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Autore: Sapphire Zephyr Cat    27/10/2014    3 recensioni
A volte, in casi molto rari, ti capita di essere catapultata nel mondo dei tuoi sogni, a volte, in casi ancora più rari, vorresti non fosse mai accaduto. Dalla storia:
“Quando eri un adolescente, ti eri già accorto di... essere omosessuale?”
Il cantante la guardò prima sorpreso, non capendo, poi un lampo di consapevolezza gli passò negli occhi, sospirò e rispose: “Sì, lo sapevo già...”
“Ed è stato difficile? Non so come dire...”
“Sì capisco, ma è complicato, venivo preso in giro, certo ma capivo che non mi dovevo odiare per questo, l’errore non ero io erano coloro che mi... How can I say make bullying?”
Genere: Fluff, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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Allora volevo iniziare questa nuova fanfiction ringraziando tantissimo la mia adorata Sofyyyyyyyyy, che mi sta aiutando enormente e in cambio, io, le scasso le palle enormente! Se questa ff è meravigliosa è tutto merito suo se invece vi fa schifo è tutta colpa mia! Buona lettura, le spiegazioni sono in fondo!
 
 
 
Ore 17.00, Milano, Casa Gray (Pov Erika)
“Ma è possibile che la vita faccia così schifo?”
Erika si buttò sul letto e scoppiò a piangere singhiozzando, piangeva, piangeva, non riusciva a smettere. Non le importava poi molto, tanto i suoi erano sempre fuori, a chi importava che lei stesse male? Ad una sola persona e l’avrebbe persa, anche lei... Perchè? Perchè doveva essere diversa dagli altri? Perchè lei era diversa, aveva un problema,  aveva un segreto che la differenziava dagli altri.
Lei era omosessuale.
Per questo non si sentiva accettata, per questo non poteva vivere l’amore che sognava.
Con gli occhi rossi e gonfi si avvicinò alla scrivania e accese il pc, musica, mika, riproduzione casuale.
Mentre partiva Underwater si ributtò sul letto e prese il suo taccuino.
Iniziò a scrivere, scrivere la storia della sua vita ma i tratti sul suo taccuino disegnavano un lieto fine, quando, in realtà, Erika sapeva bene che per lei il lieto fine non ci sarebbe stato...

Ore 7.00, Milano, Casa Penniman (Pov Mika)
Mentre la sveglia dell’ormai famosissimo cantante Mika suonava, il ragazzo cadeva giù dal letto, facendo un rotolone.
 “Odio tutti i tipi di sveglia”
Un urlo nella casa vuota. Quasi vuota, Mel sentendo i rumori dalla camera del suo padrone corse a dargli il buongiorno in modo molto affettuoso.
“Mel basta mi stai facendo la doccia”
“Bau”
“Sì bau, bau!”
Mika sì alzò dal pavimento e andò in cucina a prepararsi un caffè e a cercare qualcosa da mettere sotto i denti, mentre la sua cagnolina sgranocchiava i croccantini.
“Mannaggia alla mia scarsa capacità culinaria!”


