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Autore: DulceVoz    27/10/2014    7 recensioni
Che ne sarà di noi? Questa non è una vera e propria domanda, è piuttosto una frase vaga che si ripetono tre fratelli, da quando la loro vita è stata sconvolta da una disgrazia più grande di loro, un uragano di sofferenza che ha stravolto duramente le loro giovani esistenze. Che ne sarà di noi? Si chiede una zia amorevole, che potrebbe trovarsi costretta a vivere con loro a causa di un testamento sorprendente, il quale la vedrebbe obbligata sotto lo stesso tetto anche con il suo peggior incubo, ovvero l’uomo che si interrogherà con la medesima questione, nascondendosi dietro ad una maschera di indifferenza. Dal dolore puo’ nascere amore? E, soprattutto… l’amore puo’ aiutare a superare un dramma tale? Questo e molto altro, lo dovranno scoprire i nostri protagonisti… perché a sanare le loro profonde ferite, dovrà pensarci proprio questo potente sentimento.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, Diego, Leon, Pablo, Violetta
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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La festa di compleanno. Cap.1
 
 
“- Mamma vedrai che zia Angie porterà una torta favolosa!”. Il giardino della villetta dei Castillo era già addobbato di palloncini e festoni, con tavoli imbanditi di ogni prelibatezza che facevano bella mostra di sé sotto al portico della casa, adorno di vasi zeppi fiori, in particolare violette e gerani dai mille colori. “- Non ho dubbi, tesoro! E soprattutto sarà squisita come al solito! E’ una maga nei dolci!” Esmeralda Saramego scese i gradini della veranda e si avviò sul vialetto principale della casa, guardandosi intorno per studiare che tutto fosse in perfetto ordine per la festa di compleanno di sua figlia minore, Ambar. “- Dici che porterà anche i cupcakes? Io adoro i suoi, sono così colorati, gustosi… adorabili!” Violetta saltellò dietro sua madre allegramente, ancora dei nastri lilla in mano, con i quali aveva appena finito di contornare, per decorarlo, lo steccato che circondava la casa. “- Penso di sì… Dov’è tuo fratello?” Chiese d’un tratto la donna, rivolgendosi alla giovane che indicò la casa accanto con un cenno fugace del capo. “- Indovina un po’! tra poco inizierà il frastuono e capirai da te…” Ridacchiò con aria sarcastica, indicando il villino vicino al loro: dalla direzione mostrata dalla giovane, proprio in quell’istante, iniziò una musica assordante, una accozzaglia di suoni di due chitarre elettriche, batteria e una voce intonata ma ancora troppo coperta dagli strumenti. “- E’ di nuovo dai La Fontaine? Ottimo! Gli avevo anche detto che oggi era un giorno speciale… non mi ascolta mai quel ragazzo!” Sentenziò la donna seria, ma tradendo il suo tono severo con un dolce sorriso. Come poteva rimproverare il suo primogenito, 17enne sempre così allegro e spensierato? Sarebbe tornato di lì a poco come se nulla fosse accaduto e sicuramente avrebbe cominciato a girovagare intorno al cibo invece di aiutare… tanto valeva lasciarlo andare dal suo migliore amico! Diego era una peste, lo era stato fin da piccolo e continuava su quella strada… vivace, divertente, solare, disordinato… e pure affettuoso e tanto, sia con le sue sorelle che con lei e German. Il padre lo chiamava il suo:“mini capo”, per il fatto che a volte si mostrasse tanto duro con gli altri… ma quando riguardava la sua famiglia, i suoi affetti era un’altra persona e tutti dovevano riconoscerlo, amici e parenti compresi. “- Mamma