorno 80

Passo le notti a immaginare di stringerti.

Mi manchi come aria da respirare.

 

Giorno 89

Posso smetterla di essere malinconico per una volta?

Fra poco è il mio compleanno! Tu cosa mi avresti

regalato, Blaine? Non è che conta solo quello, lo sai.

E' solo che...

Okay, te lo dico.

Avrei voluto fossi qui con me, quel giorno.

Lo so, lo so, non possiamo, e lo capisco.

A volte mi manchi così tanto che

non so nemmeno più chi sono io, Blaine.

 

***

 

Tra i soldati, ce n'era uno più simpatico degli altri che si chiamava Puck – ed era una vera forza della natura.

“Anderson, ehi!”, trillò un mattino, dandogli una pacca sulla spalla. “Ci congedano per il week-end, ma ci pensi? Vuoi sapere dove andrò io?”

Blaine pensò che fosse un sogno – ma se lo era, allora la sua vita era molto, molto crudele.

“Con gli altri pensavamo di andare a Parigi, sai, è abbastanza vicino e dovremmo fare in tempo a riposarci-”

“Io non vengo.”

“Come, non vieni?”

Blaine preparava il borsone con una foga che nemmeno credeva di possedere.

“Ho detto che non vengo.”, ripetè, un sorriso enorme sulle labbra. “Io torno a casa, Puck.”

“Che cosa? Blaine, con le ore di volo e tutto il resto passerai a terra come massimo quante, ventiquattro ore? Non ne vale la pena!”

Blaine lo guardò negli occhi e mise nelle sue parole tutta la forza che possedeva.

“E' il compleanno di Kurt questo week-end – e per lui credimi, ne vale la pena.”

“Oh.”, fece Puck, sembrando un po' più amichevole adesso. “Lui è...è molto fortunato ad averti.”

“No, Puck – io sono molto fortunato ad avere lui.”

E poi Blaine si mise il borsone in spalla e raggiunse l'aeroporto più vicino con il cuore che praticamente scoppiava di emozione.

 

***

 

Blaine non lo aveva nemmeno chiamato per il suo compleanno. Niente di niente, nemmeno una lettera speciale. Qualcosa che Kurt potesse tenere tra le mani, qualcosa di vivido e presente.

C'erano solo ricordi, parole vuote e voci nella testa.

Ma non c'era Blaine.

“Tesoro, vedrai che non ti chiama solo perché sta facendo qualcosa di importante.”

A volte Kurt voleva solo che Rachel stesse zitta.

“Non potrebbe essere per le ore di fuso?”, chiese Finn, e a quel punto Kurt aveva immerso la testa nel cuscino del suo letto.

Blaine si era dimenticato.

E lui non voleva che Blaine dimenticasse.

 

La sera del suo compleanno, Kurt stava cucinando qualcosa di speciale – per sé stesso, Rachel e Finn – canticchiando qualcosa di allegro vicino ai fornelli. Non poteva permettersi di pensare a Blaine – se lo avesse fatto sarebbe crollato in mille minuscoli pezzettini, e non poteva.

A un certo punto chiese qualcosa a Rachel, ma nessuno gli rispose. Alzando gli occhi al cielo si voltò con ancora il cucchiaio di legno in mano – cucchiaio che finì per terra immediatamente dopo.

“Mi sembrava di ricordare che oggi è il compleanno di un ragazzo molto speciale.”

E non era possibile.

Non era possibile che nella cucina del suo appartamento a New York ci fosse Blaine – con dei fiori in mano, un borsone, vestito con la sua divisa verde e il cappellino da militare.

Il suo bellissimo e dolce Blaine.

“Blaine.”, un sussurro, un rantolo, niente di più.

“Buon compleanno, Kurt.”

E poi Kurt corse verso Blaine annullando la loro distanza – e lo abbracciò così forte da temere di soffocarlo, da temere di scomparire, le mani immerse tra i suoi capelli e le lacrime che scorrevano veloci ma improvvisamente niente importava più, niente faceva ancora male, perché Blaine era proprio lì.

“B-Blaine.”, sussurrò Kurt staccandosi e accarezzandogli piano le guance. “Sei...sei proprio qui.”

Blaine rise, e gli rubò un piccolo bacio sul naso.

“Ciao.”

“Mi togli il fiato.”

Kurt lo disse ridendo, e Blaine si innamorò di lui forse un pochino di più.

