Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: alpha_omega    26/10/2014    2 recensioni
Era strano come ciò che aveva sempre giudicato giusto e inscindibile potesse apparirgli così intricato e pieno di contraddizioni.
Arthur si strinse nel cappotto, incassando la testa tra le spalle sottili. Come poteva continuare se non credeva nelle proprie azioni? se non credeva nel Sistema?
-Come possiamo continuare a fare tutto questo se non riusciamo più neanche a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. se non crediamo più che il Sistema sia la soluzione? - si prese la testa fra le mani -ormai non sono più sicuro nemmeno se sono io che sto pensando questo o se sono loro che mi dicono di pensarlo!-
Francis si accese una sigaretta -Penso che ogniuno di noi debba trovarsi la risposta da solo, cherie- inspirò una boccata di fumo -e che allora potremo considerarci liberi-.
In una società dove il sistema controlla ogni mossa si potra mai trovare la libertà?
Storia ispirata in parte all'universo di psyco pass. coppie: UsUk Fruk GerIta SpaMano RuChu. Accenni PruNada e forse AusHung.
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, America/Alfred F. Jones, Axis Powers/Potenze dell'Asse, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                               Prayers written on water
 
 
 
 
Arthur Kirkland
La scossa della sveglia faceva un male cane, ma Artur kirkland ormai ci era abituato; dopo diciannove anni non ci faceva neanche più caso.
Ciao Arty! Oggi è un giorno speciale per lei e per tutti i Cittadini! Il Sistema le offre una colazione di quattrocento calorie, scelga pure ciò che le aggrada! La Voce era identica alla sua, ma avrebbe desiderato di possederne anche metà dell’entusiasmo mattiniero.
Si strofinò piano gli occhi, eliminando le ultime tracce di torpore nel suo corpo. Si alzò dal materasso con tutta l’eleganza che permettevano le due ore di sonno concessogli. Un sibilo metallico alle sue spalle indicò che il letto si era appena ritirato nella parete. Si girò e al suo posto era sbucato un tavolo con gli ologrammi di diverse pietanze. Scelse uova al burro e un’aranciata. Usò anche un paio di Buoni Extra avanzatogli dalla festa di qualche sera prima. Sorrise al ricordo: essere l’unico studente su settemila ad aver ricevuto il massimo era davvero un onore; lo stesso avrebbe potuto dirsi del suo incarico permanente. Non era da tutti entrare nelle forze dell’ordine a pieni voti. Nel giro di qualche ora gran parte del dipartimento di polizia sarebbe stato di sua responsabilità.
La stanza assegnatogli, originariamente non misurava che pochi metri quadrati, ma era progettata per poter assumere qualunque forma lui desiderasse, un altro piccolo privilegio della sua nuova carica. Quella mattina era impostata su un modello vecchia Europa: riproduceva un ambiente basato sulla ricostruzione di una dimora austriaca, con le pareti in pietra e i mobili in legno. In un angolo c’era persino un caminetto con sopra tanti piccoli quadri che riproducevano ambienti che lui dubitava esistessero. In quelli più assurdi c’erano come degli strani edifici in un materiale che non riusciva a riconoscere da cui spuntavano dei pali con strani tessuti bianchi attaccati sopra. Galleggiavano sopra una gigantesca distesa d’acqua in movimento e sotto un cielo plumbeo da far paura. Prima di addormentarsi lo aveva fissato per quasi mezz’ora senza capire il perché del suo gesto. Non importava più, ormai, tempo poche ore e sarebbe stato sostituito con qualcos’altro.
Selezionò l’opzione Specchio sul menù oculare impiantatogli al compimento del decimo anno di età e selezionò la divisa da lavoro sulla Omnituta, che si stabilì secondo il codice inseritogli tre giorni prima. Tempo dodici secondi e si ritrovò a rimirare un ragazzo minuto e pallido, con una divisa, che, sebbene fosse impostata sulla sua misura sembrava troppo grande per lui. I capelli biondi e sottili ricadevano in ciocche aggraziate attorno a due occhi verde intenso. Sarebbe potuto essere scambiato per un adolescente se non fosse stato per due sopracciglia che sembrava occupassero da sole un terzo del viso e che gli davano un’aria perennemente seria.
Sospirò e imboccò l’uscio della porta -Ci si vede-.
A presto Arty!
Superati in ascensore i duecentosettanta piani che lo dividevano dal suolo si ritrovò nel centro storico di Nuova Londra, anche se di storico non possedeva granchè: solo un paio di sculture ologramma commemorative e qualche vecchia targa. Per il resto era solo un insieme di corsie luminose dove uomini e veicoli transitavano verso le proprie unità lavorative. Alzò gli occhi verso il cielo, era una cosa che gli capitava spesso ultimamente. Ma come al solito non riuscì a scorgere che uno sprazzo di nuvole in uno spicchio grigio. Nascosto com’era dalle enormi città grattacielo che si stagliavano imponenti per tutta la visuale. Si avviò verso la corsia preferenziale per le forze dell’ordine con una breve corsetta. Mostrò il codice che aveva tatuato sul polso allo scanner e passò senza problemi. Buona giornata Arty, congratulazioni per il suo incarico, il Sistema ha grande stima di lei, non ci deluda!
-Primo giorno, Cheri?- un ragazzo, sulla venticinquina, con lunghi capelli biondi che non aveva notato prima gli stava sorridendo: era alto e ben proporzionato, indossava un largo impermeabile di un viola acceso.
-Tutto a posto? Mi sembri piuttosto teso- gli occhi azzurri dell’altro lo squadravano perplessi -Ti chiami…- le iridi assunsero un colore verde acqua mentre lo scannerizzava -Arthur Kirkland, ce est ça? -.
Annuì – Francis Bonnefoi, giusto? -.
-Oui.- il sorriso si fece ancora più largo –Mi ricordo di te, ero al quinto anno e tu mi hai fermato, chiedendomi di farti fare un giro dell’accademia. Non sei cresciuto molto, però.
Decise sin da subito che quel ragazzo non gli piaceva. Si ricordava di lui: un adolescente borioso e arrogante che per tutta la visita non aveva fatto altro che deridere la sua statura e i goffi abiti dell’orfanatrofio in cui era avvolto.
-Mon Dieu, anche tu un ispettore? Sono nella sezione accanto alla tua.
Strabuzzò gli occhi -Come, scusa?- non era possibile. Era vero quello che aveva appena sentito?
Quello gonfiò il petto -Ma certo, che altro ti aspettavi?-.
Magnifico! Non aveva ancora iniziato a lavorare che la giornata gli si parava più nera che mai.
-Di che grado sei? Non c’è scritto.- Almeno si sarebbe potuto fare due risate: con quell’atteggiamento era quasi impossibile che il Sistema l’avesse ritenuto idoneo anche solo per una misera E...
L’altro si portò un dito alle labbra, come per ricordare. -Mi sembra…B. Se non sbaglio-. Era il grado più alto dopo la A e la S e la 0. Lui era appena alla C. Incredibile, era un suo diretto superiore.
Sospirò. Sarebbe stata dura.
 