sai com’è fatto! I maschi sono tutti uguali!” Sentenziò la ragazzina, ruotando gli occhi al cielo e prendendo a riflettere su come posizionare il tavolo sul quale disporre i regali di compleanno per la sua sorellina minore. “- Che dici se i pacchetti li lasciamo qui, all’ingresso? Così non appena torna impazzirà di gioia nel vederli!” Sorrise poi la giovane, facendo annuire la donna che si riavviò una ciocca ramata per portarsela nervosamente dietro all’orecchio: Ambar e German sarebbero tornati di lì a poco ma di sua sorella e degli altri invitati ancora non c’era traccia… non che fossero molti, ma se voleva che la festa a sorpresa funzionasse doveva avvertire il marito per farlo ritardare ancora un po’ o sarebbe andato tutto in frantumi. “- Chiamo tuo padre e gli dico di trattenersi in spiaggia… manca tutto, torta, dolci e zia compresi!” Sentenziò la Saramego, facendole l’occhiolino prima di rientrare in casa, scuotendo il capo per il chiasso ancora proveniente da quella accanto. Sua sorella… sempre la solita! Era sicura che avrebbe avuto problemi con la sua pasticceria, il Restò Bar, o con i turni di lavoro che organizzava… se poi si fosse ricordata all’ultimo secondo di qualche pasticcino in ritardo con la consegna sarebbe stata la fine! Ci teneva così tanto al suo piccolo locale, un tempo dei loro genitori… così tanto che lì dentro, a volte, sembrava perdere la cognizione del tempo. Esmeralda cercò il cellulare sotto ad un mucchio di progetti sul tavolinetto del salotto, tutti del lavoro di German e compose il numero per dirgli di prolungare la sua passeggiata con la figlia più piccola… poi avrebbe dovuto chiamare quella confusionaria di Angie per ricordarle della festa: non se ne sarebbe mai dimenticata, ma almeno così facendo, si sarebbe data una mossa per arrivare in tempo. Guardò l’orologio appeso nella grande cucina e notò che segnasse già le 17:30… per le sei sarebbero stati tutti lì, amici e parenti, pronti a festeggiare la più piccola di casa. Un lampo di preoccupazione le attraversò improvvisamente lo sguardo: e se sua sorella si fosse rifiutata di andare comprendendo che al party ci sarebbe stato anche Pablo, il migliore amico di German? Sapeva che lei lo odiasse, che per quanto lei e suo marito avessero tentato di farli finire insieme, avessero fallito miseramente: in effetti quei due erano i poli opposti, due facce diverse di una stessa medaglia, due binari destinati a non incontrarsi mai… ma no, in ogni caso Angie non aveva potuto lasciare la sua adorata nipotina senza dolci di compleanno, non era proprio nel suo stile.
“- Esme… ci sono problemi?” Senza neppure essersene accorta, gli squilli dall’altra parte del ricevitore erano terminati e la voce profonda di Castillo, ansioso come sempre, la interpellava con un tremito di tensione nel tono, sin da subito, preoccupato. “- No, o meglio nulla di grave. Restate ancora un po’ in spiaggia… Angie non è arrivata, di conseguenza mancano i pasticcini e… facciamo così, venite qui per le sei e trenta, d’accordo?” German ascoltò in silenzio per non far insospettire la figlia, seppure fosse ancora sul bagnasciuga a raccogliere conchiglie, a qualche metro di distanza da lui. “- Tranquilla, amore… andrà tutto a meraviglia!” Esclamò soddisfatto, senza staccare nemmeno per un secondo gli occhi dalla bambina.  “- Speriamo… a dopo. Ti amo.” Sussurrò lei, timidamente, imbarazzandosi come una ragazzina alla prima cotta per le sue stesse parole. “- Anch’io, tanto. Ci vediamo più tardi.” E così dicendo, riagganciò.
