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Autore: Alins    26/10/2014    1 recensioni
Anastasia “Anya” Angeli è appena scampata alla morte, ma mentre lei e viva e vegeta i suoi genitori barcollano nel buio, tra la vita e la morte, loro sono in coma.
Anya e suo fratello minore Leon sono costretti ad andare a vivere dalla neo sposa zia Guadalupe o come la chiamano loro “Lupe”, sorella più piccola della madre, e da suo marito Greg, i due fratelli si prenderanno cura, tra l’altro anche della piccola Soledad, figlia della coppia e vero sole che illumina il buio.
Aaron fa parte di una famiglia da cui, secondo Lupe, Anya deve assolutamente stare lontana ma il fato vuole che il ragazzo si trasferisca accanto nella casa accanto, con alcuni suoi compagni di scuola.
I caratteri così simili e così diversi allo stesso tempo, li porteranno a scontrarsi inevitabilmente.
Riuscirà Anya a sconfiggere il mondo di ombre in cui si è rintanata magari con un aiuto speciale? E riuscirà Aaron ad abbattere il muro che la ragazza si è costruita?
Dal Testo:
- Va via - [ ... ]
- No, non posso. Non posso starti lontano, tu sei tutto ciò di cui ho bisogno -
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Zombie
 << In your head, in your head they're still fighting
With theyr tanks and their bombs  
And their bombs and their gungs
In your head, in your head they are dying >>
 
 

Buio.

Solo e soltanto buio.

Nient’altro che i suoi occhi potessero vedere, niente che le sue orecchi potessero sentire.

C’era solo il buio, e basta, il nulla, niente di niente.

C’era una cosa in particolare che Anya odiava, di cui aveva paura: il buio.

Era quasi divertente questa cosa, lei che aveva sempre avuto paura del buio ora sembrava rilegata lì, senza sapere cosa fare, senza nemmeno sapere dove fosse, nel buio totale.

Aveva alcuni ricordi sbiaditi, ma non riusciva a metterli a fuoco.

Ricordava bene il viaggio in macchina con i suoi genitori, lo stereo al massimo volume, il cantare con i suoi, i finestrini aperti che facevano entrare il vento in quella afosa sera d’Estate, poi solo un boato e … il buio.

Nient’altro.

Niente di niente.

Solo buio.

                                     ***

<< Buongiorno, mi amorcito >>

Sua zia Guadalupe entrò nella sua stanza in un turbine di colori, e si sedette accanto al letto della nipote, che se ne stava inerme ad occhi chiusi, su quel letto d’ospedale, in una stanza spoglia e con tutte le tende tirate, che impedivano al sole di entrare.

Guadalupe si liberò del camice bianco e lo poggiò deliacamente sullo schienale della sedia grigia accanto al lettino di Anya.

Lei era un dottore in quell’ospedale, e non appena finiva il turno restava un po’ di tempo accanto alla nipote, che dopo una settimana del incidente non si era ancora risvegliata.

<< Che ne dici di un po’ luce? >> Guadalupe continuava a fare domande alla ragazza, che però non poteva e non riusciva a dire nulla.

Senza aspettare niente spalancò ogni finestra presente nella stanza, e i raggi del sole caldo illuminarono, e allo stesso tempo riscaldarono, il giovane viso della ragazza.

<< Queste infermiere così tristi pensano che l’ospedale deve essere triste quasi quanto loro >> borbottò a mezza voce.

Anya poteva sentirla, come poteva sentire la presenza della zia nella stanza, ma nonostante volesse a tutti i costi aprire gli occhi e parlarle, una parte di lei aveva paura di risvegliarsi, e scoprire nei dettagli ciò che le era successo, e ciò che era successo ai suoi genitori.

Ricordava che suo fratello una volta, una delle prime volte che era venuto a trovarla, stanco, frustrato e solo le aveva gridato contro, o meglio aveva gridato contro il corpo adagiato sul lettino inerme, poiché non reagiva, e non si risvegliava.

Leon poi si era scusato con lei, capendo di aver sbagliato, ma quello sì che era rimasto impresso a fuoco nella sua memoria, nonostante avesse ascoltato solamente.

<< Ti va di ascoltare un po’ di musica? Scommetto proprio di sé, conoscendoti >>

Guadalupe sorrise fra sé, ed Anya pensò che la conosceva proprio bene.

Le infilò una cuffietta nell’orecchio e si infilò l’altra nel suo, premendo poi il tasto “Play”facendo subito partire la canzone dei The Cranberries, e quando capì di quale canzone si trattava era quasi sicura che un fremito le avesse scosso il corpo, ma in realtà il suo corpo continuava ad essere inerme, la canzone era Zombie la stessa canzone che stava ascoltando quella sera.

Canticchiava tra sé una strofa della canzone, e si rese conto che non era la sola a sentire la sua voce.

<< In your head, in your head they're still fighting

With theyr tanks and their bombs 

And their bombs and their gungs

In your head, in your head they are dying >>

Ripeteva quella strofa in continuazione, era lì che era finita la musica.