Poi si baciarono, Kurt con le braccia intrecciate dietro il suo collo e Blaine che lo teneva saldamente – come a dirgli Adesso non ti lascio più.

“Mi sei mancato così tanto, Kurt.”, mormorò Blaine, immergendo la sua testa piena di ricci nel suo collo. “Così tanto, tu non ne hai idea.”

“Ce l'ho, Blaine.”, disse Kurt, sorridendo con leggerezza. “E adesso stringimi, e non ti azzardare a lasciarmi andare.”

 

E Blaine mantenne la sua promessa, e non lo lasciò mai andare.

Quando mangiarono tenne stretta la sua mano. Più tardi, quando sul divano guardarono un film tutti insieme, Kurt stringeva Blaine come se ne dipendesse.

“Amico, guarda che se lo lasci andare un pochino non scappa via.”

Dopo il commento di Finn, Kurt si fece ancora più piccolo tra le braccia di Blaine. E poi, quando Finn e Rachel sparirono nella camera di quest'ultima, Kurt portò Blaine lontano, alla loro scogliera.

Stava per cominciare l'estate, e c'era una leggera brezza nell'aria, qualcosa di piacevole e di protettivo.

Con i piedi immersi nella sabbia, Blaine tirò fuori dalla tasca una piccola scatolina e la porse a Kurt.

“E' il tuo regalo.”

“Il regalo più bello che potessi farmi è essere qui, Blaine.”, disse senza pensarci Kurt. Tuttavia, le sue dita cercarono la scatoletta lo stesso, e la aprirono con timidezza.

Dentro c'era un piccolo anello che si intrecciava a un certo punto in una forma di infinito.

“Vorrei che lo indossassi sempre.”, disse piano Blaine, appoggiando la fronte alla sua. “Vorrei che fosse una promessa. La promessa che, qualsiasi cosa succederà, io troverò comunque il modo di tornare da te, sempre.”, spiegò Blaine. “Se tu vorrai aspettarmi.”

“Io vorrò sempre aspettarti.”

Kurt lasciò che Blaine infilasse l'anello al suo dito, e una singola lacrima scivolò via dai suoi occhi.

“Ti amo, Blaine.”, sussurrò Kurt, un sorriso che gli increspava le labbra che sembrava la promessa di una nuova vita. “Ti amo davvero.”

Blaine lo baciò – piano, raccogliendo il suo viso e la sua lingua con estrema dolcezza.

“Ti amo.”

Il rumore delle onde cancellava ogni altra cosa.

“Ho solo poche ore.”

“Non dirlo.”

“Mi dispiace, mi dispiace così tanto.”

Kurt lo baciò di nuovo, con più foga e impeto adesso, senza lasciargli il tempo di riprendere fiato.

“Facciamo l'amore.”, soffiò Kurt allora, piano e sul suo collo, lì dove tutto era più intimo e intenso. “...marchiami, Blaine. Ho bisogno di sentirti più vicino.”

E quando tornarono a guardarsi negli occhi, la timidezza aveva lasciato il posto a qualcosa di troppo grande anche solo per essere compreso.

 

La pelle di Blaine sapeva di cioccolato.

Quella di Kurt di un sentore più leggero, come la vaniglia, o il latte – qualcosa che scalda e fa sentire al sicuro.

Blaine assaggiò ogni centimetro del suo corpo – la pelle del volto e il collo e le clavicole e poi le braccia e i fianchi e le gambe la V che portava all'inguine e le natiche e il ventre e poi le scapole la schiena e il punto in cui batteva il cuore – e lo marchiò, tracciando vie salate con la lingua e le dita, e Kurt gemeva e lo chiamava e gridava e a volte pianse, ma lo fece perché ora sapeva come amare. Pianse perché il suo amore era immenso e non poteva controllarlo se non in quel modo, lasciandosi andare.

Quando Blaine si immerse dentro di lui Kurt capì che erano destinati. Lo sapeva già da tempo, ma ne ebbe una conferma quando i loro corpi si cercarono.

E poi Blaine lo baciò sul cuore, stringendogli la mano – Stringimi la mano, Blaine; non mi lasciare mai, stringimi la mano ti prego – e Kurt si era lasciato andare vedendo mille minuscoli puntini bianchi e lì, dopo qualche istante, ancora intontiti, Blaine gli aveva sussurrato che lo avrebbe amato per sempre.

“Ti amerò per sempre, Kurt.”