“- Toc, toc… posso entrare?” Una voce fece sobbalzare la donna e la sua ospite si preoccupò prontamente di averla spaventata troppo. “- Marcela, ciao! Scusa ero sovrappensiero e devo telefonare a mia sorella… aveva detto sarebbe venuta prima per aiutarmi ma come al solito è in ritardo!”  Sentenziò Esmeralda, facendo segno all’altra di accomodarsi alla sedia del tavolo del soggiorno, strapieno di pietanze salate pronte per essere portate in giardino insieme al resto delle leccornie preparate dalla stessa padrona di casa. “- Perdona l’intrusione ma quei ragazzi con questa storia della band mi manderanno al manicomio! Non li sopporto più! Avevo bisogno di evadere!”. Marcela Parodi era la vicina di casa dei Castillo da poco tempo, circa due mesi, ma suo figlio Leon e Diego erano diventati sin da subito amici… erano tanto simili caratterialmente che sarebbe stato inevitabile non vederli legare dal primo istante che si erano conosciuti. “- Non sarà la band, ma piuttosto tuo marito a mandarti alla Neuro prima o poi!” La corresse la Saramego ridendo, riferendosi a Matias, stesso carattere di suo figlio maschio, allegro ma di certo da non poter vincere il premio di “marito modello”, almeno a detta della moglie e del resto dell’intero vicinato. “- Marcy, finalmente! Fran non è ancora arrivata? Non dirmi che sta ancora studiando latino!” Violetta, rientrata in casa, subito corse incontro alla mora che le sorrise amichevolmente, annuendo. “- Ebbene sì… anzi, se vai a tirarla fuori da quella cameretta mi fai un favore! Portala qui, ti autorizzo ad usare le maniere forti se necessario!” Sentenziò la donna fingendo un tono solenne e facendo l’occhiolino alla ragazza. “- Ma come diamine riesce a concentrarsi con quel baccano, poi! Assurdo!” Ribatté Violetta, agitando le braccia, confusa. Se quella musica assordante arrivava sin lì immaginava cosa avrebbe dovuto significare tradurre dall’antica lingua avendola al piano di sotto. Il garage dei La Fontaine, nonostante fossero gli ultimi arrivati al borgo di Madeira, era la sala prove del gruppo di suo fratello e dei suoi amici ma lei non andava quasi mai a vederli… quel Leon la imbarazzava decisamente troppo e poi… e poi cosa c’era da andare ad assistere se erano così scarsi? Francesca invece era simpatica e se si avvicinava a quella casa era soprattutto per lei: non la conosceva da molto ma poteva già definirla la sua migliore amica, insieme a Camilla che conosceva, però, sin da bambina. La figlia di Marcela e Matias era la gemella di Leon  ma i due non potevano essere più diversi… condividevano solo i loro 17 anni e la data di nascita identica! Lei mora, lui castano dorato, lei occhi scuri, lui verde smeraldo, lei precisa, ordinata e intelligente, pacata ma con un bel caratterino all’occorrenza,  come la madre… lui… beh, lui caratterialmente identico al padre, se non peggio… insomma, gli antipodi probabilmente avevano più somiglianze tra loro.
Uscendo dal suo giardino, passò davanti ai ragazzi e fu costretta a tapparsi le orecchie con le mani, avanzando il passo per raggiungere la porta del villino accanto, non notando, tra due alberi, disteso su un’amaca , il padrone di casa che tentò invano di salutarla, chiamandola a gran voce… ma con quel baccano era praticamente inutile. “- VIOLETTA, CIAO!” La musica cessò di colpo e l’urlo del biondo rimase forte nell’aria, facendo sì che la giovane si voltasse finalmente e lo vedesse. “- Salve, Matias! Salgo un minuto da Francesca!” Sorrise gentilmente lei vedendolo annuire sorridente come al solito, ma, come se l’avesse chiamata, la bruna apparve come una furia alla finestra della sua stanza, iniziando ad inveire contro il padre. “- EH NO! ADESSO TI CI METTI ANCHE TU, PAPA’? BASTA! IO STO TENTANDO DI STUDIARE!” La Fontaine si alzò di colpo quasi avesse preso la scossa e, goffamente, rovesciò il piatto con i suoi tramezzini sul prato, cibo che venne prontamente invaso dalle formiche che iniziarono a pasteggiarvi a frotte. “- Il mio spuntino, dannazione!” Imprecò l’uomo, osservandolo con aria affranta per qualche secondo. “- Francesca dai, chiudi quei libri ed aiutami con la festa di Ambar! Tra poco arriva anche Cami, muoviti!” Violetta si portò le mani ai fianchi e cominciò a battere nervosamente un piede a terra, mentre la musica aveva ripreso improvvisamente a distruggere i loro timpani. La bruna scosse il capo con stizza e rassegnazione e, di botto, chiuse entrambe le ante della finestra provocando un rumore forte che si sarebbe udito potentemente in tutto il vicinato, se solo la band avesse smesso per un secondo di provare cosa che, invece, non fece affatto.