Ore 10.10, Milano, Scuola Ettore Majorana (Pov Erika)
“Erika! Erika!”
“Cosa vuoi Chiara?”
“Sempre simpatica eh?”
“Sì, ovvio, sul serio dimmi in fretta cosa vuoi.”
“Per una volta potresti essere gentile con me...”
“No, non posso...”
“Cosa hai detto?”
“Ho detto che non posso!”
“Perchè? Che cosa ti ho fatto?”
“ Sei proprio stupida!”
“Cosa c’è? Perchè ultimamente sei così strana? Perchè ultimamente mi tratti così male? Conto qualcosa per te?”
“No, tu... Non capisci vero? Tu conti fin troppo per me!”
“E allora perchè sei così stronza?”
“Io non sono stronza!”
“Sì, lo sei! Lo sei con tutti, ma prima non mi trattavi così. Io ero diversa per te, perchè ora sono come gli altri ai tuoi occhi? Tu conti per me! Perchè mi allontani? Perchè allontani tutti?”
“Io non ti sto allontanando, basta!”
“Sì, lo stai facendo! Mi ferisci così non te ne accorgi?”
“Io lo faccio per te!”
“Non mi fai del bene allontanandomi, non lo fai a me e non lo fai a te!”
“Basta Chiara, basta!”
“No non la smetto dimmi perchè lo fai e me ne andrò se non mi vuoi!”
“Io ti voglio!”
“E allora perchè mi stai allontando? Aiutami a capirti!”
“Basta è meglio così!”
“No Erika, sei sola, senza di me sei sola!”
“È quello che voglio, lasciami sola, vattene!”
“Ma perchè? Perchè? Io non me ne vado, non senza un motivo!”
“Ti farei solo soffrire!”
“Posso soffrire per te!”
“Non farmelo dire!”
“Dimmelo Erika, dimmi perchè mi allontani!”
“Ma come fai a non capire? Io ti amo!”
Detto questo Erika scappò, corse giù dalle scale, diretta al cancello della scuola.
Voleva andarsene e sentire i passi di Chiara dietro di lei che la rincorreva la spinse ad andare ancora più veloce.
“Scusa, non puoi uscire!”
Bidella di merda!
“Sono maggiorenne!”
Con le lacrime agli occhi aprì il portone e uscì di corsa.
“Ferma!”
“Fermi quella ragazza signora!”
Erika corse verso la sua bicicletta.
“Sbloccati, cazzo di lucchetto!”
Slegata la bici, montò in sella e pedalò via, udì solo un grido prima di mettersi le cuffiette...
“ERIKA!”
Correva sulla bici, se ne fregava della velocità pericolosa, non le importava più nulla, glielo aveva detto...
Aveva perso anche l’ultima persona che le voleva davvero bene.

Ore 10.15, Milano, via Cesare Cantù (Pov Mika)
Mika era diretto verso il parco, guidando la sua macchina stava attraversando via Cantù. Mancava abbastanza poco per arrivare e rilassarsi, poi sarebbe dovuto andare agli studi di Xfactor, i suoi talenti avevano bisogno di lui. Anche se quel giorno proprio non gli andava, era stanco, non riusciva nemmeno a concentrarsi sulla strada, cosa a cui invece prestava sempre molta attenzione, le macchine erano molto comode ma anche molto pericolose. Passò vicino al liceo scientifico Ettore Majorana, in via Ratti. Era praticamente arrivato, quando si vide sfrecciare davanti una cosa blu, provo a frenare, ma ormai era troppo tardi.
Ore 10.20, Milano, parallela Via Ratti (Pov Erika)
Erika stava ancora pedalando con le lacrime agli occhi, confusa, se ne fotteva delle leggi stradali, aveva fatto frenare bruscamente più di una macchina lungo il tragitto. Ma proprio mentre stava attraversando via delle fosse Ardeatine per dirigersi verso il parco Cavour, una macchina non riuscì a frenare e le prese la ruota posteriore. Fece un lungo volo e sbattè la testa. Sentiva il sapore del sangue in bocca, cercò di rialzarsi, ma non riusciva nemmeno a stare seduta senza sentire un dolore lancinante alla testa. Stava per riscoppiare a piangere...
“Perchè capitano tutte a me? Merda!”
E ricominciò a piangere come una bambina.

Ore 10.20, Milano, Via delle Fosse Ardeatine (Pov Mika)
Aveva colpito una bici con sopra una ragazza e quest’ultima aveva fatto un volo sbattendo la testa.
“Michael, sei un disastro!”
Corse giù dalla macchina, per fortuna lungo la via non c’erano altri mezzi.
Si avvicinò alla ragazza, stava piangendo. Mika sentì una stretta al cuore, era un totale idiota, far piangere una ragazzina!
Cosa poteva fare? Giusto,  l’ambulanza! Oh merda, qual era il numero dell’ambulanza in Italia? Cazzo, cazzo! Ok avrebbe dovuto chiedere alla ragazza, ma stava piangendo, non le poteva chiedere il numero dell’ambulanza! Oddio e se l’avesse riconosciuto? Sono anche questi i drammi di una popstar internazionale... Sì ma quella ragazzina aveva sbattuto la testa, doveva chiamare l’ambulanza, ’sti cazzi della sua immagine!
“Ehy scusa, come stai? Ti chiamo un’ambulanza, ma non so il numero, non è che me lo dici?”
La ragazza alzò lo sguardo che prima aveva rivolto verso terra, lo guardò ed i suoi occhi umidi, rossi e gonfi si spalancarono.
Perfetto, l’aveva riconosciuto!
 Pov Erika

Perchè Mika le stava chiedendo il numero dell’ambulanza? Oh mio Dio era stato Mika, il suo idolo, ad investirla? Era un sogno trovarselo così vicino. Ma che sogno e sogno! Stava per chiamare l’ambulanza, ciò voleva dire che i suoi genitori l’avrebbero rintracciata.