E Kurt lo strinse forte, il volto immerso nella sua spalla.

“Per sempre è troppo poco, Blaine – amami di più. Cancelliamo il tempo.”

 

Arrivò il momento di dirgli addio per la seconda volta.

“Ce l'hai il ciondolo?”

“Non me ne separo mai.”

“...Non ce la faccio a venire all'aeroporto, Blaine.”

Una carezza tra i capelli. “Lo so, lo capisco.”

Si strinsero forte, tanto tanto forte – e Blaine sapeva ancora un po' di Kurt e Kurt sapeva ancora un po' di Blaine.

“Fra tre mesi sarò di nuovo da te.”, sussurrò Blaine. “E questa volta avremo tantissimo tempo, Kurt.”

Kurt annuì piano contro la sua pelle, e Blaine sapeva che era sul punto di piangere ma che si tratteneva per non fargli del male - per non fare del male a loro.

“Sei così forte, amore mio.”

“Sei tu la mia forza, Blaine.”

Anche questa volta, le loro mani furono le ultime parti dei loro corpi a separarsi. Kurt vide Blaine chiudersi la porta del suo appartamento alle spalle – e solo dopo crollò a terra.

Non riusciva nemmeno a piangere.

Forse non ne era più capace.

 

***

 

“Blaine?”

Nessuna risposta, solo singhiozzi.

“Perchè piangi, Blaine?”

“Non ce la faccio senza di lui, Puck.”, sussurrò in piccole parole spezzate. “Mi manca così tanto.”

E Puck lo abbracciò, lì nel buio della tenda.

“Coraggio, amico.”, gli disse con dolcezza. “Andrà bene, manca poco, così poco. Presto tornerai da lui.”

 

***

 

“Kurt?”

Nessuna risposta, solo singhiozzi.

“Perchè piangi, Kurt?”

“Non so nemmeno chi sono quando lui non c'è, Rachel.”

E Rachel lo abbracciò così, lì nel buio della sua stanza.

“Oh tesoro – sei sicuro che vuoi questo? Che è questo ciò che stai cercando?”

“Io non voglio cercare niente, Rach.”, singhiozzò Kurt. “Blaine mi ha trovato, e non mi lascerà andare mai più. E io non lascerò andare via lui.”

 

***

 

Alla fine i mesi passarono, e Kurt andò all'aeroporto quel giorno per accogliere Blaine.

Vide i suoi riccioli da lontano, riconoscendo in mezzo a mille altre persone.

Superò la folla e corse in avanti, e poi lo chiamò.

Blaine!”

Blaine gli sorrise, un sorriso enorme e colmo di vita e attesa e Quanto mi sei mancato, e poi allargò le braccia e lo prese con sé – Kurt si immerse in lui, avvolgendo le gambe attorno alla sua vita.

“Sono proprio qui, Kurt.”

“Blaine.”, sussurrava Kurt, baciandogli le labbra. “Il mio bellissimo Blaine.”

E non gliene importava niente del mondo che li stava ad osservare, rimanevano semplicemente immersi dalla folla, lì intrecciati e a baciarsi, con Blaine che scacciava via le lacrime di Kurt e Kurt che accarezzava la pelle di Blaine come se si potesse rompere.

E finalmente andava tutto bene. Finalmente avevano un senso.

 

***

 

E poi le giornate si riempirono di loro. Di Kurt e Blaine e di sorrisi e caffè aromatizzati e baci dal sapore dolce – e anche le notti erano dense di loro, d'amore e di promesse.

La notte dopo le prime due settimane, Kurt e Blaine erano nudi e intrecciati sotto le lenzuola e Kurt gli accarezzava la porzione di pelle dove batteva il cuore con un sorriso piccolo che andava al di là della felicità.

“Ti amo più di tutto, Kurt.”, sussurrò a un certo punto Blaine. “Più della mia stessa vita.”

Kurt annullò la loro distanza e gli portò via un bacio senza fine, un bacio caldo e fatto di sospiri.

“Blaine?”

“Mmmmh?”

“Perchè dici che sono la luce che fa sparire il buio che c'è dentro di te?”

Blaine gli accarezzò piano i capelli, poi una porzione di guancia.

“Mi insegnano ad uccidere la gente, Kurt.”, mormorò piano lui, il tono di voce intriso di consapevolezze, le dita che si stringevano possessive attorno ai fianchi di Kurt. “Ho visto la gente morire davanti a miei occhi.”