“- Eccomi, scappiamo da qui!” Sbottò la ragazza, correndo verso l’amica che si era seduta a dondolare sull’amaca al posto del padrone di casa, rientrato per prepararsi un altro toast al formaggio. “- Non ci credo! Finalmente ti sei degnata di farti viva, devo ringraziare mio fratello &co per questo repentino cambio di programma?!” Rise ironicamente Violetta, balzando giù dal telo su cui si era accomodata, atleticamente. “- Smettila, mancano ancora settimane all’inizio della scuola, dovremmo divertirci un po’, non credi?” Sorrise ancora la Castillo, dandole una lieve gomitata mentre si incamminavano di nuovo verso casa sua. Il sole stava tramontando e intorno a loro era tutto di una tenue sfumatura color arancio che rendeva l’atmosfera magica. “- Sì, certo! Ma sai che devo recuperare con quella materia… non sono un granché e non voglio che i nuovi professori notino le mie carenze…” Si giustificò la La Fontaine, facendo scuotere il capo all’altra. “- Da quanto ne so io sei un genietto in tutto e tua madre me lo ha confermato!” Sbottò per tutta risposta Violetta, socchiudendo gli occhi per cercare di vedere meglio di fronte a sé: la sagoma di una ragazza correva verso di loro e solo quando fu a pochi metri di distanza la Castillo riuscì a riconoscerla, a causa dei raggi accecanti della palla di fuoco che stava calando dietro la linea dell’orizzonte. “- Camilla!” Salutò allegramente, gettandole le braccia al collo. “- Salve, ragazze! La nana c’è? Le ho portato un regalino per cui potrebbe impazzire di felicità…” Se Francesca era diversa da Violetta la Torres era l’opposto della La Fontaine: spirito libero, vivace, sempre in giro a divertirsi, simpatica, spigliata, affettuosissima con le sue amiche e, tra l’altro, l’unica già fidanzata con il batterista del gruppo, Sebastian, detto Seba. “- No, Ambar è con mio padre in spiaggia, sarà una festa a sorpresa!” Sorrise la giovane prendendo il pacchetto regalo che la rossa le porgeva. “- Venite che staranno per arrivare tutti gli ospiti e voi mi dovete aiutare con il resto del buffet!” Spiegò poi Violetta, trascinandosele di forza sul vialetto per correre verso casa sua: le due tentarono di opporre resistenza ma la Castillo fu più forte e le portò sino al portico, dove, finalmente, le amiche si bloccarono di colpo. “- Ma io volevo andare a trovare Seba! Sta suonando con i vostri fratelloni!” Sbuffò Camilla, annoiata. “- Che vuoi? Pretendi che passi tutta la serata in mezzo a decine di bambini al massimo 10enni?” Esclamò piccata, quando sia Francesca che Violetta la fissarono di colpo, con cipiglio stizzito. “- Avevate promesso che mi avreste aiutato e invece tu eri presa dal tuo amato Catullo e lei pensa solo al suo amoruccio di un batterista! Povera me!”. A quelle parole della Castillo, le due abbassarono gli occhi rattristate… in effetti erano settimane che Violetta chiedeva ad entrambe una mano con quella festa da organizzare per la sua amata sorellina… ma quelle pasticcione delle ragazze sembravano sempre annoiate all’idea, l’una troppo presa dallo studio e l’altra dal suo storico fidanzato. “- D’accordo, ci sacrificheremo per te!” Sbuffò Camilla dopo qualche secondo di silenzio, sorridendole poi buffamente e forzatamente. “- Molto gentili, entriamo!” Esclamò ironica la giovane padrona di casa, spalancando la porta per condurle dentro… sarebbe stata una lunga serata, lunghissima.