 
 
 
 
Alfred F Jones
Il ragazzo correva con tutte le sue forze per i vicoli secondari di Nuova Londra, cercando di sviare le telecamere come meglio poteva. Il cuore a mille Il chip rubato che sembrava pesare come un macigno nella tasca della felpa.
Il materiale da lei sottratto è strettamente riservato la maledetta Voce gli rimbombava nelle orecchie Se non si consegna subito agli agenti di pattuglia saranno adottate misure restrittive estremamente spiacevoli. Non ci costringa a farle del male.
-Col cavolo- borbottò fra se e se mentre si nascondeva dietro uno smaltitore di rifiuti, nell’angolo più buio che riuscì a trovare. Lo avrebbero eliminato sul posto anche senza Chip. Non aveva né un nome ufficiale né una qualsiasi identità elettronica. Suo padre glieli aveva fatti togliere prima della fuga da Nuova Washington.
La tuta che gli aveva prestato Kiku era in grado di eludere i sistemi a rilevazione termica. Altrimenti non avrebbe durato due giorni come ladro, me era consapevole.
Entrò nel cassonetto, fortunatamente ancora vuoto. E aspettò che la truppa fosse passata. Strinse con forza la piccola schedina: stando a quanto gli aveva detto l’Agenzia ancora qualche furto e lui e suo fratello avrebbero ottenuto un chip falso per poter passare i controlli.
Sentì uno spiacevole brontolio allo stomaco. Si strinse con forza la pancia, ignorando la sensazione di vuoto. Quello non era il momento di stare male.
Uno scalpiccio, il rumore del coperchio che si apriva, un fascio di luce -Ce ne hai messo di tempo Jones. Ivan Braginski, un ragazzo circa della sua età, ma dalla corporatura enorme lo aiutò ad uscire. Le sue sorelle Sofia e Natalia sembravano quasi le sue guardie del corpo da quanto stavano all’erta. Probabilmente essere figli del più grande nemico che il Sistema avesse mai avuto non aiutava.
-C’è un furgone che ci aspetta a pochi isolati da qui- la voce sottile e cadenzata del russo era stranamente intonata alla sua figura.
Avrebbe aspettato a consegnargli il contenuto della sua tasca. Non si fidava degli Anarchici nemmeno un po’. Quando gli aveva comunicato che non aveva intenzione di diventare uno di loro erano diventati subito ostili nei loro confronti, ma poco importava. Sarebbero tornati in America; ad ogni costo.
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
Ecco…non so da dove cominciare: innanzitutto vi ringrazio per aver letto il capitolo, spero vivamente che come prologo sia abbastanza accattivante. E’ la prima storia che pubblico dopo mesi e non so come mi è venuta. So che è davvero da pazzi incominciare una nuova storia quando se ne ha un'altra in sospeso; mi scuso per non averla più continuata, ma la verità è che non sono più riuscita a mandarla avanti. Ricomincerò a pubblicarla non appena mi verrà un’idea buona, lo prometto!
Un saluto speciale ad aka-sama. Un giorno pubblicherai quella fanfic, ricordatelo u__u
Grazie a tutti e alla prossima
Un bacione
Alpha_omega.

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: alpha_omega