“Tu sei puro, Blaine.”

“E' solo...quando sto con te, ho come l'impressione che tutto questo svanisca.”, ammise Blaine. “E poi smetto di aver paura.”

“Posso essere la tua forza, sei vuoi”, sussurrò Kurt, molto lentamente. “Se tu vuoi che io lo sia.”

“Lo sei.”, gli disse di rimando Blaine, tirandoselo vicino per abbracciarlo stretto. “Lo sei sempre, e per sempre.”

 

E poi un giorno Blaine ricevette una telefonata, e tutto smise di essere bello e semplice e loro.

“Devo tornare, Kurt. Hanno...è successo qualcosa di brutto, hanno bisogno di me.”

Kurt lo spinse via, ma Blaine tentò di abbracciarlo.

“No, Blaine – non toccarmi.

Blaine aspettò due ore prima di andare a cercare Kurt. Lo trovò sulla loro scogliera, rannicchiato vicino al limite delle onde.

“Kurt.”, sussurrò Blaine, rimanendo in piedi dietro di lui. “Kurt, almeno guardami.”

Kurt si alzò e si mise di fronte a lui, gli occhi erano colmi di lacrime.

“Tu vuoi partire.”

“Kurt-”

Smettila di ripetere il mio nome! Vuoi partire, è questo?”

“Io non ho scelta, Kurt.”

“Sì che ce l'hai! Puoi dire di no per una volta nella tua vita e restare qui con me! Puoi...puoi smetterla di preoccuparti del mondo e dimostrare di essere forte e rimanere qui, dove ci sono io!”

Blaine allungò una mano e afferrò il polso di Kurt.

“Tu non capisci, io voglio rimanere.”

“E perché non lo fai?”

“E'...è così complicato, Kurt.”

“Prova a spiegarmelo.”

Dei – la gente là fuori muore ogni giorno, Kurt! Cosa dovrei fare io, starmene qui con le mani in mano? E' questo che vuoi che faccia?”

“I-io...”, Kurt era senza fiato, troppo stanco e troppo triste per dire qualcosa che avesse senso. “Io non lo so.”

“Dimmi che cosa vuoi che faccia, Kurt.”, sussurrò Blaine, avvicinandosi ancora e prendendogli il volto tra le mani. “Chiedimi di restare, lo farò. I-io...ho solo bisogno che tu mi dica cosa vuoi che faccia. P-perchè io ti giuro che non lo so più, Kurt, non lo so più.”

E per la prima volta dopo tutto il tempo che Kurt lo conosceva, Blaine pianse davanti a lui.

Pianse e si fece piccolo piccolo contro il suo corpo – e questa volta fu Kurt a inglobarlo, a stringerlo e ad asciugargli le lacrime.

Poi lo portò a casa. Lo spogliò, lo aiutò a farsi una doccia, e con una calma che non avevano mai provato prima fecero l'amore. Lentamente e in un modo così nuovo e bello e profondo che li spezzò, con Ti amo così intensi e vividi mormorati sulla pelle pulsante dei petti, delle cosce e le linee nette delle braccia e del collo.

E poi Kurt si rivestì e aiutò Blaine a fare lo stesso.

“Non credi di riuscirci più, Blaine.”

“Ad amarmi?”

“No, non quello. Quello mai, Blaine – io ti amerò per sempre.”

“Allora cosa? Cosa, Kurt?”

“Non ce la faccio più ad aspettarti, Blaine.”

“Mi stai lasciando?”

Le mani di Kurt tremavano come foglie d'Autunno.

“B-Blaine, i-io non-”

“Mi avevi fatto una promessa, Kurt.”, la voce di Blaine era calma, i suoi occhi spalancati e stranamente freddi. “Non...non puoi infrangere la nostra promessa.”

“Mi dispiace, Blaine.”, fu tutto quello che uscì dalle labbra di Kurt. “Mi dispiace così tanto, io-”

Ma Blaine lasciò la stanza.

E dopo poche ore, Kurt sentì che anche la porta principale si chiudeva.

Blaine se n'era andato – e questa volta per sempre.

 

***

 

Erano passati due mesi da quel maledetto giorno, quel giorno in cui Kurt aveva lasciato andare Blaine.

A volte gli sembrava di non ricordare più nemmeno come si faceva a respirare.