Sfoderò il suo sorriso migliore:“No, no, tranquillo, sto benissimo”

“Ti esce sangue dalla testa.”

“È solo un taglietto, davvero sto una meraviglia”

“E allora perchè piangevi?”

Oh mamma che voleva questo, ma farsi i cazzi suoi...? Oddio Mika che si immischiava nella sua vita normalmente le sarebbe parso il più bel regalo di sempre. Ma non in quel momento. No! Se i suoi genitori avessero scoperto tutto quello che era successo avrebbero ricominciato a litigare fra di loro e con lei, l’avrebbero sospesa dalla scuola e poi... Poi ci sarebbe dovuta ritornare! No, doveva fare qualcosa, doveva dimostrargli di stare benissimo.

“No, è perchè sono emofobica, il mio sangue mi impressiona tanto da piangere!”

Era stata un genio, idea meravigliosa!

“Comunque ti dovresti far controllare, potresti aver subito un...”

“Trauma cranico?”

“Exactly”

Brava, gli suggeriva anche quello che gli sarebbe potuto accadere, un genio!

“Ma io ho la testa dura come il marmo, nulla la può rompere!”

“Perchè non vuoi che io chiami l’ambulanza?”

“Perchè... Perchè... Perchè non ho abbastanza soldi per permettermi di curarmi!”

“Ma è ovvio che pago tutto io!”

Che idiota che era stata era ovvio che avrebbe pagato tutto lui, no? Insomma la colpa sarebbe andata a lui e neanche a dire che sarebbe stata una spesa importante, era straricco!

“No senti è che io... Non possiamo lasciare tutto così? Io non dirò nulla sull’incidente, la tua immagine sarà salva, non avrai problemi con la stampa e tu, in cambio, mi lasci in pace. Non ti chiederei nulla, beh forse qualche soldo per riparare la bici ma poi stop, come se tutto questo non fosse accaduto!”

Erika lo vide esitare, gli avrebbe fatto comodo, troppo comodo.

“’Fanculo all’immagine, non mi interessa, stai male, what’s your problem? I can pay everything... You are bleeding! Oh scusa non mi ero accorto di parlare in inglese. Dicevo che...”

“No problem, capisco un po’ di inglese, senti ci tieni tanto alla mia salute? Oppure ti senti solo in colpa verso di me? Mi crei più problemi a chiamare l’ambulanza, che a lasciarmi qui a sanguinare!”

“Beh allora vieni cinque minuti a casa mia, vedo cos’hai e ti lascio andare...”

“Certo che sei proprio cocciuto! Ok va bene!”

“Sali in macchina!”

Salì sulla sua macchina, in quel momento non si era resa conto di cosa aveva accettato, ma appena salì in macchina capì che stava per andare a casa del suo idolo, il suo idolo le aveva appena fatto il terzo grado su come lei stesse. Stava di nuovo per scoppiare a piangere, ma questa volta per la felicità! Si sentì euforica e mentre lui faceva partire l’auto, iniziò a pensare a come avesse iniziato ad amarlo... Le sue canzoni, la sua voce, i suoi vestiti, il suo carattere, la sua omosessualità... In quel momento Erika voleva fare una cosa... Una cosa molto azzardata, molto folle, molto coraggiosa, ma le sarebbe servita più di ogni altra parola di conforto. Raccolse tutto il suo coraggio e gli chiese: “Quando eri un adolescente, ti eri già accorto di... essere omosessuale?”

Il cantante la guardò prima sorpreso, non capendo,  poi un lampo di consapevolezza gli passò negli occhi, sospirò e rispose: “Sì, lo sapevo già...”

“Ed è stato difficile? Non so come dire...”

“Sì capisco, ma è complicato, venivo preso in giro, certo ma capivo che non mi dovevo odiare per questo, l’errore non ero io erano coloro che mi... How can I say make bullying?”

“Bullizzare... Mi bullizzavano”

“Si grazie, quindi sono andato avanti contando sulle mie forze ed ora sono quello che sono...”

“Sì certo ma non tutti i gay possono diventare come te... Insomma, ora sei felice, hai un ragazzo, sei ricco, fai un lavoro che ti piace, sei famoso e la tua omosessualità non fa poi così scandalo!”

Lui la guardò e le rivolse un sorriso dolcissimo.