Ma anche Guadalupe si era resa conto che Anya stava cantando, e la guardava con occhi sbarrati.

Si precipitò fuori dalla stanza per chiamare un medico ma quando rientrò Anya non era più nel letto ma accanto alla finestra che continuava a canticchiare.

Accorgendosi di loro si girò e sorrise alla zia, non sapendo che quello sarebbe stato uno degli ultimi veri sorrisi che avrebbe fatto.

<< Ciao, Zia! Come va? Hai ragione la musica aiuta sempre >> disse

     

                                ***

Guadalupe era finalmente convinto la ragazza a rimettersi a letto, nonostante lei continuasse a dire di stare bene, poi era arrivato il momento di rispondere ad una delle domande più difficili che le avessero mai fatto, e di domande difficili c’è ne erano state molte nella sua vita.

<< Dove sono i miei genitori? >> aveva chiesto la ragazza quando avevano cominciato a venire a farle visita i nonni, a quel punto Lupe aveva fatto uscire tutti dalla stanza, si era seduta accanto a lei, e le aveva cominciato a raccontare del incidente, erano stati vittima di un attentando ad un famoso giudice per puro caso, erano imbottigliati nel traffico e quando la macchina del giudice si era trovata nel centro perfetto del ponte l’avevano fatto saltare in aria.

Non c’erano stati morti, fortunatamente, ma i suoi genitori erano caduti in coma, e tutti erano abbastanza sicuri che ne sarebbero usciti tanto in fretta, o che ne sarebbero mai usciti, ma questo Lupe aveva preferito non raccontarlo alla nipote.

<< Voglio vederli! >> esclamò la ragazza facendo per alzarsi

<<< Tesoro, sei ancora troppo debole … >> provò subito a fermarla la zia.

<< Non mi importa minimamente di questo. Voglio vederli con i miei occhi >>   ora stava proprio gridando e non le importava che qualcuno potesse sentirla.

Vedendo l’urgenza che c’era nei suoi occhi Guadalupe annuì, pensando da medico quella non era la cosa giusta da fare ma pensando da zia quella era la cosa da fare.

Così, ignorando le repliche di Leon a cui invece non era stato permesso vedere i genitori, Anya e Guadalupe, questa volta in veste da medico, e l’accompagnò alla porta.

<< Sei sempre in tempo per tornare indietro, sai? >> le disse, ma Anya annuì comunque sicura di ciò che stava per fare.

Guadalupe la guardò per l’ultima volta, e poi aprì la porta.

Anya si aspettava di trovare tante cose in quella stanza, ma mai si sarebbe immaginata di vedere solo un paio di tubicini nelle braccia delle madre e del padre, Milagros e Andrea Angeli erano sempre state le persone più forti, allegre e divertenti che Anya avesse mai conosciuto, e verle così, completamente inermi in un letto d’ospedale la faceva stare tremendamente male.

Si rese conto che non aveva mai parlato abbastanza con sua madre, di non aver abbracciato abbastanza suo padre, sembrava strano che quelle consapevolezze venissero a galla solo in quel momento, solo quando non era sicura che gli avrebbe più parlato …

Scosse la testa mentre le prime lacrime cominciarono a rigarle il viso e veloce come una gazzella scappò via dalla stanza, non era mai stato un asso nella corsa, ma quella volta aveva dalla sua parte l’effetto sorpresa.

Zizzagò tra i vari pazienti, creando varie proteste, mentre sua zia si scusava con quelli che travolgeva lei, non conosceva bene l’ospedale ma continuava a correre imperterrita, continuando a salire le scale.

Quando finalmente le si parò d’avanti una grande porta l’aprì senza pensarci due volte, e si ritrovò sul tetto dell’ospedale, si sedette a terra, incurante della polvere che di solito l’avrebbe fatta tornare indietro.

E senza sapere il perché continuò a piangere con la testa fra le mani.

Sua zia la raggiunse con solo due minuti di ritardo e si inginocchiò immediatamente accanto a lei abbracciandola senza dire una parola, perché era consapevole che a volte un abbraccio valeva più di mille parole.

Anya in quel momento si rese conto che la sua vita era cambiata per sempre e che   anche lei non sarebbe stata più la stessa ...

-        Fine capitolo -




Note dell'autrice:
So benissimo che ho altre due storie incomplete, ma non ho proprio saputo resitere dal postare anche quest'altra storia, a cui tengo molto.
Il capitolo è piuttosto breve, ma dopotutto è solo una premessa.
Spero di avervi incoriustite seppur anche minimamente.
L'idea mi è venuta vedendo "Cattivi nemici" con quel gran figo di Zac Efron *____* ma la storia sarà completamente diversa.
Il titolo della storia è una canzone di John Lennon e quella del titolo è una canzone dei Cranberries e dice:

 << Nella tua testa, nella tua testa 
Stanno combattendo 
Con i loro carri armati e le loro bombe 
Le loro bombe e le loro pistole 
Nella tua testa Nella tua testa stanno morendo >>
Spero che qualcuno decida di recensire.
Baci
Ali
  
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