 
 
“- Dai stiamo migliorando!” Diego, togliendo la tracolla che sorreggeva la sua chitarra elettrica, alquanto malridotta e scordata, si sedette in un angolo del garage dei La Fontaine su uno scatolone contenente, a quanto diceva la scritta su un lato, addobbi Natalizi. “- Siamo un gruppo da troppo poco, neanche due settimane… dobbiamo continuare a provare e provare fino a quando…” “- Fino a quando non ricovereranno in manicomio tutta la tua famiglia per esaurimento nervoso!” A continuare la frase di Leon era stato Seba, che, ancora dietro alla batteria, fece roteare in aria le bacchette, riafferrandole al volo con una mossa rapida e perfetta. “- Ci manca poco, con quella noiosa di mia sorella, quel folle di mio padre e quella stressata di mia madre…” Ridacchiò la voce del gruppo, nonché proprietario della sala prove, sistemando alcuni cavi della tastiera, a cui ancora non avevano nessuno. “- Forse dovremmo cercare altri membri per il gruppo… ovviamente all’altezza! Magari posso chiedere ad alcuni amici di scuola, o potremmo mettere un avviso in qualche bacheca dei locali più in e fare delle audizioni…” Sentenziò Castillo, agitando le braccia entusiasta della sua stessa idea geniale. Viveva lì da molto più tempo rispetto a Leon eppure, pensare di formare quel gruppo rock, era venuto in mente a quest’ultimo. Per trovare il batterista non aveva avuto dubbi dopo averlo sentito suonare: Sebastian Calixto, sotto insistenza dell’amica di sua sorella, Camilla, era perfetto per occupare quel posto e la Torres stessa lo aveva spinto precedentemente a chiedere ai due se potesse far parte della band non appena aveva saputo da Violetta e Fran della voglia dei rispettivi fratelli di voler creare quel gruppo. Ora però… ora, non erano ancora al completo e a mano a mano che passavano i giorni se ne rendevano sempre più conto. “- Sì, Castillo… potremmo provare!” Esclamò il moro, alzandosi, ma esibendosi prima un assolo ai piatti, alquanto rumoroso e fastidiosamente buono. “- Tuo fratello non suona il basso?” Chiese subito Diego, ricordando vagamente che qualche volta, a scuola, avesse preso parte all’orchestra dell’istituto nonostante non spiccasse in nessun’altra materia. Andres Calixto era così: genio e follia… a detta di tutto il liceo più follia che genio. “- Tu sei sicuro che vuoi che quell’impiastro sia dei nostri?” Domandò Seba alzando un sopracciglio, perplesso per quella proposta che gli pareva un’assurdità bella e buona. “- E’ così male?” Si intromise Leon che non conosceva ancora molto i ragazzi di Madeira… in fondo non aveva ancora iniziato la scuola lì e a parte Diego, Seba e pochi altri frequentatori di bar o della spiaggia non aveva ancora stretto moltissime amicizie, per quanto socievole fosse. “- No, ammetto che suona bene… il problema è che… è… particolarmente folle.” Quelle parole fecero ghignare il figlio di German che sapeva della fama del bruno e sconvolsero La Fontaine che rimase invece perplesso. “- Che significa ‘particolarmente folle’ per te?” Chiese infatti a Calixto che lanciò un’occhiata all’amico che conosceva da più tempo. “- Lo vedrai e capirai da te… allora lo porto qui? Dai ci serve il basso se davvero vogliamo comporre qualcosa di serio!”. I due si fissarono e, in contemporanea, finirono per annuire. “- Sì, dai! Facciamo una prova, non è detto che dobbiamo prenderlo!” Insisté Diego, alzandosi lentamente e prendendo a stiracchiarsi: quella mattina la madre aveva deciso di svegliare tutta la casa all’alba per il compleanno di Ambar e quella diamine di festa a sorpresa incombeva da giorni… per non parlare dell’entusiasmo della più piccola della famiglia che alle 7 in punto era già in piedi saltellando euforica per le camere da letto, aspettandosi auguri e regali. “- Devo andare, tra poco c’è il party della mia mocciosetta!” Sentenziò poi scherzosamente, indicando l’uscita dal garage. “- Vi direi di venire ma sono sicuro che vi annoiereste a morte!” Esclamò poi, infilandosi la chitarra a tracolla facendola finire dietro la schiena. “- Io sono costretto…” Ribatté Seba, alzando le braccia in segno di resa. “- Cami ci va e vuole che l’accompagni!” Spiegò il bruno, facendo sì che l’altro ghignasse soddisfatto. “- L’unica cosa positiva sarà il cibo, credimi!” Sbottò, immaginandosi già circondato da bambini urlanti: adorava Ambar ma a volte le sue amichette potevano essere decisamente troppo moleste… soprattutto quando tentavano di coinvolgerlo in giochi di bambine, come le bambole o in qualcosa come prendere il thé con i peluche. “- Io ci vengo perché ci sarà tutta la mia famiglia.” Commentò invece Leon che, nonostante sapesse che quella sarebbe stata una festa per piccoli, non voleva perdersi l’occasione di allargare il giro delle sue amicizie… chissà, magari la festeggiata aveva invitato ragazze carine che non fossero mocciose come lei, sua sorella o la Torres. “- D’accordo, allora ci vediamo dopo! E tu non dimenticare di parlare con Andres!” Si raccomandò Castillo, prima di incamminarsi verso il del giardino dei La Fontaine per poi raggiungere il suo. “- Contaci, amico! A dopo!” Salutò Seba, sbracciandosi da dietro alla batteria, per poi continuare a chiacchierare con il castano, ancora incuriosito dall’altro Calixto, e ancor di più dal fatto che non fosse presente ancora nella sua cerchia di conoscenze.