“Non ti devi odiare perchè sei così!”

“Tu...Io... Io non sono...”

“Sei sicura? Sei sicura che tu non sia omossessuale?”

“Sì, è vero...”

“Ehy non c’è nulla di male, troverai le persone che ti vorranno bene!”

“Sì e le perderò tutte...”

“Era per questo che piangevi? Hai perso qualcuno perchè sei gay?”

Un cenno del capo, ormai a parlare non ci riusciva più, non pensava che la conversazione avrebbe preso quella piega. Non era una persona che si apriva facilmente, di solito si rinchiudeva nella sua stanza a sentire la sua musica preferita e piangere silenziosamente. Da non fraintendere, lei non si era mai tagliata e non aveva mai avuto tendenze autolesionistiche... Ma capiva che non si poteva fidare di nessuno!

Erika si accorse che il suo volto era di nuovo rigato dalle lacrime.

“Dai su non piangere, vieni!”

Mika scese dalla macchina fece il giro del cofano fino ad arrivare alla portiera del passeggero, aprì la porta.

“Vuoi rimanere nella macchina fino a domani?”

Erika sorrise, sorrise sinceramente.

“Sì ora scendo...”

Scesa anche lei dalla macchina si avviò insieme al mezzo libanese verso un cancello che quest’ultimo aprì con delle chiavi decorate con tanti colori e forme.
Era un bel palazzo, moderno, sicuramente era stato costruito da poco, anche se per l’esattezza era un comprensorio di palazzi, tutti uguali come struttura e colori ma di altezze diverse. Erano bianchi con molti balconi rotondeggianti di colore rosso, tutti i balconi erano decorati con piante grasse, fiori e alberi di bassa statura come yucche e piccoli olivi. Il cortile era enorme, decorato con fontane stile minimalista e con lunghi selciati in ghiaia, non c’erano aiuole ma tanti piccoli vasi che contenevano piante di diverse specie che seguivano un ordine apparentemente caotico ma che visto nel suo complesso formava bellissimi effetti.

Si diressero verso il palazzo più alto, aperto anche il portone di questo, entrarono nel edificio, era bellissimo!
C’era un’anticamera spaziosa e bianca con lunghe vetrate leggermente oscurate, la sala conduceva alle scale e ai due ascensori, c’erano varie poltrone sparse di pelle bianca e un bancone anche questo bianco a cui era seduta quella che doveva essere la portiera che salutò Mika con un sorriso e Erika con un’occhiata indagatoria.
Presero un ascensore altrettanto bello: largo, in metallo argentato lucidissimo (sarà stato acciaio) con specchi su tutti i lati e l’elenco dei piani su un pannello di colore azzurro e le scritte sempre in argento. Mika cliccò il dodicesimo piano, l’ultimo. 
Erika pensò subito che solo una star internazionale poteva permettersi come seconda casa un posto del genere!
Con un dlin dlon l’ascensore arrivò al piano e, aperto l’ultimo portone che li separava dalla tanto attesa dimora, entrarono. 
Rimase a bocca aperta, quella casa non era bella, era semplicemente meravigliosa! Innanzitutto era enorme e appena si entrava, ci si trovav in una sala grandissima, il salotto probabilmente, interamente dipinta in lilla con divani color panna, un televisore e una libreria enorme piena di dischi per cui lei avrebbe volentieri ammazzato qualcuno,  ma la cosa affascinante era che di fronte all’entrata si trovava un’enorme porta finestra che lasciava spaziare la vista su tutta Milano! 
Il suo stomaco si contorse per l’invidia, lei non avrebbe mai potuto avere una casa del genere anche se i suoi genitori erano abbastanza benestanti, siccome erano separati in casa non volevano comprare un bell’appartamento per far dispetto l’una all’altro. 
Quindi vivevano in una zona situata circa al centro, ma la casa stava andando a pezzi.

“Siediti, fai come se fossi a casa tua!”

Un altro sorriso, Erika si era “innamorata” di lui anche per quello! Come faceva un persona a sorridere sempre così? Lei non ci sarebbe mai riuscita, ma lei era una persona ombrosa, stronza, menefreghista, era ovvio che non ci sarebbe mai riuscita. Si sedette su uno dei divani color panna e si guardò meglio intorno, era davvero, davvero una bella casa! Poco dopo Mika tornò con due tazze di the in mano e il kit del pronto soccorso, le porse una tazza.

