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Autore: ReaRyuugu    27/10/2014    0 recensioni
C’era qualcosa, in lui, una determinazione bruciante che ancora non ti era chiara, che lo faceva splendere come una stella, facendoti decidere di ignorare tutti i suoi malriusciti bluff pur di avvicinartici e lasciartici abbagliare. Non hai mai capito se non fino all’ultimo momento se le vostre risoluzioni fossero differenti, ma l’intensità era certamente la stessa – ecco perché, in un arbitrario silenzio, hai deciso che quella luce avrebbe splenduto accanto alla tua.
{Ishigami-centric con implicazioni IshiArt - Ishigami x Art}{Contiene SPOILER di Re:_Hamatora}
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Art, Shunichi Ishigami
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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{ Poker Face

 

 

 

“ Voialtri… siete davvero raccapriccianti.”

Nel tunnel ovattato che è diventato la tua testa, sinceramente, quelle parole ancora non sembrano voler arrivare. Cosa c’è nelle tue percezioni? La paura, l’ansia, il freddo – in così netto contrasto con quel minimum di cui tanto vai fiero, che tu e tu solamente hai sviluppato senza l’aiuto superfluo di nessuno stupido istituto.

Ma più di ogni altra cosa, tu, Ishigami Shunichi, senti lo sconforto e la delusione prendere possesso di ogni tua facoltà fisica e mentale, lasciandoti immobile a fissare il foro di quella pistola che colui che consideravi un alleato prezioso sta adesso puntando verso di te.

 

O meglio, in realtà non sei mai riuscito a fidarti del tutto di lui.

Vivere come un randagio in mezzo a persone che avrebbero approfittato di te nel momento in cui avresti loro voltato le spalle ti ha permesso di sviluppare un sesto senso che non ha mai fallito. Le riconosci e le hai sempre riconosciute, le persone bugiarde – specie quando la loro capacità di nascondersi dietro una menzogna è così ridicolmente patetica da lasciar presupporre subito che nonostante le belle parole il secondo fine sia lì, pronto e in attesa di essere svelato.

Ti è sempre stato chiaro che Art, di secondi fini, ne avesse avuti anche fin troppi. Troppi per essere racchiusi in un corpo solo, già carico di infiniti ‘peccati’, troppi per non puzzare di sospetto già dall’istante in cui vi siete visti la prima volta. E non te ne sei accorto solo tu – se ne sono resi conto in molti, attorno a te, tanto che qualcuno non aveva esitato a domandarsi se per caso non stessi iniziando a dare i numeri quando hai acconsentito all’idea di una collaborazione tra la tua famiglia e quel singolo ma prezioso individuo, portatore di un potere che nessuno poteva immaginare esistesse davvero.

 

Ma allora eravate tutti dei soldatini nelle mani di Saikyou, quindi non c’era modo che le cose potessero deragliare eccessivamente dai vostri piani. Che poi, l’avevate davvero, un piano? Quello che volevate, principalmente, era essere riconosciuti al pari di tutti coloro che erano stati rinchiusi in quelle patetiche strutture che erano le Facultas – è stato Art, con il suo arrivo, a scombinare le carte in tavola.

E a farvi diventare, da un gruppo di semplici anticonformisti, un’associazione di delinquenti terroristi assetati di sangue.

 

L’hai trovato divertente, non lo neghi. Di tutto ciò che avevi fatto fino ad allora, non avevi mai compiuto niente di così estremo – non eri mai arrivato ad uccidere, a strappare la vita dal corpo di qualcuno nel modo magari più lento e doloroso possibile. Forse per la primissima volta nella tua vita, nonostante il tuo predicare di avere lo stesso valore degli altri, ti sei sentito così forte, potente, e in grado di fare qualcosa che nel bene o nel male avrebbe potuto colpire qualcun altro.

Te la sei goduta, quella potenza. Non la rimpiangi affatto, non rimpiangi niente di tutto quel che hai detto, fatto o predicato, anche perché è pure grazie a tutto ciò che sei finito inconsapevolmente sempre più vicino a quella luce meravigliosamente brillante che sarebbe dovuta essere la vostra guida.

 

Eri troppo immerso a cercare di svelare i suoi altarini, a sogghignare divertito davanti alla sua pessima, pessima faccia da poker; e proprio per questo motivo è solo con estremo ritardo che ti sei reso conto quanto Art fosse brillante.

A prescindere dal vostro piano di innalzarlo a divinità, dalle persone che esaltate lo acclamavano come messia, quel ragazzo era l’essenza della luce.

C’era qualcosa, in lui, una determinazione bruciante che ancora non ti era chiara, che lo faceva splendere come una stella, facendoti decidere di ignorare tutti i suoi malriusciti bluff pur di avvicinartici e lasciartici abbagliare. Non hai mai capito se non fino all’ultimo momento se le vostre risoluzioni fossero differenti, ma l’intensità era certamente la stessa – ecco perché, in un arbitrario silenzio, hai deciso che quella luce avrebbe splenduto accanto alla tua.