 
 
“- Finalmente! Stavo per chiamare la polizia e darti per scomparsa! E calcola che la mia vicina è un ispettore… quindi non avrei avuto problemi a farlo!” Esmeralda si affacciò sull’uscio della porta, le braccia incrociate al petto quasi fosse indispettita da quel ritardo ma un sorriso splendente che tradiva la sua felicità di rivedere la sorella minore. Angie abitava in centro ed era sempre impegnata con il bar, a metà strada tra la costa dove vivevano i Castillo e casa sua. Parcheggiò la sua piccola auto rossa lungo il marciapiede di fronte alla villetta e, dopo essere scesa con tutta calma come se  nulla fosse, aprì il cofano per estrarne uno scatolone bianco sul quale ne poggiavano altri tre in bilico, più piccoli e sempre del medesimo colore. “- Zia, non far cadere nulla!” Violetta, ancora in giardino con le due amiche, le corse incontro con loro e ognuna afferrò uno dei piccoli pacchettini che coprivano addirittura il volto della donna, per darle una mano. “- Ah, la mia nipotina! Ti abbraccerei se potessi ma dovremo rimandare!” Ridacchiò la Saramego alludendo al fatto che avesse le braccia occupate, mentre Francesca e Camilla cominciarono a tirare su col naso, sentendo un profumino invitante provenire da quelle scatoline. “- Ah, Angie! Non ti smentisci mai! I tuoi dolci regnano!” Sentenziò categorica la Torres, pregustando già cosa avrebbero potuto contenere quei pacchi: Muffins? Cupcakes? Ciambelline? O forse tutte e tre le cose? “- Sono Cupcakes! Spero che siano venuti bene li ho fatti di fretta e furia…” Sussurrò quasi la donna come se l’avesse letta nel pensiero, incerta sul risultato di quei dolcetti preparati di corsa, quando aveva notato che le fosse rimasto abbastanza impasto e crema dalla torta di compleanno di Ambar per prepararne qualcuno. Fino all’ultimo secondo aveva intenzione di non presentarsi a quel party mandando un corriere con i dolci fino a casa Castillo, sicura che suo cognato German avrebbe avuto la brillante idea di invitare anche quell’odioso del suo migliore amico storico, Pablo Galindo… poi però pensò che non poteva lasciare la piccola Ambar senza sua zia, voleva prendersi un po’ di tempo per stare con Violetta, Diego, sua sorella, con la sua famiglia… perché privarsi di quella festa solo per evitare di vedere quel tizio? “- Non c’è ancora nessuno degli invitati, mi pare! Vedi allora non sono così in ritardo?!” Sorrise la bionda, schioccando un bacio sulla guancia alla rossa che le fece strada fino al salotto, accogliendo tra le braccia le scatole consegnatole dalla figlia e dalle altre due giovani, le quali tornarono a chiacchierare in giardino.