Era tornato in Ohio da qualche settimana, e passava la maggior parte del tempo rannicchiato sul divano a osservare le foglie che cadevano dagli alberi. Quelle gialle gli ricordavano così tanto il colore degli occhi di Blaine.

Un giorno suo padre si sedette accanto a lui e gli parlò.

“Non sei felice, Kurt.”

“...forse un po' me lo merito.”

“Smettila di autocommiserarti.”, lo sgridò suo padre. “Non è questo il Kurt che ho cresciuto io.”

E poi Kurt scoppiò a piangere, lì accanto a suo padre.

“Ho sbagliato tutto, papà.”, diceva tra i singhiozzi, il volto immerso tra le ginocchia. “Ho perso la cosa più bella della mia vita e adesso non so cosa devo fare.”

“Con calma, ragazzo, con calma; ehi, troveremo un modo.”

Quando Kurt si calmò, fuori era scesa la sera.

“Lui è tutto quello che ho.”, sussurrò a un certo punto. “Il mio respiro, il mio coraggio, il mio cuore. Non ho niente se non ho lui.”

“Mi chiedo allora cosa ci fai ancora qui.”

“...lui non mi vorrà mai più vedere.”

“Ne sei sicuro, Kurt?”, gli chiese suo padre. “O te lo dici soltanto perché così è più semplice?”

E Kurt, improvvisamente, capì cosa doveva fare. Si asciugò le lacrime e abbracciò stretto suo padre.

“Sono stato così stupido, papà.”, ammise piano. “Come puoi credere di scappare da qualcosa che è conficcato dentro di te?”

 

***

 

L'esercito di Blaine era stato congedato momentaneamente nei Paesi Bassi, in quel periodo. Kurt lo venne a sapere da persone che conoscevano persone che a loro volta avevano contatti all'interno dell'esercito. E così partì, prenotando una camera in un albergo nei pressi di Amsterdam.

Gli dissero che Blaine alloggiava lì, durante quelle notti. Che a differenza dei suoi compagni aveva preferito non tornare a casa.

Aspettò tutta la notte, ma Blaine non tornò in albergo. Quando cominciarono ad affacciarsi i primi raggi di sole fu lui a uscire per andare a cercarlo – e lo trovò con semplicità. Doveva ammettere che nel suo cuore aveva sempre saputo che Blaine sarebbe andato in un posto come quello – vicino al mare, un posto in cui poteva riflettere.

“Blaine.”

Blaine si voltò con calma, i suoi occhi erano grandi e colmi di qualcosa che andava al di là dello stupore – e Kurt raccolse tutte le sue paure, una ad una, ed annullò la loro distanza, afferrando il suo piccolo corpo e facendo pressare le loro labbra per un piccolo secondo.

“Kurt-”

“Sono stato uno stupido.”

“Non dirlo, solo...cosa- perché sei qui?”

“Ti ho cercato ovunque. Avevo...avevo bisogno di te, di parlarti. E scusa se arrivo qui e l'unica cosa che sono capace di fare dopo due mesi è baciarti, ma...credo di non aver avuto scelta.”

Spuntò un piccolo sorriso sulle labbra di Blaine.

“Anche io volevo baciarti.”, gli disse dolcemente. “Vorrei sempre baciarti.”

Rimasero in silenzio per un po', rimanendo semplicemente fermi a contemplarsi senza dire nulla, finchè Kurt prese un bel respiro.

“Perderti è stato l'errore più grande della mia vita.”

“Non...non è stata solo colpa tua, Kurt-”

“Ti avevo fatto una promessa. Ti avevo promesso che ti avrei sempre aspettato, e invece non l'ho fatto. Perché ho avuto paura, Blaine.”, ammise Kurt, stringendo forte il suo giaccone. “Ho avuto paura, perché stare senza di te è la cosa più brutta che sia mai stato costretto a fare, e mi spaventava una vita in cui non avrei potuto passare ogni singolo giorno con te. Mi spaventava l'idea di perderti da un momento all'altro. E mi spaventa ancora adesso, così tanto, Blaine, ma...” Un respiro in cui Kurt sbattè le palpebre una singola volta. “Ma non è lasciandoti che sconfiggerò la paura. Non è cercando di allontanarti da me che ogni cosa passerà. Tu ci sarai sempre, e anche oltre il per sempre, perché sei il dove ho lasciato il mio cuore. La mia destinazione, il mio tutto, e...ed è egoista, ma voglio continuare ad amarti. Se tu lo vuoi. Voglio che proviamo a lasciarci alle spalle la paura. Tu sei la mia vita, Blaine – non posso, non posso perderti.”