“Tieni”

“Grazie”

Poi aprì il kit, cercò qualcosa e si avvicinò ad Erika, lei automaticamente si sottrasse.

“Tranquilla ti voglio solo controllare il taglio.”

“Lo so, scusa.”

Utilizzò tutto il suo autocontrollo per stare ferma mentre lui le disinfettava il taglio.

“Ok ora dovresti stare meglio, non hai lividi sulla testa quindi non dovresti nemmeno avere un...”

“Trauma cranico!”

Scoppiarono a ridere.

Il cantante si sedette accanto a lei a bere il the. Vicino, troppo vicino. Si sentiva a disagio, non voleva offenderlo spostandosi ma tutta quella vicinanza la metteva in imbarazzo. Mentre pensava cosa fare, lui interruppe il flusso dei suoi pensieri.

“Ma tu non dovresti essere a Scuola?”

“Sono scappata...”

Tanto ormai la frittata era stata fatta!

“Ne vuoi parlare?”

Ma cosa pensava questo? Erika credeva che il suo grande idolo fosse intelligente, gli pareva che andava a raccontare la sua vita ad uno sconosciuto?

“Senti lo so che stai pensando che io sia uno sconosciuto e tutto, ma a volte fa bene parlare con persone che non ti conoscono, sono più imparziali e non ti potranno mai giudicare.”

Forse aveva ragione... E poi lui già sapeva la sua vita, quante volte aveva raccontato alla sua foto cosa le capitava di tremendo? Quante volte aveva pianto bagnandola con le sue lacrime e invidiando la sua felicità?

“Ecco, è complicato, la mia vita è complicata!”

“Abbiamo tutto il pomeriggio!”

“beh se insisti...”

“Ovvio che insisto!”

“Ok, allora ho una vita familiare di merda, i miei sono separati in casa, e lo fanno solo perchè pensano che separandosi normalmente mi facciano più male, non capendo che io li preferisco separati, in due case diverse, senza darsi continuamente fastidio.
Loro dicono che fanno tante cose per me ma non cercano mai di capirmi, non sanno che io sono lesbica, non gliel’ho mai detto perchè mia madre è omofoba e mio padre dice che accetta gay solamente per essere in disaccordo con lei.
Io volevo andare al classico ma mia madre mi ha obbligato ad andare allo scientifico, quindi io odio il mio liceo, mi escludevo dalla vita sociale della mia classe, ma purtroppo capitai vicina di banco alla più carina ragazza che ci fosse in classe che iniziò a diventare mia amica, io cercavo di fare resistenza ma alla fine non ce la feci e cedetti e mentre lei continuava a pensare a me come la migliore amica che si possa mai avere io pensavo a tutti i modi in cui scoparmela.
Una sera però mi ritrovai in un vicolo poco frequentato e dei ragazzi, mi bloccarono e mi picchiarono.”

“Ho capito”

Lo ringraziò con un sorriso.

“Così debole del trauma che avevo subito riniziai a trattare Chiara, la mia “migliore amica”, ancora peggio di prima, fino a che oggi mi ha tirato fuori la verità,a ricreazione e sono scappata dalla scuola e ci tengo a non tornarci mai più!”

“Ma non puoi continuare così come farai? La polizia ti cercherà...”

“Tra poco sarò maggiorenne, meno di un settimana, cinque giorni, fino ad allora mi nasconderò”

“Ma i tuoi geni...”

In quel momento suonò il cellulare del cantante. 

“Scusa vado a rispondere, torno tra un attimo!”

Mentre Mika  rispose al cellulare , Erika si mise meglio sul divano e non seppe come si addormentò.

 

 
 
 
 
 
Note a Fondo pagina
Olà, miei amati lettori, se leggerete! Allora eccomi qua, con una nuova ff questa volta sul mio grande amore ed idolo: MIKA!! Beh sì io prima o poi mi sposerò con lui, ma nel frattempo per far passare il tempo scrivo tante belle ff!! XD XD!! Ok a parte le stupidaggini, questa ff per me è molto importante e spero che vi piaccia. Ci tengo a precisare che io non sono omosessuale, ma che sono assolutamente a favore per il loro matrimonio e per l’adozione dei figli, questa ff inoltre non è un omaggio a loro è semplicemnte una storia che mi è venuta in mente e che ho voluto mettere su carta. Quindi vi chiedo di recenzire, recensire e recensire (l’ho già chiesto di recensire?). Vi adoro a tutti!!
  
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