“- Sei in ritardo se calcoli che mi avevi promesso di venire un po’ prima per aiutarmi… per fortuna Marcela ti ha sostituita egregiamente!” Concluse Esmeralda, recandosi verso la cucina per prendere dei vassoi dove sistemare le leccornie portate dalla sorella e indicandole la mora seduta al tavolo del soggiorno, che la salutò sorridendo con un cenno del capo. “- Va beh, sai che sono sempre impegnatissima!” Provò di giustificarsi la bionda, mentre tentava di ricordare anche il cognome della nuova vicina dei Castillo, vista solo poche volte. “- Io ci ho provato a placare le sue ire ma… niente! Ti aspettava a braccia aperte!” Rise la Parodi, facendole cenno di accomodarsi accanto a lei, cosa che l’altra fece, ancora con il fiatone e distrutta per la stanchezza che le provocava il suo lavoro. Per fortuna il Restò Bar andava benone ma aveva pochissimo tempo a disposizione per sé… tempo che spesso spendeva a dormire, fare shopping o a cercare di dimenticare le sue innumerevoli pene amorose, di norma davanti ad una vaschetta di gelato al cioccolato. “- Scommetto che sei tornata a casa a cambiarti prima di venire…” Suppose la rossa tornando nel salone, notando quanto fosse elegante la bionda e squadrandola dalla testa ai piedi. “- Che vuoi? Era il minimo! Non potevo mica presentarmi sporca di farina e crema?” Esclamò con tono ovvio Angie, facendo sogghignare la signora La Fontaine. “- Non è che ti sei fatta bella per gli… invitati?” Azzardò Esmeralda, beccandosi un’occhiataccia letale dall’altra che poi la ignorò, alzandosi per cominciare a sistemare le sue creazioni su dei rialzi da esposizione. La maggiore rise, capendo che la sua intuizione potesse essere corretta e stizzì ancor di più la piccola che si voltò verso di lei con un cipiglio stizzito e della panna su una mano. “- Se solo tuo marito non invitasse certa gente sarebbe tutto più semplice!” Osò Angie, leccandosi la parte impiastricciata per pulirla ma rovinandosi il makeup alle labbra. “- Io vi lascio… porto questi fuori e dopo vado a casa per controllare che Matias e Leon si diano una mossa… a dopo!” Marcela, comprendendo il momento teso tra le sorelle, preferì togliere il disturbo seppure non sapesse nulla della faccenda sulla quale discutevano e, afferrando un vassoio di muffins da portare in giardino, uscì. Quando la Parodi si richiuse la porta alle spalle le due ricominciarono a conversare sulla vicenda con tono alto e lanciandosi frecciatine tra loro… “- Sei così sicura che verrà? Ti interessa tanto?” Chiese la padrona di casa, assumendo una buffa espressione interrogativa sporgendosi in avanti per studiare quella dell’altra, la quale continuava però a darle le spalle. “- Ti pare? Vorrà rivedermi, quell’imbecille! E siccome è il compleanno di Ambar e sa per certo che ci sarò, non ci penserà due volte prima di presentarsi… io fossi in lui scapperei in Alaska sotto falso nome! Quell’antipatico!”. Il tono nervoso della minore delle due era palese e l’altra si rattristò un po’: sapeva che il primo appuntamento organizzatole da lei e suo marito con Galindo non fosse andato troppo bene ma non pensava che potesse essere così grave… in fondo conosceva Pablo da quando praticamente conosceva German e le sembrava un uomo apposto… beh, forse un po’… vivace, ma Castillo prima di provare a farlo uscire con sua sorella le aveva giurato che Pablo si sarebbe comportato bene con lei… eppure Angie, dopo un mese, ancora non voleva parlare di quell’uscita, affermando solo di non volerlo rivedere mai più in vita sua, tanto meno come ipotetico fidanzato. “- Si puo’ sapere cosa ti ha sconvolto tanto di lui?” Le chiese l’altra affiancandola vicino al tavolo mentre lei, aperto lo scatolone più grande, rimirava l’enorme torta preparata per la piccola di casa. “- Favolosa, eh?” Si pavoneggiò, indicandola alla sorella che annuì, per poi voler ritornare sul discorso precedente. “- Sì, ma non mi hai risposto!” Sbottò la maggiore, aprendo un