Blaine gli strinse delicatamente i fianchi, le sue ciglia gettavano una piccola ombra sotto le sue palpebre.

“Mi ami?”

“Non ho mai smesso.”, gli disse piano Kurt. “E lo farò sempre, e per sempre.”

“Per fortuna.”, sussurrò Blaine, lasciandosi andare ad un sorriso. “Perchè anche io non ho intenzione di smettere.”

Il bacio che si scambiarono dopo era dolce. Kurt sapeva dei caffè che aveva preso durante la notte, e Blaine sapeva di lacrime. Era bello da impazzire.

“Sposami, Blaine.”

I suoi occhi divennero miele scuro, e Kurt per un attimo temette che tutta quella luce inondasse la pupilla.

“Non deve essere domani – ma sposami, Blaine. Rendimi il ragazzo più felice dell'interno universo.”

Blaine si morse piano il labbro inferiore, prima di parlare.

“Sì.”, sussurrò semplicemente. “Ma non credere che sia finita qui – ti farò la proposta, e sarà bellissima. Promesso.”

Kurt squittì di gioia e si gettò tra le sue braccia – e proposta e non proposta, anello o non anello, quello per lui era già un bellissimo per sempre.

 

Kurt non voleva più andarsene. Nemmeno dopo mille baci, nemmeno dopo aver fatto l'amore per giorni interi.

“Resto qui finchè non ti chiamano.”

“Sei pazzo.”

“Pazzo di te.”

Visitarono Amsterdam e si innamorarono dei suoi parchi e dei suoi colori e del suo mare. Kurt un giorno sussurrò a Blaine che gli sarebbe piaciuto invecchiare lì.

Blaine decise proprio in quel momento che avrebbe chiesto il licenziamento – avrebbe vissuto della sua musica, o avrebbe comunque trovato qualcosa. Avrebbe terminato i suoi ultimi mesi di servizio, e poi avrebbe sposato Kurt.

 

***

 

Due settimane dopo il giorno in cui Kurt era arrivato ad Amsterdam, Blaine venne richiamato nell'esercito. Non disse nulla a Kurt di quello a cui aveva pensato quando lo salutò all'aeroporto, ma si lasciarono con la promessa che si sarebbero rivisti presto.

Kurt tornò in Ohio – e a suo padre bastò un'occhiata per capire che tutto si era finalmente sistemato.

E un giorno di Ottobre inoltrato, Kurt ricevette una maledetta telefonata.

Un giorno di Ottobre inoltrato, il mondo di Kurt diventò buio.

 

“Kurt, respira.”

“Tu non capisci – non capisci, devo vederlo.”

“Non sappiamo cosa possiamo fare-”

“Devo vederlo! Gli hanno sparato, papà, devo esserci per lui! Devo- devo...”

Fare qualcosa, qualsiasi cosa, ti prego non lasciarmi non puoi avevamo progettato tutto ti prego non lasciarmi-

“Kurt.”

“Non posso perderlo, papà.”

“Lo so, ragazzo. Lo so, io...io spero solo che vada tutto bene.”

 

Kurt rimase ad aspettare diverse ore nel corridoio dell'ospedale dove Blaine era stato portato. Non sentiva né il freddo né la fame né altro – voleva solo vedere Blaine.

“Il colpo è abbastanza grave, di poco sopra il cuore. Per qualche strano motivo, la pallottola prima ha colpito un ciondolo che Blaine portava al collo. Gli ha praticamente salvato la vita.”

Kurt crollò su una sedia vicina.

“Non possiamo dire nulla, finchè non si sveglierà.”

“Ma si sveglierà, vero?”

Il cuore di Kurt precipitò ancora un po', quando il medico non fu in grado di rispondergli.

“Può andarlo a trovare comunque, signor Hummel.”

 

La mano di Blaine era incredibilmente piccola e fredda nella sua – e il suo viso immobile, scandito da quei lineamenti marcati che avevano colpito Kurt fin dal primo istante.

Però Kurt non poteva vedere gli occhi di Blaine.

I primi giorni fu solo in grado di rimanere a fissarlo – non c'erano parole, solo carezze e mezzi sorrisi, mentre Blaine rimaneva lì, a pochi centimetri da lui, ignaro di tutto, a respirare come un principe in attesa del suo bacio.