 

E in quel momento hai segnato la tua fine, probabilmente, gettandoti a capofitto in un mare di illusioni pericolose e convinzione dal traballante fondamento.

 

Hai creduto che tutto ciò che provavi, che l’ossessione quasi morbosa che iniziava a muovere la tua necessità di vicinanza con quel ragazzo, fosse sentimento ricambiato. Hai lasciato da parte i dubbi, le incertezze, i sospetti, fremendo di un bisogno incontrollabile tutte le volte che i vostri sguardi complici si incontravano, che il tuo sorriso rifletteva il suo.

E nonostante le vostre menti fossero corrotte dai fumi di chissà quale sostanza, ricordi lampi vividi delle intere nebulose nottate che trascorrevate immersi in un oceano di persone in danzante delirio, stretti l’uno contro l’altro in uno spazio vitale che a malapena sarebbe bastato per un singolo individuo, le vostre mani che si intersecavano e i vostri corpi premuti così strettamente che quasi sentivi il suo cuore battere contro il tuo.

Le orecchie piene di musica, la testa piena di desiderio.

Non è tanto importante sapere cosa succedeva, di preciso, in quei momenti. Ricordi vagamente il calore delle sue guance, il gelo delle sue dita, forse forse il sapore di un bacio – cose fugaci e che sembrano quasi di scarsa importanza in confronto alle sensazioni di pura e perfetta soddisfazione che ti sembrava provare solo in quei momenti.

 

Solo allora, perché quando tutto diventava oblio e alle luci dell’alba ti svegliavi, quando avevi le poche occasioni di vederlo riposare accanto a te, ecco che mentre affondavi delicatamente le dita tra i suoi capelli sottili e chiari tornava tutto ciò che avevi deciso di cestinare, di lasciarti da parte per goderti quella vicinanza che fisicamente era più che mai accentuata, ma che a livello spirituale era come se non esistesse.

 

Dicevi a te stesso che Art era tuo, ma sapevi che non lo era.

 

Così come sapevi che tutto ti si sarebbe ritorto contro.

 

Sapevi che aveva altre intenzioni, perché le sue carte non erano solo prevedibili – te le aveva praticamente messe davanti alla faccia. Ma tu, ormai, eri così accecato dalla sua luce che avevi preferito lasciar perdere, e crogiolarti in quella menzogna fino ad adesso.

 

Fino ad ora, ove tutto quello che puoi fare è riempire il tuo sguardo di un risentimento che non sai bene se è rivolto più a te o più a lui.

È un secondo che sembra durare secoli, fino a farti domandare se davvero valga la pena andarsene con il fegato consunto e il cuore pesante. Te lo meriti, pensi, è la giusta fine per tutto il male che hai arrecato. Forse avresti potuto inseguire la tua causa in altri modi, chissà? Forse avresti potuto anche comprenderlo meglio, se solo avessi agito diversamente, e ora non sareste qui.

Ma tanto, ormai, quello che è fatto è fatto.

Alzi gli occhi a lui, oltrepassando la minacciosa canna della pistola.

E sorridi, prima che il mondo si faccia nero.

 

Eravate raccapriccianti, davvero?

Sì, lo eravate. Lo eravate eccome, con le mani sporche di sangue non vostro e la coscienza macchiata di decine di morti.

Non aveva detto altro che la verità, su questo punto di vista.

 

Ma persino in quel momento, mentre pronunciava quelle astiose parole con una patetica facciata di fredda indifferenza, la sua faccia da poker era peggiore che mai.

 

 

Cosa c’è di peggio di seguire un fandom ignorato dai più?

Shippare, nel suddetto fandom, coppie super iper mega ignorate – evviva! E se vogliamo spargere ancora un po’ di sale sulle ferite, è sempre bello ricordare che tali coppie sono ormai un lontano ricordo (e io che credevo di poter riempire il vuoto della GasukeArt con la IshigamiArt… sob)

Comunque, salve a tutti- sono nel pieno di un blocco letterario più pesante di un mattone, e avevo assolutamente bisogno di scrivere qualcosa per non cadere nella disperazione più totale. Non mi è dispiaciuto il personaggio di Ishigami in Re:_Hamatora, anche se la sua fine è stata definitivamente ingloriosa. Era da un po’ che volevo scrivere qualcosa su di lui e sul suo rapporto con Art, mi dispiace solo che non abbia potuto rendergli la giusta gloria viste le mie arrugginite abilità di scrittura.

Il prompt da cui ho tratto ispirazione, Poker Face, viene dal titolo dell’omonima canzone del Vocaloid GUMI, la quale è stata ricantata per un CD dal doppiatore stesso di Ishigami. È stato abbastanza spontaneo, per il mio cervello, finire in questo giro di associazioni fino ad arrivare al discutibile risultato che è questa fanfic.

Spero che non vi dispiaccia! Al solito, ogni recensione è sempre più che ben accolta, non esitate a farmi sapere cosa ne pensate.

Alla prossima!

   
 
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