pacco di candeline rosa e cominciando a contarle: nella confezione erano più delle otto che servivano così ne mise da parte un mucchietto e preparò le altre per quando sarebbe giunto il momento di posizionarle sul dolce. “- Un cafone! Ecco cos’è! Tutto il tempo a telefono con una tizia, commenti poco carini e… dai, si capisce che non sia affatto interessato ad una storia seria! Ce lo vedi quel tipo impegnato?” Elencò la bionda con disprezzo, ruotando gli occhi al cielo e dimenticandosi del suo da fare, andando a gettarsi a peso morto sul sofà, venendo prontamente raggiunta dalla rossa che rimase scioccata da quelle dichiarazioni. “- Sul serio? Ecco perché non me ne volevi parlare! Devo fare quattro chiacchiere con mio marito, allora! aveva promesso che Pablo volesse mettere la testa a posto, che volesse una relazione stabile e… ah, ma quando torna mi sente!” Esclamò con aria stizzita, immaginandosi già un bel discorsetto da fare a German, non appena la festa sarebbe finita. “- No, dai Esme tranquilla, alla fine posso tentare una convivenza pacifica solo per stasera, no? Ci sono già riuscita in altre occasioni… Non intendo rovinare la serata a nessuno, men che meno a te e tuo marito in un giorno così bello per tutti...” Sorrise teneramente la bionda, appoggiando la sua mano su quella della sorella che a sua volta si addolcì a quel gesto: se c’era una cosa che amava di Angie era la sua dolcezza che mascherava dietro a un bel caratterino ribelle, lo aveva sempre fatto sin da bambina… ma con la sua famiglia quella parte amorevole di lei emergeva sempre e comunque. Peccato che la sua vita sentimentale fosse un disastro: un dolore dietro ad un altro l’avevano letteralmente portata ad una drastica idea che aveva già confessato ad Esmeralda: per lei, l’amore, non esisteva. Ci credeva per gli altri, vedeva quanto si amassero sua sorella e il cognato, alcuni dei suoi amici o colleghi… ma era sicura che evidentemente quel sentimento si preoccupava di evitare accuratamente solamente lei.
“- Sarà una bella giornata anche per te… e non dirmi che sei ancora di quell’idea folle sull’amore…?!” Le domandò la moglie di German quasi come se volesse la conferma dei suoi pensieri, stringendole entrambe le mani con le sue. “- Non è colpa mia! Evidentemente non merito di essere felice in quel campo! Ci ho provato e non è andata bene, mai… che posso fare?” Esclamò Angie amaramente, fissando intensamente l’altra che le sorrise teneramente. “- Attendere che arrivi… ma non smettere di crederci e vedrai che prima o poi incontrerai l’uomo della tua vita… quando meno te lo aspetti.”. Le parole della sorella si ripeterono varie volte nella mente della bionda che annuì, comunque ancora poco convinta. Ormai era anche abituata a stare sola… stava bene, aveva una casetta in centro, un lussuoso appartamento, un lavoro che le piaceva, i suoi parenti… eppure non riusciva a negare neppure a sé stessa che in realtà sperava di condividere la sua vita con un’altra persona, che l’amasse davvero… era così difficile da trovare?
 
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Ciao a tutti, DulceVoz è tornata! Siete contenti? XD *Canto dei grilli e… silenzio* No, dai, spero di sì! XD Allora che ve ne pare della nuova storia? Famiglia Castillo composta da German, Esmeralda (sorella di Angie…), Diego, Vilu e Ambar! Famiglia La Fontaine invece che vede i Maticela genitori dei gemelli diciassettenni… Leon e Francesca! :3 Di Pablo sappiamo ancora poco… di sicuro non è il solito Galindo, sarà il più OOC di tutti mi sa! XD Ma lo conosceremo presto e vedrete e giudicherete da voi… xD E poi c’è la band, che per ora vede tra i suoi membri Seba (fidanzato storico di Cami, aw <3), Diego e Leon! ;) Fatemi sapere cosa ve ne pare di questo primo capitolo, per ora il dramma che ci attende sembra lontanissimo, ma, ahinoi, arriverà… ç___ç Alla prossima, ciao! :) DulceVoz. :)
  
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