E poi, con il tempo, Kurt trovò il coraggio di parlargli.

“...ti prego svegliati, amore mio. Ti...ti sto aspettando- ti stiamo aspettando tutti. Facciamo tutti il tifo per te.”

Non gli lasciava mai la mano, nemmeno quando si addormentava lì accanto. E si addormentava accanto a Blaine quasi tutte le notti, e poi le infermiere lo svegliavano dolcemente la mattina dopo esortandolo ad andare in un letto vero, ma a Kurt poco importava. Mangiava il minimo indispensabile per tenersi in forze, si cambiava i vestiti per abitudine, ma poi era sempre e solo da Blaine.

E c'era trepidazione nell'aria quando gli stringeva la mano-

 

“Svegliati Blaine.”, sussurrava di continuo. “Torna da me, coraggio.”

 

E paura, tanta di quella paura-

 

“Non puoi seriamente lasciarmi, Blaine.”, diceva a volte, mentre le lacrime scorrevano inesorabili. “Hai fatto una promessa e hai detto che intendevi mantenerla, quindi ti prego- apri gli occhi. Non lasciarmi.”

 

E a volte, inesorabilmente, arrivava anche la rabbia.

 

“Non ti azzardare a non svegliarti più, Blaine.”, e Kurt alzava la voce certe volte, quando i singhiozzi diventavano forti e il suo cuore batteva così veloce da fare quasi male. “Non puoi lasciarmi- Blaine, lo avevi promesso. Non ce la faccio senza di te – lo sai, lo sai che non sono niente. Ti prego, Blaine. Solo- almeno stringimi la mano. Come quando facciamo l'amore. Stringimi la mano, Blaine.”

 

Ma Blaine rimaneva immobile tutte le volte.

 

***

 

Un giorno anche Puck venne a trovare Blaine, e rimase in silenzio ad osservarlo per minuti interi. Diceva tante cose, quel Puck. E se lo avesse conosciuto in un altro momento della sua vita, Kurt sapeva che probabilmente avrebbe imparato a volergli bene.

“Mi parlava continuamente di te.”

“Lui...lui mi ha salvato la vita tante volte. Più di quante mi piaccia ammettere.”

Gli aveva messo la mano sulla spalla, a un certo punto, dandogli un po' di calore.

“Mi aveva detto che voleva lasciare l'esercito, Kurt. Lui...lui ti avrebbe sposato presto, sai?”

Quando Puck lasciò la stanza, Kurt semplicemente non crollò.

Si frantumò in mille minuscoli pezzi, e fu in grado di smettere di piangere solo quando si addormentò con il corpo pressato contro quello immobile di Blaine.

“Non ce la faccio più, piccolo.”, gli sussurrò piano vicino alla guancia. “Ho bisogno che torni da me.”

 

***

 

Con il tempo, Kurt imparò anche a scrivergli.

E a cantare vicino al suo letto, perché sapeva quanto Blaine amasse la musica.

E gli parlò – davvero non smise mai, mai di parlargli. Gli raccontò cosa gli succedeva a scuola, gli raccontò di Finn e Rachel e Puck, dei fiori che riceveva continuamente.

Un giorno, fuori dall'università, un compagno del corso di Kurt di nome Trevis gli chiese di uscire.

“Ho il ragazzo, Trev.”

“...è solo che, uhm- ho sentito dire che è in coma. Tu hai...beh, intenzione di aspettarlo per sempre?”

“Anche oltre, se sarà necessario.”

Trevor era parso molto più che sorpreso, quando vide gli occhi di Kurt diventare lucidi.

“Ehi, è okay.”, gli disse a un certo punto. “Non deve succedere niente, ti offro solo un caffè.”

Kurt si lasciò portare nello stesso bar in cui aveva conosciuto Blaine.

“Mi- mi dispiace, sai. Di essere stato indiscreto. E' solo che...non credevo fosse una cosa così seria. Infondo siamo così giovani.”

“Già, la gente non crede mai in queste cose.”

“Raccontami di voi.”

“Ci siamo conosciuti proprio qui.”, sussurrò Kurt, perdendosi in un sorriso piccolo e pieno di nostalgia. “Lui mi ha offerto dei caffè un po' speciali, e poi abbiamo cominciato a vederci tutti i giorni. Io sapevo che lui sarebbe dovuto partire, ma mi sono innamorato lo stesso. E lui...oh, lui mi ha baciato per la prima sul ponte che c'è qui vicino, mentre stavamo litigando.”

“Un uragano, insomma.”

“Sì, un uragano. Qualcosa che sconvolge la vita, sai – ma più luminoso.”

“...e davvero vuoi aspettarlo per sempre.”

Trevis aveva gli occhi chiari, troppo chiari, quasi grigi. Era ancora giovane, più giovane di Kurt, e c'erano ancora tante cose che probabilmente doveva capire della vita.

“Sei mai stato innamorato, Trev?”

“No, uhm – credo di no.”

“Hai mai sentito una cosa così tua da non saper più respirare quando ti viene tolta? Hai mai lasciato che qualcuno tenesse in mano il tuo cuore, completamente e senza paure? Così, lasciando che lo sfiorasse a mani nude? Hai mai dato a qualcuno la possibilità di spezzarti?”

“No, Kurt.”

“Io sì, Trev.”, sussurrò piano Kurt. “Io sì, non ho avuto scelta. E ciò che mi fa amare Blaine così tanto, è che non mi pesa non averla avuta.”

 

***

 

Amo questa stagione dell'anno, l'autunno. I colori delle foglie cadute mi ricordano tanto i tuoi occhi, Blaine. A volte ne prendo una manciata e faccio finta che tu mi stia guardando – ma non mi basta, Blaine. Non è mai abbastanza.

Il mio corpo funziona bene solo quando è mescolato al tuo. Sei il mio respiro la mia anima il mio tutto – e voglio anche che tu sia il mio per sempre, Blaine. Ti prego, ti prego, mantieni la promessa.

 

***

 

Fuori cominciò a scendere la prima neve.

“Ho conosciuto un ragazzo, Blaine.”

Blaine respirava piano e lentamente, la pelle più pallida di un tempo e le labbra quasi rosse in contrasto.

“Non ho sentito niente, mentre mi parlava. Vedevo solo te, e avrei voluto che al suo posto ci fossi tu. Non riuscivo a smettere di pensare a tutto quello che abbiamo fatto, a quello che mi hai fatto provare.”

Una pausa.

“Tu mi hai reso chi sono davvero, Blaine.”

Una lacrima rotolò giù, lungo la guancia.

“Sei tutta la mia vita.”

 

***

 

“Ricordi quando hai detto che ero la luce che cancellava il buio che avevi dentro, Blaine?”

Il labbro inferiore di Kurt tremava quel giorno, insieme al suo piccolo corpo.

“Ora lo capisco, Blaine.”, gli disse piano. “Adesso lo capisco.”

 

***

 

E poi arrivò il nuovo anno, e con il nuovo anno una strana ondata di calore che sciolse la neve e portò la pioggerellina. Quella pioggerellina che piaceva a Kurt e che si mescolava con le lacrime che qualche volta rigavano il suo volto.

Kurt quel giorno era più felice, perché la pioggia gli ricordava Blaine, ogni piccola cosa di loro, del loro primo incontro e del loro primo bacio.

Si addormentò con la mano stretta a quella di Blaine, e si svegliò di soprassalto qualche ora dopo, quando sentì un piccolo movimento tra le sue dita.

Spalancò gli occhi, e presto si ritrovò a specchiarli in un oceano di ambra dorata.

E poi Blaine fece quel sorriso. Quel sorriso che gli procurava qualche ruga e lo rendeva eterno e nobile e immacolato e bellissimo – quel sorriso che Kurt amava e avrebbe amato per sempre, fino alla fine dei suoi giorni.

“Kurt.”

E improvvisamente, il mondo sembra un posto migliore – e tutto di nuovo splende, brilla come un sole, brilla come il suo bellissimo Blaine.

“Sono proprio qui, Kurt.”

E Kurt sbattè le palpebre una singola volta – e sì, Blaine effettivamente era sveglio, e gli stava stringendo la mano.

E finalmente – finalmente – anche lui potè tornare a sorridere.
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Alle ragazze del gruppo Sevensome, perchè senza di loro probabilmente questa storia non sarebbe qui. E alla mia sorellina, anche se mi ha detto che secondo lei questa storia non ha una fine. Per me e il mio cuore deve andare così. 

La canzone che Blaine canta a Kurt è questa.  Grazie a chiunque sia passato e chi si fermerà a dirmi cosa ne pensa. 
Alla prossima!

Je <3

 

 

 

   
 
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